Judit Kemeny
Dal 13 Settembre 2013 al 13 Ottobre 2013
Roma
Luogo: Accademia d’Ungheria
Indirizzo: via Giulia 1
Orari: da lunedì a venerdì 10-19.30; sabato 10-12.30/ 13.30-19.30; domenica 10-12.30/ 13.30-18
Curatori: Imre Bretus, Pál Németh
Enti promotori:
- Fondo Nazionale Culturale
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 68896721
E-Mail info: accadung@tin.it
Sito ufficiale: http://www.balassi-intezet.hu
Nell’ambito dell’Anno Culturale Ungheria-Italia 2013, giovedì 12 settembre 2013 presso l’Accademia d’Ungheria in Roma (Via Giulia, 1) verrà presentato al pubblico italiano l’opera completa dell’artista figurativa ungherese Judit Kemény (1918–2009). Alle ore 18.00 presso la Sala lettura della Biblioteca si terrà la presentazione del catalogo Manifesti per la libertà, cui seguirà alle ore 19.30 presso la Galleria dell’Accademia l’inaugurazione della mostra La scultrice Judit Kemèny e i rapporti con l’avanguardia in Italia.
Nel corso della serata promossa dal Fondo Nazionale Culturale e organizzata dall’Accademia d’Ungheria in collaborazione con la Galleria TAT e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, grazie al contributo di quest’ultima verranno esposte anche le statue di Luciano Minghuzzi, Carmelo Cappello e Nino Franchina, rafforzando ulteriormente il contesto internazionale delle opere dell’artista ungherese.
Si tratta di un evento unico nel suo genere, dal momento che l’opera completa dell’artista accantonata per diversi decenni, persino in Ungheria è divenuta nuovamente accessibile al pubblico solo nel 2012. Attorno alla mostra ed il volume monografico pubblicatosi è sviluppato sin da subito un dibattito piuttosto interessante tra gli storici ed i critici dell'arte che erano tutti d’accordo nel confermare che si trattava di opere piuttosto interessanti e adatte ad illustrare la storia dell'arte del XX secolo e anche le zone d'ombra della storia dell'area dell'Europa Centrale.
L'obiettivo dell’evento dunque è quello di percorrere, al di là delle correlazioni storiche, le tappe più importanti della vita dell'artista ungherese ed esaminare come il suo destino si sviluppò nell'isolamento politico ed ideologico (1943-1985) come poté, nonostante l' isolamento, compiere un percorso artistico così ricco, e di portata internazionale e in che modo l'influenza della Scuola Europea (Európai Iskola) – proibita nel 1948 per motivi ideologici – poté entrare nella sua arte. Grazie alle opere e alla vita di Judit Kemény possiamo infatti avere da una parte un quadro completo sui processi di vita pubblica e d'arte della società ungherese chiusa dietro la cortina di ferro del regime politico, dall'altra possiamo avere una panoramica sul destino personale di un'intellettuale, democratica, con un forte senso morale, qualità che appunto resero impossibile qualsiasi identificazione con un regime immorale.
Altrettanto interessante è il fatto che una parte delle opere della Kemény da tempo viene annoverata tra le sperimentazioni della scultura moderna italiana ed internazionale degli anni 60. Numerosi storici d’arte, hanno riscontrato infatti delle affinità tra le plastiche non figurative della Kemény e le opere degli scultori italiani dell’avanguardia, tra cui Luciano Minghuzzi, Carmelo Cappello, Nino Franchina.
Nel corso della serata promossa dal Fondo Nazionale Culturale e organizzata dall’Accademia d’Ungheria in collaborazione con la Galleria TAT e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, grazie al contributo di quest’ultima verranno esposte anche le statue di Luciano Minghuzzi, Carmelo Cappello e Nino Franchina, rafforzando ulteriormente il contesto internazionale delle opere dell’artista ungherese.
Si tratta di un evento unico nel suo genere, dal momento che l’opera completa dell’artista accantonata per diversi decenni, persino in Ungheria è divenuta nuovamente accessibile al pubblico solo nel 2012. Attorno alla mostra ed il volume monografico pubblicatosi è sviluppato sin da subito un dibattito piuttosto interessante tra gli storici ed i critici dell'arte che erano tutti d’accordo nel confermare che si trattava di opere piuttosto interessanti e adatte ad illustrare la storia dell'arte del XX secolo e anche le zone d'ombra della storia dell'area dell'Europa Centrale.
L'obiettivo dell’evento dunque è quello di percorrere, al di là delle correlazioni storiche, le tappe più importanti della vita dell'artista ungherese ed esaminare come il suo destino si sviluppò nell'isolamento politico ed ideologico (1943-1985) come poté, nonostante l' isolamento, compiere un percorso artistico così ricco, e di portata internazionale e in che modo l'influenza della Scuola Europea (Európai Iskola) – proibita nel 1948 per motivi ideologici – poté entrare nella sua arte. Grazie alle opere e alla vita di Judit Kemény possiamo infatti avere da una parte un quadro completo sui processi di vita pubblica e d'arte della società ungherese chiusa dietro la cortina di ferro del regime politico, dall'altra possiamo avere una panoramica sul destino personale di un'intellettuale, democratica, con un forte senso morale, qualità che appunto resero impossibile qualsiasi identificazione con un regime immorale.
Altrettanto interessante è il fatto che una parte delle opere della Kemény da tempo viene annoverata tra le sperimentazioni della scultura moderna italiana ed internazionale degli anni 60. Numerosi storici d’arte, hanno riscontrato infatti delle affinità tra le plastiche non figurative della Kemény e le opere degli scultori italiani dell’avanguardia, tra cui Luciano Minghuzzi, Carmelo Cappello, Nino Franchina.
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