Dissolvenze. Valentina Colella / Perla Sardella / Bianca Senigalliesi
Dal 07 Febbraio 2017 al 23 Febbraio 2017
Roma
Luogo: AOCF58 - Galleria Bruno Lisi
Indirizzo: via Flaminia 58
Orari: dal lunedì al venerdì ore 17-19.30 (chiuso sabato e festivi)
Curatori: Annalisa Filonzi
Sito ufficiale: http://www.aocf58.it
DISSOLVENZE è una mostra che affronta temi esistenziali come la ricerca di se stessi, oggi resa ancor più contemporanea dalla frammentazione tra vita reale ed esistenza in rete, e il tentativo di rapporto con gli altri, che diventa ricerca di un contatto con un altro sempre più irraggiungibile, virtuale ed inconsistente. Queste ricerche mettono in evidenza la grande incomunicabilità e assenza e solitudine tra le persone, proprio nell’epoca in cui la quotidianità è dominata dalla comunicazione di massa.
Le tre artiste– Valentina Colella (Sulmona, 1984), Perla Sardella (Jesi, 1991), Bianca Senigalliesi (Senigallia, 1990) – si esprimono infatti attraverso i più attuali mezzi di comunicazione, trasformando video, social network, internet in un linguaggio artistico estremamente in linea con la contemporaneità dei contenuti. Il confronto con se stessi e con gli altri diventa nelle loro opere confusione tra figura reale e vita virtuale, un tema affrontato dalle tre artiste in modo diverso ma tutte attraverso la multidisciplinarietà, con una matura capacità, nonostante la giovanissima età, di mescolare in modo sperimentale linguaggi diversi– video, cinema, danza, performance, social network – per esprimere la loro visione.
L’opera di Valentina Colella 29 Station of the cross è la visualizzazione di una performance realizzata in rete che nasce da una perdita, un lutto molto grave di cui la notizia è arrivata attraverso facebook, nella quale l’artista, in ventinove tappe successive, fa scomparire la propria immagine dal web per riprendere contatto con se stessa e con la natura reale, tracciando sul proprio corpo le coordinate gps del percorso che la separa dal luogo fisico della tragedia; elementi della realtà che si astraggono in numero, ma anche un riferimento al volo, immagine che google frappone casualmente tra lei e la ricerca dell’ultimo luogo abitato da chi ha perso. Le tappe del volo, così trasformato in sofferta via crucis di interiorizzazione del dolore, si fermano a 29, numero ricorrente per l’artista, ad un passo dal 30, composto dalle due cifre perfette 3 e 0, a sottolineare che nell’opera, come nella sua vita, ci sarà sempre una parte mancante. Lo schermo del computer che riporta l’immagine dell’artista che man mano si dissolve è stata stampata su carta fotografica e va a disegnare una linea d’orizzonte che nella composizione non sa rinunciare alla verticalità del foglio, per avere la possibilità di guardare sempre in alto. L’opera è stata esposta nella mostra Gestures-Body Art Stories a cura di Valerio Dehò al Kaohsiung Museum of Fine Arts di Taiwan.
Comfort zonedi Perla Sardella è un film documentario (13’29’’, HD, colore, stereo, con Sona Hovhannisyan e Hafid F., musiche di Carlo Maria Amadio) che racconta una situazione surreale, virtuale e reale nello stesso momento: un viaggio in una città sconosciuta, Dubai, basato sugli scatti autentici del giovane Hafid, che, dopo aver rubato un telefono cellulare, ha dimenticato di disattivare l’autosincronizzazione delle foto, permettendo alla legittima proprietaria di vedere sul proprio computer le immagini che Hafid raccoglieva. Le foto sono state pubblicate dalla derubata in un blog www.lifeofastrangerwhostolemyphone.tumblr.com alla ricerca di un contatto reale con il nuovo proprietario. La storia, raccolta in rete, su un social network, è diventata un’occasione per l’artista per riflettere sulla separazione tra lo spazio reale e quello digitale e la loro connessione con l’essere umano e sulla perdita di consistenza dei rapporti con l’altro. Comfort Zone è stato presentato nella sezione Italiana.corti della 33esima edizione del Torino Film Festival.
Woman in cam (video low-fi, 2015, durata 6’18’’) di Bianca Senigalliesi è un’improvvisazione di danza realizzata davanti alla webcam del computer, strumento a cui l’artista è legata attraverso delle cuffie, elemento ambivalente di isolamento o di contatto con il mondo esterno che si trova in rete. La danza, muta, alterna movimenti di autocompiacimento del proprio corpo a gesti che mostrano una femminilità alla ricerca della propria affermazione con un altro al di là dello schermo. Il video fa emergere tutta la complessità dell’essere donna, un essere composto di moti interiori dell’animo e gesti esteriori, che si confronta con lo schermo: muro protettivo ma anche medium di comunicazione con un altro di cui non si conosce la consistenza. L’opera rimanda a tutta la fragilità insita nella quotidianità dell’essere umano che si confronta con un mondo spesso solo immaginato e immaginario. L’opera è stata selezionata ed esposta tra le finaliste del Premio Nori de’ Nobili dal Museo Nori de’ Nobili di Trecastelli.
