Abitavano fuori porta. Gente della Piacenza romana

Vasellame in ceramica, lucerne e balsamari da corredi tombali
Dal 15 Aprile 2012 al 31 Dicembre 2012
Piacenza
Luogo: Museo Archeologico, Musei Civici di Palazzo Farnese
Indirizzo: piazza Cittadella
Orari: da martedì a giovedì 9-13; da venerdì a domenica 9-13/ 15-18
Enti promotori:
- Comune di Piacenza
- Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna
- Lions Club Piacenza Il Farnese
- Fondazione Piacenza e Vigevano
Costo del biglietto: intero € 3, ridotto € 2.50
Telefono per informazioni: +39 0523 492658
Sito ufficiale: http://www.archeobologna.beniculturali.it/mostre/pc_mostra2011.htm
Nella primavera del 2007, durante gli scavi per la costruzione di garage interrati in Via Venturini, a Piacenza, furono rinvenute tredici sepolture distribuite senza ordine in un’area ristretta di un centinaio di metri quadri. La zona, collocata a sud della città a circa 800 metri dalle mura urbiche, in epoca romana si trovava tra le due strade che puntavano verso la riva destra del Trebbia, uscendo dalla città.
A poco più di quattro anni da quel ritrovamento, la mostra "Abitavano fuori porta. Gente della Piacenza romana” presenta al pubblico i corredi di cinque di quelle tredici tombe che costituivano la piccola necropoli utilizzata per circa un secolo, dall’età augustea ai primi decenni del II sec. a.C.
Dopo un attento lavoro di restauro, i visitatori possono adesso ammirare una sessantina di reperti in grado di offrire un interessante panorama di oggetti d’uso quotidiano tra l’inizio del I secolo d.C. e i primi anni del seguente: suppellettili da mensa, lucerne, anfore, vetri, manufatti in osso e ferro.
Sono le offerte che i parenti gettavano sulla pira insieme alla salma o lasciavano al defunto nella sepoltura per le necessità della vita ultramondana.
Le tombe erano costituite per lo più da una semplice fossa, solo in tre casi dotata di una struttura perimetrale in laterizio, e in altre cinque segnalata da un’anfora.
Il rito pressoché esclusivo è quello della cremazione, sia diretta che indiretta.
Nella necropoli erano sepolti individui giovani, adulti e maturi di entrambi i sessi, presumibilmente appartenenti a un gruppo umano legato da rapporti di parentela o di affinità sociale. Si potrebbe pensare ad una famiglia di piccoli proprietari terrieri oppure a servi di un dominus che possedeva nelle vicinanze una villa suburbana.
A poco più di quattro anni da quel ritrovamento, la mostra "Abitavano fuori porta. Gente della Piacenza romana” presenta al pubblico i corredi di cinque di quelle tredici tombe che costituivano la piccola necropoli utilizzata per circa un secolo, dall’età augustea ai primi decenni del II sec. a.C.
Dopo un attento lavoro di restauro, i visitatori possono adesso ammirare una sessantina di reperti in grado di offrire un interessante panorama di oggetti d’uso quotidiano tra l’inizio del I secolo d.C. e i primi anni del seguente: suppellettili da mensa, lucerne, anfore, vetri, manufatti in osso e ferro.
Sono le offerte che i parenti gettavano sulla pira insieme alla salma o lasciavano al defunto nella sepoltura per le necessità della vita ultramondana.
Le tombe erano costituite per lo più da una semplice fossa, solo in tre casi dotata di una struttura perimetrale in laterizio, e in altre cinque segnalata da un’anfora.
Il rito pressoché esclusivo è quello della cremazione, sia diretta che indiretta.
Nella necropoli erano sepolti individui giovani, adulti e maturi di entrambi i sessi, presumibilmente appartenenti a un gruppo umano legato da rapporti di parentela o di affinità sociale. Si potrebbe pensare ad una famiglia di piccoli proprietari terrieri oppure a servi di un dominus che possedeva nelle vicinanze una villa suburbana.
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