L’anima della pietra
Dal 05 Giugno 2018 al 05 Agosto 2018
Mosca |
Luogo: Museo Statale di Belle Arti “Puškin”
Indirizzo: Via Volchonka 12
Orari: Mar - Dom 11 - 20 | Gio - Ven 11 - 21 | Lun chiuso
Curatori: Giuseppe Barbieri, Silvia Burini, Olga Shishko
Costo del biglietto: Intero 300 rubli | Ridotto 150 rubli | ingresso libero under 16
Telefono per informazioni: +7 495 6979578 (Solo in Russo)
Sito ufficiale: http://https://pushkinmuseum.art/events/archive/2018/exhibitions/plessi/index.php?lang=en
FABRIZIO PLESSI AL MUSEO PUSHKIN DI MOSCA
L’arte di Fabrizio Plessi incontra le Collezioni del Museo Statale di Belle Arti “Puškin ” di Mosca: dal 5 giugno al 5 agosto 2018, il grande museo russo ospita la mostra intitolata L’anima della pietra in cui l’artista italiano, tra i protagonisti internazionali della video arte, instaura un dialogo con questa istituzione museale testimone della tradizione dell’arte occidentale, mettendo a confronto il classico con la contemporaneità.
Fabrizio Plessi è uno dei pionieri della video arte in Italia, il primo ad aver utilizzato il monitor televisivo come vero e proprio supporto, dentro cui scorre un flusso inarrestabile di acqua e di fuoco digitale. Performance sonore, architetture effimere, scenografie televisive e teatrali hanno costituito lo sfondo su cui Plessi ha innestato le sue video-sculture, in cui l’uso della tecnologia è ridotto a elemento naturale.
L’idea della mostra, site-specific, curata da Silvia Burini, Giuseppe Barbieri e Olga Shishko, nasce dalla profonda e consolidata convinzione che Fabrizio Plessi ha posto spesso al centro della propria ricerca, e che è allo stesso modo nel cuore della funzione del museo: i classici non possono esistere senza la contemporaneità e, viceversa, solo attraverso le narrazioni contemporanee scopriamo nuovi codici di lettura per le opere del passato. Le innovazioni conquistate dall’arte contemporanea passano, insomma, attraverso le continue riscoperte del passato. Da qui la base concettuale del dialogo tra il Maestro italiano e il museo russo.
Prendendo spunto da una intuizione sul pensiero di Michelangelo, secondo cui un’opera è già esistente dentro la pietra e l’artista riesce a farla emergere, Plessi ha individuato 16 busti presenti nel museo (e fedeli copie degli originali antichi) che divengono il fulcro de L’anima della pietra. Le tecnologie multimediali ne scavano la superficie e ci restituiscono il loro intimo assetto formale, rendendo la copia, in un gioco di specchi, parte di un discorso sui concetti di vero e falso. Lo stesso tema compare anche in alcuni grandi disegni dell'artista, che sono parte integrante di un percorso espositivo quasi scavato nella stessa anima dell’edificio museale.
Nella terza sala dedicata alla personale di Plessi che è anche la seconda tappa della mostra, le tecnologie rileggono sorprendentemente un’altra meditazione sui miti antichi: l'affresco di Giulio Romano con la Caduta dei Giganti di Palazzo Te a Mantova, remota attualizzazione della prima pagina delle Metamorfosi di Ovidio. Uno dei temi più cari a Plessi - l’acqua - diventa in questo caso l’allusione a un primordiale diluvio; le acque si riflettono e si specchiano nei monitor dell'installazione, significativamente indicandoci una storia di conflitti, di crisi, di rinascite, e tutto a partire dal substrato elementare che segna fino in fondo il nostro destino.
La mostra rientra nel programma di confronto tra l'arte russa e quella occidentale che il Centro Studi sulle Arti della Russia (CSAR) dell'Università Ca' Foscari Venezia sviluppa da alcuni anni. È sostenuta dall'Istituto Italiano di Cultura di Mosca, sotto la direzione di Olga Strada, e dalla Fondazione Alberto Peruzzo di Venezia, con la quale Plessi rinnova oggi la sua collaborazione, dopo aver realizzato col suo supporto diversi progetti in passato, tra i quali PLESSI. LIQUID LIFE. Il flusso della memoria. 1000 progetti (2015), Il flusso della ragione (2012) e Mari verticali, quest’ultimo al Padiglione Venezia per la 54esima Biennale d’Arte nel 2011.
