Dialoghi sulla sofferenza

Dialoghi sulla sofferenza, DATA – Orto dell’Abbondanza, Urbino

 

Dal 02 Aprile 2018 al 25 Aprile 2018

Urbino | Pesaro e Urbino

Luogo: DATA – Orto dell’Abbondanza

Indirizzo: piazza del Mercatale

Curatori: Vittorio Sgarbi

Enti promotori:

  • Assessorato alla Cultura del Comune di Urbino
  • Con il patrocinio di
  • Ministero degli Affari Esteri
  • Cooperazione Internazionale
  • Regione Sicilia

Costo del biglietto: ingresso gratuito



Foto di grandi dimensioni, contrasti di luci e ombre che catturano l’occhio del visitatore, storie che puntano direttamente al cuore.  Questo è Dialoghi sulla sofferenza  la mostra fotografica che dal 2 al 25 aprile 2018 si tiene a Urbino, negli spazi della DATA – Orto dell’Abbondanza, le antiche Stalle Ducali di Federico da Montefeltro.  Le opere in esposizione sono di tre autori diversi: Ilaria Facci, Nidaa Badwan e Giordano Morganti. Autori dalla sensibilità straordinaria, che ci invitano a riflettere su temi grande attualità. Ilaria Facci e Nidaa Badwan, sono  accomunate da storie personali di sofferenza, riscatto personale e impegno nel sociale. Agli scatti delle due artiste sono abbinate le fotografie di Giordano Morganti che ritraggono persone affette da malattie mentali: immagini di forte impatto emotivo che raccontano la condizione dolente dell’alienazione. La mostra, organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Urbino, ha avuto il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e quello della Regione Sicilia. 

Ilaria Facci è nata a Roma nel  1982 e attualmente vive a Londra.  All’età di due anni è stata colpita da Retinoblastoma, una rara forma di cancro che ha origine dalle cellule della retina. In conseguenza della malattia ha perso l’occhio sinistro. Nel 1992, con la madre e la sorella, è andata a vivere a Buenos Aires, per poi tornare in Italia nel 2000, per studiare all’Accademia di Costume e Moda  di Roma; negli anni successivi ha studiato Marketing e Comunicazione all’European Institute of Design. Nel 2010 ha iniziato a lavorare a Milano come disigner di moda e nel contempo ha collaborato con importanti fotografi per lavori destinati a riviste come Cosmapolitan e per marchi internazionali come L’Oreal e Nikon. Dal 2013 ha lasciato Milano per trasferirsi a Londra e dedicarsi alla carriera artistica come fotografa. In particolare,  ha iniziato una serie di lavori che hanno avuto come oggetto la scoperta di se stessa e la libera espressione della creatività. Da quell’approccio è nata la serie fotografica dal titolo “Autoscatti sbagliati”  e “Retinoblastoma”. I suoi scatti sono stati pubblicati da importanti riviste internazionali come Vogue, Inside Art, Untitled Magazine, The Post International, Vanity Fair a Wall Street International.  Nel 2015 ha dato avvio al progetto “Artist against Cancer”, con lo scopo di coinvolgere vari artisti e creare iniziative a sostegno della raccolta fondi in favore della ricerca contro i tumori.  Nel 2016 gli scatti artistici di Ilaria Facci sono stati pubblicati  sulla  prestigiosa rivista italiana “Il Fotografo”. 

