Enrico Benetta. Caratteri del Padre
Dal 03 Aprile 2014 al 30 Aprile 2014
Roma
Luogo: Complesso Monumentale di San Salvatore in Lauro
Indirizzo: piazza Sant'Agostino 8
Enti promotori:
- Pio Sodalizio dei Piceni
- Delegazione Pontificia della Santa Casa di Loreto
- Pontificia Università della Santa Croce
- Biblioteca Angelica
Telefono per informazioni: +39 06 6865493 / 06 6873842
E-Mail info: antonello.sacchi@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.piosodaliziodeipiceni.it
Si è aperta giovedì 3 aprile alle 17.30 nel Complesso Monumentale di San Salvatore in Lauro la mostra di Enrico Benetta "Caratteri del Padre". La mostra è promossa dal Pio Sodalizio dei Piceni e dalla Delegazione Pontificia della Santa Casa di Loreto in collaborazione con la Pontificia Università della Santa Croce e la Biblioteca Angelica.
L'arcivescovo monsignor Giovanni Tonucci, Prelato di Loreto e Delegato Pontificio del Santuario della “Santa Casa”, nel commentare la mostra durante l’inaugurazione, ha sottolineato la continuità con la prima esposizione della stessa avvenuta a Loreto, una continuità che tuttavia muta fino a conferire assoluta originalità al suo attuale allestimento di Roma: “Enrico Benetta, lavorando con materiali forti, non solo disegna e intaglia lettere veramente belle, ma poi ci gioca per proporre espressioni. Ecco allora che la parola si compone e si scompone, diventa un messaggio”. Al messaggio della mostra di Loreto, “Il Verbo si è fatto carne” perché Loreto, con la Santa Casa di Nazaret, è il santuario dell’Incarnazione, a Roma nell’attuale allestimento si è aggiunta una riflessione sui “Caratteri del Padre”, cioè i caratteri del “Padre nostro”: negli ambienti del Pio Sodalizio dei Piceni Benetta ha ripensato la sua mostra, l’ha rivista, l’ha reinterpretata. L’arcivescovo sottolinea alcuni aspetti scorrendo le installazioni: “Per me è stato per me un cammino di scoperta che son stato contento di aver fatto a Loreto... trovo questo modo di esprimersi molto interessante, la mostra è originale e interessante, fa pensare”.
La mostra è allestita nella Sala Capitolare del Complesso Monumentale ma due altri luoghi ne fanno intimamente parte: la Pontificia Università della Santa Croce e la Biblioteca Angelica.
“Il filo conduttoredi questa unica mostra articolata in tre luoghi distinti che si compongono in unità è la fede, la figura della Madonna nell’accezione che Giovanni Paolo II ci ha insegnato, questa dedica estrinsecata nel suo motto papale, Totus Tuus, e la passione di Cristo legata alla passione della madre" spiega Enrico Benetta. "Questo è il discorso mariano che emerge preponderante, ma ricordo anche e soprattutto il Padre Nostro, declinato nelle varie lingue del mondo”.
I caratteri bodoniani, un tipo di carattere inconfondibile, caratterizzato da linee spesse e linee sottili sono il canale espressivo di Enrico Benetta. Le lettere, “atomi di un pensiero da costruire”, sono fonte e materia delle composizioni dell'artista, frammenti di racconti e storie da leggere. “Le lettere che in sequenza formano parole, frasi, libri nell’accezione di Bodoni hanno anche una profonda valenza artistica, la cui compiutezza è tale anche nel singolo carattere” spiega Benetta. "I quattro elementi con cui Bodoni ha costruito il carattere tipografico, cioè bellezza, raffinatezza, eleganza e grazia, fanno parte anche della mia vita”.
Oggetto della mostra è l'Oratio Dominica, la preghiera insegnata da Gesù Cristo ai discepoli (Mt 6,9-13), il Padre Nostro stampato in 155 lingue diverse, nei caratteri ridisegnati da Giambattista Bodoni, di cui nel 2013 si è celebrato il bicentenario della morte, che l'autore pubblicò nel 1806 per celebrare il viaggio a Parigi di Pio VII in occasione dell'incoronazione a imperatore di Napoleone.
