The Happiest Man
Ilya e Emilia Kabakov, The Happiest Man, HangarBicocca, Milano
Dal 22 Giugno 2012 al 02 Settembre 2012
Milano
Luogo: HangarBicocca
Indirizzo: via Chiese 2
Orari: da giovedì a domenica 11-23
Curatori: Chiara Bertola
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 66111573
E-Mail info: info@hangarbicocca.org
Sito ufficiale: http://www.hangarbicocca.org
HangarBicocca ospita, dal 22 giugno al 10 settembre 2012, l’installazione The Happiest Man,
di Ilya e Emilia Kabakov, i due più conosciuti e apprezzati artisti russi contemporanei. Il
progetto, a cura di Chiara Bertola, si inserisce nell’ambito della serie “Opere contro il tempo” –
che propone alcune delle più importanti installazioni dei grandi artisti internazionali degli ultimi
decenni in una nuova versione site-specific – ed è presentato in concomitanza con la
personale dell’artista cubano Wilfredo Prieto.
Realizzata e presentata nel 2000 presso il centro d’arte Jeu de Paume di Parigi, The
Happiest Man consiste in una grande opera ambientale riallestita dagli artisti nell’area del
Cubo di HangarBicocca.
Varcando l’ingresso dello spazio il visitatore si trova immerso in una vera e propria sala
cinematografica dalle luci soffuse, sul cui schermo scorrono spezzoni di pellicole d’epoca.
Qui, nella penombra, si scorge una casa che si rivela essere una piccola abitazione arredata
modestamente, completa di tutti i dettagli: è questa, nell’immaginario degli artisti, la casa del
“più felice degli uomini”, che attraverso la sua finestra vede il paesaggio in perpetuo
movimento dei film proiettati sullo schermo.
L’opera è una metafora potente e al tempo stesso ironica e malinconica della ricerca di una
fuga dalla realtà portata alle estreme conseguenze: The Happiest Man infatti trova il suo
angolo di felicità in un mondo di evasione continua rappresentato dall’illusione e dalla
magia del cinema che si rinnova incessantemente. Una magia e un’illusione in cui anche lo
spettatore può immergersi trasformandosi a sua volta nel “più felice degli uomini”. Come
spesso accade nelle opere dei due artisti anche in questa installazione, le cui pareti si aprono
sull’orizzonte dell’immaginario e del potenzialmente illimitato, il confine tra la realtà e
l’immaginazione è fragile e i ruoli dell’arte e della vita sono intercambiabili.
Le installazioni di Ilya e Emilia Kabakov nascono dall’analisi dello stile di vita e degli stereotipi
culturali dell’ex Unione Sovietica per poi allargarsi a un’interpretazione universale e lirica della
condizione dell’uomo che va oltre la caratterizzazione storica e geografica. Sempre in bilico
tra utopia e disincanto, nostalgia e meraviglia, la loro produzione artistica è profondamente
influenzata dalla dimensione teatrale e da quella della ricerca storica e documentaristica. Nel
loro lavoro, infine, gli artisti cercano il superamento delle tre dimensioni dello spazio e
introducono la quarta dimensione, quella temporale, in cui lo spettatore è invitato a un
coinvolgimento prolungato e attivo con l’opera e dentro l’opera.
Gli artisti Ilya ed Emilia Kabakov, nati nell’Ex-Unione Sovietica rispettivamente nel 1933 e nel
1945 e residenti negli Stati Uniti, collaborano nella realizzazione di ambienti che fondono gli
elementi del quotidiano con quelli dell’arte concettuale. Benché il loro lavoro sia
profondamente radicato nel contesto culturale in cui hanno vissuto, riesce comunque ad
avere un significato universale ed utopico.
Le loro opere fanno parte delle collezioni permanenti di prestigiosi musei, tra cui il MoMA di
New York, la Tate di Londra ed il Centre Pompidou di Parigi e sono state esposte, tra l’altro,
presso l’Hirshhorn Museum di Washington DC, lo Stedelijk Museum di Amsterdam e lo
Sprengel Museum di Hannover. Hanno partecipato a Documenta IX, la Whitney Biennial del
1997 e nel 1993 hanno rappresentato la Russia alla 45a Biennale di Venezia con
l’installazione intitolata Padiglione rosso. I Kabakov hanno inoltre realizzato numerose
importanti commissioni pubbliche in tutta Europa e hanno ricevuto molteplici riconoscimenti
e premi, tra cui il Praemium Imperiale Award a Tokyo nel 2008, l’Oskar Kokoschka Preis a
Vienna nel 2002 e il Chevalier des Arts et des Lettres a Parigi nel 1995. Nel 2004, Ilya ed
Emilia Kabakov sono diventati i primi artisti russi viventi le cui opere siano state esposte
all’Hermitage. I Kabakov vivono e lavorano a Long Island (New York).
