Dipingiamo di nuovo il cattolicesimo. “L’Annunciazione”
Dal 19 Marzo 2024 al 13 Aprile 2024
Roma
Luogo: Musei di San Salvatore in Lauro a Roma
Indirizzo: Piazza San Salvatore in Lauro 15
Orari: dal martedì al sabato 10.00-13.00 / 16.00-19.00
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 6865493
E-Mail info: redazione@ilcigno.org
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con gentile preghiera di pubblicazione
“Dipingiamo di nuovo il cattolicesimo”, seconda edizione: una mostra di dipinti contemporanei realizzati da dieci artisti polacchi e dedicati all’immagine dell’Annunciazione sarà allestita a Roma, nei Musei di San Salvatore in Lauro, dal 20 marzo al 13 aprile 2024; il vernissage si terrà il 19 marzo alle 18.30.
Venti dipinti dedicati all’immagine dell'Annunciazione, realizzati da dieci artisti polacchi contemporanei, saranno presentati per la prima volta in Italia, a Roma, nel corso del vernissage che si terrà il 19 marzo 2024 nei Musei di San Salvatore in Lauro. La mostra sarà aperta al pubblico dal 20 marzo al 13 aprile 2024 (Dal martedì al sabato, dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle ore 16.00 alle 19.00).
L’ingresso è gratuito.
La collettiva, che mira a far rivivere la tradizione dell'arte sacra e il mecenatismo ecclesiastico delle belle arti, è il risultato della seconda edizione del progetto Dipingiamo di nuovo il cattolicesimo (“Let’s paint Catholicism Again”) avviato dall’Istituto di Cultura San Giovanni Paolo II dellaPontificia Università Angelicum di Roma e dalla Fondazione San Nicola di Varsavia già nel 2023, con la mostra di opere dedicate all’immagine di Gesù Misericordioso, ospitata nei musei di San Salvatore in Lauro, dal 19 aprile al 21 maggio scorso.
La collettiva sull'Annunciazione, con dipinti per lo più in olio o in tempera su tela, e qualche acrilico su tela o su tavola, presenterà le opere dei pittori polacchi: Jarosław Modzelewski, Ignacy Czwartos, Jacek Dłużewski, Wojciech Głogowski, Jacek Hajnos O.P. (Ordo Praedicatorum, frate dell’Ordine dei Domenicani), Krzysztof Klimek, Bogna Podbielska, Beata Stankiewicz, Grzegorz Wnęk e Michał Żądło. A ogni artista è stato chiesto di realizzare due dipinti: uno di formato adatto all'interno di una chiesa o di una cappella, l'altro di dimensioni più piccole, destinato alla devozione privata.
Le opere sono state commissionate grazie alla generosità di mecenati privati. «L'esposizione dei dipinti raffiguranti l'Annunciazione è la seconda tappa di un progetto pianificato da più di vent’anni – sottolinea Dariusz Karłowicz, il promotore del progetto e curatore della mostra - che riunisce artisti e intellettuali convinti della necessità di un rilancio dell'arte sacra. Il progetto è stato inaugurato con la mostra dell’anno scorso con nuove versioni dell’immagine “Gesù, confido in te”».
«Se, come insegnano i padri del Concilio di Nicea II, l’arte cristiana è possibile solo grazie all’Incarnazione, allora l’Annunciazione è l’ ἀρχή (archè: sia nel senso di “inizio”, sia di “nucleo” o “principio”, ndr) di tutta l’arte sacra nella Chiesa. È ciò che rende possibile l'arte sacra, ma è anche la ragione della sua necessità. L’Incarnazione crea un obbligo!», afferma Karłowicz.
