Strange Worlds
Dal 08 Luglio 2015 al 06 Settembre 2015
Modena
Luogo: Foro Boario
Indirizzo: via Bono da Nonantola 2
Orari: giovedì e venerdì 16-19; sabato e domenica 11-19
Enti promotori:
- Fondazione Fotografia Modena
- Fondazione Cassa di Risparmio di Modena
- Comune di Modena
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 059 239888
E-Mail info: info.mostre@fondazione-crmo.it
Sito ufficiale: http://www.mostre.fondazione-crmo.it
Fondazione Fotografia è liet a di annunci are l’apertura al pubblico del Foro Boario di Modena per tutta la stagione estiva: d al 9 luglio al 6 settembre 2015 gli spazi espositivi ospiteranno infatti Strange Worlds , una nuova mostra tratta dalle collezioni permanenti della Fondazione Cassa di risparmio di Modena e organizzata in collaborazione con il Comune di Modena nell’ambito del programma di iniziative estive collegate ad Expo 2015, in partnership con UniCredit.
Il percorso, a cura del direttore di Fondazione Fotografia Filippo Maggia, comprende circa 70 opere , tra fotografie, video e installazioni, di 26 artisti prov enienti da ogni parte del mondo: Claudia Andujar (Svizzera/Brasile) , Phili p Kwame Apagya (Ghana) , Marika Asatiani (Georgia) , Yto Barra da (Francia) , Jodi Bieber (Sudafrica) , Nikhil Ch opra (India) , Cao Fei (Cina) , Yang Fudong (Cina) , Laura G l usman (Argentina) , David Goldblatt (Sudafrica) , Pieter Hugo (Sudafrica) , Amar Kanwar (India) , Anastasia Khoroshilova (Russia) , Goddy Leye (Camerun) , Ma Liuming (Cina) , Daniel Naudè (Sudafrica) , George Osodi (Nigeria) , Marco Pando (Perù) , Rosangela Renno (Brasile) , Mauro Restiffe ( Brasile) , Ketaki Sheth (India), Ahlam Shibli (Palestina) , Raghubir Singh (India) , Sebast ian Szyd (Argentina) , Guy Tillim (Sudafri ca) , David Zynk Yi (Perù).
Tema declinato dalla mostra è il racconto di altri mondi, vicini e lontani, dove le dinamiche sociali, culturali, religiose in atto si intrecciano dando vita a storie inedite: “ un susseguirsi emozionante di volti e costumi”, “un mosaico interattivo ”, come spiega il curatore Maggia, in grado di comporre una “ fotografia reale e tangibile della nostra contemporaneità”.
La mostra invita il pubblico a soffermarsi su immagini, talvolta scioccanti, che spesso scorrono veloci davanti ai nostri occhi nei telegiornali senza percepirne a fondo il dramma: i soldati di origine palestinese di Ahlam Shibli , che p restano servizio nell’esercito israeliano; i ritratti delle madonne sudamericane di Sebastian Szyd, vedove tristi e rassegnate d i minatori boliviani; i cani di Daniel Naudé, un tempo guardiani fidati delle fattorie degli afrikaner e oggi randagi , dopo che queste sono state abbandonate e i proprietari sono tornati in Europa.
E ancora: le campagne sudafricane di David Goldblatt, vere e proprie pagine di storia dell’apartheid, e la So weto di oggi di Jodie Bieber, dove bianchi e neri convivono nella povertà e n ell’incertezza ; il piccolo villaggio georg iano di confine, un tempo baluardo dell’impero sovietico , oggi soggetto ai venti di cambiamento che spirano dalla Turchia, nei ritratti femminili di Marika Asatiani; l’installazione onirica di Nikil Chopra , che combina ricordi e icone del post colonialismo inglese in India.
In altri casi, i mondi descritti dalle immagini hanno a che fare con sogni, o illusioni, come nel caso delle ambientazioni organizzate da Philip Kwame Apagya; sono momenti di liberazione e di gratificazione di sé, come per i ballerini improvvisati di Cao Fei o per Goddy Leye che, sdraiato a terra, canta ironicamente “We Are The World” e s’ingozza di frutti tropicali o , ancora, Ma Liuming , che cammina nudo sulla Grande Muraglia , sfidando l ’avversione culturale cinese nei confronti della diversità di genere.
Alludono ad icone e metafore di tradizioni millenarie le figure posizionate su diversi p iani prospettici di Raghubir Singh, le sapienti dita che scorrono l’arpa incantatrice in un puebl o andino riprese da David Zink Yi, la terra battuta che sembra uscire da un racconto di Paul Bowles e l’aria che sa di spezie nei tondi marocchini di Yto Barrada; il cantante resuscitato nel film di Marco Pando, idolo degli indios andini.