La mostra DISSOLVENZE è stata precedentemente esposta a Jesi lo scorso giugno nello spazio USB Gallery, una home gallery che come la porta usb dei nostri strumenti elettronici, attraverso cui oggi passano tutti i nostri pensieri, in maniera indipendente serve da collegamento tra le tante esperienze e riflessioni che attraversano l’arte.
Annalisa Filonzi
Valentina Colella (1984, Sulmona) è una giovane artista italiana. I suoi lavori si occupano della relazione tra la realtà, il corpo e il mondo digitale, usando immagini dal web, foto, video e installazioni come mezzi espressivi. Nel 2013 nella mostra WhiteOut, Hundred Years Gallery, Londra, comincia a sviluppare l’immagine di un volo estrapolato da Google Maps, indagine che si sviluppa in diverse tappe, nel 2014, con la mostra Attese Impossibili curata da Vittoria Biasi, Centro di Documentazione della Ricerca Artistica Contemporanea Luigi Di Sarro, Roma; nel 2014 partecipa alla BienaALfinDelMundo, Mar Del Plata, Argentina.
Nel 2015 il volo, tratto da una performance avvenuta su Facebook, e documentato con stampe, fa parte della mostra 2015 Gestures-Body Art Stories-Marina Abramović & The Others, a cura di Valerio Dehò, Kaohsiung Museum of Fine Arts, Taiwan. Nel 2016 con “… e poi accadde il bianco!” a cura di Vittoria Biasi, si conclude un ciclo importante del progetto esposto presso l’Istituto Italiano di Cultura Colonia, Germania; il Museo Laboratorio Ex Manifattura Tabacchi, Città Sant'Angelo (Pe); il Museo Regionale dell’Emigrante, Introdacqua (Aq). Con il progetto Learning, Valentina viene selezionata per la residenza 2016 / 2017 ARP Art Residency Project, Cape Town, Sud Africa.
www.valentinacollella.com
Perla Sardella nasce a Jesi, nelle Marche, nel 1991. Si trasferisce poi a Milano dove completa gli studi alla Nuova Accademia di Belle Arti, conseguendo la laurea nel 2015 in Media Design e Arti Multimediali. Presenta una tesi sull’autoreferenza nel cinema documentario e il suo cortometraggio di diploma, Comfort Zone, viene presentato alla 33esima edizione del Torino Film Festival, nella sezione Italiana.corti. Attualmente vive e lavora tra Marche e Lombardia, come filmmaker freelance.
Bianca Senigalliesi è nata nel 1990, a Senigallia. Inizia a ballare all’età di 7 anni, cimentandosi soprattutto nella tecnica modern presso varie scuole della provincia di Ancona e Pesaro. Dopo qualche anno, il desiderio di portare il proprio corpo all’evoluzione del plasmarsi la porta a ricercare la tecnica classica, che diventa presto il suo abito naturale. Senza mai abbandonare la danza moderna, frequenta dei corsi di perfezionamento presso “Salus et Gratia” di Ancona, “Accademia Internazionale Coreutica” e “Centro Internazionale Danza e Spettacolo Opus Ballet” di Firenze.
Partecipa a vari concorsi: Concorso Nazionale di Caserta 2006, Danza in Fiera Firenze 2007, Rimini Wellness 2007, Concorso Expression I.D.A., nel quale vince il Premio Speciale della Giuria con un passo a due di danza contemporanea.
Si classifica tra le prime quattro concorrenti all’esame d’ammissione all’ “Accademia Nazionale di Danza” di Roma. L’incontro con Massimo Perugini, la conduce verso l’amore per la tecnica contemporanea, che la spinge verso nuove città italiane per conoscere maestri europei ed americani. Il suo percorso nella danza è stata la continua ricerca di identità nella qualità del proprio movimento, che ha lottato costantemente con un’impossibile conquista della perfezione. Il dolore dell’allontanamento dal Balletto classico fa sì che Bianca, in età più matura, si avvicini al sentire il bisogno di qualcosa di Suo, di perdonare il proprio corpo ed il proprio movimento. Il mondo delle video-performance danzanti su youtube le fa conoscere Emma Portner: “non pensavo fosse possibile che una cosa così desse piacere agli occhi”.
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