Jota Castro. Sacrosanctum #8
Dal 30 Ottobre 2015 al 24 Novembre 2015
Palermo
Luogo: Oratorio di san Mercurio
Indirizzo: vicolo S. Giovanni degli Eremiti
Orari: tutti i giorni 10-18
Curatori: Adalberto Abbate
Costo del biglietto: offerta libera
Telefono per informazioni: +39 091 6118168
E-Mail info: cinziadimarco@amicimuseisiciliani.it
Sito ufficiale: http://www.amicimuseisiciliani.it
Venerdì 30 ottobre 2015, alle h 19:30, l’artista peruviano Jota Castro è ospite all’oratorio di san Mercurio per Sacrosanctum #8.
Attento a dinamiche sociali di forte impatto globale, Jota Castro enuclea la sua ricerca artistica in un’opera nitida e incisiva, in cui ossa senza nome di desaparecidos divengono emblema di un nuovo concetto di martirio.
Temi universali quali la lotta per i diritti umani, l’esigenza di asilo politico, le battaglie contro le discriminazioni e i crimini impuniti, si condensano e universalizzano nella potenza testimoniante di spoglie riemerse dalla terra, reliquie abbandonate simbolo di una necessaria ricerca di colpevolezza e responsabilità.
Il ciclo di esposizioni, a cura di Adalberto Abbate e Maria Luisa Montaperto, con il fondamentale sostegno dell’associazione Amici dei Musei Siciliani, si pone come obiettivo il promuovere un’azione diretta nei confronti della tutela dei beni monumentali.
Grazie al contributo di numerosi artisti contemporanei è stato possibile, infatti, portare a compimento importanti progetti di restauro e, al contempo, programmare futuri interventi e piani manutentivi.
Laureato in Scienze politiche al Collegio d’Europa di Bruges, Jota Castro (Yurimaguas, Perù, 1965) abbandona la carriera diplomatica in seno all’Onu e all’Unione Europea per dedicarsi, dalla fine degli anni ’90, esclusivamente all’arte. Membro fondatore e consulente editoriale per le riviste “Janus Magazine” (Belgio) e “Nolens Volens” (Spagna), è attualmente residente in Belgio e docente presso l'Università Europea di Madrid.
Nel corso della sua carriera artistica ha preso parte a svariate collettive in Israele, Danimarca, Stati Uniti, Spagna, Paesi Bassi, Irlanda, Turchia, Russia, Repubblica Ceca, Albania, Messico, Germania e Italia (54ª e 53ª Biennale di Venezia; MACRO di Roma; Castello di Barletta; Palazzo della Ragione di Milano), vincendo nel 2004 il premio Biennale Gwandju in Corea.
Tra le sue personali: “Memento mori” (Napoli, 2011); “Low Cost Tour - Second Stop” (Melbourne, Australia, 2010); “Low Cost Tour” (Santiago, Chile, 2010); Galerie Barbara Thumm (Berlino, 2009); “Low Cost” (Madrid, 200); “La Palabra de los Mudos” (Lima, Perù, 2008); “Volta Show” (NY, USA, 2008); “Sleep tight, Elaine Levy Project” (Bruxelles, 2008); “Enjoy your travel” (Napoli, 2007); “No More No less” (Madrid, 2006); “Rear Window” (Kiasma Museum, Helsinki, 2006); “Jota Castro” (Melbourne, Australia, 2006); “Born to be alive. Elaine Levy Project” (Bruxelles, 2006); “Exposition Universelle 2” (Charleroi, Belgio, 2005); “Exposition Universelle 1” (Palais de Tokyo, Parigi, 2005); “Taking part” (Sterdelijk Museum's Hertegenosch, Paesi Bassi, 2005); “Introduction to Jota Castro” (Melbourne, Australia, 2005); “Bouc-émissaire” (Parigi, 2004); “Motherfuckers never die” (Brescia, 2003); “Love Hotel” (Parigi, 2003) e “Et si c'était à refaire” (Parigi, 2002).
Attento a dinamiche sociali di forte impatto globale, Jota Castro enuclea la sua ricerca artistica in un’opera nitida e incisiva, in cui ossa senza nome di desaparecidos divengono emblema di un nuovo concetto di martirio.
Temi universali quali la lotta per i diritti umani, l’esigenza di asilo politico, le battaglie contro le discriminazioni e i crimini impuniti, si condensano e universalizzano nella potenza testimoniante di spoglie riemerse dalla terra, reliquie abbandonate simbolo di una necessaria ricerca di colpevolezza e responsabilità.
Il ciclo di esposizioni, a cura di Adalberto Abbate e Maria Luisa Montaperto, con il fondamentale sostegno dell’associazione Amici dei Musei Siciliani, si pone come obiettivo il promuovere un’azione diretta nei confronti della tutela dei beni monumentali.
Grazie al contributo di numerosi artisti contemporanei è stato possibile, infatti, portare a compimento importanti progetti di restauro e, al contempo, programmare futuri interventi e piani manutentivi.
Laureato in Scienze politiche al Collegio d’Europa di Bruges, Jota Castro (Yurimaguas, Perù, 1965) abbandona la carriera diplomatica in seno all’Onu e all’Unione Europea per dedicarsi, dalla fine degli anni ’90, esclusivamente all’arte. Membro fondatore e consulente editoriale per le riviste “Janus Magazine” (Belgio) e “Nolens Volens” (Spagna), è attualmente residente in Belgio e docente presso l'Università Europea di Madrid.
Nel corso della sua carriera artistica ha preso parte a svariate collettive in Israele, Danimarca, Stati Uniti, Spagna, Paesi Bassi, Irlanda, Turchia, Russia, Repubblica Ceca, Albania, Messico, Germania e Italia (54ª e 53ª Biennale di Venezia; MACRO di Roma; Castello di Barletta; Palazzo della Ragione di Milano), vincendo nel 2004 il premio Biennale Gwandju in Corea.
Tra le sue personali: “Memento mori” (Napoli, 2011); “Low Cost Tour - Second Stop” (Melbourne, Australia, 2010); “Low Cost Tour” (Santiago, Chile, 2010); Galerie Barbara Thumm (Berlino, 2009); “Low Cost” (Madrid, 200); “La Palabra de los Mudos” (Lima, Perù, 2008); “Volta Show” (NY, USA, 2008); “Sleep tight, Elaine Levy Project” (Bruxelles, 2008); “Enjoy your travel” (Napoli, 2007); “No More No less” (Madrid, 2006); “Rear Window” (Kiasma Museum, Helsinki, 2006); “Jota Castro” (Melbourne, Australia, 2006); “Born to be alive. Elaine Levy Project” (Bruxelles, 2006); “Exposition Universelle 2” (Charleroi, Belgio, 2005); “Exposition Universelle 1” (Palais de Tokyo, Parigi, 2005); “Taking part” (Sterdelijk Museum's Hertegenosch, Paesi Bassi, 2005); “Introduction to Jota Castro” (Melbourne, Australia, 2005); “Bouc-émissaire” (Parigi, 2004); “Motherfuckers never die” (Brescia, 2003); “Love Hotel” (Parigi, 2003) e “Et si c'était à refaire” (Parigi, 2002).
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