Collettivo Temporaneo per l’Eternità della Gloria. Salone Gloria
Alvise Bittente, A coup de gra?ce, tra misericordia cremisi e gloria celeste_Misericordia
Dal 12 Settembre 2014 al 27 Settembre 2014
Modena
Luogo: Galleria Mies
Indirizzo: piazzetta Dè Servi 44/a
Curatori: Marco Nardini, Umberto Zampini
Telefono per informazioni: +39 059 235395
E-Mail info: info@galleriamies.it
Sito ufficiale: http://www.galleriamies.it
La transitorietà della celebrità contemporanea, nella sua forma autoreferenziale diffusa soprattutto dai social network, è al centro anche di “Salone Gloria”, la mostra a più voci e a più media realizzata dal Collettivo Temporaneo per l’Eternità della Gloria, a cura di Marco Nardini e Umberto Zampini, per la Galleria Mies di Modena.
“Salone Gloria” fa parte del programma ufficiale del Festival della Filosofia di Modena (12-14 settembre 2014), sarà visitabile fino al 27 settembre 2014.
Nella sua forma più attuale, che si incaglia in storie autoreferenziali, la transitorietà della celebrità diventa anche un ossessione per l’autobiografia che si alimenta attraverso le reti sociali (social network). Una nevrosi da messa in scena di se talmente potente che l’icona postmoderna da venerare è il selfie: una fotografia di se stessi, talmente potente da non “spiantare gli occhi” da se. Un “autoscatto del presente” nella sua forma autoreferenziale, dalla quale si vuole essere letti con l’esibizione di una parte forzata della propria immagine. Per contro: l'esposizione della forma pura, nella sua nudità perfetta.
La forma narrativa di quanto sopra descritto è anche il registro della sua messa in scena, lasciando però i selfie alla più ampia condivisione della Community. “Salone Gloria”, realizzata dal Collettivo Temporaneo per l’Eternità della Gloria composto da: Alvise Bittente, Tiziana Cera Rosco, Paolo Marcolongo, Viti&Zampini (Piero Viti e Umberto Zampini), Filippo Zuriato è una sorta di postmodern novel che utilizza il linguaggio della retorica visiva secondo uno schema preordinato all’allestimento proposto dai curatori.
La fotografia nella sua natura ambigua si manifesta nel lavoro di Viti&Zampini (Piero Viti e Umberto Zampini). In “Glory's Metaphysics” (2014, stampa su carta fotografica) ci restituiscono un senso di verità, di testimonianza attraverso la finzione. Proprio per questo si esige una riflessione che vada al di là della rappresentazione fotografica. Una riflessione, quindi oltre il mezzo che veicola il messaggio, come in questo trittico in cui le immagini originano da un efficace sistema di pianificazione del set, oscillando tra realtà, fantasia e desiderio escludendo la semplice documentazione del reale.
Filippo Zuriato, giovane esponente della nuova figurazione italiana, mostra un emblematico: “Il cacciatore“ (2013, terracotta dipinta). Il padrone di casa proprietario di una riserva di caccia e cacciatore appassionato è perplesso di fronte allo strano volatile abbattuto. Un Twitter esanime sembra ironicamente prefigurare la decostruzione delle comunità prima ancora che delle Community che ne rappresentano un surrogato. Sono come ombre di una globalizzazione incombente quelle dello scultore veneziano ma spinte entro una dimensione onirica, tra realtà e immaginazione. “Yongmyong-han Dongji” (Il Brillante Compagno, 2013. Terracotta dipinta). Il segretario del Partito del Lavoro di Corea Kim Jong Un è ripreso nel gesto di dar fuoco a un peto. Ironica rappresentazione delle sue intenzioni sempre belliche. Una autoglorificazione del dittatore assoluto, idolatrato come un Dio dal popolo.
“Un colpo di grazia” quello di Alvise Bittente. “A coup de grâce, tra misericordia cremisi e gloria celeste” (2014, collage e penna china su cartoncino e collages, serie), sospensione tra la penetrazione dello stiletto, di un'eleganza tutta di forma, tra il rosso cremisi del sangue voluto da prelati e arcivescovi e l'ascesa alla Gloria nel “superattico” del regno dei cieli. Conosciuto per i disegni filanti e rarefatti, spesso dominati dal vuoto del foglio, Bittente ci offre l’arrendevolezza dello stato vitale nella realtà, per consegnarlo alla condanna della rappresentazione. Un'improbabilità attuale.