Scrive la direttrice della Biblioteca Angelica, Fiammetta Terlizzi, nella sua introduzione al libro “Caratteri del Padre” realizzato per l’esposizione della mostra l'anno scorso presso il Museo – Antico Tesoro di Loreto, a proposito dei caratteri inventati dal Bodoni durante la sua direzione della Tipografia Reale di Parma: “Questi vennero denominati “con grazie” – in inglese “serif fonts” – poiché caratterizzati alle estremità da allungamenti ortogonali detti in gergo tipografico “grazie”… Coadiuvato dai suoi migliori allievi, egli disegnò anche nuovi caratteri tipografici molto più sottili, grazie ai progressi nella tecnica di fusione dei metalli, e inoltre, creò nuovi inchiostri più fluidi e colorati”. La Biblioteca Angelica conserva la famosa “Collezione Bodoniana”.
La mostra del Complesso Monumentale è il cuore dell'evento. All’interno del chiostro sono appese su tiranti tutte le lettere tipografiche bodoniane, in sospensione come se fossero in cerca di un nuovo libro per raccontare una nuova storia. Nella sala principale sono poste le dieci tavole del Padre Nostro in dieci lingue diverse, tavole tratte dall’Oratio Dominica. Al centro troviamo un’installazione dedicata alla Santa Casa di Loreto, alla Sala dell’Annunciazione dove il Verbo si è fatto carne. In un’altra sala, accanto a un vecchio torchio, un’installazione dove sono collocati dei libri di ferro, pagine di ferro che sembrano mosse dal vento a denotare leggerezza, dove è inciso il Padre Nostro.
Fra le installazioni presenti, un angelo stilizzato in acciaio corten, spesso utilizzato dall'artista. L’acciaiocor-tèn (corten) è definito “un paradosso materico” per la sua capacità di resistere alla corrosione da agenti atmosferici grazie alla naturale ossidazione che si stabilizza nel tempo. La patina che si crea in superficie, di elevata resistenza meccanica, ha qualità estetiche uniche: una tonalità cromatica calda e intensa, una ruggine che trasmette la sensazione di vissuto. Oltre ad esso, altri materiali - come l’acciao mirror, dall’effetto specchiato - vengono impiegati da Benetta per dare corpo alle sue lettere.
Così un angelo stilizzato, "l'ala è creata con piume in acciaio specchiante: tu hai il riflesso della luce ma puoi anche rifletterti, in questo volo che diventa anche tuo” spiega Benetta, che cita anche le ulteriori installazioni: “Proseguendo la mostra, in una sala troviamo alle pareti dei quadri dedicati alle sette ultime parole di Cristo sulla Croce. Al centro di queste sale ci sono installazioni dedicate: una croce fatta con piume, un’altra croce e una sindone che è una lastra di piombo con una forma particolare che sembra sprigioni nuova vita”.
All’interno della Pontificia Università della Santa Croce troviamo un’installazione dedicata a Giovanni Paolo II: “io ho partecipato a due Giornate Mondiali della Gioventù, nel 1997 e nel 2000: ricordo lo sguardo con cui il Papa abbracciava tutti noi. Ho voluto ricreare l’idea di questo abbraccio con una struttura a semicerchio dove sarà interpretato il suo motto del Papa, Totus Tuus, in lettere bodoniane; il volto stilizzato di Giovanni Paolo II rende l’idea di questo sguardo che avvolge e che abbraccia”.
Infine, all’interno della Biblioteca Angelica, nel salone principale, ci sono sette gocce di varie dimensioni appese su tiranti della Biblioteca, ispirate alle sette ultime parole di Cristo sulla Croce. In corrispondenza delle gocce, sotto, dei quadri che sembrano formati dalle gocce di lettere e di colore, gocce che hanno una leggera sfumatura di rosso a ricordare la Passione di Cristo nella Pasqua”.
