Alessandro Passaro. Fuori Pieno
Dal 25 Marzo 2023 al 28 Maggio 2023
Roma
Luogo: Casa Vuota
Indirizzo: Via Maia 12
Orari: su appuntamento
Curatori: Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: 3928918793 - 3284615638
E-Mail info: vuotacasa@gmail.com
Il potere immaginifico della pittura viene magnificato da una mostra di buchi che trasforma il vuoto in pieno. Scimpanzé, rinoceronti e animali esotici popolano visioni surreali e metalinguistiche ambientate nelle stanze di un appartamento che mostra se stesso e le fantasie che può contenere, innescando una catena infinita di aperture, citazioni e rimandi. Una Casa Vuota, trasformata dal 2017 in spazio espositivo, si ribalta nel suo contrario, ovvero in un Fuori Pieno affollato di bizzarie, immaginando scenari fantasiosi oltre i muri grazie all’intervento site specific dell’artista Alessandro Passaro.
Fuori Pieno è il titolo della mostra personale di Alessandro Passaro ospitata dal 25 marzo al 28 maggio al secondo piano di via Maia 12 a Roma, in zona Quadraro, curata da Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo.
La mostra si inaugura sabato 25 marzo dalle ore 17 alle 21. Nel corso dell’inaugurazione, l’artista accompagna il pubblico all’interno del percorso espositivo, dialogando con i visitatori in una visita guidata in forma di performance.
Per la sua personale a Casa Vuota, Alessandro Passaro progetta buchi e pratica aperture che si affacciano in una pluralità di direzioni: in alcuni casi nella mente dell’autore, in altri nella sua assenza e in altri ancora nelle stanze accanto. Vengono presentati al pubblico otto grandi dipinti a olio su tela, senza telaio e realizzati nel 2023, che vogliono farsi osservare non come opere in sé, ma come elementi di una grande installazione che abbraccia tutta la casa. Nelle intenzioni dell’artista, sono metafore semplici di che cos’è un quadro, ovvero uno squarcio che si affaccia in un’altra dimensione.
“Alessandro Passaro – spiegano i curatori Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo – fa un uso concettuale e progettuale della pittura, concependola come un dispositivo in grado di sfondare le pareti dello spazio espositivo domestico e affidando alle sue prodezze illusionistiche l’immaginazione di mondi possibili e impossibili che si aprono al di là delle pareti della casa. L’idea nasce nel 2022 guardando le stanze spoglie e le loro carte da parati sdrucite. A partire da una riflessione sullo spazio e sulla sua incompletezza, Passaro si impegna a rivelare il potenziale immaginifico che lo spazio racchiude, facendo dei suoi limiti un’opportunità e immaginando un altrove pieno e brulicante di vita al posto di un vuoto che delle storie passate e della vita consumata al suo interno conserva soltanto una traccia svanita”.
“Caricandosi di un potere divinatorio – proseguono i due curatori – l’artista è un medium che materializza visioni, producendo discontinuità nell’esperienza della realtà, in una sottrazione di autorialità che è apertura verso la meraviglia dell’accadere”. L’autorialità è una prigione per Passaro ed è questa la prima gabbia da abbattere, facendosi abitare dai demoni di una sensibilità surreale.
La prima emozione suggerita dallo spazio è un’ipotesi distruttiva: abbattere i muri per oltrepassarli, superare i limiti. “Ho avuto il bisogno – racconta Alessandro Passaro – di aprire quelle stanze, di bucare le pareti. È così che nasce Fuori Pieno, con l’identità di un buco che possa affacciarsi nell’altra stanza, come nella mente dell’autore, come nell’assenza dell’autore. Ho sempre pensato che la nostra identità sia uno strumento per imparare a mettersi da parte. Intitolare Fuori Pieno una mostra di pittura a Casa Vuota è un modo di esaltare ciò che nel presente è già fatto ma è anche un modo di gestire il mio ego creativo non considerandolo autore totale ma collaboratore, vigile e presente alla propria assenza. Ovviamente è anche un modo di tirare dentro il valore contemporaneo che hanno termini come casa, vuoto, pieno, fuori”.
“È un grande omaggio al dipingere come atto creativo e liberatorio, quello di Passaro, nel quale gli animali, estrapolati dallo scenario naturale che gli è proprio e ricontestualizzati nello spazio domestico, si offrono come simulacri e mettono in luce le incongruenze della società contemporanea”, commentano Del Re e de Nichilo. “La sua ricerca porosa e rabdomantica accoglie l’incidente, l’incursione nella realtà, l’accadere randomico dei segni e delle visioni nel cammino della pittura, caricandosi di una forza espressiva e affabulatoria di rara potenza. In questo incedere tra segni e sogni, tra slabbrature e fantasticherie che portano il reale nell’irreale, che mette da parte l’autore per fare emergere la sorpresa di narrazioni sorgive, spontanee e accavallantesi in una simultaneità antinarrativa, trova posto anche un ospite speciale con la sua creatività giocosa e spontanea, ovvero la figlia del pittore, una bambina di quattro anni”.