Paolo Marcolongo si muove su di un terreno soffice come un “cuscino”. In realtà il sogno sembra essere l’unico se non l’ultimo rifugio possibile immaginato dallo scultore. In “Sogni d’oro” (2013, bronzo cucito su lino) la scritta che dà il titolo all’opera è composta da spine di rosa. Marcolongo opera una critica severa ai modelli tanto effimeri quanto pervasivi della società contemporanea mediatizzata offrendo un simulacro delle sue manifestazioni.
"Autoritratto - dove sei quando sei qui?” (2014, installazione). Un "autoritratto" senza il viso ma con una partecipazione al vivente quello di Tiziana Cera Rosco che riporta l'immagine alla sua comprensibilità. Il corpo è sovraesposto, l'esposizione in tre dimensioni di un albero con tutte le sue radici ed elevato riconduce chi guarda nella posizione di scelta. Il corpo sovraesposto nella sua forma pura è anche un corpo ingenuo, scavalca con poco pudore la questione del giudizio.
Il Collettivo Temporaneo per l'Eternità della Gloria è per sua natura un collettore temporaneo multidisciplinare, opera a più voci e media. Presenti opere di: Alvise Bittente, Tiziana Cera Rosco, Paolo Marcolongo, Viti&Zampini (Piero Viti e Umberto Zampini), Filippo Zuriato.
Alvise Bittente pittore e performer si trova in posizione privilegiata e lussuosa di disoccupato quasi a tempo pieno raramente interrotto dall'impiego fortunato.
Tiziana Cera Rosco è poetessa, fotografa, installatrice. Lavora nei campi dell’ideazione. Indossa strane gonne che autoproduce. Paolo Marcolongo è uno sculture formatosi all'Accademia di Belle Arti di Venezia. Si distingue come orafo e artista a livello internazionale.
Piero Viti fotografo, millanta un lavoro presso il Circo Medrano ma è un noto pubblicitario. Alla fine del secolo scorso è cofondatore, a Venezia, di Viti&Zampini. Oggi è uno dei più interessanti ritrattisti italiani.
Umberto Zampini è fotografo, curatore, editore, viaggiatore clandestino. Con Piero Viti forma Viti&Zampini, è anche l’ideatore del Collettivo Temporaneo per l’Eternità della Gloria.
Filippo Zuriato è scultore abile nel disorientare la coscienza, opera una sorta di incesto culturale che anima terrecotte, senza distinzione tra fantasia e realtà.
“Salone Gloria” fa parte del programma ufficiale del Festival della Filosofia di Modena (12-14 settembre 2014), sarà visitabile fino al 27 settembre 2014.
Nella sua forma più attuale, che si incaglia in storie autoreferenziali, la transitorietà della celebrità diventa anche un ossessione per l’autobiografia che si alimenta attraverso le reti sociali (social network). Una nevrosi da messa in scena di se talmente potente che l’icona postmoderna da venerare è il selfie: una fotografia di se stessi, talmente potente da non “spiantare gli occhi” da se. Un “autoscatto del presente” nella sua forma autoreferenziale, dalla quale si vuole essere letti con l’esibizione di una parte forzata della propria immagine. Per contro: l'esposizione della forma pura, nella sua nudità perfetta.
La forma narrativa di quanto sopra descritto è anche il registro della sua messa in scena, lasciando però i selfie alla più ampia condivisione della Community. “Salone Gloria”, realizzata dal Collettivo Temporaneo per l’Eternità della Gloria composto da: Alvise Bittente, Tiziana Cera Rosco, Paolo Marcolongo, Viti&Zampini (Piero Viti e Umberto Zampini), Filippo Zuriato è una sorta di postmodern novel che utilizza il linguaggio della retorica visiva secondo uno schema preordinato all’allestimento proposto dai curatori.
La fotografia nella sua natura ambigua si manifesta nel lavoro di Viti&Zampini (Piero Viti e Umberto Zampini). In “Glory's Metaphysics” (2014, stampa su carta fotografica) ci restituiscono un senso di verità, di testimonianza attraverso la finzione. Proprio per questo si esige una riflessione che vada al di là della rappresentazione fotografica. Una riflessione, quindi oltre il mezzo che veicola il messaggio, come in questo trittico in cui le immagini originano da un efficace sistema di pianificazione del set, oscillando tra realtà, fantasia e desiderio escludendo la semplice documentazione del reale.
