Max Papeschi - HIC SUNT LEONES

Max Papeschi, HIC SUNT LEONES - Non soltanto delle differenze, ma delle superiorità nettissime, 2020 | © Max Papeschi

 

Dal 22 Luglio 2020 al 31 Agosto 2020

Roma

Luogo: WeGil

Indirizzo: Largo Ascianghi 5

Orari: Tutti i giorni 10 - 19 | Chiuso il 15 agosto

Curatori: Gianluca Marziani

Enti promotori:

  • Regione Lazio
  • Mostra organizzata da LAZIOcrea S.p.a. in collaborazione con la Fondazione Maimeri e l’art director Flavia Vago e prodotta da GV Srl
  • Media Partner: ARTE.it e Radio Rock

Costo del biglietto: Intero 6 € | Ridotto 3 € | Biglietti online www.liveticket.it/wegil | Ingresso libero per per le categorie previste dalla tariffazione vigente e per i possessori di LAZIO YOUth CARD che offre opportunità e agevolazioni agli under 30 residenti o domiciliati nella Regione Lazio

Telefono per informazioni: 334 6841506

E-Mail info: info@wegil.it

Sito ufficiale: http://www.wegil.it


HIC SUNT LEONES è il nuovo progetto multimediale di Max Papeschi curato da Gianluca Marziani (tra i più importanti e influenti curatori italiani) e nato dalla collaborazione pluriennale con la Fondazione Maimeri e con l’art director Flavia Vago.
L’artista reduce dal tour mondiale di Welcome to North Korea (con il quale ha inaugurato nel 2016 questa particolare tipologia espositiva) ha scelto di ripartire dall’Italia. Tale decisione è stata presa dall’artista, per dare il suo personale contributo alla ripresa del Paese, in special modo in ambito culturale, dopo i fatti drammatici della pandemia.

Papeschi, famigerato per lo spietato sarcasmo delle sue opere, non poteva certo immaginare un’idea compassata e dai toni neutri, per dare una spinta alla propria Patria, infatti, al contrario, HIC SUNT LEONES è dotata di un carattere estremamente sagace e riflette abbacinanti tinte tricolori. La matrice dell’idea è storica e legata al nostro passato prossimo, di per se tutt’altro che auto-ironico, ma che ben si presta alla satira più estrema, il ventennio fascista. E dove poteva realizzare una simile visione Papeschi? A Roma, ovviamente! Nello specifico presso il WEGIL (precedentemente GIL), celebre palazzo di Trastevere che ha dato i natali nientepopodimeno che alla Gioventù Italiana del Littorio (da cui GIL per l’appunto).

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HIC SUNT LEONES o del paradosso dietro l'angolo
Nel cuore dell'estate romana di un'annata epocale, Max Papeschi si ritrova ad innescare un puntualissimo cortocircuito spaziotemporale che riflette sul presente planetario attraverso il riverbero di un passato prossimo tutto italiano.


Papeschi aveva già sfiorato l’argometo in precedenti operazioni, essendo la sua un’arte di natura socio-politica, ma, questa volta, circondato da un esempio enciclopedico di architettura fascista, qual è il WEGIL,  ha dato libero sfogo alla caustica ironia che contraddistigue la sua poetica. Il risultato è un’installazione multimediale site specific, attraverso la quale Papeschi mette in scena una divertita e divertente parodia del Fascismo. I protagonisti sono le camicie nere e il Duce stesso, le cui effigi sono composte dai corpi “originali” in tenuta militaresca, ma sormontati dalla testa di Topo Gigio, emblema nazionale del Bene. Un accostamento talmente dissonante che riesce sia a demolire completamente l’autorevolezza della “nostrana” dittatura, sia a svelare la banalità del male in essa insito.

L’installazione si compone di: un video d’arte, cinque stampe (realizzate con il collage digitale, la tecnica in cui Papeschi è pioniere) e due cut-out figure (ultima frontiera installativa dell’artista). Il video, realizzato in animazione grazie alla collaborazione con Maurizio Temporin, è a tutti gli effetti il videoclip della popolare canzone fascista Faccetta Nera. Le cinque stampe sono altrettanti frame dei momenti più comico/iconici del video. Infine i due cut-out figure sono la sopracitata raffigurazione del Duce, la stessa che fa capolino sulla locandina della mostra (a testa in giù in quest’ultimo caso, come monito a imperitura memoria). Tutte e tre le parti vanno a comporre un’enorme allegoria, in corrispondenza di una mappa delle ex-colonie “dell’Impero”, (un vero monumento al colonialismo, sul quale sarà proiettato il video), scolpita sulla parete principale all’interno della location e fiore all’occhiello dell’architettura razionalista di quegli anni.

A completare il percorso espositivo ci saranno anche: una selezione di sessanta opere, tratte dal meglio della produzione papeschiana (da NaziSexyMouse a Just Married, passando per i progetti La Sociétè du Spectacle e From Hiroshima with Love, fino ai più recenti The Leader is Present e The Golden Cage) e il video d’arte/videoclip IT’S ALL DEVO (anche questo in collaborazione con Maurizio Tamporin) creato per l’omonimo brano del cantautore statunitense Gerald Casale dei DEVO.
In conclusione, con la mostra HIC SUNT LEONES, il messaggio che Papeschi vuole mandarci per la ripresa è che ridere dei “leones”, e più in generale delle nostre paure, è l’arma giusta per sconfiggerle e andare avanti. Come a dire: una risata ci salverà!

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