Lello Torchia. Impalpabile fragilità
![Lello Torchia. Impalpabile fragilità, Studio Arte Fuori Centro, Roma Lello Torchia. Impalpabile fragilità, Studio Arte Fuori Centro, Roma](http://www.arte.it/foto/600x450/94/20083-Lello_Torchia_-_Installazione_-_studio_fuori_centro.jpg)
Lello Torchia. Impalpabile fragilità, Studio Arte Fuori Centro, Roma
Dal 18 Febbraio 2014 al 07 Marzo 2014
Roma
Luogo: Studio Arte Fuori Centro
Indirizzo: via Ercole Bombelli 22
Orari: da martedì a venerdì 17-20
Curatori: Loredana Rea
Telefono per informazioni: +39 06 5578101 / 328 1353083
E-Mail info: info@artefuoricentro.it
Sito ufficiale: http://www.artefuoricentro.it
Martedì 18 febbraio 2014, alle ore 18 a Roma, presso lo Studio Arte Fuori Centro si inaugura la personale di Lello Torchia Impalpabile fragilità, curata da Loredana Rea.
L’esposizione rimarrà aperta fino al 7 marzo, secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17 alle 20.
La mostra è il primo appuntamento di Istruzioni per l’uso, ciclo di approfondimento, ideato dal critico Loredana Rea con l’intento di riflettere sul ruolo dell’arte, sul suo valore e sul suo campo d’azione.
Nell’arco di tempo compreso tra febbraio e giugno quattro artisti – Lello Torchia, Umberto Cufrini, Maria Rosaria Stigliano e Serena Vallese – differenti per formazione e scelte operative, si confrontano per evidenziare l’importanza di una pratica di continuo e ricercato sconfinamento, strettamente connessa alle metodologie di lavoro e agli strumenti di espressione, suggerendo un itinerario complesso nella sua multiforme articolazione.
Per questa esposizione Lello Torchia presenta un’installazione di grande suggestione, che rappresenta un organico sviluppo della necessità di connettere le une alle altre esperienze operative caratterizzate da un’intrinseca coerenza di pensiero. L’intento è di offrire la possibilità di esplorare orizzonti plurimi, in cui gli stimoli si sovrappongono, si intrecciano e contaminano per suggerire il desiderio di confrontarsi con l’infinito, pur nella consapevolezza dell’inevitabile caducità.
Campeggia nello spazio espositivo, in una rarefatta penombra, un grande dipinto (bitume su carta), illuminato dalla debole luce di una sola lampadina: su di esso un volo di falene, attratte inesorabilmente dalla luce, simboleggia la finitudine dell’essere e contemporaneamente il bisogno di superare i limiti imposti dalla natura umana, spingendosi verso un imponderabile altrove. L’atmosfera è densa e insieme rarefatta, animata da forme elementari ed evocative, che l’artista ha realizzato con l’obiettivo di costruire un personale e complesso elogio dell’effimero e dell’eterno.
L’esposizione rimarrà aperta fino al 7 marzo, secondo il seguente orario: dal martedì al venerdì dalle 17 alle 20.
La mostra è il primo appuntamento di Istruzioni per l’uso, ciclo di approfondimento, ideato dal critico Loredana Rea con l’intento di riflettere sul ruolo dell’arte, sul suo valore e sul suo campo d’azione.
Nell’arco di tempo compreso tra febbraio e giugno quattro artisti – Lello Torchia, Umberto Cufrini, Maria Rosaria Stigliano e Serena Vallese – differenti per formazione e scelte operative, si confrontano per evidenziare l’importanza di una pratica di continuo e ricercato sconfinamento, strettamente connessa alle metodologie di lavoro e agli strumenti di espressione, suggerendo un itinerario complesso nella sua multiforme articolazione.
Per questa esposizione Lello Torchia presenta un’installazione di grande suggestione, che rappresenta un organico sviluppo della necessità di connettere le une alle altre esperienze operative caratterizzate da un’intrinseca coerenza di pensiero. L’intento è di offrire la possibilità di esplorare orizzonti plurimi, in cui gli stimoli si sovrappongono, si intrecciano e contaminano per suggerire il desiderio di confrontarsi con l’infinito, pur nella consapevolezza dell’inevitabile caducità.
Campeggia nello spazio espositivo, in una rarefatta penombra, un grande dipinto (bitume su carta), illuminato dalla debole luce di una sola lampadina: su di esso un volo di falene, attratte inesorabilmente dalla luce, simboleggia la finitudine dell’essere e contemporaneamente il bisogno di superare i limiti imposti dalla natura umana, spingendosi verso un imponderabile altrove. L’atmosfera è densa e insieme rarefatta, animata da forme elementari ed evocative, che l’artista ha realizzato con l’obiettivo di costruire un personale e complesso elogio dell’effimero e dell’eterno.
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