di Ilya e Emilia Kabakov, i due più conosciuti e apprezzati artisti russi contemporanei. Il
progetto, a cura di Chiara Bertola, si inserisce nell’ambito della serie “Opere contro il tempo” –
che propone alcune delle più importanti installazioni dei grandi artisti internazionali degli ultimi
decenni in una nuova versione site-specific – ed è presentato in concomitanza con la
personale dell’artista cubano Wilfredo Prieto.
Realizzata e presentata nel 2000 presso il centro d’arte Jeu de Paume di Parigi, The
Happiest Man consiste in una grande opera ambientale riallestita dagli artisti nell’area del
Cubo di HangarBicocca.
Varcando l’ingresso dello spazio il visitatore si trova immerso in una vera e propria sala
cinematografica dalle luci soffuse, sul cui schermo scorrono spezzoni di pellicole d’epoca.
Qui, nella penombra, si scorge una casa che si rivela essere una piccola abitazione arredata
modestamente, completa di tutti i dettagli: è questa, nell’immaginario degli artisti, la casa del
“più felice degli uomini”, che attraverso la sua finestra vede il paesaggio in perpetuo
movimento dei film proiettati sullo schermo.
L’opera è una metafora potente e al tempo stesso ironica e malinconica della ricerca di una
fuga dalla realtà portata alle estreme conseguenze: The Happiest Man infatti trova il suo
angolo di felicità in un mondo di evasione continua rappresentato dall’illusione e dalla
magia del cinema che si rinnova incessantemente. Una magia e un’illusione in cui anche lo
spettatore può immergersi trasformandosi a sua volta nel “più felice degli uomini”. Come
spesso accade nelle opere dei due artisti anche in questa installazione, le cui pareti si aprono
sull’orizzonte dell’immaginario e del potenzialmente illimitato, il confine tra la realtà e
l’immaginazione è fragile e i ruoli dell’arte e della vita sono intercambiabili.
Le installazioni di Ilya e Emilia Kabakov nascono dall’analisi dello stile di vita e degli stereotipi
culturali dell’ex Unione Sovietica per poi allargarsi a un’interpretazione universale e lirica della
condizione dell’uomo che va oltre la caratterizzazione storica e geografica. Sempre in bilico
tra utopia e disincanto, nostalgia e meraviglia, la loro produzione artistica è profondamente
influenzata dalla dimensione teatrale e da quella della ricerca storica e documentaristica. Nel
loro lavoro, infine, gli artisti cercano il superamento delle tre dimensioni dello spazio e
introducono la quarta dimensione, quella temporale, in cui lo spettatore è invitato a un
coinvolgimento prolungato e attivo con l’opera e dentro l’opera.
Gli artisti Ilya ed Emilia Kabakov, nati nell’Ex-Unione Sovietica rispettivamente nel 1933 e nel
1945 e residenti negli Stati Uniti, collaborano nella realizzazione di ambienti che fondono gli
elementi del quotidiano con quelli dell’arte concettuale. Benché il loro lavoro sia
profondamente radicato nel contesto culturale in cui hanno vissuto, riesce comunque ad
avere un significato universale ed utopico.
Le loro opere fanno parte delle collezioni permanenti di prestigiosi musei, tra cui il MoMA di
New York, la Tate di Londra ed il Centre Pompidou di Parigi e sono state esposte, tra l’altro,
presso l’Hirshhorn Museum di Washington DC, lo Stedelijk Museum di Amsterdam e lo
Sprengel Museum di Hannover. Hanno partecipato a Documenta IX, la Whitney Biennial del
1997 e nel 1993 hanno rappresentato la Russia alla 45a Biennale di Venezia con
l’installazione intitolata Padiglione rosso. I Kabakov hanno inoltre realizzato numerose
importanti commissioni pubbliche in tutta Europa e hanno ricevuto molteplici riconoscimenti
e premi, tra cui il Praemium Imperiale Award a Tokyo nel 2008, l’Oskar Kokoschka Preis a
Vienna nel 2002 e il Chevalier des Arts et des Lettres a Parigi nel 1995. Nel 2004, Ilya ed
Emilia Kabakov sono diventati i primi artisti russi viventi le cui opere siano state esposte
all’Hermitage. I Kabakov vivono e lavorano a Long Island (New York).
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