Enigmatico-problematico. Neosurrealismo astratto, o astrazione concreta nell’opera pittorica di Rosy Losito?
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Rosy Losito, La donna con due cuori
Dal 14 Febbraio 2015 al 25 Febbraio 2015
Ardea | Roma
Luogo: Raccolta Manzù/GNAM
Indirizzo: via Laurentina km 32
Orari: da martedì a sabato 10,30-18,30
Curatori: Fabio D'Achille
Enti promotori:
- MAD Museo d'Arte Diffusa
- Raccolta Manzù/GNAM
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 393.3242424
E-Mail info: eventi@madarte.it
Sito ufficiale: http://www.madarte.it
Per il sesto appuntamento del MadLab @ Raccolta Manzù, rassegna d’arte contemporanea al femminile nel “ridotto” della raccolta Manzù a cura di Fabio D’Achille, presentiamo le opere di Rosy Losito, forse la personalità più enigmatica – e problematica – tra quelle sinora sfilate tra le pareti verdearancio dell’eccentrico contenitore espositivo, allocato nel giardino del museo di Manzù.
Le composizioni astratte di Losito presentano un ché, nei meditati accostamenti di colore, invariabilmente calibrati, come del resto nella dialettica di architetture dipinte a metà tra il geometrico e lo spontaneo - germinale, tale da potersi definire “vintage” nei reconditi ma irresistibili richiami all’astratto-concreto, momento particolarissimo e cruciale per l’affermarsi dell’informale in Italia nei primi anni cinquanta.
Sono forse le teorie dei tasselli cromatici, tutti simili ma mai uguali, di forma rettangolare ma dagli spigoli stondati, a stabilire in queste opere l’ambiguità di un perenne e sospeso compromesso visivo; è quel colore steso in pennellate dense sì, ma dove prevale il fluido, fino a produrre un’impressione di vetro trasparente spesso interrotto, come brisé ; sono, infine, i titoli stessi, come nel caso di Donna con due cuori, o Equilibrio, a porci l’interrogativo principale su chi sia e dove stia andando questa originale figura di artista, per la quale potremmo, altrettanto plausibilmente, impiegare il codice interpretativo di un neosurrealismo astratto, sulla scia di quello italiano – l’unico per la verità che mai si sia avuto nel nostro Paese - di “terza generazione”, reclutato dal grande Arturo Schwarz nella Milano del dopoguerra.
Dangelo, Dova, Peverelli, Del Pezzo sono alcuni tra i principali nomi di riferimento, così come, per l’ambito dell’Informale, penso a certe composizioni di Antonio Corpora ancora giovane; l’elenco dei “vintage” d’ispirazione, forse inconsapevole, sarebbe lungo, ma le forme e i colori evanescenti, come di vetro soffiato, inframmezzate da pensieri di linee, o linee di pensieri arabescanti che ne zampillano come vive sorgenti, riconducono all’universo dell’onirico e dell’inconscio.
Se poi usciamo dalle pareti del MadLab, sogno e visione ci vengono assicurati da quelle misteriose e lievissime creature volanti – dalle vaghe fattezze di unicorni – risultanti dall’assemblaggio di larghe maglie elastiche e circolari, danzanti nel vuoto, e di cui Rosy Losito ha popolato e riempito i luoghi espositivi come i luoghi del suo immaginario.
Marcella Cossu
Le composizioni astratte di Losito presentano un ché, nei meditati accostamenti di colore, invariabilmente calibrati, come del resto nella dialettica di architetture dipinte a metà tra il geometrico e lo spontaneo - germinale, tale da potersi definire “vintage” nei reconditi ma irresistibili richiami all’astratto-concreto, momento particolarissimo e cruciale per l’affermarsi dell’informale in Italia nei primi anni cinquanta.
Sono forse le teorie dei tasselli cromatici, tutti simili ma mai uguali, di forma rettangolare ma dagli spigoli stondati, a stabilire in queste opere l’ambiguità di un perenne e sospeso compromesso visivo; è quel colore steso in pennellate dense sì, ma dove prevale il fluido, fino a produrre un’impressione di vetro trasparente spesso interrotto, come brisé ; sono, infine, i titoli stessi, come nel caso di Donna con due cuori, o Equilibrio, a porci l’interrogativo principale su chi sia e dove stia andando questa originale figura di artista, per la quale potremmo, altrettanto plausibilmente, impiegare il codice interpretativo di un neosurrealismo astratto, sulla scia di quello italiano – l’unico per la verità che mai si sia avuto nel nostro Paese - di “terza generazione”, reclutato dal grande Arturo Schwarz nella Milano del dopoguerra.
Dangelo, Dova, Peverelli, Del Pezzo sono alcuni tra i principali nomi di riferimento, così come, per l’ambito dell’Informale, penso a certe composizioni di Antonio Corpora ancora giovane; l’elenco dei “vintage” d’ispirazione, forse inconsapevole, sarebbe lungo, ma le forme e i colori evanescenti, come di vetro soffiato, inframmezzate da pensieri di linee, o linee di pensieri arabescanti che ne zampillano come vive sorgenti, riconducono all’universo dell’onirico e dell’inconscio.
Se poi usciamo dalle pareti del MadLab, sogno e visione ci vengono assicurati da quelle misteriose e lievissime creature volanti – dalle vaghe fattezze di unicorni – risultanti dall’assemblaggio di larghe maglie elastiche e circolari, danzanti nel vuoto, e di cui Rosy Losito ha popolato e riempito i luoghi espositivi come i luoghi del suo immaginario.
Marcella Cossu
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