Il progetto riunisce artisti, teologi e studiosi per affrontare i temi più importanti della tradizione cattolica e tradurli nel linguaggio della pittura contemporanea. Prima di iniziare a dipingere le immagini dell'Annunciazione, gli artisti hanno partecipato a diversi giorni di laboratori e ascoltato una serie di conferenze sul mistero dal punto di vista della teologia sistematica, della teologia biblica, della storia dell'arte e dell'angelologia (la scienza degli angeli). «I pittori contemporanei sono eredi di una lunga tradizione di rappresentazione dell'Annunciazione. Osservando i dipinti storici di questa scena, possiamo notare come il simbolismo del gesto e del colore sia stato gradualmente plasmato dagli antichi maestri - riflette Anna Kilian,storica dell’arte coinvolta nel progetto “Let’s paint Catholicism Again” -. Sarà interessante vedere quali elementi di quella tradizione sono stati assimilati dai nostri artisti e cosa dovevano cambiare per attrarre i fedeli nel mondo di oggi. La bellezza di un dipinto sta in ciò che l’artista intendeva in esso – anche se non siamo in grado di vederlo, così come in ciò che vediamo effettivamente e ciò che appare nel dipinto, indipendentemente dalle intenzioni dell’artista. Completiamo ogni opera d'arte con la nostra percezione e immaginazione. In questo senso resta un “mistero”, come nell’Annunciazione».
Frate Jacek Hajnos, O.P., artista grafico, pittore, scultore, co-fondatore della comunità di artisti cristiani “Vera Icon”, è convinto che «qualsiasi mistero su Dio, quando dipinto, diventa un pezzo di un tutto più grande e ci permette di approfondire la nostra comprensione di quel mistero. Può addirittura diventare “una fonte teologica”, come afferma la teologia fondamentale». L'Annunciazione, quindi «è un compito di meditazione artistica. L'obiettivo qui non è una novità espressiva, nel senso in cui la intende l'arte d'avanguardia. L'obiettivo qui è una novità che nasce dalla riflessione teologica e dall'approfondimento della fede. Gli artisti bravi nella loro arte – e nella storia ne abbiamo moltissimi esempi – sono capaci di presentare un mistero in un modo che approfondisce la comprensione delle persone», aggiunge il frate domenicano.
«Volevo mostrare il momento subito dopo la domanda dell'angelo, e subito prima delle parole di Maria: “Avvenga di me secondo la tua parola”. Quel momento di pausa è cruciale», dice Krzysztof Klimek, uno dei pittori in mostra, commentando il suo lavoro.
«Il percorso che ho intrapreso, un percorso di riduzione, mi è sembrato vantaggioso per ragioni contemplative. Non aggiungo nulla di distraente al dipinto, lo minimizzo, non mi aspetto che lo spettatore si interroghi sul dipinto» – afferma Jarosław Modzelewski, pittore, illustratore, educatore, cofondatore del collettivo artistico “Gruppa”. Tuttavia è anche pronto a riconoscere che «anche nell’arte barocca, con la sua ricchezza e saturazione di dettagli, era possibile ottenere la suggestione della contemplazione».
«I Documenti della Chiesa indicano precisamente che l'arte “alta” dovrebbe essere presente nelle chiese, ma spesso non è così. L’arte sacra in Occidente sta morendo. Il Vangelo, non essendo tradotto nel linguaggio della cultura del XXI° secolo, sta diventando silenzioso e difficile da comunicare. È un problema serio ma anche una sfida enorme», afferma ancora il curatore della mostra, Dariusz Karłowicz. «Esprimere gli insegnamenti di Cristo nel linguaggio di ogni generazione successiva è un obbligo per coloro che sono chiamati a trasmettere la Verità al mondo. È il nostro contributo all'opera dell'Incarnazione. Nel cristianesimo la cultura non è un lusso, è l’aria che respira», aggiunge.
