Gabriella Ciancimino. In Liberty We Trust
Dal 14 Giugno 2018 al 24 Agosto 2018
Palermo
Luogo: Palazzo Ziino
Indirizzo: va Dante 53
Orari: lunedì - venerdì 9.30 - 18.30 Apertura straordinaria: 16 giugno 9.30 - 18.30
Curatori: Daniela Bigi, Gianna Di Piazza
Enti promotori:
- Accademia di Belle Arti di Palermo
- Palazzo Ziino
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0917407619
Sito ufficiale: http://m12.manifesta.org/
L'’Accademia di Belle Arti di Palermo prende parte al programma Collateral Events di Manifesta12 con una grande mostra dedicata a GABRIELLA CIANCIMINO, artista palermitana da anni attiva sulla scena nazionale e internazionale.
Inserita in Palermo Capitale della Cultura 2018, la mostra è il settimo appuntamento espositivo di Visual Startup, il programma di direzione artistica di Palazzo Ziino che il Comune di Palermo ha affidato all’Accademia.
Curato da Daniela Bigi e Gianna Di Piazza, Gabriella Ciancimino.
In Liberty We Trust è un progetto ideato per le sale di Palazzo Ziino e realizzato mediante installazioni di dimensioni ambientali e imponenti wall drawings che si dispiegano tra le pareti, sui pavimenti, sulle finestre, immergendo lo spettatore in un anarchico paesaggio di piante endemiche.
In continuità con un percorso che l’artista ha intrapreso in diversi paesi del mondo, la mostra coniuga pensiero politico e ricerca botanica, concentrandosi sul valore simbolico attribuito alle piante endemiche, che migrano e che resistono adattandosi a vivere in situazioni climatiche differenti e secondo gli assetti più disparati.
In questa occasione, a ispirare il discorso visivo troviamo innanzitutto la figura del grande architetto Ernesto Basile, che disegnò i tendaggi originari di questo Palazzo quando a fine Ottocento la Famiglia Ziino ne intraprese l’edificazione.
L’incontro di Ciancimino con il lavoro del celebre maestro del Liberty sicilianoè avvenuto in realtà molto tempo fa. Ad interessarla sono stati dapprima gli stilemi vegetali che innervavano le architetture di Basile e ne popolavano l’apparato decorativo, poi le iconografie botaniche presenti nel suo archivio, dove, tra le tante, non mancavano alcune significative piante endemiche (come ad esempio il Dipsacus Sylvestris, proveniente dal nord Africa e presente in zone aride, noto per aver sviluppato un sistema di resistenza che permette la raccolta dell’acqua piovana nelle foglie).
Lo studio si è ampliato, parallelamente, alle specie vegetali insediatesi sulle coste della Sicilia, soprattutto quelle che hanno sviluppato forme di adattamento morfologico o fisiologico che consente loro di vivere, non solo di sopravvivere, in ambienti salini e aridi.
L’intento dell’artista è quello di rileggere le dinamiche di mobilità, di adattamento e di convivenza tra culture e colture differenti, focalizzando l’attenzione sia su specie vegetali con un’elevata resistenza biologica sia su alcuni movimenti politici di stampo libertario. Lo si evince facilmente in uno dei grandi wall drawings in mostra, dove le iconografie botaniche vengono intrecciate con le testate di periodici anarchici italiani, francesi e americani ritrovati in archivi e biblioteche (tra cui la Tamiment Library and Robert F. Labor Archives of New York e il Funds related to Anarchy and Pacifism dell’archivio Mundaneum, Centre d’archives de la Fédération Wallonie-Bruxelles & Espace d’expositions temporaires di Mons, in Belgio).
In mostra viene evocato anche un altro giardino ad alto potenziale simbolico, quel leggendario tappeto di 65x25 m commissionato dal re persiano Cosroe II, conosciuto come Giardino di primavera, che rappresentava l’allegoria del Buono e del Cattivo Governo: “un meraviglioso tappeto, ricamato di smeraldi, che il re faceva distendere nella sala della sua reggia per ricordare le gioie della primavera quando le nevi e le noie dell’inverno lo assillavano”. Un tassello fondamentale nella storia del giardino mediterraneo.
Di sala in sala, lo spettatore si trova dunque immerso in un grande paesaggioconcepito come un puzzle in cui piante endemiche, slogan politici, iconografie del buon governo, pattern decorativi di materiali ruvidi intrecciano e indagano temporalità e geografie differenti, esprimendo il desiderio di abbandonarsi dentro una fitta giungla ove tornare a esperire un sentire elementare.
GABRIELLA CIANCIMINO (Palermo,1978) si è diplomata in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Tra le mostre più significative: L’appartement 22 (Rabat, MO, 2010/2012), Biennale Benin (2012), Museo Villa Croce (Genova, 2013), PAV (Torino 2013), Kunsthalle Mulhouse (FR, 2013), MACBA (Barcellona, ES, 2014), Prometeogallery (Milano, 2016), MMOMA (Mosca, 2016). Ha preso parte a progetti per: Manifesta 12 (2017), Volume 1 project of “Sentences on the banks and other activities” at Darat al Funun (Amman, Giordania 2010); Working For Change. Project for a Moroccan Pavilion at the 54th Venice Biennale (Venezia, IT, 2011). Le sue opere sono state acquisite in alcune collezioni pubbliche tra cui, Palazzo Riso - Museo d’Arte Contemporanea della Sicilia, (Palermo); Museo del Novecento (Milano); Museo Villa Croce (Genova); Frac Provence-Alpes-Côte d’Azur (Marsiglia, FR).
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