Conclude Benetta: “La mia ricerca è anche questa: dare importanza alla Parola. Rendere visibile l’invisibile, renderlo tangibile attraverso l’architettura della parola. Ognuno di noi ha parole racchiuse dentro di sé, che hanno cambiato la nostra vita: mi piace che esse diventino fisiche, reali, tangibili conferendo loro un valore estetico, un valore di bellezza esse stesse. La fede spinge l’uomo alla ricerca, alla conoscenza ma anche l’arte può rendere cose meravigliose… credo che l’espressione della bellezza sia anche fede”.
L'arcivescovo monsignor Giovanni Tonucci, Prelato di Loreto e Delegato Pontificio del Santuario della “Santa Casa”, nel commentare la mostra durante l’inaugurazione, ha sottolineato la continuità con la prima esposizione della stessa avvenuta a Loreto, una continuità che tuttavia muta fino a conferire assoluta originalità al suo attuale allestimento di Roma: “Enrico Benetta, lavorando con materiali forti, non solo disegna e intaglia lettere veramente belle, ma poi ci gioca per proporre espressioni. Ecco allora che la parola si compone e si scompone, diventa un messaggio”. Al messaggio della mostra di Loreto, “Il Verbo si è fatto carne” perché Loreto, con la Santa Casa di Nazaret, è il santuario dell’Incarnazione, a Roma nell’attuale allestimento si è aggiunta una riflessione sui “Caratteri del Padre”, cioè i caratteri del “Padre nostro”: negli ambienti del Pio Sodalizio dei Piceni Benetta ha ripensato la sua mostra, l’ha rivista, l’ha reinterpretata. L’arcivescovo sottolinea alcuni aspetti scorrendo le installazioni: “Per me è stato per me un cammino di scoperta che son stato contento di aver fatto a Loreto... trovo questo modo di esprimersi molto interessante, la mostra è originale e interessante, fa pensare”.
La mostra è allestita nella Sala Capitolare del Complesso Monumentale ma due altri luoghi ne fanno intimamente parte: la Pontificia Università della Santa Croce e la Biblioteca Angelica.
“Il filo conduttoredi questa unica mostra articolata in tre luoghi distinti che si compongono in unità è la fede, la figura della Madonna nell’accezione che Giovanni Paolo II ci ha insegnato, questa dedica estrinsecata nel suo motto papale, Totus Tuus, e la passione di Cristo legata alla passione della madre" spiega Enrico Benetta. "Questo è il discorso mariano che emerge preponderante, ma ricordo anche e soprattutto il Padre Nostro, declinato nelle varie lingue del mondo”.
I caratteri bodoniani, un tipo di carattere inconfondibile, caratterizzato da linee spesse e linee sottili sono il canale espressivo di Enrico Benetta. Le lettere, “atomi di un pensiero da costruire”, sono fonte e materia delle composizioni dell'artista, frammenti di racconti e storie da leggere. “Le lettere che in sequenza formano parole, frasi, libri nell’accezione di Bodoni hanno anche una profonda valenza artistica, la cui compiutezza è tale anche nel singolo carattere” spiega Benetta. "I quattro elementi con cui Bodoni ha costruito il carattere tipografico, cioè bellezza, raffinatezza, eleganza e grazia, fanno parte anche della mia vita”.
Oggetto della mostra è l'Oratio Dominica, la preghiera insegnata da Gesù Cristo ai discepoli (Mt 6,9-13), il Padre Nostro stampato in 155 lingue diverse, nei caratteri ridisegnati da Giambattista Bodoni, di cui nel 2013 si è celebrato il bicentenario della morte, che l'autore pubblicò nel 1806 per celebrare il viaggio a Parigi di Pio VII in occasione dell'incoronazione a imperatore di Napoleone.
