Deadline - Morti illustri, culti funerari e declinazioni della fine tra rappresentazioni contemporanee e storia otto-novecentesca dell’Ateneo pavese e della sua città

Filippo Tincolini, Wasted Venus Bagged Back Right

 

Dal 19 September 2025 al 2 November 2025

Pavia

Luogo: Palazzo Bottigella Gandini

Indirizzo: Corso Mazzini 15

Orari: Giovedì-Venerdì 15-19 Sabato 10-19 Domenica 15-19

Curatori: Valerio Dehò, Roberta Manara

Enti promotori:

  • Servizio Sistema Archivistico di Ateneo - Università degli Studi di Pavia

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 0382 984748

E-Mail info: archiviostorico@unipv.it


Dal 19 settembre al 2 novembre 2025, lo storico Palazzo Bottigella Gandini di Pavia ospiterà la mostra "Deadline - Morti illustri, culti funerari e declinazioni della fine tra rappresentazioni contemporanee e storia otto-novecentesca dell’Ateneo pavese e della sua città".
L’iniziativa è promossa dal Servizio Sistema Archivistico di Ateneo dell’Università degli Studi di Pavia, nell’ambito di un più ampio progetto di valorizzazione dei materiali documentari e iconografici conservati presso l’Archivio storico di Ateneo e da Palazzo Bottigella Gandini Art Lab.

Il percorso espositivo, a cura di Roberta Manara, prende in esame la memoria di docenti e studenti dell’Università e di personalità legate al contesto locale, le loro vicende umane, le celebrazioni funebri, le commemorazioni, i monumenti sepolcrali e le relative testimonianze scultoree e pittoriche del Cimitero Monumentale di Pavia, e sarà accompagnato da un repertorio iconografico realizzato dalla fotografa Marcella Milani, che amplia la visione sulle tombe storiche recuperandone gli aspetti architettonici e simbolici.

L'evento si avvale della collaborazione dei Servizi Cimiteriali del Comune di Pavia, il Sistema Museale di Ateneo, l’Istituto pavese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, l’Archivio Storico Civico e la Biblioteca Civica “Carlo Bonetta” di Pavia, i Musei Civici del Castello Visconteo di Pavia, l’Archivio Diocesano di Pavia, la Società per la Cremazione di Pavia (Socrem), docenti, studiosi e collezionisti privati.

Alcuni documenti rievocano i cortei funebri che portarono verso la loro ultima dimora pavesi illustri del calibro, per esempio, del premio Nobel Camillo Golgi, del rettore Ottorino Rossi, come pure del senatore Roberto Rampoldi, del matematico Antonio Bordoni; altri restituiscono i progetti per monumenti, epigrafi e iscrizioni affidati a una lunga teoria di artisti della pietra e del bronzo. Molti sono utili per uno studio relativo al culto per le “reliquie laiche” di personaggi insigni (Antonio Scarpa, Lazzaro Spallanzani, Alessandro Volta).

Quale centro istituzionale di cultura medico scientifica, l’Università svolse anche un ruolo di promotrice di un dibattito a proposito della cremazione: i documenti testimoniano come numerosi docenti pavesi furono iscritti alla Società di cremazione pavese nei primi anni della sua fondazione. Completano, infine, il percorso espositivo le immagini di lapidi ed edicole, murate sotto i portici dell’Ateneo, in ricordo dei docenti sepolti nel Cimitero pavese e una riflessione su come certi autori letterari, legati a Pavia e alla sua Università, affrontino il tema funerario ci spinge a considerare la possibilità di un continuo parallelo che rende incerto il confine culturale tra i due stati dell’essere.

Accanto al patrimonio dell’Ateneo e della città, la mostra espone una selezione di artisti contemporanei in una riflessione attuale sul tema della morte.

La sezione, curata da Valerio Dehò, mette insieme un repertorio di proposte che vanno dall'artista inglese Damien Hirst ad artisti giovani come Virgilio Rospigliosi e Gerardo Paoletti.

Il lavoro sul teschio, simbolo universale della morte, viene presentato al di fuori della tradizione cimiteriale e con una certa irriverenza. Hirst fa diventare il teschio un attrattore del lusso, la polvere di diamanti o i colori ne annullano o esaltano il significato terribile del fine vita, mentre il teschio ricoperto di biglie di Giuliano Tomaino produce l’effetto di mescolare l’aspetto ludico del gioco con l’icona della morte.
Due straordinarie foto del fotografo americano Andres Serrano riportano il climax della mostra dentro una vera e propria morgue, i pubblici obitori inventati in Francia per tentare un riconoscimento dei cadaveri portati dalla Senna. Aggiungendo anche un richiamo alle stragi per fini alimentari che si perpetuano ogni giorno.
E la stessa situazione da obitorio si verifica nella serie “No name” di Arnold Mario Dall’O, in cui l’artista trasporta in pittura le immagini dei morti senza nome pubblicate dai siti dedicati su Internet. La morgue digitale, i senza nome, si offrono al pubblico in attesa di un riconoscimento, in attesa di una identità. Il video, un vero e proprio film di circa un’ora, “The Passing” è un’esperienza sensoriale di memoria di un evento luttuoso e di sensazioni relative dominate dal buio e la luce, dall’acqua e dal rumore, vero e proprio rito di passaggio al limite della tensione.
Bertozzi & Casoni mediante la ceramica congelano il tempo attraverso delle “nature morte” che mettono insieme elementi contemporanei con altri classici, il memento mori assume toni anche fortemente ironici in un impianto che conserva drammaticità ed emozionalità. La monumentalità del marmo e la classicità delle forme nelle sculture di Filippo Tincolini si appropria della sostanza del ricordo, la vaghezza delle forme o la memoria del sacello coniugano la contemporaneità con l’antico.
Per Gerardo Paoletti la morte ha un connotato epico, è una presenza che attraversa la storia che si confronta con personaggi e mostri creati dall’animo umano e dalla fantasia di un artista che sviluppa tecniche tradizionali e tecniche digitali in stretta simbiosi. I suoi quadri di dimensioni fuori dal comune, narrano la presenza della morte come catalizzatore e permanenza del destino dell’uomo e della violenza della Storia.
I teschi di Silvia Manazza realizzati con vecchi tessuti danno vita ad un party ironico ma inquietante, simboli estratti dalla religione si fondono con altri profani, dando vitalità ad un simbolo e ricordando qualcosa della tradizione messicana legata ai riti mortuari strabordante di colori.
Infine, nei dipinti e nelle installazioni di Virgilio Rospigliosi, il tema della morte viene affrontato con rigore geometrico elaborando una pittura concettuale in cui il tempo si dilata o collassa, variando la percezione dello spazio-tempo come esperienza di morte da parte del vivente.

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