Il curatore, incoraggiando tutti a vedere la mostra personalmente, sottolinea che «il contatto diretto con l’immagine è un’esperienza completamente diversa dalla visualizzazione sullo schermo di uno smartphone o di un computer». «Il progetto “Dipingiamo ancora il cattolicesimo” con questa mostra – conclude Dariusz Karłowicz - riconferma il suo principale obiettivo, ovvero, di far rivivere l’arte sacra e restituire alla Chiesa l’arte contemporanea» che lui stesso definisce “di alto livello”, oltre a riattivare il mecenatismo della Chiesa sulle belle arti.
con gentile preghiera di pubblicazione
“Dipingiamo di nuovo il cattolicesimo”, seconda edizione: una mostra di dipinti contemporanei realizzati da dieci artisti polacchi e dedicati all’immagine dell’Annunciazione sarà allestita a Roma, nei Musei di San Salvatore in Lauro, dal 20 marzo al 13 aprile 2024; il vernissage si terrà il 19 marzo alle 18.30.
Venti dipinti dedicati all’immagine dell'Annunciazione, realizzati da dieci artisti polacchi contemporanei, saranno presentati per la prima volta in Italia, a Roma, nel corso del vernissage che si terrà il 19 marzo 2024 nei Musei di San Salvatore in Lauro. La mostra sarà aperta al pubblico dal 20 marzo al 13 aprile 2024 (Dal martedì al sabato, dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle ore 16.00 alle 19.00).
L’ingresso è gratuito.
La collettiva, che mira a far rivivere la tradizione dell'arte sacra e il mecenatismo ecclesiastico delle belle arti, è il risultato della seconda edizione del progetto Dipingiamo di nuovo il cattolicesimo (“Let’s paint Catholicism Again”) avviato dall’Istituto di Cultura San Giovanni Paolo II dellaPontificia Università Angelicum di Roma e dalla Fondazione San Nicola di Varsavia già nel 2023, con la mostra di opere dedicate all’immagine di Gesù Misericordioso, ospitata nei musei di San Salvatore in Lauro, dal 19 aprile al 21 maggio scorso.
La collettiva sull'Annunciazione, con dipinti per lo più in olio o in tempera su tela, e qualche acrilico su tela o su tavola, presenterà le opere dei pittori polacchi: Jarosław Modzelewski, Ignacy Czwartos, Jacek Dłużewski, Wojciech Głogowski, Jacek Hajnos O.P. (Ordo Praedicatorum, frate dell’Ordine dei Domenicani), Krzysztof Klimek, Bogna Podbielska, Beata Stankiewicz, Grzegorz Wnęk e Michał Żądło. A ogni artista è stato chiesto di realizzare due dipinti: uno di formato adatto all'interno di una chiesa o di una cappella, l'altro di dimensioni più piccole, destinato alla devozione privata.
Le opere sono state commissionate grazie alla generosità di mecenati privati. «L'esposizione dei dipinti raffiguranti l'Annunciazione è la seconda tappa di un progetto pianificato da più di vent’anni – sottolinea Dariusz Karłowicz, il promotore del progetto e curatore della mostra - che riunisce artisti e intellettuali convinti della necessità di un rilancio dell'arte sacra. Il progetto è stato inaugurato con la mostra dell’anno scorso con nuove versioni dell’immagine “Gesù, confido in te”».
«Se, come insegnano i padri del Concilio di Nicea II, l’arte cristiana è possibile solo grazie all’Incarnazione, allora l’Annunciazione è l’ ἀρχή (archè: sia nel senso di “inizio”, sia di “nucleo” o “principio”, ndr) di tutta l’arte sacra nella Chiesa. È ciò che rende possibile l'arte sacra, ma è anche la ragione della sua necessità. L’Incarnazione crea un obbligo!», afferma Karłowicz.
