Il fazzoletto di Desdemona. Installazione di Emanuela Mastria
Dal 08 Marzo 2021 al 21 Aprile 2021
Roma
Luogo: Biblioteca Vallicelliana
Indirizzo: Piazza della Chiesa Nuova 18
Orari: dal lunedì al venerdì su prenotazione
Curatori: Michela Becchis
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 68802671
E-Mail info: b-vall.promozione@beniculturali.it
Sito ufficiale: http://www.vallicelliana.it
Dall’8 marzo al 21 aprile 2021 la Biblioteca Vallicelliana presenta, nel Salone Borromini, Il fazzoletto di Desdemona, installazione di Emanuela Mastria a cura di Michela Becchis, che si inserisce all’interno della rassegna Opera 00|20 a cura di Paola Paesano.
L’installazione è composta da cento elementi scultorei fluttuanti di porcellana bianca: ogni scultura è realizzata attraverso una particolare lavorazione che prevede l’impressione di merletti e raffigura un fazzoletto da donna con le iniziali, scritte in rosso, della persona a cui è dedicato. Se osservata in controluce, la traccia lasciata dai merletti sulla superficie della porcellana restituisce un effetto visivo analogo alla filigrana nella carta.
L’installazione, sospesa e fluttuante nello spazio monumentale della Biblioteca, è una riflessione sulla tematica del femminicidio: Il fazzoletto di Desdemona, che dà il titolo all’opera, è il punto di partenza della ricerca dell’artista su questo tema. Come scrive la curatrice Michela Becchis: “Desedemona è una giovane donna ribelle. È la creatura che per antonomasia non rappresenta solo una muta vittima, ma è colei che decide, che entra consapevolmente in una relazione di reciproca seduzione, ma le cui decisioni, proprio in quanto tali, vengono descritte dagli uomini come tradimento. Né Desdemona, né nessuna altra donna uccisa è una vittima a priori, è dentro lo squilibrio tragico e oltraggioso della relazione che diviene vittima.”
E così “(...) parte da qui Emanuela Mastria: quel fazzoletto considerato semplice, privo di sensi, privo di passato e di storia se non di un “ben misero” vociare inutile e dannoso è quanto racchiude in realtà tutta la densità di un vissuto, di emozioni incontenibili, della incapacità, della violenza, dell’indicibile. Sbaglierebbe chi considerasse i suoi fazzoletti di porcellana delle raffinate sineddochi, ciascuno di essi è invece la monumentalizzazione del torto ed è per questo che in quelle piccole iniziali in rosso, nella delicatezza di decori e merletti ciascuno diverso, irripetibile, consiste una vita. Mastria oppone la grazia, una delicatezza che tanto più costringe lei al confronto e alla non facile relazione nel plasmare la materia, tanto più diviene corpo nella cui trasparenza rinveniamo il racconto di ciascuna singola donna. Un racconto limpido e tragico che si oppone alla narrazione opaca e oscura di ogni Orfeo, che Shakespeare stesso appella sooty, fuligginoso, e nulla c’entra il colore della pelle.
Nessuno di quei fazzoletti, bianchi e traslucenti, è un frammento, tutti insieme sono una potente narrazione corale e ciascuno è un testo che l’artista scrive proprio in quella trasparenza di ogni fazzoletto che ci concede di vedere una filigrana, quell’elemento che identifica il luogo privilegiato dei racconti, la carta.
È così che l’artista narra l’indicibile senza concederci di distogliere lo sguardo, anzi conducendoci a stabilire un rapporto di intimità che diventa il vero spazio entro cui chi osserva, si direbbe, tattilmente, riconosce colei che è stata cancellata. Ma l’intimità creata da questi fazzoletti fluttuanti è un’intimità che potremmo definire benjaminiana perché si sostanzia nella voluta, ricercata lontananza dell’opera nella sua interezza dalla brutalità dell’atto che pure rappresenta. È questa lontananza che fa nascere l’esigenza di intendere e che crea la condizione di possibilità di accedere al dolore, di ricostruire dentro questa particolare intimità la correttezza della relazione e della sua diafana e traslucente bellezza, di un incantato, ma cosciente pudore che scaturisce dalla comprensione del sentirsi tutte e tutti esposti al lutto.” (dal testo critico di Michela Becchis)
Il fazzoletto di Desdemona sarà visitabile, ad ingresso gratuito, dal lunedì al venerdì su prenotazione: i visitatori avranno la possibilità di interagire con l’installazione, di osservarne il movimento delicato e di ammirare la traslucenza delle sculture attraversate dalla luce.
