20 anni con Pino (addòve!) Fotografie e video di Alessandro d’Urso
Dal 16 Ottobre 2015 al 10 Gennaio 2016
Napoli
Luogo: PAN - Palazzo Delle Arti di Napoli
Indirizzo: via dei Mille 60
Orari: 9.30-19.30; domenica 9.30-14. Chiuso il martedi.
Enti promotori:
- Comune di Napoli
Telefono per informazioni: +39 377 9758580
E-Mail info: info20anni@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.20anniconpino.it/
Inaugura Giovedì 15 Ottobre 2015 al PAN PALAZZO DELLE ARTI DI NAPOLI, 20 anni con Pino (addòve!) Fotografie e video di Alessandro d’Urso, in collaborazione con il Comune di Napoli .
“20 anni con Pino” a cura di Roberta de Fabritiis, più che una mostra fotografica su Pino Daniele (troppo immenso per racchiuderlo in una mostra) è un omaggio ad un amico, con il quale Alessandro d’Urso ha condiviso un ventennio della sua vita personale e professionale e per il quale ha realizzato 8 copertine e tanti video.
Dunque la mostra racconta non solo Pino Daniele, ma anche le emozioni e i sogni di quel giovane fotografo che un bel giorno si è trovato a confrontarsi professionalmente con un suo mito, un mostro sacro della musica. Da quell’incontro è nata un’amicizia. “Addòve” è una “parola-tormentone” che spesso Daniele ripeteva agli amici e che d’Urso ha voluto scherzosamente aggiungere al titolo. Le immagini in mostra, la maggior parte delle quali, inedite, raccontano Pino Daniele dal 1990 al 2008 nel pubblico e nel privato. Il periodo professionalmente più intenso per il musicista che ha collaborato proprio in quegli anni con importanti artisti internazionali del calibro di Pat Metheny, Al Di Meola, Peter Erskine, Rachel Z, Jimmy Earl e con moltissimi artisti italiani, realizzando alcuni memorabili concerti e pubblicando i due album di maggior successo: Non calpestare i fiori nel deserto e Dimmi cosa succede sulla terra.
Si tratta di foto realizzate su pellicola, che hanno quindi un sapore diverso, perché sanno raccontare il momento e l’emozione che c’è dietro lo scatto. Con la pellicola l’imperfezione diventa linguaggio perché la grana, la luce, l’esposizione... tutto concorre a creare un’immagine a volte non perfetta, ma unica e per questo poetica.
Per questo la mostra apre con un ingrandimento di un “contact sheet”, un provino a contatto, che riporta anche i segni della matita del fotografo, sull’immagine prescelta. Un’esperienza che i fotografi “nativi digitali” non conoscono e che è invece uno degli aspetti più interessanti del processo creativo alla base del linguaggio fotografico analogico. Dal provino a contatto in poi il percorso sia nel libro che nella mostra, si snoda tra momenti di musica, momenti pubblici ma soprattutto tante storie di amicizia, di famiglia, di vita.
Più che una mostra, una dichiarazione d’amore e di stima autentica, una testimonianza per immagini che riesce ad emozionare e a coinvolgere, come solo la fotografia d’autore sa fare.
“20 anni con Pino” a cura di Roberta de Fabritiis, più che una mostra fotografica su Pino Daniele (troppo immenso per racchiuderlo in una mostra) è un omaggio ad un amico, con il quale Alessandro d’Urso ha condiviso un ventennio della sua vita personale e professionale e per il quale ha realizzato 8 copertine e tanti video.
Dunque la mostra racconta non solo Pino Daniele, ma anche le emozioni e i sogni di quel giovane fotografo che un bel giorno si è trovato a confrontarsi professionalmente con un suo mito, un mostro sacro della musica. Da quell’incontro è nata un’amicizia. “Addòve” è una “parola-tormentone” che spesso Daniele ripeteva agli amici e che d’Urso ha voluto scherzosamente aggiungere al titolo. Le immagini in mostra, la maggior parte delle quali, inedite, raccontano Pino Daniele dal 1990 al 2008 nel pubblico e nel privato. Il periodo professionalmente più intenso per il musicista che ha collaborato proprio in quegli anni con importanti artisti internazionali del calibro di Pat Metheny, Al Di Meola, Peter Erskine, Rachel Z, Jimmy Earl e con moltissimi artisti italiani, realizzando alcuni memorabili concerti e pubblicando i due album di maggior successo: Non calpestare i fiori nel deserto e Dimmi cosa succede sulla terra.
Si tratta di foto realizzate su pellicola, che hanno quindi un sapore diverso, perché sanno raccontare il momento e l’emozione che c’è dietro lo scatto. Con la pellicola l’imperfezione diventa linguaggio perché la grana, la luce, l’esposizione... tutto concorre a creare un’immagine a volte non perfetta, ma unica e per questo poetica.
Per questo la mostra apre con un ingrandimento di un “contact sheet”, un provino a contatto, che riporta anche i segni della matita del fotografo, sull’immagine prescelta. Un’esperienza che i fotografi “nativi digitali” non conoscono e che è invece uno degli aspetti più interessanti del processo creativo alla base del linguaggio fotografico analogico. Dal provino a contatto in poi il percorso sia nel libro che nella mostra, si snoda tra momenti di musica, momenti pubblici ma soprattutto tante storie di amicizia, di famiglia, di vita.
Più che una mostra, una dichiarazione d’amore e di stima autentica, una testimonianza per immagini che riesce ad emozionare e a coinvolgere, come solo la fotografia d’autore sa fare.
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