Lì troverete una Renault 4 rossa. L’affaire Moro negli scatti di Gianni Giansanti
Dal 09 Maggio 2022 al 13 Maggio 2022
Roma
Luogo: Camera dei Deputati
Indirizzo: Piazza in Campo Marzio 42
Orari: Dal lunedì al venerdì dalle 11 alle 19:30. Ultimo ingresso ore 19. Lunedì 9 e giovedì 12 chiusura alle 16:30
Enti promotori:
- ICAS Intergruppo Parlamentare Cultura Arte e Sport in collaborazione con Radio Radicale e Fondazione Leonardo Sciascia
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 67601
Sito ufficiale: http://www.camera.it
Dal 9 al 13 maggio 2022 la Camera dei Deputati apre le porte al pubblico che potrà ammirare presso le sale di Palazzo Valdina la mostra in ricordo di Aldo Moro (Maglie, 23 settembre 1916-Roma, 9 maggio 1978), politico, giurista e accademico italiano.
L’inaugurazione si terrà il 9 maggio alle ore 18.
L’esposizione, promossa da ICAS Intergruppo Parlamentare Cultura Arte e Sport, in collaborazione con Andrea e Greta Giansanti, Radio Radicale e Fondazione Leonardo Sciascia, organizzata da Civita Mostre e Musei con il supporto allestitivo della Fondazione Ludovico degli Uberti e il supporto logistico di Articolarte, intende commemorare la figura di Aldo Moro e degli agenti della sua scorta: Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Jozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi.
L’apertura della mostra coincide con il giorno in cui, nel 1978, il corpo di Moro fu ritrovato all’interno della famosa Renault 4 rossa, in via Caetani a Roma, assassinato dopo 55 giorni di rapimento da parte delle Brigate Rosse: il tragico evento fu immortalato nei celebri scatti di Gianni Giansanti (Roma, 1956- Roma, 18 marzo 2009), tra i più apprezzati fotogiornalisti sulla scena internazionale.
Saranno esposte nella Sala del Cenacolo di Palazzo Valdina 20 fotografie di Giansanti, che gli valsero la menzione d’onore al World Press Photo di quell’anno. Le immagini saranno accompagnate da testi estratti dall’intervista di Laura Leonelli al grande fotografo, pubblicata sul Sole24Ore l’1 marzo 2008.
“Io abitavo a Monte Mario e tutte le mattine in moto passavo da via Fani per arrivare in ufficio. Come al solito alle 8.30, io e Osvaldo Restali, maestro e socio, leggevamo i giornali e ascoltavamo la radio sintonizzata sulle onde corte della polizia. Illegale, ma di routine. A un certo punto sentiamo la voce trafelata di un agente e le parole confuse "sequestro di persona, via Fani". Prendo la moto, la strada la conosco a memoria, arrivo sul posto insieme alla prima ambulanza. Saranno state le dieci meno un quarto, tutto era appena successo, un'apocalisse. Ma intorno non c'era ancora molta polizia e non c'erano neppure i lenzuoli sui corpi degli agenti uccisi. Il nome di Moro, invece, quello era già nell'aria, "hanno rapito Moro", e inquadro la sua borsa per terra e la fascetta dei giornali sul sedile di dietro, l'unico a non essere macchiato di sangue. Poi ad un tratto, vedo una donna accompagnata da un poliziotto e un sacerdote. La fotografo vicino alla macchina della scorta e la sento mormorare, "poveri ragazzi, poveri ragazzi". Solo dopo ho saputo che era moglie di Moro, perché di lei, come di tutta la famiglia non si sapeva quasi nulla. Scatto ancora e poi fuggo a sviluppare i rulli. Inizia la corsa per la vendita e anche quel giorno avevo delle fotografie che non aveva nessun altro”.
