Roma caput mundi
Dal 10 Ottobre 2012 al 12 Marzo 2013
Roma
Luogo: Colosseo, Foro Romano
Indirizzo: p.zza del Colosseo
Orari: dalle 8.30 a un’ora prima del tramonto
Curatori: Andrea Giardina
Enti promotori:
- Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma
Costo del biglietto: intero € 12, ridotto € 7.50
Telefono per informazioni: +39 06 39967700
E-Mail info: roma@coopculture.it
La Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma racconta per la prima volta, attraverso una mostra, la storia dell’espansione politica e culturale dell’antica Roma. Un progetto ambizioso, senza precedenti, che esplora due aspetti - dominio e integrazione - nell’intento di trasmettere al grande pubblico una visione poliedrica del mondo romano. La mostra Roma caput mundi. Una città tra dominio e integrazione, che si terrà dal 10 ottobre al 10 marzo, intende cogliere la ricchezza e la varietà di una storia «unica» soprattutto per le sue armoniche contraddizioni.
Il Colosseo, la Curia Iulia e il Tempio del Divo Romolo nel Foro romano, sono le sedi in cui si articola il percorso espositivo: dalle origini di Roma alla conquista dell’Italia e delle province; gli influssi culturali e religiosi; schiavitù e melting-pot etnico; visioni antiche e moderne.
Sono più di un centinaio le opere scelte per narrare una storia complessa e affascinante, percepita ancora oggi dall’opinione diffusa nell’immaginario collettivo in Italia come nel resto del mondo secondo stereotipi ricorrenti, molto influenzati da ideologie e esperienze politiche dell’età contemporanea (dalla Rivoluzione francese al fascismo). Questo fenomeno trova un riflesso immediato nei romanzi storici e soprattutto nel cinema, cui viene dedicata un’intera sezione: i Romani sono regolarmente rappresentati come un popolo violento e sadico, razzista, privo di motivazioni che non siano l’esercizio e il rafforzamento del loro dominio, lo sfruttamento delle altre genti, la repressione del dissenso politico e delle religioni dissonanti.
Si è voluto intitolare la mostra «Roma capitale del mondo» (caput orbis terrarum o caput mundi), per riprendere un concetto usato dagli antichi come metafora di una potenza universale. Così già nel primo libro di Livio, dove Romolo, disceso dal cielo, ordina a un romano di trasmettere la sua profezia: «Va’ – disse – annuncia ai Romani che gli dei celesti vogliono che la mia Roma sia la capitale del mondo; perciò coltivino l’arte militare e sappiano, e tramandino anche ai posteri che nessuna potenza umana potrà resistere alle armi dei Romani».
La mostra non intende ovviamente occultare gli aspetti che oggi possono apparire brutali del dominio romano: le sofferenze inferte a intere comunità, le guerre di rapina, la schiavitù (quale grande impero, compresi quelli a noi più recenti, non si è costruito in modo violento?). Questa immagine, che corrisponde a una percezione di massa diffusa ancora oggi a livello mondiale, viene tuttavia complicata e arricchita dalla considerazione di altri fenomeni, presi in esame dall’ampio e articolato percorso espositivo.
Ma i Romani insistevano anche sul fatto che fin dalle origini la loro era stata una «città aperta» alle altre genti. Infatti, essi praticarono una politica dell’integrazione che non trova riscontri di uguale entità nell’intera storia universale: ritenevano irrilevante la purezza della stirpe, concedevano facilmente la cittadinanza, liberavano gli schiavi con procedure semplici e lo schiavo liberato era un «quasi cittadino» (i figli di quest’ultimo erano cittadini di pieno diritto). Alcuni storici contemporanei, sulla scia degli autori antichi, insistono giustamente sull’apporto morale e culturale (oltre che militare) rappresentato, nel corso dei secoli, da questo continuo arricchimento del corpo civico. La potenza bellica era dunque solo uno dei volti di Roma caput mundi.
Tutti questi concetti sono esposti attraverso sculture, rilievi, mosaici, affreschi, bronzi e monete e suddivisi nelle tre sedi della mostra con i seguenti focus:
Il manifesto dell’integrazione romana: l’oratio claudiana (Curia).
I due volti di Roma. L’Italia dei romani. La romanizzazione. Roma città greca. Il mondo a Roma. Da cose e cittadini (Colosseo)
La razza romana. Invenzioni di Roma e della romanità tra politica e cinema (Tempio del Divo Romolo)
La mostra è curata da Andrea Giardina, storico e professore presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane e la Scuola Normale di Pisa, e Fabrizio Pesando, archeologo e professore presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale.