Il progetto riunisce artisti, teologi e studiosi per affrontare i temi più importanti della tradizione cattolica e tradurli nel linguaggio della pittura contemporanea. Prima di iniziare a dipingere le immagini dell'Annunciazione, gli artisti hanno partecipato a diversi giorni di laboratori e ascoltato una serie di conferenze sul mistero dal punto di vista della teologia sistematica, della teologia biblica, della storia dell'arte e dell'angelologia (la scienza degli angeli). «I pittori contemporanei sono eredi di una lunga tradizione di rappresentazione dell'Annunciazione. Osservando i dipinti storici di questa scena, possiamo notare come il simbolismo del gesto e del colore sia stato gradualmente plasmato dagli antichi maestri - riflette Anna Kilian,storica dell’arte coinvolta nel progetto “Let’s paint Catholicism Again” -. Sarà interessante vedere quali elementi di quella tradizione sono stati assimilati dai nostri artisti e cosa dovevano cambiare per attrarre i fedeli nel mondo di oggi. La bellezza di un dipinto sta in ciò che l’artista intendeva in esso – anche se non siamo in grado di vederlo, così come in ciò che vediamo effettivamente e ciò che appare nel dipinto, indipendentemente dalle intenzioni dell’artista. Completiamo ogni opera d'arte con la nostra percezione e immaginazione. In questo senso resta un “mistero”, come nell’Annunciazione».
Frate Jacek Hajnos, O.P., artista grafico, pittore, scultore, co-fondatore della comunità di artisti cristiani “Vera Icon”, è convinto che «qualsiasi mistero su Dio, quando dipinto, diventa un pezzo di un tutto più grande e ci permette di approfondire la nostra comprensione di quel mistero. Può addirittura diventare “una fonte teologica”, come afferma la teologia fondamentale». L'Annunciazione, quindi «è un compito di meditazione artistica. L'obiettivo qui non è una novità espressiva, nel senso in cui la intende l'arte d'avanguardia. L'obiettivo qui è una novità che nasce dalla riflessione teologica e dall'approfondimento della fede. Gli artisti bravi nella loro arte – e nella storia ne abbiamo moltissimi esempi – sono capaci di presentare un mistero in un modo che approfondisce la comprensione delle persone», aggiunge il frate domenicano.
«Volevo mostrare il momento subito dopo la domanda dell'angelo, e subito prima delle parole di Maria: “Avvenga di me secondo la tua parola”. Quel momento di pausa è cruciale», dice Krzysztof Klimek, uno dei pittori in mostra, commentando il suo lavoro.
«Il percorso che ho intrapreso, un percorso di riduzione, mi è sembrato vantaggioso per ragioni contemplative. Non aggiungo nulla di distraente al dipinto, lo minimizzo, non mi aspetto che lo spettatore si interroghi sul dipinto» – afferma Jarosław Modzelewski, pittore, illustratore, educatore, cofondatore del collettivo artistico “Gruppa”. Tuttavia è anche pronto a riconoscere che «anche nell’arte barocca, con la sua ricchezza e saturazione di dettagli, era possibile ottenere la suggestione della contemplazione».
«I Documenti della Chiesa indicano precisamente che l'arte “alta” dovrebbe essere presente nelle chiese, ma spesso non è così. L’arte sacra in Occidente sta morendo. Il Vangelo, non essendo tradotto nel linguaggio della cultura del XXI° secolo, sta diventando silenzioso e difficile da comunicare. È un problema serio ma anche una sfida enorme», afferma ancora il curatore della mostra, Dariusz Karłowicz. «Esprimere gli insegnamenti di Cristo nel linguaggio di ogni generazione successiva è un obbligo per coloro che sono chiamati a trasmettere la Verità al mondo. È il nostro contributo all'opera dell'Incarnazione. Nel cristianesimo la cultura non è un lusso, è l’aria che respira», aggiunge.
Il curatore, incoraggiando tutti a vedere la mostra personalmente, sottolinea che «il contatto diretto con l’immagine è un’esperienza completamente diversa dalla visualizzazione sullo schermo di uno smartphone o di un computer». «Il progetto “Dipingiamo ancora il cattolicesimo” con questa mostra – conclude Dariusz Karłowicz - riconferma il suo principale obiettivo, ovvero, di far rivivere l’arte sacra e restituire alla Chiesa l’arte contemporanea» che lui stesso definisce “di alto livello”, oltre a riattivare il mecenatismo della Chiesa sulle belle arti.
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