Emanuela Mastria vive e lavora a Roma. Tra il 2012 e il 2015 ha frequentato il Corso di Ceramica con la docente Romana Vanacore presso la Scuola d’Arte e dei Mestieri Nicola Zabaglia di Roma. Nel 2013 ha conseguito la Laurea in Lettere e Filosofia presso l’Università degli studi ROMA TRE. Tra le principali esposizioni: 2020: PEZZI UNICI 4, Galleria Gallerati, Via Apuania 55, Roma, a cura di Noemi Pittaluga; The Pottery Show, a cura di Karin Lindström Le Gall e Lethicia Meeuwes. 2019: Ceramics and more, Museo delle Civiltà, Roma; Il Viaggio, Galleria Il Laboratorio, Roma, a cura di Michela Becchis. 2018: La Ceramica in Circolo, Argillà Italia 2018, Palazzo delle Esposizioni, Faenza (RA), a cura di Evandro Gabrieli e Gabriella Sacchi; TERRE#2, VETRINA, Calvi dell’Umbria (TR), a cura di Giovanna de Sanctis e Franco Profili; MORE CLAY LESS PLASTIC, Keramos Associazione Culturale, Roma, a cura di Lauren Moreira e Gaia Pagani; Il Sapere delle mani, Museo del Fiume, Nazzano (RM); Ridefinire il gioiello, Museo del Bijou, Casalmaggiore (CR), a cura di Sonia Patrizia Catena; 2015: Portafortuna, Spazio Varco, L’Aquila, a cura di Paola Marulli e Andrea Panarelli; EGOSUPEREGOALTEREGO. Volto e Corpo Contemporaneo dell’Arte, MACRO, Roma, a cura di Claudio Crescentini, Roma; Il cielo in una stanza, MICRO, Roma, a cura di Paola Valori; 2013: Forme e colori della terra di Tuscia, Museo della Ceramica della Tuscia, Palazzo Brugiotti, Viterbo. 2001: Mostra collettiva, Ex Mattatoio, Roma; Immaginativa 10x10x10, Santa Maria della Scala, Siena. 2000 Primo Premio nazionale d’Arte 10x10x10, Galleria DIDEE, Via del Poggio 2, Siena. Le sue opere sono in diversi luoghi della cultura italiani quali Museo del Bijou Casalmaggiore, Cittadellarte Fondazione Pistoletto Biella, MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz città meticcia Roma. Tra i principali premi: 2018 Primo Classificato, Il Sapere delle mani, Museo del Fiume, Nazzano (RM), con l’opera Ginkgo; 2013 Primo Classificato sezione Scuola, Forme e colori della terra di Tuscia, Museo della Ceramica della Tuscia, Viterbo, con l’opera Driope; 2013 Primo Classificato, 3° Concorso Raffa&Là Disegna il tuo gioiello, Raffa&Là, Roma, con l’opera Yakamoz. (www.emanuelamastria.com)
L’installazione è composta da cento elementi scultorei fluttuanti di porcellana bianca: ogni scultura è realizzata attraverso una particolare lavorazione che prevede l’impressione di merletti e raffigura un fazzoletto da donna con le iniziali, scritte in rosso, della persona a cui è dedicato. Se osservata in controluce, la traccia lasciata dai merletti sulla superficie della porcellana restituisce un effetto visivo analogo alla filigrana nella carta.
L’installazione, sospesa e fluttuante nello spazio monumentale della Biblioteca, è una riflessione sulla tematica del femminicidio: Il fazzoletto di Desdemona, che dà il titolo all’opera, è il punto di partenza della ricerca dell’artista su questo tema. Come scrive la curatrice Michela Becchis: “Desedemona è una giovane donna ribelle. È la creatura che per antonomasia non rappresenta solo una muta vittima, ma è colei che decide, che entra consapevolmente in una relazione di reciproca seduzione, ma le cui decisioni, proprio in quanto tali, vengono descritte dagli uomini come tradimento. Né Desdemona, né nessuna altra donna uccisa è una vittima a priori, è dentro lo squilibrio tragico e oltraggioso della relazione che diviene vittima.”
E così “(...) parte da qui Emanuela Mastria: quel fazzoletto considerato semplice, privo di sensi, privo di passato e di storia se non di un “ben misero” vociare inutile e dannoso è quanto racchiude in realtà tutta la densità di un vissuto, di emozioni incontenibili, della incapacità, della violenza, dell’indicibile. Sbaglierebbe chi considerasse i suoi fazzoletti di porcellana delle raffinate sineddochi, ciascuno di essi è invece la monumentalizzazione del torto ed è per questo che in quelle piccole iniziali in rosso, nella delicatezza di decori e merletti ciascuno diverso, irripetibile, consiste una vita. Mastria oppone la grazia, una delicatezza che tanto più costringe lei al confronto e alla non facile relazione nel plasmare la materia, tanto più diviene corpo nella cui trasparenza rinveniamo il racconto di ciascuna singola donna. Un racconto limpido e tragico che si oppone alla narrazione opaca e oscura di ogni Orfeo, che Shakespeare stesso appella sooty, fuligginoso, e nulla c’entra il colore della pelle.