Il 5 giugno, nel giorno dell'apertura al pubblico della mostra, il Museo Puškin ospiterà anche un convegno internazionale di studi, coordinato dalla direttrice dell'Istituto Italiano di Cultura di Mosca, Olga Strada: Giuseppe Barbieri, direttore del Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali di Ca' Foscari, ragionerà sull'esigenza di uno sguardo autentico sull'antico che caratterizza il Rinascimento italiano e le sue molte, successive riprese; Silvia Burini, direttore dello CSAR, e Marco Tonelli discuteranno con Fabrizio Plessi di corpi, copie e simulacri; Olga Shishko leggerà la mostra di Plessi nella prospettiva del progetto Pushkin XXI; Stefano Baia Curioni, docente di Art Management and Markets all'Università Bocconi di Milano, Presidente del Centro Internazionale di arte e cultura di Palazzo Te (Mantova) e membro del Consiglio Superiore del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, degli scenari globali dell'arte e del dialogo interculturale.
FABRIZIO PLESSI (Reggio Emilia, 1940) è un artista, docente e scenografo italiano. Ha partecipato più volte a importanti rassegne come La Biennale di Venezia (dal 1970) o Documenta di Kassel. Sue antologiche hanno avuto sede in alcuni dei più importanti musei del mondo: i Guggenheim di New York e di Bilbao, le Scuderie del Quirinale di Roma, il Martin Gropius Bau di Berlino o l’IVAM di Valencia, il Kunsthistorisches di Vienna o la Fondazione Mirò di Barcellona. Nel 2011 il Padiglione Venezia della Biennale di Venezia ha riaperto, dopo anni di chiusura, con una imponente sua mostra dal titolo Mari Verticali. Fabrizio Plessi ha realizzato installazioni site specific anche per Piazza San Marco a Venezia, la Valle dei Templi di Agrigento, la Lonja di Palma de Maiorca, la Sala dei Giganti di Palazzo Te a Mantova. Nel 2013 è stato inaugurato al Passo del Brennero l’avveniristico Plessi Museum, interamente progettato dall’artista come un’enorme opera di architettura, scultura e design che si integra perfettamente con l'ambiente circostante. Nel 2014 il Ludwig Mùzeum di Budapest ha esposto per la prima volta in Ungheria una rassegna antologica delle sue opere più importanti. La mostra Liquid Labyrint prende il nome da un ciclo inedito di grandi lavori su tela appena terminato, un monumentale affresco su tutto il percorso artistico. Nel 2015 Plessi è stato invitato ad inaugurare il nuovo spazio museale della nuova università di Milano IULM e per l’occasione ha creato Foresta Blu una monumentale architettura di alberi che perfettamente dialoga con lo spazio. Sempre nel 2015 Venezia ha reso omaggio a Plessi in occasione della Biennale e dell’Expo con due grandi mostre in città: Liquid life alla Ca’d’Oro e Liquid Light alle Tese 94 dell’Arsenale. Nel 2017 con il progetto Fenix DNA, su diretta commissione del Teatro La Fenice, Fabrizio Plessi ha completamente rivoluzionato gli spazi del teatro veneziano portando in scena l’opera d’arte totale
ORARIO: Mar - Dom 11 - 20 | Gio - Ven 11 - 21 | Lun chiuso
L’arte di Fabrizio Plessi incontra le Collezioni del Museo Statale di Belle Arti “Puškin ” di Mosca: dal 5 giugno al 5 agosto 2018, il grande museo russo ospita la mostra intitolata L’anima della pietra in cui l’artista italiano, tra i protagonisti internazionali della video arte, instaura un dialogo con questa istituzione museale testimone della tradizione dell’arte occidentale, mettendo a confronto il classico con la contemporaneità.
Fabrizio Plessi è uno dei pionieri della video arte in Italia, il primo ad aver utilizzato il monitor televisivo come vero e proprio supporto, dentro cui scorre un flusso inarrestabile di acqua e di fuoco digitale. Performance sonore, architetture effimere, scenografie televisive e teatrali hanno costituito lo sfondo su cui Plessi ha innestato le sue video-sculture, in cui l’uso della tecnologia è ridotto a elemento naturale.
L’idea della mostra, site-specific, curata da Silvia Burini, Giuseppe Barbieri e Olga Shishko, nasce dalla profonda e consolidata convinzione che Fabrizio Plessi ha posto spesso al centro della propria ricerca, e che è allo stesso modo nel cuore della funzione del museo: i classici non possono esistere senza la contemporaneità e, viceversa, solo attraverso le narrazioni contemporanee scopriamo nuovi codici di lettura per le opere del passato. Le innovazioni conquistate dall’arte contemporanea passano, insomma, attraverso le continue riscoperte del passato. Da qui la base concettuale del dialogo tra il Maestro italiano e il museo russo.
Prendendo spunto da una intuizione sul pensiero di Michelangelo, secondo cui un’opera è già esistente dentro la pietra e l’artista riesce a farla emergere, Plessi ha individuato 16 busti presenti nel museo (e fedeli copie degli originali antichi) che divengono il fulcro de L’anima della pietra. Le tecnologie multimediali ne scavano la superficie e ci restituiscono il loro intimo assetto formale, rendendo la copia, in un gioco di specchi, parte di un discorso sui concetti di vero e falso. Lo stesso tema compare anche in alcuni grandi disegni dell'artista, che sono parte integrante di un percorso espositivo quasi scavato nella stessa anima dell’edificio museale.
