Giovanni Prini. Il potere del sentimento
Dal 20 Dicembre 2016 al 26 Marzo 2017
Roma
Luogo: Galleria d'Arte Moderna
Indirizzo: via Francesco Crispi 24
Orari: da martedì a domenica ore 10-18.30; 24 e 31 dicembre ore 10-14. Chiuso lunedì, 25 dicembre, 1 gennaio. La biglietteria chiude mezz'ora prima
Curatori: Maria Paola Maino
Enti promotori:
- Roma Capitale
- Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
- Archivi delle Arti Applicate Italiane del XX Secolo
Costo del biglietto: intero € 7.50, ridotto € 6.50. Biglietto unico comprensivo di ingresso alla Galleria d’Arte Moderna di Roma e alla Mostra. Riduzioni e gratuità per le categorie previste dalla tariffazione vigente
Telefono per informazioni: +39 060608
E-Mail info: info@galleriaartemodernaroma.it
Sito ufficiale: http://www.galleriaartemodernaroma.it
Giovanni Prini, scultore, pittore, artigiano, si trasferisce da Genova a Roma agli inizi del Novecento dove, insieme alla moglie Orazia Belsito, apre le porte della sua casa-studio sulla via Nomentana agli esponenti più giovani della vita culturale della capitale, amici, intellettuali e artisti tra cui Duilio Cambellotti, Umberto Boccioni, Cipriano Efisio Oppo, Sibilla Aleramo, Gino Severini, Ettore Ximenes, Antonio Maraini, Giacomo Balla.
Giacomo Balla è ospite assiduo del “salotto”di casa Prini tanto da ritrarne l’ambiente nel quadro Nello specchio, una tra le circa 130 opere esposte nella prima mostra istituzionale dedicata all’artista: Giovanni Prini. Il potere del sentimento, ospitata alla Galleria d’Arte Moderna di Roma dal 21 dicembre 2016 al 26 marzo 2017, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Archivi delle Arti Applicate italiane del XX secolo,a cura di Maria Paola Maino.
Gli spazi della Galleria, che conservano alcune delle opere più celebri dell’artista come Gli amanti e Le gemelle Azzariti, si apprestano dunque a raccontare la figura e il complesso percorso artistico di uno dei più significativi scultori del Novecento italiano indagandone sia la produzione cosiddetta maggiore – oli, disegni, marmi e bronzi – sia quella dedicata alle arti applicate - ceramiche, mobili e giocattoli-.
Il percorso della mostra ha inizio dal Salotto Prini, raffigurato nel citato dipinto e rievocato anche attraverso la presenza di alcuni mobili disegnati dall’artista. Nell’ambiente numerosi i ritratti della moglie Orazia e le opere di artisti e assidui frequentatori della casa che testimoniano i legami di amicizia, tra gli altri, con Cambellotti (Nudo, 1904), Severini (Autoritratto, 1904; Ragazza in blu, 1905),Domenico Baccarini (La moglie di Giovanni Prini, 1906), Mario Sironi (Ballerina, 1916 ca). In mostra anche un olio inedito di Giacomo Balla del 1903.
Attraverso le sale dei tre piani della Galleria, gli oli, i disegni, i marmi e i bronzi di Prini, sculture di media e piccola dimensione – come Le stelle e Serenella – i ritratti, piccoli gruppi e figure, ma anche le ceramiche, i mobili e i giocattoli raccontano le diverse stagioni che l’artista attraversò, dai primi del Novecento fino agli anni Cinquanta, mantenendo inalterata la propria forza e freschezza creativa.
Nei primi anni romani, la produzione scultorea di Giovanni Prini è in linea con i temi del socialismo umanitario; l’attenzione per l’infanzia ispira piccoli gruppi in bronzo mentre nel 1911 si cimenta con la scultura monumentale realizzando il fregio del pronao della Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma rappresentando “l’artista e le battaglie artistiche” o “Peana dell’Arte”.
Alla scultura e all’attività di insegnante, sensibile alle istanze del Modernismo europeo, affianca anche un attivo interesse per le arti applicate. Nel 1917 sottoscrive il manifesto di Galileo Chini “Rinnovando rinnoviamoci” per la promozione delle arti decorative; nel primo dopoguerra, assume la direzione artistica della fabbrica di giocattoli “SFAGI” di Roma e si dedica anche con successo alla produzione di opere e soprammobili in ceramica.
Importante è la sua partecipazione alla prima edizione dell’Esposizione Internazionale delle Arti Decorative di Monza nel 1923.
Presente alle Quadriennali di Roma e alle Biennali di Venezia, negli anni si dedica anche a grandi opere di scultura destinate agli edifici pubblici molti dei quali progettati da Marcello Piacentini. Nel 1932 è nominato Accademico di San Luca.
Una sezione della mostra è, inoltre, riservata a schizzi e disegni preparatori, alla corrispondenza e a documenti fotografici che completano il quadro delle relazioni tra i coniugi Prini e l’ambiente intellettuale romano mentre un itinerario grafico ricostruisce il rapporto dell’artista con la città evidenziando i luoghi dove sono presenti le sue opere, dove ebbe i suoi studi e dove abitò.
Inaugurazione: 20 dicembre ore 18
Due nuove prestigiose opere di Giovanni Prini arricchiscono la mostra Giovanni Prini, il potere del sentimento, ospitata alla Galleria d’Arte Moderna di Roma fino al 26 marzo 2017.
Il Ritratto di Giacomo Balla, eseguito da Prini nel 1902/3, attualmente conservato nella Casa Balla di Via Oslavia a Roma è un busto di gesso a grandezza naturale che sembra emergere con forza dalla pietra grezza. Balla, allora trentenne, era uno dei fraterni amici di Giovanni Prini, come dimostra il quadro coevo Noi allo specchio, realizzato dal pittore e presente in mostra, che ritrae Prini, sua moglie Orazia e lo stesso Balla. L’opera, presentata alla mostra degli Amatori e Cultori nel 1905, insieme a molti altri lavori di Prini, è riproposta al pubblico, per la prima volta, in occasione di questa mostra.
La Maschera, un bronzo proveniente dalle collezioni del Quirinale, è il ritratto del figlio di Prini, Ferdinando, che nel 1903 aveva due anni. L’opera testimonia con efficacia lo stile dell’artista nei primi del Novecento e la sua attenzione al tema dell’infanzia raccontato dalle piccole sculture in bronzo, molto amate dal pubblico, rappresentanti ritratti di bambini o gruppi di bambini.
L’opera è stata acquistata dal Re e dalla Regina in occasione della Prima mostra della Secessione a Roma del 1913. Le collezioni del Quirinale conservano altre cinque opere di Giovanni Prini.
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