Antichissima Bismantova. Il sito pre-protostorico di Campo Pianelli: 150 anni di ricerche

Antichissima Bismantova. Il sito pre-protostorico di Campo Pianelli: 150 anni di ricerche

 

Dal 19 Aprile 2014 al 02 Novembre 2014

Castelnovo ne' Monti | Reggio Emilia

Luogo: Palazzo Ducale

Indirizzo: via Roma 12

Orari: 15,30-18,30; dal 5 maggio sabato, domenica e festivi 16-19; dal 30 giugno tutti i giorni (tranne mercoledì) 16-19 più apertura serale del venerdì 20,30-23; dal 15 settembre sabato, domenica e festivi 15,30-18,30

Curatori: Iames Tirabassi

Enti promotori:

  • Soprintendenza per i beni archeologici dell'Emilia-Romagna
  • Musei Civici di Reggio Emilia
  • Comune di Castelnovo ne’ Monti
  • Ente Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 0522 610204

E-Mail info: biblioteca@comune.castelnovo-nemonti.re.it

Sito ufficiale: http://www.archeobologna.beniculturali.it/


Isolata e inconfondibile, icona totemica e sorprendente monumento naturale, la Pietra di Bismantova è sempre stata un luogo magico, strategico e sicuro dove vivere e morire. Le ricerche archeologiche effettuate a più riprese a partire dalla metà dell’Ottocento confermano una sua frequentazione già nella seconda metà del III millennio a.C., al tempo della cultura del Bicchiere Campaniforme. Forse quegli uomini sfruttavano i pascoli o forse pregavano all’ombra della Pietra; resta il fatto che da allora, e fino al I secolo a.C., l’occupazione della sua sommità e dell’altopiano che le funge da base non si è mai interrotta.
Lo testimonia la mostra “Antichissima Bismantova: il sito pre-protostorico di Campo Pianelli. 150 anni di ricerche” allestita nel Palazzo Ducale di Castelnovo ne’ Monti (Reggio Emilia) fino al 2 novembre 2014.
L’esposizione consente di ammirare nel luogo del ritrovamento i reperti abitualmente custoditi nei Musei Civici di Reggio Emilia, rinvenuti nel corso degli anni a Campo Pianelli, la necropoli alle pendici della Pietra utilizzata fin dall’età del Rame e poi più intensamente nell’età del Bronzo. Un modo per tenere vivo l’interesse per le indagini riprese dal 2011 in poi, continuando l’esplorazione di questo importante monumento naturale che conserva numerose tracce antropiche distribuite su un arco di tempo di oltre 10mila anni.
I primi scavi a Bismantova risalgono al 1865 ad opera di don Gaetano Chierici, direttore del museo di Reggio Emilia. Da allora Campo Pianelli ha restituito decine di sepolture, principalmente in ossuari costituiti da grandi vasi biconici con relativi corredi. Una serie di pezzi ceramici di grande importanza, corredati da manufatti in osso o bronzo e da altre suppellettili di elevato valore archeologico che sono la base della sezione pre-protostorica dei Musei di Reggio. Questa imponente collezione torna per la prima volta in Appennino per raccontare una storia che, dall’età del Rame passando per gli Etruschi, i Liguri e i Bizantini, arriva alla recente nascita del Parco.
Passerà un secolo dalle ricerche di don Gaetano Chierici prima che si ricominci a indagare Campo Pianelli. Prima verrà alla luce un nucleo di sepolture pari per numero e importanza a quelle dissotterrate dal Chierici, poi nel 1982 gli scavi diretti dalla Soprintendenza per i beni archeologici dell’Emilia-Romagna rileveranno finalmente la ricca stratigrafia dell’abitato che conserva reperti distribuiti su un arco di tempo che va dalla tarda età del Rame e il IV sec. a.C, in totale circa 3000 anni di storia non scritta. Negli anni seguenti sopralluoghi e ricerche di superficie recupereranno altri manufatti che l’erosione della Pietra, con parsimonia, riporta man mano in luce per arrivare al 2008-2009 quando si intercettano tre sepolture a cremazione di etnia ligure databili fra III e II sec. a.C.
 La mostra vuole essere anche un omaggio a quell’imponente fenomeno geologico che è la Pietra, una montagna sacra che con l’altra di Monte Valestra ha determinato la storia dell’Appennino emiliano. Fin dal paleolitico superiore ha attirato l’interesse dell’uomo le cui tracce, sedimentate nel tempo, formano un contesto di emergenze archeologiche che, saltuariamente e in modo avaro, riemergono dall’oblio del tempo aumentando l’aura di mistero trasudante da questo incredibile monumento naturale. Noi siamo forse fra i suoi fruitori quelli più sprovveduti e meno in equilibrio con la natura; ma anche i più determinati a violarne i segreti.
 

SCARICA IL COMUNICATO IN PDF
COMMENTI