Nessuno di quei fazzoletti, bianchi e traslucenti, è un frammento, tutti insieme sono una potente narrazione corale e ciascuno è un testo che l’artista scrive proprio in quella trasparenza di ogni fazzoletto che ci concede di vedere una filigrana, quell’elemento che identifica il luogo privilegiato dei racconti, la carta.
È così che l’artista narra l’indicibile senza concederci di distogliere lo sguardo, anzi conducendoci a stabilire un rapporto di intimità che diventa il vero spazio entro cui chi osserva, si direbbe, tattilmente, riconosce colei che è stata cancellata. Ma l’intimità creata da questi fazzoletti fluttuanti è un’intimità che potremmo definire benjaminiana perché si sostanzia nella voluta, ricercata lontananza dell’opera nella sua interezza dalla brutalità dell’atto che pure rappresenta. È questa lontananza che fa nascere l’esigenza di intendere e che crea la condizione di possibilità di accedere al dolore, di ricostruire dentro questa particolare intimità la correttezza della relazione e della sua diafana e traslucente bellezza, di un incantato, ma cosciente pudore che scaturisce dalla comprensione del sentirsi tutte e tutti esposti al lutto.” (dal testo critico di Michela Becchis)
Il fazzoletto di Desdemona sarà visitabile, ad ingresso gratuito, dal lunedì al venerdì su prenotazione: i visitatori avranno la possibilità di interagire con l’installazione, di osservarne il movimento delicato e di ammirare la traslucenza delle sculture attraversate dalla luce.
Emanuela Mastria vive e lavora a Roma. Tra il 2012 e il 2015 ha frequentato il Corso di Ceramica con la docente Romana Vanacore presso la Scuola d’Arte e dei Mestieri Nicola Zabaglia di Roma. Nel 2013 ha conseguito la Laurea in Lettere e Filosofia presso l’Università degli studi ROMA TRE. Tra le principali esposizioni: 2020: PEZZI UNICI 4, Galleria Gallerati, Via Apuania 55, Roma, a cura di Noemi Pittaluga; The Pottery Show, a cura di Karin Lindström Le Gall e Lethicia Meeuwes. 2019: Ceramics and more, Museo delle Civiltà, Roma; Il Viaggio, Galleria Il Laboratorio, Roma, a cura di Michela Becchis. 2018: La Ceramica in Circolo, Argillà Italia 2018, Palazzo delle Esposizioni, Faenza (RA), a cura di Evandro Gabrieli e Gabriella Sacchi; TERRE#2, VETRINA, Calvi dell’Umbria (TR), a cura di Giovanna de Sanctis e Franco Profili; MORE CLAY LESS PLASTIC, Keramos Associazione Culturale, Roma, a cura di Lauren Moreira e Gaia Pagani; Il Sapere delle mani, Museo del Fiume, Nazzano (RM); Ridefinire il gioiello, Museo del Bijou, Casalmaggiore (CR), a cura di Sonia Patrizia Catena; 2015: Portafortuna, Spazio Varco, L’Aquila, a cura di Paola Marulli e Andrea Panarelli; EGOSUPEREGOALTEREGO. Volto e Corpo Contemporaneo dell’Arte, MACRO, Roma, a cura di Claudio Crescentini, Roma; Il cielo in una stanza, MICRO, Roma, a cura di Paola Valori; 2013: Forme e colori della terra di Tuscia, Museo della Ceramica della Tuscia, Palazzo Brugiotti, Viterbo. 2001: Mostra collettiva, Ex Mattatoio, Roma; Immaginativa 10x10x10, Santa Maria della Scala, Siena. 2000 Primo Premio nazionale d’Arte 10x10x10, Galleria DIDEE, Via del Poggio 2, Siena. Le sue opere sono in diversi luoghi della cultura italiani quali Museo del Bijou Casalmaggiore, Cittadellarte Fondazione Pistoletto Biella, MAAM – Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz città meticcia Roma. Tra i principali premi: 2018 Primo Classificato, Il Sapere delle mani, Museo del Fiume, Nazzano (RM), con l’opera Ginkgo; 2013 Primo Classificato sezione Scuola, Forme e colori della terra di Tuscia, Museo della Ceramica della Tuscia, Viterbo, con l’opera Driope; 2013 Primo Classificato, 3° Concorso Raffa&Là Disegna il tuo gioiello, Raffa&Là, Roma, con l’opera Yakamoz. (www.emanuelamastria.com)
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