“Ho fatto realizzare un paio di disegni colorati a mia figlia Marta”, racconta Passaro. “Intorno questi disegni, con il mio limite linguistico, ho rappresentato ciò che lei aveva già rappresentato”. Quadri nei quadri, dunque, visioni dentro altre visioni, astrazione nella rappresentazione del reale, per cogliere la realtà “come si sa che è, non come la si vede”. Perché, per Alessandro Passaro, “se la pittura parla della vita, la vita stessa deve essere all’altezza della pittura. Bisogna essere opere d’arte nella vita così come lo si è quando si gioca con la rappresentazione”. Insieme al gesto liberatorio che questa mostra rende possibile, un messaggio etico si ritrova dentro la forma e prima della forma. “L’arte siamo noi, il coraggio di diventare dei capolavori passa attraverso scelte sociopolitiche, umane, antropologiche”, conclude l’artista. “Con l’arte mi piace parlare di questo perché mi sembra il senso più profondo di tutto, oggi”.
Alessandro Passaro nasce nel 1974 a Mesagne, in provincia di Brindisi, e si forma all’Accademia di belle arti di Lecce. Prende dalla sua terra il temperamento sanguigno e la franchezza emotiva che caratterizzano il suo lavoro. La sua pittura si orienta tra il figurale e l’informale, con un atteggiamento di costante esplorazione delle potenzialità espressive del colore e del segno, affascinato dall’idea di un limite che si trasforma in ricchezza linguistica. La sua prima personale, nel 2007, è Infuori curata da Ivan Quaroni alla Galleria Paolo Erbetta di Foggia. Tra le personali più recenti si annoverano nel 2022 Essere cellulare alla Gigi Rigliaco Gallery di Galatina curata da Nicola Zito, nel 2021 Via la pittura e nel 2017 Identity a Mesagne, nel 2013 Uno alla Galleria Statuto 13 di Milano a cura di Massimiliano Bisazza, nel 2012 Perdita di tempo ai Cantieri Teatrali Koreja di Lecce a cura di Marinilde Giannandrea. Tra le collettive si segnalano nel 2020 Una serie di esercizi inutili e altre storie nell’Opificio Puca di Sant’Arpino, in provincia di Caserta, organizzata dalla Galleria Studiolegale, nel 2018 Ritratti al Museo Pino Pascali di Polignano a Mare e la residenza Bocsart di Cosenza curata da Alberto Dambruoso, dal 2013 al 2016 il ciclo di mostre Sistema organizzato dal Ministero degli affari esteri, nel 2014 Artsiders alla Galleria nazionale dell’Umbria di Perugia a cura di Fabio De Chirico e Massimo Mattioli. Nel 2011 espone nel padiglione delle accademie alla Biennale di Venezia, nel 2012 è a Open space alla Galleria nazionale di Cosenza e a Overture al Museo Pino Pascali e nel 2005 alla Biennale del Mediterraneo a Napoli a cura di Achille Bonito Oliva.
Fuori Pieno è il titolo della mostra personale di Alessandro Passaro ospitata dal 25 marzo al 28 maggio al secondo piano di via Maia 12 a Roma, in zona Quadraro, curata da Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo.
La mostra si inaugura sabato 25 marzo dalle ore 17 alle 21. Nel corso dell’inaugurazione, l’artista accompagna il pubblico all’interno del percorso espositivo, dialogando con i visitatori in una visita guidata in forma di performance.
Per la sua personale a Casa Vuota, Alessandro Passaro progetta buchi e pratica aperture che si affacciano in una pluralità di direzioni: in alcuni casi nella mente dell’autore, in altri nella sua assenza e in altri ancora nelle stanze accanto. Vengono presentati al pubblico otto grandi dipinti a olio su tela, senza telaio e realizzati nel 2023, che vogliono farsi osservare non come opere in sé, ma come elementi di una grande installazione che abbraccia tutta la casa. Nelle intenzioni dell’artista, sono metafore semplici di che cos’è un quadro, ovvero uno squarcio che si affaccia in un’altra dimensione.
“Alessandro Passaro – spiegano i curatori Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo – fa un uso concettuale e progettuale della pittura, concependola come un dispositivo in grado di sfondare le pareti dello spazio espositivo domestico e affidando alle sue prodezze illusionistiche l’immaginazione di mondi possibili e impossibili che si aprono al di là delle pareti della casa. L’idea nasce nel 2022 guardando le stanze spoglie e le loro carte da parati sdrucite. A partire da una riflessione sullo spazio e sulla sua incompletezza, Passaro si impegna a rivelare il potenziale immaginifico che lo spazio racchiude, facendo dei suoi limiti un’opportunità e immaginando un altrove pieno e brulicante di vita al posto di un vuoto che delle storie passate e della vita consumata al suo interno conserva soltanto una traccia svanita”.
