Enrico Boccioletti. Daisyworld
Dal 12 Giugno 2015 al 30 Giugno 2015
Roma
Luogo: Operativa Arte Contemporanea
Indirizzo: via del Consolato 10
Orari: mer-sab 16.30-19.30
Curatori: Alessandro Dandini de Sylva
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 64760339
E-Mail info: info@operativa-arte.com
Sito ufficiale: http://www.operativa-arte.com
Pressure is a privilege.
“Se il lupo e la dea lavorano insieme avranno un comportamento di amore e compassione. Se il lupo e Satana lavorano insieme allora aggressività e rabbia è il modello di comportamento che sarà generato.”
Lo spazio della galleria verrà riconfigurato in un ecosistema forzato, un ambiente narrativo ambiguo e sci-fi. Vorrei invitare
il visitatore a sentirsi user, parte attiva e necessaria del sistema, che si offre a sua volta deliberatamente aperto. L’ambiente, come un device performativo, sarà preparato per innescare un coinvolgimento alternato, tanto fisico e sensoriale quanto immaginario e mentale.
Ciò che c’è di avvincente nella commistione tra la psicologia, l’esoterismo e l’assurdità che scaturisce dall’analisi in reverse delle interviste di chi sostiene di avere subito esperienze di alien abduction (rapimento da parte di forme non terrestri), come la citazione iniziale che apre questo testo, è la densità esoterica e neo-medievalista che fa parte di numerosi strati
del tessuto sociale contemporaneo, di cui spesso neghiamo l’esistenza in nome della trasparenza digitale, della “datacloud” e del pensiero pseudo-realista.
Continuavo, nella preparazione di questo lavoro ambientale, a pensare all’utilizzo di CO2 allo stato solido – l’anidride carbonica
portata a -78 °C solidifica per sublimazione ed è comunemente conosciuta come “ghiaccio secco”– congiuntamente alle proteine del siero di latte in polvere, usate in modo massiccio nel contesto del body-building, ma inscrivibili anche in una narrazione “survivalista”, per le loro caratteristiche come alimento: immediata preparazione e agile consumo in condizioni al limite della sopravvivenza o post-catastrofiche – per questo vengono utilizzate anche come fonte di sostentamento in ambito militare.
Parlando di “possibilità”, narrazione, realtà e leggenda metropolitana, penso all’immaginario legato alla colonizzazione di Marte (la cui atmosfera si compone al 95% di CO2), con iniziative come Mars One (http://www.mars-one.com/), che dal mio punto di vista includono vorticosamente tutti i livelli di questo discorso, a cavallo tra ricerca scientifica, fantascienza,
sfruttamento (post)coloniale e fantasie bislacche al limite del ridicolo.
Portandoci su di un piano molto più concreto, l’anidride carbonica allo stato solido è implicata in una molteplicità di applicazioni che rendono silenziosamente sostenibile il nostro stile di vita: dal raffreddamento di CPU e GPU in condizioni di overclock al trasporto alimentare, fino alla conservazione di medicinali e all’impiego per gli “effetti speciali” in discoteca o a teatro.
Mi interessa molto questa fiction: una narrazione in cui più ambiti del possibile prendono una deriva di pura fantasia che apre a livelli di “libertà” più vasti. Come anche la ayahuasca o la MDMA. È necessario lasciare aperta a metà una porta sul retro affinché una condizione di pericolo possa (o non possa) introdursi, o quanto meno accettare che la noiosa condizione di “sicurezza” e civilizzazione, che sembra ormai durare da sempre e per sempre, sia uno stato delle cose risibilmente part-time.
(Enrico Boccioletti, 2015; in occasione della mostra “Daisyworld” da Operativa, Roma)
“Se il lupo e la dea lavorano insieme avranno un comportamento di amore e compassione. Se il lupo e Satana lavorano insieme allora aggressività e rabbia è il modello di comportamento che sarà generato.”
Lo spazio della galleria verrà riconfigurato in un ecosistema forzato, un ambiente narrativo ambiguo e sci-fi. Vorrei invitare
il visitatore a sentirsi user, parte attiva e necessaria del sistema, che si offre a sua volta deliberatamente aperto. L’ambiente, come un device performativo, sarà preparato per innescare un coinvolgimento alternato, tanto fisico e sensoriale quanto immaginario e mentale.
Ciò che c’è di avvincente nella commistione tra la psicologia, l’esoterismo e l’assurdità che scaturisce dall’analisi in reverse delle interviste di chi sostiene di avere subito esperienze di alien abduction (rapimento da parte di forme non terrestri), come la citazione iniziale che apre questo testo, è la densità esoterica e neo-medievalista che fa parte di numerosi strati
del tessuto sociale contemporaneo, di cui spesso neghiamo l’esistenza in nome della trasparenza digitale, della “datacloud” e del pensiero pseudo-realista.
Continuavo, nella preparazione di questo lavoro ambientale, a pensare all’utilizzo di CO2 allo stato solido – l’anidride carbonica
portata a -78 °C solidifica per sublimazione ed è comunemente conosciuta come “ghiaccio secco”– congiuntamente alle proteine del siero di latte in polvere, usate in modo massiccio nel contesto del body-building, ma inscrivibili anche in una narrazione “survivalista”, per le loro caratteristiche come alimento: immediata preparazione e agile consumo in condizioni al limite della sopravvivenza o post-catastrofiche – per questo vengono utilizzate anche come fonte di sostentamento in ambito militare.
Parlando di “possibilità”, narrazione, realtà e leggenda metropolitana, penso all’immaginario legato alla colonizzazione di Marte (la cui atmosfera si compone al 95% di CO2), con iniziative come Mars One (http://www.mars-one.com/), che dal mio punto di vista includono vorticosamente tutti i livelli di questo discorso, a cavallo tra ricerca scientifica, fantascienza,
sfruttamento (post)coloniale e fantasie bislacche al limite del ridicolo.
Portandoci su di un piano molto più concreto, l’anidride carbonica allo stato solido è implicata in una molteplicità di applicazioni che rendono silenziosamente sostenibile il nostro stile di vita: dal raffreddamento di CPU e GPU in condizioni di overclock al trasporto alimentare, fino alla conservazione di medicinali e all’impiego per gli “effetti speciali” in discoteca o a teatro.
Mi interessa molto questa fiction: una narrazione in cui più ambiti del possibile prendono una deriva di pura fantasia che apre a livelli di “libertà” più vasti. Come anche la ayahuasca o la MDMA. È necessario lasciare aperta a metà una porta sul retro affinché una condizione di pericolo possa (o non possa) introdursi, o quanto meno accettare che la noiosa condizione di “sicurezza” e civilizzazione, che sembra ormai durare da sempre e per sempre, sia uno stato delle cose risibilmente part-time.
(Enrico Boccioletti, 2015; in occasione della mostra “Daisyworld” da Operativa, Roma)
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