Maiorano. Architetture dell'animo

Maiorano. Architetture dell'animo, Galleria Emmeotto - Palazzo Taverna, Roma
Dal 20 Febbraio 2014 al 15 Marzo 2014
Roma
Luogo: Galleria Emmeotto - Palazzo Taverna
Indirizzo: via di Monte Giordano 36
Orari: da martedì a sabato h 10.30-13.30 / 14.30-19.30
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 68301127
E-Mail info: info@emmeotto.net
Sito ufficiale: http://www.emmeotto.net
La Galleria Emmeotto, presenta nelle sale espositive di Palazzo Taverna, la mostra personale di Maiorano “Architetture dell’animo”, dove protagonista è l’inedita produzione delle sculture.
Tra i primi esponenti dell’arte digitale, Maiorano si rivolge alla realtà sociale e urbana che lo circonda e diventa testimone della quotidianità. Partendo dalla fotografia, l’artista sovrappone elementi diversi, attraverso elaborazioni digitali ed elementi pittorici con fluide pennellate fino ad arrivare alla sperimentazione sull’assemblaggio della materia, ponendo l’attenzione su una linea di demarcazione tra mondo artificiale e universo naturale. Ruolo fondamentale nelle sue opere pittoriche lo hanno le architetture che, acquistando solidità, diventano tridimensionali nelle costruzioni-sculture in mostra, per la prima volta in uno spazio espositivo. In un gioco di pieni e di vuoti in sospensione, che mette in evidenza il paradigma delle sue architetture spirituali, Maiorano dà vita ad incastri di blocchi geometrici e linee fluenti. La scelta del plexiglass, come materiale di recupero, esalta la trasparenza delle sculture dove la luce interviene in modo naturale.
Nel percorso espositivo si ritrovano componenti costanti della produzione artistica di Maiorano: i luoghi invasi da irradiazioni di energia, che avvolgono i soggetti-oggetti rappresentati e sembra tolgano loro la forza di gravità, le persone che abitano le architetture, e la luce inafferabile, che tutto coinvolge in un sistema di galleggiamento, dove la forma si dissolve rapidamente, pur mantenendo la sua consistenza tangibile. Gli elementi, come i pezzi di un puzzle, contribuiscono a costruire e decostruire lo spazio, in un alternarsi di sovrapposizioni-apparizioni, dove le immagini, gli interventi di colore e la tecnologia digitale, filtrati dalla soggettività dell’artista, si fondono e generano l’opera-visione.
Le sculture si alternano ad immagini dal grande impatto visivo dove le architetture, sullo sfondo di inedite prospettive, sembrano evaporare, e le traiettorie di luce rivelano il disorientamento dell’uomo contemporaneo.
La ricostruzione e la decostruzione dell’immagine attraverso l’illusione visiva e onirica, danno vita ad un dialogo tra luoghi, spazi e tempi e alla ricerca di un equilibrio costante tra staticità e movimento, realtà esteriore e introspezione, ordine e caos, razionale e irrazionale, materia naturale e tecnologia artificiale, figura e linea.
Tra i primi esponenti dell’arte digitale, Maiorano si rivolge alla realtà sociale e urbana che lo circonda e diventa testimone della quotidianità. Partendo dalla fotografia, l’artista sovrappone elementi diversi, attraverso elaborazioni digitali ed elementi pittorici con fluide pennellate fino ad arrivare alla sperimentazione sull’assemblaggio della materia, ponendo l’attenzione su una linea di demarcazione tra mondo artificiale e universo naturale. Ruolo fondamentale nelle sue opere pittoriche lo hanno le architetture che, acquistando solidità, diventano tridimensionali nelle costruzioni-sculture in mostra, per la prima volta in uno spazio espositivo. In un gioco di pieni e di vuoti in sospensione, che mette in evidenza il paradigma delle sue architetture spirituali, Maiorano dà vita ad incastri di blocchi geometrici e linee fluenti. La scelta del plexiglass, come materiale di recupero, esalta la trasparenza delle sculture dove la luce interviene in modo naturale.
Nel percorso espositivo si ritrovano componenti costanti della produzione artistica di Maiorano: i luoghi invasi da irradiazioni di energia, che avvolgono i soggetti-oggetti rappresentati e sembra tolgano loro la forza di gravità, le persone che abitano le architetture, e la luce inafferabile, che tutto coinvolge in un sistema di galleggiamento, dove la forma si dissolve rapidamente, pur mantenendo la sua consistenza tangibile. Gli elementi, come i pezzi di un puzzle, contribuiscono a costruire e decostruire lo spazio, in un alternarsi di sovrapposizioni-apparizioni, dove le immagini, gli interventi di colore e la tecnologia digitale, filtrati dalla soggettività dell’artista, si fondono e generano l’opera-visione.
Le sculture si alternano ad immagini dal grande impatto visivo dove le architetture, sullo sfondo di inedite prospettive, sembrano evaporare, e le traiettorie di luce rivelano il disorientamento dell’uomo contemporaneo.
La ricostruzione e la decostruzione dell’immagine attraverso l’illusione visiva e onirica, danno vita ad un dialogo tra luoghi, spazi e tempi e alla ricerca di un equilibrio costante tra staticità e movimento, realtà esteriore e introspezione, ordine e caos, razionale e irrazionale, materia naturale e tecnologia artificiale, figura e linea.
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