“Caricandosi di un potere divinatorio – proseguono i due curatori – l’artista è un medium che materializza visioni, producendo discontinuità nell’esperienza della realtà, in una sottrazione di autorialità che è apertura verso la meraviglia dell’accadere”. L’autorialità è una prigione per Passaro ed è questa la prima gabbia da abbattere, facendosi abitare dai demoni di una sensibilità surreale.
La prima emozione suggerita dallo spazio è un’ipotesi distruttiva: abbattere i muri per oltrepassarli, superare i limiti. “Ho avuto il bisogno – racconta Alessandro Passaro – di aprire quelle stanze, di bucare le pareti. È così che nasce Fuori Pieno, con l’identità di un buco che possa affacciarsi nell’altra stanza, come nella mente dell’autore, come nell’assenza dell’autore. Ho sempre pensato che la nostra identità sia uno strumento per imparare a mettersi da parte. Intitolare Fuori Pieno una mostra di pittura a Casa Vuota è un modo di esaltare ciò che nel presente è già fatto ma è anche un modo di gestire il mio ego creativo non considerandolo autore totale ma collaboratore, vigile e presente alla propria assenza. Ovviamente è anche un modo di tirare dentro il valore contemporaneo che hanno termini come casa, vuoto, pieno, fuori”.
“È un grande omaggio al dipingere come atto creativo e liberatorio, quello di Passaro, nel quale gli animali, estrapolati dallo scenario naturale che gli è proprio e ricontestualizzati nello spazio domestico, si offrono come simulacri e mettono in luce le incongruenze della società contemporanea”, commentano Del Re e de Nichilo. “La sua ricerca porosa e rabdomantica accoglie l’incidente, l’incursione nella realtà, l’accadere randomico dei segni e delle visioni nel cammino della pittura, caricandosi di una forza espressiva e affabulatoria di rara potenza. In questo incedere tra segni e sogni, tra slabbrature e fantasticherie che portano il reale nell’irreale, che mette da parte l’autore per fare emergere la sorpresa di narrazioni sorgive, spontanee e accavallantesi in una simultaneità antinarrativa, trova posto anche un ospite speciale con la sua creatività giocosa e spontanea, ovvero la figlia del pittore, una bambina di quattro anni”.
“Ho fatto realizzare un paio di disegni colorati a mia figlia Marta”, racconta Passaro. “Intorno questi disegni, con il mio limite linguistico, ho rappresentato ciò che lei aveva già rappresentato”. Quadri nei quadri, dunque, visioni dentro altre visioni, astrazione nella rappresentazione del reale, per cogliere la realtà “come si sa che è, non come la si vede”. Perché, per Alessandro Passaro, “se la pittura parla della vita, la vita stessa deve essere all’altezza della pittura. Bisogna essere opere d’arte nella vita così come lo si è quando si gioca con la rappresentazione”. Insieme al gesto liberatorio che questa mostra rende possibile, un messaggio etico si ritrova dentro la forma e prima della forma. “L’arte siamo noi, il coraggio di diventare dei capolavori passa attraverso scelte sociopolitiche, umane, antropologiche”, conclude l’artista. “Con l’arte mi piace parlare di questo perché mi sembra il senso più profondo di tutto, oggi”.
Alessandro Passaro nasce nel 1974 a Mesagne, in provincia di Brindisi, e si forma all’Accademia di belle arti di Lecce. Prende dalla sua terra il temperamento sanguigno e la franchezza emotiva che caratterizzano il suo lavoro. La sua pittura si orienta tra il figurale e l’informale, con un atteggiamento di costante esplorazione delle potenzialità espressive del colore e del segno, affascinato dall’idea di un limite che si trasforma in ricchezza linguistica. La sua prima personale, nel 2007, è Infuori curata da Ivan Quaroni alla Galleria Paolo Erbetta di Foggia. Tra le personali più recenti si annoverano nel 2022 Essere cellulare alla Gigi Rigliaco Gallery di Galatina curata da Nicola Zito, nel 2021 Via la pittura e nel 2017 Identity a Mesagne, nel 2013 Uno alla Galleria Statuto 13 di Milano a cura di Massimiliano Bisazza, nel 2012 Perdita di tempo ai Cantieri Teatrali Koreja di Lecce a cura di Marinilde Giannandrea. Tra le collettive si segnalano nel 2020 Una serie di esercizi inutili e altre storie nell’Opificio Puca di Sant’Arpino, in provincia di Caserta, organizzata dalla Galleria Studiolegale, nel 2018 Ritratti al Museo Pino Pascali di Polignano a Mare e la residenza Bocsart di Cosenza curata da Alberto Dambruoso, dal 2013 al 2016 il ciclo di mostre Sistema organizzato dal Ministero degli affari esteri, nel 2014 Artsiders alla Galleria nazionale dell’Umbria di Perugia a cura di Fabio De Chirico e Massimo Mattioli. Nel 2011 espone nel padiglione delle accademie alla Biennale di Venezia, nel 2012 è a Open space alla Galleria nazionale di Cosenza e a Overture al Museo Pino Pascali e nel 2005 alla Biennale del Mediterraneo a Napoli a cura di Achille Bonito Oliva.
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