La natura non è m ai solo sfondo, ambientazione, ma parte integrante della vita quotidiana, con la q uale è necessario confrontarsi, come fa Laura Glusman , nuotando e lottando contro la corrente impetuosa del rio color terra, o Mauro Restiffe, che inserisce come in un quadr o i componenti di un gruppo di famiglia, pr otetti dalla foresta brasiliana. Si muovono sicuri nella n atura anche i due soggetti a cavallo di Anastasia Khoroshilova, da differenti, eppure entrambi sovietici, quasi a ricordarci quanto sia sconfi nata la sua terra.
Appaiono invece incerti e insicuri, sulla cima di un altopiano della Cina , gli attori di Yang Fudong. È una n atura sfigurata e violentata dall’uomo , infine, quella d elle fotografie di George Osodi, in una delle quali un ragazzino guarda preoccupato il cielo grigio e fumoso domandandosi se un pozzo petrol ifero valga tanta devastazione.
Emblema della stranezza, infine, sono i mondi evocati dai gemelli di Ketaki Seth , che disegnano l’India e le sue gerarchie sociali; i ritratti ritoccati manualmente - secondo la tradizione sudamericana - dei campesinos di Rosangela Renno; l’uomo con la iena al guinzaglio di Pieter Hugo, emblema di un’Africa dura e feroce.
Avviata nel 2007, la collezione di fotografia contemporanea della Fondazione Cassa di risparmio di Modena si è progressivamente arricchita nel corso degli anni attraverso una serie di campagne di acquisizioni riferite a diverse aree geografiche: dall’Africa all’Estre mo Oriente, dagli Stati Uniti al Sud America, all’India e all’Europa dell’Est. Attualmente comprende oltre milleduecento opere di quasi duecento artisti: un patrimonio culturale che Fondazione Fotografia, in qualità di società strumentale, ha il compito di esporre e valorizzare attraverso un’accurata opera di catalogazione, conservazione e divulgazione.
La mostra Strange Wo r l ds è promossa da Fondazione Fotografia Modena e Fondazione Cassa di Rispa rmio di Modena in collaborazione con il Comune di Modena e in partnership con UniCredit, da sempre impegnata in favore dell’arte e delle iniziative culturali dei territori in cui è presente. “ Siamo convinti - sottolinea Giuseppe Zanardi, Area Manager Modena di UniCredit – che cultura e sviluppo vadano di pari passo. Il sostegno all’arte è un impegno che ci assumiamo nei confronti del patrimonio artistico e, più in generale, del territorio in cui operiamo, consapevoli che questo supporto deve passare anche attraverso la promozione di iniziative culturali capaci di alimentare una crescita sociale ed economica sostenibile e duratura nel tempo".
Il percorso, a cura del direttore di Fondazione Fotografia Filippo Maggia, comprende circa 70 opere , tra fotografie, video e installazioni, di 26 artisti prov enienti da ogni parte del mondo: Claudia Andujar (Svizzera/Brasile) , Phili p Kwame Apagya (Ghana) , Marika Asatiani (Georgia) , Yto Barra da (Francia) , Jodi Bieber (Sudafrica) , Nikhil Ch opra (India) , Cao Fei (Cina) , Yang Fudong (Cina) , Laura G l usman (Argentina) , David Goldblatt (Sudafrica) , Pieter Hugo (Sudafrica) , Amar Kanwar (India) , Anastasia Khoroshilova (Russia) , Goddy Leye (Camerun) , Ma Liuming (Cina) , Daniel Naudè (Sudafrica) , George Osodi (Nigeria) , Marco Pando (Perù) , Rosangela Renno (Brasile) , Mauro Restiffe ( Brasile) , Ketaki Sheth (India), Ahlam Shibli (Palestina) , Raghubir Singh (India) , Sebast ian Szyd (Argentina) , Guy Tillim (Sudafri ca) , David Zynk Yi (Perù).
Tema declinato dalla mostra è il racconto di altri mondi, vicini e lontani, dove le dinamiche sociali, culturali, religiose in atto si intrecciano dando vita a storie inedite: “ un susseguirsi emozionante di volti e costumi”, “un mosaico interattivo ”, come spiega il curatore Maggia, in grado di comporre una “ fotografia reale e tangibile della nostra contemporaneità”.