Nella terza sala dedicata alla personale di Plessi che è anche la seconda tappa della mostra, le tecnologie rileggono sorprendentemente un’altra meditazione sui miti antichi: l'affresco di Giulio Romano con la Caduta dei Giganti di Palazzo Te a Mantova, remota attualizzazione della prima pagina delle Metamorfosi di Ovidio. Uno dei temi più cari a Plessi - l’acqua - diventa in questo caso l’allusione a un primordiale diluvio; le acque si riflettono e si specchiano nei monitor dell'installazione, significativamente indicandoci una storia di conflitti, di crisi, di rinascite, e tutto a partire dal substrato elementare che segna fino in fondo il nostro destino.
La mostra rientra nel programma di confronto tra l'arte russa e quella occidentale che il Centro Studi sulle Arti della Russia (CSAR) dell'Università Ca' Foscari Venezia sviluppa da alcuni anni. È sostenuta dall'Istituto Italiano di Cultura di Mosca, sotto la direzione di Olga Strada, e dalla Fondazione Alberto Peruzzo di Venezia, con la quale Plessi rinnova oggi la sua collaborazione, dopo aver realizzato col suo supporto diversi progetti in passato, tra i quali PLESSI. LIQUID LIFE. Il flusso della memoria. 1000 progetti (2015), Il flusso della ragione (2012) e Mari verticali, quest’ultimo al Padiglione Venezia per la 54esima Biennale d’Arte nel 2011.
Il 5 giugno, nel giorno dell'apertura al pubblico della mostra, il Museo Puškin ospiterà anche un convegno internazionale di studi, coordinato dalla direttrice dell'Istituto Italiano di Cultura di Mosca, Olga Strada: Giuseppe Barbieri, direttore del Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali di Ca' Foscari, ragionerà sull'esigenza di uno sguardo autentico sull'antico che caratterizza il Rinascimento italiano e le sue molte, successive riprese; Silvia Burini, direttore dello CSAR, e Marco Tonelli discuteranno con Fabrizio Plessi di corpi, copie e simulacri; Olga Shishko leggerà la mostra di Plessi nella prospettiva del progetto Pushkin XXI; Stefano Baia Curioni, docente di Art Management and Markets all'Università Bocconi di Milano, Presidente del Centro Internazionale di arte e cultura di Palazzo Te (Mantova) e membro del Consiglio Superiore del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, degli scenari globali dell'arte e del dialogo interculturale.
FABRIZIO PLESSI (Reggio Emilia, 1940) è un artista, docente e scenografo italiano. Ha partecipato più volte a importanti rassegne come La Biennale di Venezia (dal 1970) o Documenta di Kassel. Sue antologiche hanno avuto sede in alcuni dei più importanti musei del mondo: i Guggenheim di New York e di Bilbao, le Scuderie del Quirinale di Roma, il Martin Gropius Bau di Berlino o l’IVAM di Valencia, il Kunsthistorisches di Vienna o la Fondazione Mirò di Barcellona. Nel 2011 il Padiglione Venezia della Biennale di Venezia ha riaperto, dopo anni di chiusura, con una imponente sua mostra dal titolo Mari Verticali. Fabrizio Plessi ha realizzato installazioni site specific anche per Piazza San Marco a Venezia, la Valle dei Templi di Agrigento, la Lonja di Palma de Maiorca, la Sala dei Giganti di Palazzo Te a Mantova. Nel 2013 è stato inaugurato al Passo del Brennero l’avveniristico Plessi Museum, interamente progettato dall’artista come un’enorme opera di architettura, scultura e design che si integra perfettamente con l'ambiente circostante. Nel 2014 il Ludwig Mùzeum di Budapest ha esposto per la prima volta in Ungheria una rassegna antologica delle sue opere più importanti. La mostra Liquid Labyrint prende il nome da un ciclo inedito di grandi lavori su tela appena terminato, un monumentale affresco su tutto il percorso artistico. Nel 2015 Plessi è stato invitato ad inaugurare il nuovo spazio museale della nuova università di Milano IULM e per l’occasione ha creato Foresta Blu una monumentale architettura di alberi che perfettamente dialoga con lo spazio. Sempre nel 2015 Venezia ha reso omaggio a Plessi in occasione della Biennale e dell’Expo con due grandi mostre in città: Liquid life alla Ca’d’Oro e Liquid Light alle Tese 94 dell’Arsenale. Nel 2017 con il progetto Fenix DNA, su diretta commissione del Teatro La Fenice, Fabrizio Plessi ha completamente rivoluzionato gli spazi del teatro veneziano portando in scena l’opera d’arte totale
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