Scrive la direttrice della Biblioteca Angelica, Fiammetta Terlizzi, nella sua introduzione al libro “Caratteri del Padre” realizzato per l’esposizione della mostra l'anno scorso presso il Museo – Antico Tesoro di Loreto, a proposito dei caratteri inventati dal Bodoni durante la sua direzione della Tipografia Reale di Parma: “Questi vennero denominati “con grazie” – in inglese “serif fonts” – poiché caratterizzati alle estremità da allungamenti ortogonali detti in gergo tipografico “grazie”… Coadiuvato dai suoi migliori allievi, egli disegnò anche nuovi caratteri tipografici molto più sottili, grazie ai progressi nella tecnica di fusione dei metalli, e inoltre, creò nuovi inchiostri più fluidi e colorati”. La Biblioteca Angelica conserva la famosa “Collezione Bodoniana”.
La mostra del Complesso Monumentale è il cuore dell'evento. All’interno del chiostro sono appese su tiranti tutte le lettere tipografiche bodoniane, in sospensione come se fossero in cerca di un nuovo libro per raccontare una nuova storia. Nella sala principale sono poste le dieci tavole del Padre Nostro in dieci lingue diverse, tavole tratte dall’Oratio Dominica. Al centro troviamo un’installazione dedicata alla Santa Casa di Loreto, alla Sala dell’Annunciazione dove il Verbo si è fatto carne. In un’altra sala, accanto a un vecchio torchio, un’installazione dove sono collocati dei libri di ferro, pagine di ferro che sembrano mosse dal vento a denotare leggerezza, dove è inciso il Padre Nostro.
Fra le installazioni presenti, un angelo stilizzato in acciaio corten, spesso utilizzato dall'artista. L’acciaiocor-tèn (corten) è definito “un paradosso materico” per la sua capacità di resistere alla corrosione da agenti atmosferici grazie alla naturale ossidazione che si stabilizza nel tempo. La patina che si crea in superficie, di elevata resistenza meccanica, ha qualità estetiche uniche: una tonalità cromatica calda e intensa, una ruggine che trasmette la sensazione di vissuto. Oltre ad esso, altri materiali - come l’acciao mirror, dall’effetto specchiato - vengono impiegati da Benetta per dare corpo alle sue lettere.
Così un angelo stilizzato, "l'ala è creata con piume in acciaio specchiante: tu hai il riflesso della luce ma puoi anche rifletterti, in questo volo che diventa anche tuo” spiega Benetta, che cita anche le ulteriori installazioni: “Proseguendo la mostra, in una sala troviamo alle pareti dei quadri dedicati alle sette ultime parole di Cristo sulla Croce. Al centro di queste sale ci sono installazioni dedicate: una croce fatta con piume, un’altra croce e una sindone che è una lastra di piombo con una forma particolare che sembra sprigioni nuova vita”.
All’interno della Pontificia Università della Santa Croce troviamo un’installazione dedicata a Giovanni Paolo II: “io ho partecipato a due Giornate Mondiali della Gioventù, nel 1997 e nel 2000: ricordo lo sguardo con cui il Papa abbracciava tutti noi. Ho voluto ricreare l’idea di questo abbraccio con una struttura a semicerchio dove sarà interpretato il suo motto del Papa, Totus Tuus, in lettere bodoniane; il volto stilizzato di Giovanni Paolo II rende l’idea di questo sguardo che avvolge e che abbraccia”.
Infine, all’interno della Biblioteca Angelica, nel salone principale, ci sono sette gocce di varie dimensioni appese su tiranti della Biblioteca, ispirate alle sette ultime parole di Cristo sulla Croce. In corrispondenza delle gocce, sotto, dei quadri che sembrano formati dalle gocce di lettere e di colore, gocce che hanno una leggera sfumatura di rosso a ricordare la Passione di Cristo nella Pasqua”.
Conclude Benetta: “La mia ricerca è anche questa: dare importanza alla Parola. Rendere visibile l’invisibile, renderlo tangibile attraverso l’architettura della parola. Ognuno di noi ha parole racchiuse dentro di sé, che hanno cambiato la nostra vita: mi piace che esse diventino fisiche, reali, tangibili conferendo loro un valore estetico, un valore di bellezza esse stesse. La fede spinge l’uomo alla ricerca, alla conoscenza ma anche l’arte può rendere cose meravigliose… credo che l’espressione della bellezza sia anche fede”.
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