Accompagna la mostra un ricco volume di studi pubblicato da Electa. I saggi, affidati ai maggiori specialisti italiani e stranieri, passano in rassegna le istanze culturali, sociali e politiche del mondo romano dalle origini troiane alla Roma etrusca e greca, fino alle conquiste in Italia e nel Mediterraneo. Oltre ogni definizione geografica dell’espansione si approfondisce il ruolo dello straniero nella costruzione della civiltà romana, l’integrazione e l’ascesa dei provinciali che giunsero alle più alte cariche (si pensi agli imperatori “spagnoli, Traiano e al suo successore Adriano), la componente servile, la circolazione di beni e idee oltre che dei costumi e dei culti tra accoglienza e repressione. Tra i temi portanti del volume si affronta anche quello della globalizzazione entro i confini culturali, linguistici ed economici dell’Impero che ha reso sempre attuale l’immagine dei Romani nei secoli, oltre ogni sfruttamento ideologico.
Il Colosseo, la Curia Iulia e il Tempio del Divo Romolo nel Foro romano, sono le sedi in cui si articola il percorso espositivo: dalle origini di Roma alla conquista dell’Italia e delle province; gli influssi culturali e religiosi; schiavitù e melting-pot etnico; visioni antiche e moderne.
Sono più di un centinaio le opere scelte per narrare una storia complessa e affascinante, percepita ancora oggi dall’opinione diffusa nell’immaginario collettivo in Italia come nel resto del mondo secondo stereotipi ricorrenti, molto influenzati da ideologie e esperienze politiche dell’età contemporanea (dalla Rivoluzione francese al fascismo). Questo fenomeno trova un riflesso immediato nei romanzi storici e soprattutto nel cinema, cui viene dedicata un’intera sezione: i Romani sono regolarmente rappresentati come un popolo violento e sadico, razzista, privo di motivazioni che non siano l’esercizio e il rafforzamento del loro dominio, lo sfruttamento delle altre genti, la repressione del dissenso politico e delle religioni dissonanti.
Si è voluto intitolare la mostra «Roma capitale del mondo» (caput orbis terrarum o caput mundi), per riprendere un concetto usato dagli antichi come metafora di una potenza universale. Così già nel primo libro di Livio, dove Romolo, disceso dal cielo, ordina a un romano di trasmettere la sua profezia: «Va’ – disse – annuncia ai Romani che gli dei celesti vogliono che la mia Roma sia la capitale del mondo; perciò coltivino l’arte militare e sappiano, e tramandino anche ai posteri che nessuna potenza umana potrà resistere alle armi dei Romani».
La mostra non intende ovviamente occultare gli aspetti che oggi possono apparire brutali del dominio romano: le sofferenze inferte a intere comunità, le guerre di rapina, la schiavitù (quale grande impero, compresi quelli a noi più recenti, non si è costruito in modo violento?). Questa immagine, che corrisponde a una percezione di massa diffusa ancora oggi a livello mondiale, viene tuttavia complicata e arricchita dalla considerazione di altri fenomeni, presi in esame dall’ampio e articolato percorso espositivo.
Ma i Romani insistevano anche sul fatto che fin dalle origini la loro era stata una «città aperta» alle altre genti. Infatti, essi praticarono una politica dell’integrazione che non trova riscontri di uguale entità nell’intera storia universale: ritenevano irrilevante la purezza della stirpe, concedevano facilmente la cittadinanza, liberavano gli schiavi con procedure semplici e lo schiavo liberato era un «quasi cittadino» (i figli di quest’ultimo erano cittadini di pieno diritto). Alcuni storici contemporanei, sulla scia degli autori antichi, insistono giustamente sull’apporto morale e culturale (oltre che militare) rappresentato, nel corso dei secoli, da questo continuo arricchimento del corpo civico. La potenza bellica era dunque solo uno dei volti di Roma caput mundi.
Tutti questi concetti sono esposti attraverso sculture, rilievi, mosaici, affreschi, bronzi e monete e suddivisi nelle tre sedi della mostra con i seguenti focus:
Il manifesto dell’integrazione romana: l’oratio claudiana (Curia).
I due volti di Roma. L’Italia dei romani. La romanizzazione. Roma città greca. Il mondo a Roma. Da cose e cittadini (Colosseo)
La razza romana. Invenzioni di Roma e della romanità tra politica e cinema (Tempio del Divo Romolo)
La mostra è curata da Andrea Giardina, storico e professore presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane e la Scuola Normale di Pisa, e Fabrizio Pesando, archeologo e professore presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale.
Accompagna la mostra un ricco volume di studi pubblicato da Electa. I saggi, affidati ai maggiori specialisti italiani e stranieri, passano in rassegna le istanze culturali, sociali e politiche del mondo romano dalle origini troiane alla Roma etrusca e greca, fino alle conquiste in Italia e nel Mediterraneo. Oltre ogni definizione geografica dell’espansione si approfondisce il ruolo dello straniero nella costruzione della civiltà romana, l’integrazione e l’ascesa dei provinciali che giunsero alle più alte cariche (si pensi agli imperatori “spagnoli, Traiano e al suo successore Adriano), la componente servile, la circolazione di beni e idee oltre che dei costumi e dei culti tra accoglienza e repressione. Tra i temi portanti del volume si affronta anche quello della globalizzazione entro i confini culturali, linguistici ed economici dell’Impero che ha reso sempre attuale l’immagine dei Romani nei secoli, oltre ogni sfruttamento ideologico.
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