La mostra invita il pubblico a soffermarsi su immagini, talvolta scioccanti, che spesso scorrono veloci davanti ai nostri occhi nei telegiornali senza percepirne a fondo il dramma: i soldati di origine palestinese di Ahlam Shibli , che p restano servizio nell’esercito israeliano; i ritratti delle madonne sudamericane di Sebastian Szyd, vedove tristi e rassegnate d i minatori boliviani; i cani di Daniel Naudé, un tempo guardiani fidati delle fattorie degli afrikaner e oggi randagi , dopo che queste sono state abbandonate e i proprietari sono tornati in Europa.
E ancora: le campagne sudafricane di David Goldblatt, vere e proprie pagine di storia dell’apartheid, e la So weto di oggi di Jodie Bieber, dove bianchi e neri convivono nella povertà e n ell’incertezza ; il piccolo villaggio georg iano di confine, un tempo baluardo dell’impero sovietico , oggi soggetto ai venti di cambiamento che spirano dalla Turchia, nei ritratti femminili di Marika Asatiani; l’installazione onirica di Nikil Chopra , che combina ricordi e icone del post colonialismo inglese in India.
In altri casi, i mondi descritti dalle immagini hanno a che fare con sogni, o illusioni, come nel caso delle ambientazioni organizzate da Philip Kwame Apagya; sono momenti di liberazione e di gratificazione di sé, come per i ballerini improvvisati di Cao Fei o per Goddy Leye che, sdraiato a terra, canta ironicamente “We Are The World” e s’ingozza di frutti tropicali o , ancora, Ma Liuming , che cammina nudo sulla Grande Muraglia , sfidando l ’avversione culturale cinese nei confronti della diversità di genere.
Alludono ad icone e metafore di tradizioni millenarie le figure posizionate su diversi p iani prospettici di Raghubir Singh, le sapienti dita che scorrono l’arpa incantatrice in un puebl o andino riprese da David Zink Yi, la terra battuta che sembra uscire da un racconto di Paul Bowles e l’aria che sa di spezie nei tondi marocchini di Yto Barrada; il cantante resuscitato nel film di Marco Pando, idolo degli indios andini.
La natura non è m ai solo sfondo, ambientazione, ma parte integrante della vita quotidiana, con la q uale è necessario confrontarsi, come fa Laura Glusman , nuotando e lottando contro la corrente impetuosa del rio color terra, o Mauro Restiffe, che inserisce come in un quadr o i componenti di un gruppo di famiglia, pr otetti dalla foresta brasiliana. Si muovono sicuri nella n atura anche i due soggetti a cavallo di Anastasia Khoroshilova, da differenti, eppure entrambi sovietici, quasi a ricordarci quanto sia sconfi nata la sua terra.
Appaiono invece incerti e insicuri, sulla cima di un altopiano della Cina , gli attori di Yang Fudong. È una n atura sfigurata e violentata dall’uomo , infine, quella d elle fotografie di George Osodi, in una delle quali un ragazzino guarda preoccupato il cielo grigio e fumoso domandandosi se un pozzo petrol ifero valga tanta devastazione.
Emblema della stranezza, infine, sono i mondi evocati dai gemelli di Ketaki Seth , che disegnano l’India e le sue gerarchie sociali; i ritratti ritoccati manualmente - secondo la tradizione sudamericana - dei campesinos di Rosangela Renno; l’uomo con la iena al guinzaglio di Pieter Hugo, emblema di un’Africa dura e feroce.
Avviata nel 2007, la collezione di fotografia contemporanea della Fondazione Cassa di risparmio di Modena si è progressivamente arricchita nel corso degli anni attraverso una serie di campagne di acquisizioni riferite a diverse aree geografiche: dall’Africa all’Estre mo Oriente, dagli Stati Uniti al Sud America, all’India e all’Europa dell’Est. Attualmente comprende oltre milleduecento opere di quasi duecento artisti: un patrimonio culturale che Fondazione Fotografia, in qualità di società strumentale, ha il compito di esporre e valorizzare attraverso un’accurata opera di catalogazione, conservazione e divulgazione.
La mostra Strange Wo r l ds è promossa da Fondazione Fotografia Modena e Fondazione Cassa di Rispa rmio di Modena in collaborazione con il Comune di Modena e in partnership con UniCredit, da sempre impegnata in favore dell’arte e delle iniziative culturali dei territori in cui è presente. “ Siamo convinti - sottolinea Giuseppe Zanardi, Area Manager Modena di UniCredit – che cultura e sviluppo vadano di pari passo. Il sostegno all’arte è un impegno che ci assumiamo nei confronti del patrimonio artistico e, più in generale, del territorio in cui operiamo, consapevoli che questo supporto deve passare anche attraverso la promozione di iniziative culturali capaci di alimentare una crescita sociale ed economica sostenibile e duratura nel tempo".
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