Ugo Valeri. Dandy e ribelle
Dal 23 Novembre 2024 al 23 Marzo 2025
Piove di Sacco | Padova
Luogo: Palazzo Pinato Valeri
Indirizzo: Via Garibaldi 54
Orari: mercoledì: 9.30 – 12.30 giovedì, venerdì: 16.00 – 18.00 sabato: 9.30 – 12.30 / 16.00 – 18.00 domenica: 10.00 – 12.00 / 16.00 – 18.00
Curatori: Federica Luser con Trart
Enti promotori:
- Comune di Piove di Sacco
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 049 9709316
E-Mail info: info@welcomesaccisica.it
Piove di Sacco (Padova) dal 23 novembre di quest’anno al 23 marzo del 2025 rende omaggio al “suo” Ugo Valeri.
L’ampia retrospettiva, che inaugura il nuovo spazio espositivo di Palazzo Pinato Valeri, è promossa dal Comune di Piove di Sacco e da BCC Veneta con la curatela di Federica Luser e la collaborazione di Trart.
“Dandy e ribelle”, afferma il sottotitolo di questa originale retrospettiva che riunisce circa ottanta opere di un artista che è stato spesso avvicinato a Toulouse-Lautrec per la capacità di dare corpo e anima, con pochi tratti, all’umanità che incrociava nel suo irrequieto peregrinare, nelle serate di stordimento, nel suo mordere un’esistenza sempre sopra le righe. Una vita percorsa tra genio e sregolatezza che, nel 1911, si concluse tragicamente a seguito di una caduta da una finestra di Ca’ Pesaro a Venezia in circostanze mai chiarite. Aveva 37 anni, un’età che lo accomuna a Raffaello, Parmigianino, Watteau, Van Gogh, Toulouse-Lautrec, Tancredi o a Rimbaud, Byron, Mozart…
Ugo Valeri, lasciata Piove di Sacco, dove era nato nel 1873, frequenta le Accademie di Venezia e poi di Bologna, diventando presto un artista di successo. Già nel 1898 vince il Premio Francia e nel nuovo secolo è protagonista, nel 1906, dell’Esposizione Internazionale del Sempione. Nel 1907 è alla Biennale di Venezia, nel 1909 e nuovamente nel 1910 Ca’ Pesaro gli riserva due personali. Con Arturo Martini, Gino Rossi, Felice Casorati, sotto l’ala di Nino Barbantini, rappresenta il nuovo che sta imponendosi in Laguna. Dipinge con passione, in scioltezza, in presa diretta, esattamente così come vive la bohème del tempo, a Venezia, a Bologna e a Milano.
Dipinge, o meglio disegna, ciò che via via lo colpisce, appunta la frenesia di un demi-monde popolato di ballerine, belle ragazze, dandy, incontri, gente, movimento. Con la crudezza caricaturale di chi quelle situazioni non solo le vede ma le vive ogni giorno. “D’altronde – annota – io stesso che sono una caricatura nell’aspetto e nello spirito, non potrei definire la caricatura come la più sincera espressione del vero?”
Elegante e raffinato è anche un illustratore molto ricercato, importante il sodalizio con Filippo Tommaso Marinetti e con Umberto Notari, come la collaborazione con le migliori riviste dell’epoca: “Italia ride”, “L’Illustrazione italiana”, “Poesia”, “Secolo XX”, “La Lettura”.
Valeri è interprete di un mondo artistico che cambia, si sente libero di esprimersi senza timore del confronto con il passato, di seguire il proprio istinto di uomo curioso, di artista che guarda il mondo in modo nuovo. Nel 1909 quando espone a Ca’ Pesaro a Venezia le sue opere distribuite su tre sale, mescola generi e soggetti, così facendo propone una nuova prospettiva verso l’arte contemporanea in contrapposizione con le scelte ritenute “paludate” della Biennale di Venezia, e dà avvio alla stagione della cosiddetta “Secessione Capesarina”, tanto che Arturo Martini alla sua morte scrive: “Ugo fu per noi la tromba del nuovo mattino”.