Nidaa Badwan è nata ad Abu Dhabi nel 1987 ed ha la cittadinanza palestinese. A Urbino presenta le opere che appartengono alla serie “100 Giorni di Solitudine”: degli autoritratti che l’artista ha realizzato dentro una piccola e colorata stanza da letto, dove la giovane si è rinchiusa volontariamente per oltre  venti mesi, a partire dal novembre del 2013.  Il suo progetto creativo è nato in Palestina in seguito all’aggressione subita da parte di alcuni miliziani di Hamas che l’avevano fermata per strada, durante l’organizzazione di un evento artistico, contestandole il mancato uso del velo. Dopo avere subito violenze ed essere stata imprigionata per 8 giorni, per ottenere la liberazione i militari le hanno imposto di firmare un documento con cui accettava di indossare il  vestito islamico che l’avrebbe coperta integralmente, e l’obbligo di uscire sempre accompagnata dal padre o dal fratello. Rientrata a casa Nidaa  si è rinchiusa in un auto-esilio, per rimanere nell’unico spazio dove poteva essere libera, se stessa, donna e artista. Un esilio vissuto allo scopo di denunciare la condizione di isolamento e di mancanza di libertà che caratterizzano la vita quotidiana della popolazione, in particolare di quella femminile, all’interno di un territorio fortemente militarizzato. Per venti mesi la piccola stanza è stata il luogo dove Nidaa ha vissuto e lavorato, creando  25 autoritratti.  Le foto realizzate in “auto reclusione”  sono autoritratti,  dove il volto quasi non si riconosce. Composizioni che ricordano i chiaroscuri di Caravaggio. 
La storia di Nidaa Badwanè stata narratadal New York Times, e citata da numerosi altri quotidiani (in Italia da Avvenire, Corriere della Sera, L’Espresso). Alcune Tv hanno proposto la sua storia, come ZDF,  France24 e SKY Arte. Dopo gli anni della Palestina Nidaa Badwansi è trasferita nella Repubblica di San Marino, dove ha svolto anche il lavoro di docente universitaria presso l’Università del Design della Repubblica di San Marino. Ora l’artista vive in Italia. Le sue mostre hanno girato e stanno girando il mondo: dopo Gerusalemme, in Italia a Montecatini Terme, Ravenna, Forte dei Marmi, Monte Grimano Terme, poi San Marino, Kolding (Danimarca), Berlino, New York, Miami Beach, Dubai, Valencia e Messina. 

Giordano Morganti è nato a Milano nel 1956. Il suo ricco curriculum mostra la carriera di  un fotografo di fama internazionale, collaboratore di riviste di grande prestigio, noto principalmente per i ritratti di personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo, della politica e per le sue numerose ricerche.  All’età di nove anni  si appassiona alla fotografia e nel 1973 decide di diventare ‘artista – fotografo’. Inizia così un percorso di successo che porterà i suoi scatti a essere presenti sulle riviste e nelle gallerie d'arte nazionali e internazionali. Morganti espone a Milano, Roma, Palermo, Genova, Torino, Mantova, ma anche a New York, Berlino, Barcellona, Pechino e Parigi, solo per ricordare alcune mostre .
 Giordano Morganti ama fotografare le diversità, le ingiustizie, il disagio. Egli si è avvicinato alla fotografia spinto dalla voglia di scoprire il mondo, andando oltre la superficialità: “quando la realtà ti sembra sfuggevole, come un paesaggio visto da un treno in corsa, provo il desiderio di fermare quegli attimi, quei volti, quegli scorci, quelle luci, né più né meno come un entomologo che trafigge con lo spillo l’insetto che intende osservare, studiare, comprendere”. La missione del fotografo, dice Marganti, è “fermare l’attimo, renderlo eterno, perfetto. Fermare l’attimo non significa mortificare il movimento, ma sublimarlo”.   
Questa è la cifra dell’artista:  un professionista che indaga la realtà che lo circonda, puntando a cogliere gli  aspetti più intimi dell’animo umano, distillandoli tramite uno sguardo, una postura,  una tensione.  
Le undici opere esposte a Urbino sono come le immagini in successione in un rollino fotografico: foto montate al centro di una cornice nera, 98 cm X 98 cm, che ritraggono persone con problemi psichici. Tanti “pezzi unici”, per ognuno una storia diversa,  dove l’anima ha la leggerezza e la multiformità della natura.

La mostra a Urbino sarà inaugurata il 2 aprile alle ore 17
Orari: da lunedì a venerdì 09-20; festivi 10-12 / 15-18


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