Vincenzo Rusciano. Echi dal Bianco
Dal 07 Marzo 2015 al 19 Aprile 2015
Lissone | Milano
Luogo: Museo d'Arte Contemporanea
Indirizzo: viale Padania 6
Orari: Mercoledì, Venerdì h 10-13 Giovedì h 16-23 Sabato e Domenica h 10-12 / 15-19
Curatori: Alberto Zanchetta
Telefono per informazioni: +39 039 7397368 - 039 2145174
E-Mail info: museo@comune.lissone.mb.it
Sito ufficiale: http://www.comune.lissone.mb.it
Echi dal bianco rievoca un luogo dove si rinvengono blocchi di marmo, materia prima (e d'eccellenza) della statuaria antica. Per la project room del MAC di Lissone, Vincenzo Rusciano [Napoli, 1973] offre ai nostri sguardi due opere in cui si danno appuntamento le ambiguità della storia e della cultura.
Obbligandoci a mettere in discussione il rapporto di familiarità e di fugace analogia che queste opere intrattengono con la nostra tradizione, l'artista partenopeo simula frammenti di statue e bassorilievi rinvenuti chissà dove, chissà quando, evidenziandone però l'artificiosità per mezzo di materiali e oggetti che rimandano al gusto o alle tecniche contemporanee. L'artista enfatizza inoltre la sovversione formale dei modelli originali sovrapponendo e amalgamando gli elementi per contenere una molteplicità di livelli e di sintassi in cui l'esistenza parrebbe rovesciarsi nell'immemore e nell'intempore.
Affrontando argomenti quali l'abbandono, l'assenza e l'incuria, negli ultimi anni la ricerca di Rusciano si è incentrata sulla ripresa e il rifacimento delle macerie dell'antico. L'artista cerca cioè di ridare vita a ciò che si è perso attraverso una ipotetica conservazione del nostro patrimonio artistico, in cui i "reperti" vengono amalgamati con gli strumenti del lavoro - quello di scultore e di restauratore - che convivono assieme alle sculture e vengono a formare un tutt'uno con le casse da imballaggio che dovrebbero proteggere le opere stesse. In questi suoi assemblaggi, Rusciano rivela quell'indole d'archeologo cui ogni artista è chiamato a confrontarsi prima o poi, affinché ci si possa riappropriare e si riesca a rinnovare modelli preesistenti.
Nelle parole dell'artista: «Queste due sculture, dal titolo Passaggi, rimandano alle sensazioni polimateriche dei laboratori di restauro e alle bianche risonanze della pietra e del marmo. Sculture composte da un caos di sovrastrutture che richiamano quelle che molte volte vengono applicate all'opera d'arte prima e durante l'intervento di un restauro e che rappresentano il momento in cui l'elemento da recuperare viene del tutto celato. È per me la fase più misteriosa che, da una parte, sembra nascondere la bellezza ma che, in realtà, racconta di quei "passaggi" tra fasi intermedie che creano un rapporto molto peculiare con l'opera da restaurare prima dell'intervento vero e proprio».
Coniugando e congiurando contro i codici visivi, Rusciano riesce a creare un tessuto connettivo che vive di contraddizioni ed è in grado di verificare l'ipotesi di un ideale spostamento (di cronos/tempo e di topos/luogo) di quei "cimeli" che ancor oggi continuano a essere un importante giacimento della nostra eredità culturale. A causa di questo disorientamento delle categorie storico-estetiche, la memoria viene travasata dentro la dimensione del presente, lasciando dietro di sé la traccia di eventi ambiguamente sospesi tra passato e futuro, tra realtà e finzione.
Obbligandoci a mettere in discussione il rapporto di familiarità e di fugace analogia che queste opere intrattengono con la nostra tradizione, l'artista partenopeo simula frammenti di statue e bassorilievi rinvenuti chissà dove, chissà quando, evidenziandone però l'artificiosità per mezzo di materiali e oggetti che rimandano al gusto o alle tecniche contemporanee. L'artista enfatizza inoltre la sovversione formale dei modelli originali sovrapponendo e amalgamando gli elementi per contenere una molteplicità di livelli e di sintassi in cui l'esistenza parrebbe rovesciarsi nell'immemore e nell'intempore.
Affrontando argomenti quali l'abbandono, l'assenza e l'incuria, negli ultimi anni la ricerca di Rusciano si è incentrata sulla ripresa e il rifacimento delle macerie dell'antico. L'artista cerca cioè di ridare vita a ciò che si è perso attraverso una ipotetica conservazione del nostro patrimonio artistico, in cui i "reperti" vengono amalgamati con gli strumenti del lavoro - quello di scultore e di restauratore - che convivono assieme alle sculture e vengono a formare un tutt'uno con le casse da imballaggio che dovrebbero proteggere le opere stesse. In questi suoi assemblaggi, Rusciano rivela quell'indole d'archeologo cui ogni artista è chiamato a confrontarsi prima o poi, affinché ci si possa riappropriare e si riesca a rinnovare modelli preesistenti.
Nelle parole dell'artista: «Queste due sculture, dal titolo Passaggi, rimandano alle sensazioni polimateriche dei laboratori di restauro e alle bianche risonanze della pietra e del marmo. Sculture composte da un caos di sovrastrutture che richiamano quelle che molte volte vengono applicate all'opera d'arte prima e durante l'intervento di un restauro e che rappresentano il momento in cui l'elemento da recuperare viene del tutto celato. È per me la fase più misteriosa che, da una parte, sembra nascondere la bellezza ma che, in realtà, racconta di quei "passaggi" tra fasi intermedie che creano un rapporto molto peculiare con l'opera da restaurare prima dell'intervento vero e proprio».
Coniugando e congiurando contro i codici visivi, Rusciano riesce a creare un tessuto connettivo che vive di contraddizioni ed è in grado di verificare l'ipotesi di un ideale spostamento (di cronos/tempo e di topos/luogo) di quei "cimeli" che ancor oggi continuano a essere un importante giacimento della nostra eredità culturale. A causa di questo disorientamento delle categorie storico-estetiche, la memoria viene travasata dentro la dimensione del presente, lasciando dietro di sé la traccia di eventi ambiguamente sospesi tra passato e futuro, tra realtà e finzione.
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