Roma Arte Aperta - Il Paradiso Inclinato

Ex-Dogana, Roma

 

Dal 28 Aprile 2016 al 15 Maggio 2016

Roma

Luogo: Ex-Dogana

Indirizzo: via dello Scalo S. Lorenzo 10

Curatori: Luca Tomìo

E-Mail info: arte@exdogana.com



ROMA ARTE APERTA è un contenitore per i grandi nomi dell’arte contemporanea, liberati dai soliti schemi
espositivi e resi accessibili in uno spazio urbano attivo.
L’Ex-Dogana di Roma rimodella la sua forma diventando sede espositiva e non solo, offrendosi al pubblico come
luogo di scambio artistico e fucina creativa di nuovi linguaggi, grazie ad un programma che avrà il suo punto focale
nella mostra Il Paradiso Inclinato dal quale prenderanno vita una serie di eventi a tema.
Con il titolo Il Paradiso Inclinato varie generazioni di artisti si incontrano sulla linea di confine dell’Ex-
Dogana di Roma per progettare insieme il futuro: dalle opere dei grandi maestri come Alighiero Boetti, Gino De
Dominicis, Tano Festa, Jannis Kounellis, Pier Paolo Calzolari, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Mario Schifano,
Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini, Cesare Tacchi, alle opere e agli interventi site specific degli artisti più
affermati delle nuove generazioni, da Alberto Di Fabio a Pietro Ruffo, da Gea Casolaro a Luana Perilli, fino ai
più giovani ed emergenti tra cui Alberonero, Andreco, Mariana Ferratto, Gonzalo Borondo, Eracle Dartizio,
Daniele “Deca” De Carolis, Alessandro Giannì, Matteo Nasini, Leonardo Petrucci, Luigi Puxeddu, Sbagliato,
Karine Sutyagina, Edoardo Tresoldi, Verónica Vázquez.

La mostra sarà definita da una serie di ambienti in cui gli artisti delle varie generazioni interagiscono: la sala con
opere di Alighiero Boetti e Pietro Ruffo, quella spaziale di Alberto Di Fabio e Karine Sutyagina, una White Room con
Mariana Ferratto, Tano Festa e il collettivo Sbagliato e quella inaspettata di Gino De Dominicis e Leonardo Petrucci...
Arte “aperta” in tutte le sue declinazioni: musicali curate da Ex Dogana e LSWHR, cinematografiche con Mario
Schifano Tutto di Luca Ronchi e Niente da vedere niente da nascondere di Emidio Greco, ludica con i laboratori
didattici per bambini ideati e curati dagli artisti stessi, editoriali con la presentazione del libro Quando Roma era
un paradiso di Stefano Malatesta.
A questa programmazione si aggiunge la creazione all’interno del sito delle Residenze d’Artista, veri e propri studi
messi a disposizione degli artisti per il loro lavoro, che saranno visitabili dal pubblico in una serie di giornate a porte
aperte, e che restituiscono importanza e dignità al mestiere dell’arte.

Per Jannis Kounellis l’arte è drammaturgia ed ecco che questa mostra mette in scena un’arte aperta a nuovi
attraversamenti su una linea di confine (non a caso in un’Ex-Dogana) che Giulio Paolini descriverebbe come
il superamento del discrimine tra estetico ed estatico. L’artista contemporaneo, dissolvendosi sdoppiandosi,
vede sé stesso che si guarda come altro da se, come miracolo a sé stesso: Kounellis, Paolini, Schifano, Boetti,
De Dominicis, Ontani e Prini, chi sottraendosi, chi moltiplicandosi, hanno determinato una rivoluzione del
linguaggio contemporaneo che, al di là delle singole declinazioni soggettive, mette in crisi il ruolo dell’artista genio
solitario che ha trionfato nel ‘900.
La centralità dell’artista cede il passo a quell’opera che spinge il suo stesso artefice ai margini della scena,
assumendo il ruolo di primo spettatore stupito di se stesso.
Una dialettica tra la frantumazione narcisistica e una lacerante sottrazione che ha avuto, e ha ancora, Roma come
palcoscenico privilegiato.
Nonostante il più lucido interprete di questa posizione non abbia mai lasciato la rigorosa ortogonalità della sua
Torino (però la sua ultima mostra al Macro sull’artista che credeva di esistere è emblematica!), è Roma con le sue
curve barocche ad aver esercitato la forza attrattiva su questo nucleo di artisti, complici un fermento intellettuale
Sbagliato, Window, 2015, stampa su acetato (courtesy Galleria Varsi, Roma)
che Stefano Malatesta ci racconta come un paradiso perduto. Ma Roma è da sempre un paradiso non tanto perduto
quanto inclinato sui quei crinali della storia dove si sono inverate e cicatrizzate mille volte le più grandi
paure catastrofiche dell’uomo moderno e dove la filosofia della storia non sta in cattedra ma guida un taxi o ti serve
le cervella fritte con quell’irrivente cinismo di cui erano campioni Fabrizi e Gasmann: vi ricordate però con quale
eroismo i loro personaggi si apprestano alla fucilazione? Non è difficile morire bene, il difficile è vivere bene... Questa
è ancora la grandezza di Roma e questa apertura alla libertà e questa sottrazione a favore di una nuova centralità
dell’opera d’arte sono le coordinate di un rinnovato territorio di opportunità anche per le nuove generazioni,
che ancora troppo spesso scambiano per questioni artistiche le personali nevrosi che al massimo assurgono a
decorazione o ancora peggio le effimere sirene del mercato. L’arte è davvero tutta un’altra cosa e soprattutto in questo
nostro tempo iperaccelato e ipercomplesso è senza dubbio una questione molto più delicata di quanto non lo fosse
per chi voleva cambiare le cose negli anni ‘60. Un po’ scherzando, un po’ no, potremmo dire che se allora era un
paradiso, oggi è un inferno...

Le nuove generazioni si trovano ad affrontare un realtà enormemente aumentata e un mondo davvero complesso
e sconfinato che necessita davvero della reintroduzione di un ruolo oggi troppo sminuito ad epiteto, quello del
Maestro, del precursore che tramanda non per via accademica ma per tramite del pensiero, che indica la via.
L’arte è infatti sempre più una libera disciplina del pensiero che prende sempre nuove forme ma è anche quella felicità
e voglia di vivere che rinnova la vita ed è per questo motivo che abbiamo voluto infondere un nuovo impulso
organizzando questa mostra, proprio perché, come dice Alighiero Boetti, “un bel quadro dovrebbe avere anche
la funzione di entusiasmare, di eccitare. Quando faccio una mostra vedo che la gente gira, la temperatura sale, c’è
entusiasmo. Mi pare allora che le persone siano più contente; e penso che quando andranno a casa faranno cose
speciali, cose che non fanno normalmente. Ecco, una buona mostra può essere trainante, come la musica, la poesia.
Può dare energia”.
Nella sua ultima intervista, Ettore Scola, a cui dedichiamo questo mostra, ha dichiarato: “Mi aspetto che le nuove
generazioni vadano avanti, non che guardino al passato”.

Opening 28 aprile 2016 • ore 19:30

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