“A un certo punto vedo uscire dal portone di Piazza del Gesù due, tre poliziotti in borghese che salgono su una macchina, sgommano e si dirigono a tutta velocità verso Largo Argentina. Li seguo in moto, Corso Vittorio, la pattuglia inchioda, rigira, torna in Largo Argentina, quindi Botteghe Oscure. E lì si ferma. Arrivano i celerini che bloccano via Michelangelo Caetani. Cordone, non si passa. Ma mi accorgo che l'altro ingresso della strada non è stato ancora sbarrato. Riprendo la moto, arrivo appena in tempo, pochi metri correndo e mi infilo nel primo portone aperto che trovo. Salgo al primo piano. Nella finestra accanto c'è un altro collega Rolando Fava, dell'Ansa, quindi Maurizio Piccirilli, e un operatore di GBR. La strada comincia a riempirsi di agenti, confusione, brusìo, ma l'epicentro lo si intuisce subito, è una Renault 4 rossa. La voce è che abbiano trovato un barbone, morto abbandonato. Inizio a scattare e sono foto a colori. Un questurino si avvicina alla macchina e apre lo sportello laterale. Ma in quell'istante vedo arrivare Cossiga, allora ministro degli Interni, di nuovo scatto, poi la folla degli agenti si avvicina alla Renault e un poliziotto si gira e si mette una mano sulla faccia, disperato. Contemporaneamente, dalla televisione accesa nell'appartamento in cui mi trovavo, si sente un annuncio: “Ci arriva in questo istante la notizia che il corpo dell'onorevole Moro è stato ritrovato in via Caetani”. E io stavo là e allora era lui nella macchina. Dalla strada mi vede un poliziotto che mi punta la pistola e mi ordina di scendere e consegnargli i rulli. Mi ritiro dalla finestra e seguo la scena dal riflesso sul vetro. Con me ho una sola macchina e tre obiettivi, un 35, un 50 e soprattutto un 200. Sono l'unico ad averlo. Ma a quel punto a cacciarmi è il padrone di casa, spaventato. Esco e salgo sul tetto del palazzo. Dall'alto vedo l'arrivo degli artificieri. Si teme che i brigatisti abbiano minato la macchina. Mi sporgo, ma è troppo pericoloso. Scendo di corsa e nella confusione assoluta rientro nella casa di prima e il proprietario neanche se ne accorge. Metto il 200 ed è come essere a pochi centimetri dalla scena. Gli artificieri squarciano il portellone, scatto, lo aprono. Tolgo il rullo a colori e lo nascondo negli slip. Rimetto il bianco e nero”.
Gianni Giansanti nasce a Roma nel 1956. Inizia la sua carriera come freelance nel 1977 e già un anno dopo diventa famoso a soli 21 anni per i celebri scatti del corpo dell’Onorevole Aldo Moro all’apertura della Renault rossa il 9 maggio del 1978, che gli valgono la menzione d’onore al World Press Photo di quell’anno.
A partire da quella data, Gianni Giansanti documenta con i suoi scatti trent’anni di storia nazionale e internazionale e dei suoi protagonisti, toccando tutti i temi della cronaca italiana, dalla strage di Bologna al disastro di Tesero.
Nel 1981 entra a far parte dello staff dell’agenzia Sygma a cui affida la distribuzione sia delle fotografie scattate durante i viaggi con Papa Giovanni Paolo II che delle news internazionali di cui è testimone in Polonia, Haiti, Guatemala, Salvador. Di Papa Giovanni Paolo II, in particolare, racconta i 27 anni di pontificato, seguendolo nelle uscite pubbliche e nei suoi momenti privati, restituendo una vera e propria foto-biografia di uno dei personaggi più significativi e carismatici della storia contemporanea. Questo lavoro gli fa vincere il primo premio al World Press Photo nel 1988.
Nel 1991 ha ricevuto il primo premio nella sezione Arte all'Angers Festival e il secondo premio nella sezione Sport dei World Press Awards per il suo lavoro sul Palio.
Nello stesso anno ha pubblicato il suo libro Cavalli in Palio (White Star Editions) è stata seguita da una prestigiosa mostra al Salone Sistino in Vaticano, al Carrousel du Louvre di Parigi e al Musée des Beaux Arts di Rio de Janeiro.
Nel 1999 è a Roma interessato dalla vita politica: per mesi si aggira all’interno di Montecitorio: è il primo fotografo a entrare nella quotidianità non ufficiale della Camera dei Deputati. Fotografo del Papa, ha ritratto anche molti campioni dello sport: Ayrton Senna, Jacques Villeneuve, Alessandro Del Piero, Adriano. Gli anni dal 2002 al 2004 Gianni Giansanti è concentrato sul reportage in Africa. Si reca più volte nella valle dell’Omo in Etiopia meridionale alla ricerca delle origini dell’uomo: da questi viaggi uscirà il volume “L’Ultima Africa”.
Il racconto e la rappresentazione di personaggi sono l’ambito in cui Gianni Giansanti preferisce fotografare; non solo il Papa, ma anche gli sportivi come Alessandro Del Piero, Ayrton Senna e Jacques Villeneuve, trasmettendo le loro storie di atleti e soprattutto di uomini.
