Raccontare l'antico: terra, acqua e fuoco
Dal 05 Ottobre 2012 al 06 Gennaio 2013
Roma
Luogo: Museo della Civiltà Romana
Indirizzo: piazza G. Agnelli 10
Orari: da martedì a domenica 9-14
Costo del biglietto: intero € 8.50, ridotto € 6.50
Telefono per informazioni: +39 06 0608
E-Mail info: info.museociviltaromana@comune.roma.it
Sito ufficiale: http://www.museociviltaromana.it/
L’insolita mostra RACCONTARE L'ANTICO: TERRA, ACQUA E FUOCO, allestita nel suggestivo Museo della Civiltà Romanadal 5 ottobre 2012 al 6 gennaio 2013, propone una serie di opere realizzate con le tecniche dell'Encausto e della Ceramica.
Il titolo evoca l’uso dei materiali primordiali nella produzione artistica: terra, acqua, fuoco. I due Maestri infatti coniugano le opere ispirate al recupero di un’antica tecnica pittorica ormai perduta (l’encausto) sapientemente riproposta da Michele Paternuosto, con quelle ispirate in gran parte alla lavorazione fittile proposte da Gastone Primon. Ambedue gli artisti mettono a disposizione del pubblico i materiali e gli strumenti - come il tornio - che sono alla base delle loro opere contemporanee realizzate secondo le procedure antiche. Tra i due mondi si attua un incontro, una sintesi stimolante, dove la sapienza tecnica degli avi, con l’uso delle cere, argille, terre colorate, bronzo, smalti, si trasmette alla moderna sensibilità dei due brillanti operatori artistici.
L’arte dell’Encausto di cui Michele Paternuosto è maestro e fine conoscitore, ma soprattutto riscopritore nella contemporaneità, è un'antichissima tecnica pittorica già nota ai Greci e molto apprezzata dai romani. Per acquistare un dipinto ad encausto su tavola - si suppone di modeste dimensioni - gli antichi imperatori e i ricchi romani pagavano, secondo Plinio il Vecchio, centinaia di migliaia di sesterzi. La tecnica conobbe grande fortuna nelle pitture parietali e decorazioni pompeiane ed esercitò, in seguito, grande fascino sul grande Leonardo, che provò anche ad imitarla.
La tecnica di cui fa uso l’Encausto usufruisce nella sua componente principale di cere e fuoco, racchiudendo in sé tutte le discipline pittoriche quali affresco buono, tempera, gouache, acquarello e olio. Possono essere adoperati supporti quali intonaco fresco ancora molle composto di grassello di calce, pozzolana, sabbia e polvere di marmo; quindi intonaco secco, legno, marmo, tela, carta, cotto e altro.
Dal canto suo Gastone Primon, artista materico ed informale dei nostri tempi, è un fine ceramista, erede delle migliori conoscenze fittili dell'antichità, che tuttavia interpreta modernamente, rompendo con la tradizionale e centenaria ceramica estense, suo primigenio ambito culturale. L'artista scompone e distrugge manufatti, oggetti e materie varie, per poi ricomporli e riproporli a nuova vita, volendo evocare con ciò i momenti perennemente originari della creatività dell'uomo e del creato.
In una sorta di riciclaggio, che simboleggia l’eterno fermento della materia e della vita che si oppone al fatuo ed effimero consumismo del mondo attuale, Primon recupera l’antica e consumata maestria degli antichi vasai etruschi e greci, ma anche paleo veneti, la cui creta, i cui colori e smalti sembrano proiettarsi nel vortice dei giorni d’oggi, come travolti nel tornio elettrico dell’artista stesso. Distruggendo ciò che proviene dal passato, egli in effetti non fa che accoglierlo nel proprio orizzonte poetico, vivificandolo e rigenerandolo per la modernità.
Il titolo evoca l’uso dei materiali primordiali nella produzione artistica: terra, acqua, fuoco. I due Maestri infatti coniugano le opere ispirate al recupero di un’antica tecnica pittorica ormai perduta (l’encausto) sapientemente riproposta da Michele Paternuosto, con quelle ispirate in gran parte alla lavorazione fittile proposte da Gastone Primon. Ambedue gli artisti mettono a disposizione del pubblico i materiali e gli strumenti - come il tornio - che sono alla base delle loro opere contemporanee realizzate secondo le procedure antiche. Tra i due mondi si attua un incontro, una sintesi stimolante, dove la sapienza tecnica degli avi, con l’uso delle cere, argille, terre colorate, bronzo, smalti, si trasmette alla moderna sensibilità dei due brillanti operatori artistici.
L’arte dell’Encausto di cui Michele Paternuosto è maestro e fine conoscitore, ma soprattutto riscopritore nella contemporaneità, è un'antichissima tecnica pittorica già nota ai Greci e molto apprezzata dai romani. Per acquistare un dipinto ad encausto su tavola - si suppone di modeste dimensioni - gli antichi imperatori e i ricchi romani pagavano, secondo Plinio il Vecchio, centinaia di migliaia di sesterzi. La tecnica conobbe grande fortuna nelle pitture parietali e decorazioni pompeiane ed esercitò, in seguito, grande fascino sul grande Leonardo, che provò anche ad imitarla.
La tecnica di cui fa uso l’Encausto usufruisce nella sua componente principale di cere e fuoco, racchiudendo in sé tutte le discipline pittoriche quali affresco buono, tempera, gouache, acquarello e olio. Possono essere adoperati supporti quali intonaco fresco ancora molle composto di grassello di calce, pozzolana, sabbia e polvere di marmo; quindi intonaco secco, legno, marmo, tela, carta, cotto e altro.
Dal canto suo Gastone Primon, artista materico ed informale dei nostri tempi, è un fine ceramista, erede delle migliori conoscenze fittili dell'antichità, che tuttavia interpreta modernamente, rompendo con la tradizionale e centenaria ceramica estense, suo primigenio ambito culturale. L'artista scompone e distrugge manufatti, oggetti e materie varie, per poi ricomporli e riproporli a nuova vita, volendo evocare con ciò i momenti perennemente originari della creatività dell'uomo e del creato.
In una sorta di riciclaggio, che simboleggia l’eterno fermento della materia e della vita che si oppone al fatuo ed effimero consumismo del mondo attuale, Primon recupera l’antica e consumata maestria degli antichi vasai etruschi e greci, ma anche paleo veneti, la cui creta, i cui colori e smalti sembrano proiettarsi nel vortice dei giorni d’oggi, come travolti nel tornio elettrico dell’artista stesso. Distruggendo ciò che proviene dal passato, egli in effetti non fa che accoglierlo nel proprio orizzonte poetico, vivificandolo e rigenerandolo per la modernità.
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