Il suo sguardo libero fu la sua eredità lasciata agli artisti dell’epoca. Un artista che, anche grazie ai numerosi prestiti da collezioni private, verrà restituito all’attenzione del pubblico in tutta la sua straordinaria complessità.
L’ampia retrospettiva, che inaugura il nuovo spazio espositivo di Palazzo Pinato Valeri, è promossa dal Comune di Piove di Sacco e da BCC Veneta con la curatela di Federica Luser e la collaborazione di Trart.
“Dandy e ribelle”, afferma il sottotitolo di questa originale retrospettiva che riunisce circa ottanta opere di un artista che è stato spesso avvicinato a Toulouse-Lautrec per la capacità di dare corpo e anima, con pochi tratti, all’umanità che incrociava nel suo irrequieto peregrinare, nelle serate di stordimento, nel suo mordere un’esistenza sempre sopra le righe. Una vita percorsa tra genio e sregolatezza che, nel 1911, si concluse tragicamente a seguito di una caduta da una finestra di Ca’ Pesaro a Venezia in circostanze mai chiarite. Aveva 37 anni, un’età che lo accomuna a Raffaello, Parmigianino, Watteau, Van Gogh, Toulouse-Lautrec, Tancredi o a Rimbaud, Byron, Mozart…
Ugo Valeri, lasciata Piove di Sacco, dove era nato nel 1873, frequenta le Accademie di Venezia e poi di Bologna, diventando presto un artista di successo. Già nel 1898 vince il Premio Francia e nel nuovo secolo è protagonista, nel 1906, dell’Esposizione Internazionale del Sempione. Nel 1907 è alla Biennale di Venezia, nel 1909 e nuovamente nel 1910 Ca’ Pesaro gli riserva due personali. Con Arturo Martini, Gino Rossi, Felice Casorati, sotto l’ala di Nino Barbantini, rappresenta il nuovo che sta imponendosi in Laguna. Dipinge con passione, in scioltezza, in presa diretta, esattamente così come vive la bohème del tempo, a Venezia, a Bologna e a Milano.
Dipinge, o meglio disegna, ciò che via via lo colpisce, appunta la frenesia di un demi-monde popolato di ballerine, belle ragazze, dandy, incontri, gente, movimento. Con la crudezza caricaturale di chi quelle situazioni non solo le vede ma le vive ogni giorno. “D’altronde – annota – io stesso che sono una caricatura nell’aspetto e nello spirito, non potrei definire la caricatura come la più sincera espressione del vero?”
Elegante e raffinato è anche un illustratore molto ricercato, importante il sodalizio con Filippo Tommaso Marinetti e con Umberto Notari, come la collaborazione con le migliori riviste dell’epoca: “Italia ride”, “L’Illustrazione italiana”, “Poesia”, “Secolo XX”, “La Lettura”.
Valeri è interprete di un mondo artistico che cambia, si sente libero di esprimersi senza timore del confronto con il passato, di seguire il proprio istinto di uomo curioso, di artista che guarda il mondo in modo nuovo. Nel 1909 quando espone a Ca’ Pesaro a Venezia le sue opere distribuite su tre sale, mescola generi e soggetti, così facendo propone una nuova prospettiva verso l’arte contemporanea in contrapposizione con le scelte ritenute “paludate” della Biennale di Venezia, e dà avvio alla stagione della cosiddetta “Secessione Capesarina”, tanto che Arturo Martini alla sua morte scrive: “Ugo fu per noi la tromba del nuovo mattino”.
Il suo sguardo libero fu la sua eredità lasciata agli artisti dell’epoca. Un artista che, anche grazie ai numerosi prestiti da collezioni private, verrà restituito all’attenzione del pubblico in tutta la sua straordinaria complessità.
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