Sonia Agosti. Il gesto e il senso
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Sonia Agosti, Impronta, part one, cm 50x50
Dal 02 Agosto 2014 al 24 Agosto 2014
Assisi | Perugia
Luogo: Minigallery contemporary art
Indirizzo: via Portica 26
Orari: 10.30-13.30 / 15-19.30; chiuso il mercoledì
Curatori: Enrico Sciamanna
Enti promotori:
- Città di Assisi
Telefono per informazioni: +39 333 2946260
E-Mail info: stefano.frascarelli@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.minigallery.it/
La storia artistica di Sonia Agosti si snoda intorno alle cittadine della valle Padana, con una significativa puntata a Firenze – con cui mantiene artisticamente i contatti – dove si è laureata in pittura presso l'Accademia di Belle Arti con la tesi in storia dell'arte dal titolo "L'eredità di Joseph Beuys" Gli artisti che giovanissima l'hanno guidata verso le sue scelte le hanno consegnato il senso del colore e dell'approccio alla superficie pittorica, che lei rielabora secondo una sensibilità tutta propria. Ha partecipato a numerose mostre collettive e a personali, in cui ha raccolto una notevole messa di apprezzamenti. È la prima volta, di una lunga carriera, nonostante la giovane età, che espone in Umbria.
Non è facile parlare di un'artista come Sonia Agosti con un registro linguistico consono al suo modo di esprimersi. Non tanto perché complesso è il suo messaggio pittorico, bensì perché la sua sintassi è originale, variabile e suscettibile di interferenze linguistiche, non semplice supporto, ma creatrice del contenuto. Allo stesso tempo è la spatolata che guida l'artista, che la conduce alla rappresentazione della visione. I colori che si affiancano, che dialogano con il fondo, che lo sommergono, il gesto studiato o strappato sono la genesi creatrice dell'opera. Il risultato pare quasi il frutto di una trance, dove elettricità, chimica, pulsioni ancestrali, inconscio, tutto ciò che sta alla base dell'essere, prendono possesso della mano e schivano la mente per mettere in campo un prodotto di assoluta schiettezza. La sensualità dell'impasto, il volteggio della spatolata, che sparge o accumula, che governa l'architettura, il graffio sull'imprimitura, rimandano una muta poesia in cui tutto di noi ha a che fare. Quasi un'ammissione reticente, dichiarazioni che si soffermano sulla soglia e il gesto, che confessa con ruvida morbidezza, resta parzialmente espressa, abbozza una forma pregnante che richiama un'anatomia, suggerisce un paesaggio, un manufatto e nelle cui vaghezze c'è un umile ma deciso assalto alla comprensione del cosmo. Percorrendo le sue proposte si nota un'attenzione alla scelta dei titoli che rimandano ad un che di mitico, di arcano: Metempsicosi, in cui per altro la materia rossa è carne viva che traghetta altrimenti impalpabili sostanze interiori; un rosso, corposo e furente, predomina anche in Figli di Armageddon evocante bibliche calamità; Drakon, una frenesia convulsa di sussulti cromatici intonati sul rosso e sul nero; Transfert, ove il colore vira e propone metonimicamente una sorta di verde crocifisso radiante in disfacimento; Suliman, che suggerisce qualcosa di nativo, di primordiale, tramite la tensione tra i segni e le masse cromatiche; Assenza, suddiviso in quattro partidispiegate su una base scura con inclinazioni diverse, sull'azzurro e sul bianco, cosi come Presenza; So red the rose magmatico, esuberante conturbante, pura energia tellurica; e Conflitto testimone di un marcato senso di libertà, porte spalancate su un orizzonte ancestrale in cui si squaderna una profusione di colori.
Sonia è ardita, lo fa con un'impudicizia velata soltanto da un insondabile ritegno, con una serie di azioni concitate e profonde. E questo è un dono in quanto indica una possibilità. Si sono visti nella pittura percorsi simili. Ma è l'esito che conta. E nel suo caso ci troviamo di fronte ad un approdo in cui la sintesi tra sincerità e linguaggio è indistinguibile. C'è molto dell'essere di Sonia in tutto il suo lavoro. Così come vi si riscontra una forte dose di eticità nel mettere a disposizione la sua impetuosa sete di vita.
Enrico Sciamanna
Non è facile parlare di un'artista come Sonia Agosti con un registro linguistico consono al suo modo di esprimersi. Non tanto perché complesso è il suo messaggio pittorico, bensì perché la sua sintassi è originale, variabile e suscettibile di interferenze linguistiche, non semplice supporto, ma creatrice del contenuto. Allo stesso tempo è la spatolata che guida l'artista, che la conduce alla rappresentazione della visione. I colori che si affiancano, che dialogano con il fondo, che lo sommergono, il gesto studiato o strappato sono la genesi creatrice dell'opera. Il risultato pare quasi il frutto di una trance, dove elettricità, chimica, pulsioni ancestrali, inconscio, tutto ciò che sta alla base dell'essere, prendono possesso della mano e schivano la mente per mettere in campo un prodotto di assoluta schiettezza. La sensualità dell'impasto, il volteggio della spatolata, che sparge o accumula, che governa l'architettura, il graffio sull'imprimitura, rimandano una muta poesia in cui tutto di noi ha a che fare. Quasi un'ammissione reticente, dichiarazioni che si soffermano sulla soglia e il gesto, che confessa con ruvida morbidezza, resta parzialmente espressa, abbozza una forma pregnante che richiama un'anatomia, suggerisce un paesaggio, un manufatto e nelle cui vaghezze c'è un umile ma deciso assalto alla comprensione del cosmo. Percorrendo le sue proposte si nota un'attenzione alla scelta dei titoli che rimandano ad un che di mitico, di arcano: Metempsicosi, in cui per altro la materia rossa è carne viva che traghetta altrimenti impalpabili sostanze interiori; un rosso, corposo e furente, predomina anche in Figli di Armageddon evocante bibliche calamità; Drakon, una frenesia convulsa di sussulti cromatici intonati sul rosso e sul nero; Transfert, ove il colore vira e propone metonimicamente una sorta di verde crocifisso radiante in disfacimento; Suliman, che suggerisce qualcosa di nativo, di primordiale, tramite la tensione tra i segni e le masse cromatiche; Assenza, suddiviso in quattro partidispiegate su una base scura con inclinazioni diverse, sull'azzurro e sul bianco, cosi come Presenza; So red the rose magmatico, esuberante conturbante, pura energia tellurica; e Conflitto testimone di un marcato senso di libertà, porte spalancate su un orizzonte ancestrale in cui si squaderna una profusione di colori.
Sonia è ardita, lo fa con un'impudicizia velata soltanto da un insondabile ritegno, con una serie di azioni concitate e profonde. E questo è un dono in quanto indica una possibilità. Si sono visti nella pittura percorsi simili. Ma è l'esito che conta. E nel suo caso ci troviamo di fronte ad un approdo in cui la sintesi tra sincerità e linguaggio è indistinguibile. C'è molto dell'essere di Sonia in tutto il suo lavoro. Così come vi si riscontra una forte dose di eticità nel mettere a disposizione la sua impetuosa sete di vita.
Enrico Sciamanna
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