L’umanità è l’elemento conduttore delle storie che racconta, tale da stimolare la sua curiosità di fotografo e la voglia di testimoniare “i momenti veri”, semplicemente scattando secondo un raro istinto giornalistico e una sensibilità, che rendono ancora oggi le sue fotografie di grande impatto emotivo e attualità. In un mondo in cui siamo sempre più “di passaggio”.
Gianni è morto a Roma, il 18 marzo 2009, a 52 anni.
L’inaugurazione si terrà il 9 maggio alle ore 18.
L’esposizione, promossa da ICAS Intergruppo Parlamentare Cultura Arte e Sport, in collaborazione con Andrea e Greta Giansanti, Radio Radicale e Fondazione Leonardo Sciascia, organizzata da Civita Mostre e Musei con il supporto allestitivo della Fondazione Ludovico degli Uberti e il supporto logistico di Articolarte, intende commemorare la figura di Aldo Moro e degli agenti della sua scorta: Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Jozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi.
L’apertura della mostra coincide con il giorno in cui, nel 1978, il corpo di Moro fu ritrovato all’interno della famosa Renault 4 rossa, in via Caetani a Roma, assassinato dopo 55 giorni di rapimento da parte delle Brigate Rosse: il tragico evento fu immortalato nei celebri scatti di Gianni Giansanti (Roma, 1956- Roma, 18 marzo 2009), tra i più apprezzati fotogiornalisti sulla scena internazionale.
Saranno esposte nella Sala del Cenacolo di Palazzo Valdina 20 fotografie di Giansanti, che gli valsero la menzione d’onore al World Press Photo di quell’anno. Le immagini saranno accompagnate da testi estratti dall’intervista di Laura Leonelli al grande fotografo, pubblicata sul Sole24Ore l’1 marzo 2008.
“Io abitavo a Monte Mario e tutte le mattine in moto passavo da via Fani per arrivare in ufficio. Come al solito alle 8.30, io e Osvaldo Restali, maestro e socio, leggevamo i giornali e ascoltavamo la radio sintonizzata sulle onde corte della polizia. Illegale, ma di routine. A un certo punto sentiamo la voce trafelata di un agente e le parole confuse "sequestro di persona, via Fani". Prendo la moto, la strada la conosco a memoria, arrivo sul posto insieme alla prima ambulanza. Saranno state le dieci meno un quarto, tutto era appena successo, un'apocalisse. Ma intorno non c'era ancora molta polizia e non c'erano neppure i lenzuoli sui corpi degli agenti uccisi. Il nome di Moro, invece, quello era già nell'aria, "hanno rapito Moro", e inquadro la sua borsa per terra e la fascetta dei giornali sul sedile di dietro, l'unico a non essere macchiato di sangue. Poi ad un tratto, vedo una donna accompagnata da un poliziotto e un sacerdote. La fotografo vicino alla macchina della scorta e la sento mormorare, "poveri ragazzi, poveri ragazzi". Solo dopo ho saputo che era moglie di Moro, perché di lei, come di tutta la famiglia non si sapeva quasi nulla. Scatto ancora e poi fuggo a sviluppare i rulli. Inizia la corsa per la vendita e anche quel giorno avevo delle fotografie che non aveva nessun altro”.