Filippo Zuriato, giovane esponente della nuova figurazione italiana, mostra un emblematico: “Il cacciatore“ (2013, terracotta dipinta). Il padrone di casa proprietario di una riserva di caccia e cacciatore appassionato è perplesso di fronte allo strano volatile abbattuto. Un Twitter esanime sembra ironicamente prefigurare la decostruzione delle comunità prima ancora che delle Community che ne rappresentano un surrogato. Sono come ombre di una globalizzazione incombente quelle dello scultore veneziano ma spinte entro una dimensione onirica, tra realtà e immaginazione. “Yongmyong-han Dongji” (Il Brillante Compagno, 2013. Terracotta dipinta). Il segretario del Partito del Lavoro di Corea Kim Jong Un è ripreso nel gesto di dar fuoco a un peto. Ironica rappresentazione delle sue intenzioni sempre belliche. Una autoglorificazione del dittatore assoluto, idolatrato come un Dio dal popolo.
“Un colpo di grazia” quello di Alvise Bittente. “A coup de grâce, tra misericordia cremisi e gloria celeste” (2014, collage e penna china su cartoncino e collages, serie), sospensione tra la penetrazione dello stiletto, di un'eleganza tutta di forma, tra il rosso cremisi del sangue voluto da prelati e arcivescovi e l'ascesa alla Gloria nel “superattico” del regno dei cieli. Conosciuto per i disegni filanti e rarefatti, spesso dominati dal vuoto del foglio, Bittente ci offre l’arrendevolezza dello stato vitale nella realtà, per consegnarlo alla condanna della rappresentazione. Un'improbabilità attuale.
Paolo Marcolongo si muove su di un terreno soffice come un “cuscino”. In realtà il sogno sembra essere l’unico se non l’ultimo rifugio possibile immaginato dallo scultore. In “Sogni d’oro” (2013, bronzo cucito su lino) la scritta che dà il titolo all’opera è composta da spine di rosa. Marcolongo opera una critica severa ai modelli tanto effimeri quanto pervasivi della società contemporanea mediatizzata offrendo un simulacro delle sue manifestazioni.
"Autoritratto - dove sei quando sei qui?” (2014, installazione). Un "autoritratto" senza il viso ma con una partecipazione al vivente quello di Tiziana Cera Rosco che riporta l'immagine alla sua comprensibilità. Il corpo è sovraesposto, l'esposizione in tre dimensioni di un albero con tutte le sue radici ed elevato riconduce chi guarda nella posizione di scelta. Il corpo sovraesposto nella sua forma pura è anche un corpo ingenuo, scavalca con poco pudore la questione del giudizio.
Il Collettivo Temporaneo per l'Eternità della Gloria è per sua natura un collettore temporaneo multidisciplinare, opera a più voci e media. Presenti opere di: Alvise Bittente, Tiziana Cera Rosco, Paolo Marcolongo, Viti&Zampini (Piero Viti e Umberto Zampini), Filippo Zuriato.
Alvise Bittente pittore e performer si trova in posizione privilegiata e lussuosa di disoccupato quasi a tempo pieno raramente interrotto dall'impiego fortunato.
Tiziana Cera Rosco è poetessa, fotografa, installatrice. Lavora nei campi dell’ideazione. Indossa strane gonne che autoproduce. Paolo Marcolongo è uno sculture formatosi all'Accademia di Belle Arti di Venezia. Si distingue come orafo e artista a livello internazionale.
Piero Viti fotografo, millanta un lavoro presso il Circo Medrano ma è un noto pubblicitario. Alla fine del secolo scorso è cofondatore, a Venezia, di Viti&Zampini. Oggi è uno dei più interessanti ritrattisti italiani.
Umberto Zampini è fotografo, curatore, editore, viaggiatore clandestino. Con Piero Viti forma Viti&Zampini, è anche l’ideatore del Collettivo Temporaneo per l’Eternità della Gloria.
Filippo Zuriato è scultore abile nel disorientare la coscienza, opera una sorta di incesto culturale che anima terrecotte, senza distinzione tra fantasia e realtà.
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