“A un certo punto vedo uscire dal portone di Piazza del Gesù due, tre poliziotti in borghese che salgono su una macchina, sgommano e si dirigono a tutta velocità verso Largo Argentina. Li seguo in moto, Corso Vittorio, la pattuglia inchioda, rigira, torna in Largo Argentina, quindi Botteghe Oscure. E lì si ferma. Arrivano i celerini che bloccano via Michelangelo Caetani. Cordone, non si passa. Ma mi accorgo che l'altro ingresso della strada non è stato ancora sbarrato. Riprendo la moto, arrivo appena in tempo, pochi metri correndo e mi infilo nel primo portone aperto che trovo. Salgo al primo piano. Nella finestra accanto c'è un altro collega Rolando Fava, dell'Ansa, quindi Maurizio Piccirilli, e un operatore di GBR. La strada comincia a riempirsi di agenti, confusione, brusìo, ma l'epicentro lo si intuisce subito, è una Renault 4 rossa. La voce è che abbiano trovato un barbone, morto abbandonato. Inizio a scattare e sono foto a colori. Un questurino si avvicina alla macchina e apre lo sportello laterale. Ma in quell'istante vedo arrivare Cossiga, allora ministro degli Interni, di nuovo scatto, poi la folla degli agenti si avvicina alla Renault e un poliziotto si gira e si mette una mano sulla faccia, disperato. Contemporaneamente, dalla televisione accesa nell'appartamento in cui mi trovavo, si sente un annuncio: “Ci arriva in questo istante la notizia che il corpo dell'onorevole Moro è stato ritrovato in via Caetani”. E io stavo là e allora era lui nella macchina. Dalla strada mi vede un poliziotto che mi punta la pistola e mi ordina di scendere e consegnargli i rulli. Mi ritiro dalla finestra e seguo la scena dal riflesso sul vetro. Con me ho una sola macchina e tre obiettivi, un 35, un 50 e soprattutto un 200. Sono l'unico ad averlo. Ma a quel punto a cacciarmi è il padrone di casa, spaventato. Esco e salgo sul tetto del palazzo. Dall'alto vedo l'arrivo degli artificieri. Si teme che i brigatisti abbiano minato la macchina. Mi sporgo, ma è troppo pericoloso. Scendo di corsa e nella confusione assoluta rientro nella casa di prima e il proprietario neanche se ne accorge. Metto il 200 ed è come essere a pochi centimetri dalla scena. Gli artificieri squarciano il portellone, scatto, lo aprono. Tolgo il rullo a colori e lo nascondo negli slip. Rimetto il bianco e nero”.
Gianni Giansanti nasce a Roma nel 1956. Inizia la sua carriera come freelance nel 1977 e già un anno dopo diventa famoso a soli 21 anni per i celebri scatti del corpo dell’Onorevole Aldo Moro all’apertura della Renault rossa il 9 maggio del 1978, che gli valgono la menzione d’onore al World Press Photo di quell’anno.
A partire da quella data, Gianni Giansanti documenta con i suoi scatti trent’anni di storia nazionale e internazionale e dei suoi protagonisti, toccando tutti i temi della cronaca italiana, dalla strage di Bologna al disastro di Tesero.
Nel 1981 entra a far parte dello staff dell’agenzia Sygma a cui affida la distribuzione sia delle fotografie scattate durante i viaggi con Papa Giovanni Paolo II che delle news internazionali di cui è testimone in Polonia, Haiti, Guatemala, Salvador. Di Papa Giovanni Paolo II, in particolare, racconta i 27 anni di pontificato, seguendolo nelle uscite pubbliche e nei suoi momenti privati, restituendo una vera e propria foto-biografia di uno dei personaggi più significativi e carismatici della storia contemporanea. Questo lavoro gli fa vincere il primo premio al World Press Photo nel 1988.
Nel 1991 ha ricevuto il primo premio nella sezione Arte all'Angers Festival e il secondo premio nella sezione Sport dei World Press Awards per il suo lavoro sul Palio.
Nello stesso anno ha pubblicato il suo libro Cavalli in Palio (White Star Editions) è stata seguita da una prestigiosa mostra al Salone Sistino in Vaticano, al Carrousel du Louvre di Parigi e al Musée des Beaux Arts di Rio de Janeiro.
Nel 1999 è a Roma interessato dalla vita politica: per mesi si aggira all’interno di Montecitorio: è il primo fotografo a entrare nella quotidianità non ufficiale della Camera dei Deputati. Fotografo del Papa, ha ritratto anche molti campioni dello sport: Ayrton Senna, Jacques Villeneuve, Alessandro Del Piero, Adriano. Gli anni dal 2002 al 2004 Gianni Giansanti è concentrato sul reportage in Africa. Si reca più volte nella valle dell’Omo in Etiopia meridionale alla ricerca delle origini dell’uomo: da questi viaggi uscirà il volume “L’Ultima Africa”.
Il racconto e la rappresentazione di personaggi sono l’ambito in cui Gianni Giansanti preferisce fotografare; non solo il Papa, ma anche gli sportivi come Alessandro Del Piero, Ayrton Senna e Jacques Villeneuve, trasmettendo le loro storie di atleti e soprattutto di uomini.
L’umanità è l’elemento conduttore delle storie che racconta, tale da stimolare la sua curiosità di fotografo e la voglia di testimoniare “i momenti veri”, semplicemente scattando secondo un raro istinto giornalistico e una sensibilità, che rendono ancora oggi le sue fotografie di grande impatto emotivo e attualità. In un mondo in cui siamo sempre più “di passaggio”.
Gianni è morto a Roma, il 18 marzo 2009, a 52 anni.
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