Sandro Rinaldi. Intorno alla Mail Art

Sandro Rinaldi. Intorno alla Mail Art, Sala della Crociera, Roma

 

Dal 18 Giugno 2013 al 27 Giugno 2013

Roma

Luogo: Sala della Crociera

Indirizzo: via del Collegio Romano 27

Orari: lunedì 14-19; mercoledì 9.30-17; giovedì 9.30-13.30

Curatori: Barbara Martusciello

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 06 69770054

E-Mail info: info@sandrorinaldi.com

Sito ufficiale: http://www.archeologica.librari.beniculturali.it


La mostra personale di Sandro Rinaldi, artista sui generis nel panorama espositivo attuale, propone quasi un centinaio di opere di piccole dimensioni e su carta in forma di buste, post-card e francobolli da lui disegnati e dipinti rifacendosi alla lunga tradizione della Mail Art. 
La Mail Art o Arte Postale è una pratica d'avanguardia che consta di invii di lettere, cartoline, buste e simili elementi extra-artistici innalzati al grado di artisticità da manipolazioni ad hoc e recapitati a uno o a più destinatari tramite posta. La rielaborazione autorale, cioè, avviene dipingendo, decorando graficamente etc. tali materiali o costruendone delle speciali versioni e successivamente spedendo ogni opera così realizzata prevedendo un’interazione con i fruitori riceventi.
Quest’agire, consolidato e ancora perseguito da tanti artisti, affonda le sue radici in pionieristiche attuazioni futuriste (per esempio, le cartoline e le epistole ludiche di Balla, Depero, Cangiullo e i collage spediti da Ivo Pannaggi) e Dada (le cartoline rettificate di Max Ernst e George Grosz oltre che alcune risoluzioni di Marcel Duchamp) per giunge sino a Fluxus, in particolare a Ray(mond) Johnson e al Concettuale, con On Kawara, per toccare le controculture e tante esperienze diversificate anche in Italia, sia di artisti sporadicamente connessi a tale configurazione artistica – Alighiero Boetti, Mario Schifano – sia più in linea con un’idea di scambio artistico libero dai condizionamenti commerciali – Pablo Echaurren, Prof. Bad Trip –, sia noti per portare avanti prioritariamente questa forma d’arte, come Guglielmo Achille Cavellini e Vittore Baroni, che editò per trent’anni anche una rivista specializzata (“Arte Postale!”, ottobre 1979 - dicembre 2009), solo per fare qualche esempio.
E’ in siffatto universo cangiante, di alternativa all’oggetto-opera più usuale, che è ascrivibile il lavoro di Sando Rinaldi. Egli preferisce una strada molto personale, più autonoma e di grande attenzione alla formalizzazione compositiva, che è segnica e pittorica oltre che emozionata.
Le sue opere minute adottano come superficie espressiva medium uguali e ripetuti nel tempo: buste di carta di vario tipo – più leggera, più spessa, ornata, neutra, a colori, stampata, di formato quadrato, rettangolare etc. – e di alberghi nei quali l’artista ha soggiornato e ancora si reca.
A questo proposito, un discorso a parte merita proprio l’importanza del viaggio, sia nella vita del nostro autore – grande viaggiatore non solo per diletto –, sia in questa sua produzione: se, come sosteneva Sant’Agostino, “Il mondo è un libro, e chi non viaggia legge solo una pagina.”, le pagine di Sandro sono innumerevoli come i suoi tours e le sue buste, che germinano da un piccolo sacro fuoco: quello di manifestare anche snodi fondamentali di alcuni suoi incontri rilevanti, di tappe umanamente e intellettualmente significative, di luoghi della riflessione o del buen retiro. La stessa scelta dell’invio – sia tradizionale sia, oggi, anche via email – di questa posta divenuta pregiata rimanda al concetto di viaggio, di soggiorno e di ospitalità, marcando l’importanza, oltre che del cammino, anche della sosta necessaria per realizzare, non a caso, la  modifica del vettore selezionato. 
Così, la preferenza dell’impiego delle buste degli hotel frequentati distingue la gran parte delle opere di Sandro Rinaldi da altre del genere postale.
La sua modifica che trasforma artisticamente tali enveloppes, in lui consiste in una progettualità pittorica essenzialmente astratta, dai tratti gestuali liberi ma calibrati, appena curvilinei o più lineari, in composizioni-texture talvolta giocose, arricchite talora da micro-colpi di pastello, da luminescenze acquerellate oppure più dense. Talora, impiega la tecnica del collage con carte e feltri. Su tali buste-opere, inoltre, in molte occasioni egli appone dei suoi francobolli totalmente inventati e tutti disegnati o dipinti anch’essi, creando un’acuta azione ludica. Sempre, Rinaldi fa uso di tinte diverse a forgiare quasi matasse di energia cromatica e costruendo un ritmo visivo vincolato solo alla propria poetica interiore. Un po’ di sano lirismo non guasta, e il nostro autore ci si consegna, assorbendo gli stimoli che coglie dall’esterno e che, abbiamo sottolineato, sono anche legati alla seduzione di input dati dai luoghi in cui risiede in quel momento ma anche alle persone che riceveranno i suoi dispacci creativi.
Gli artisti della Mail Art hanno spedito negli anni una mole inimmaginabile di queste loro elaborazioni via corrispondenza, affidando al viaggio postale il proprio messaggio esteticoelegiaco in liaison con la comunicazione e dando all’atto della ricezione un’ulteriore aggiunta di significato, come ci siamo detti; così, infatti, si allontana la prassi più passiva della fruizione solo espositiva di tali lavori per una sollecitazione partecipativa; si provoca la sorpresa, in chi li riceve, la meraviglia di poter rigirare tra le mani qualcosa che solitamente è vietato toccare nei musei e nelle gallerie. Si attiva, insomma, con queste missive artistiche, un circuito etico e positivo, potenzialmente infinito, che regala occasioni di possedere un capolavoro facilmente, gratuitamente e inaspettatamente, ripagandolo, semmai, contraccambiando con un’altra creazione di Arte postale destinata al mittente che per primo ha omaggiato della sua opera: e così via, come in una catena di Sant’Antonio virtuosa.
Rinaldi non si sottrae alla legge della Mail Art ma spesso muta il meccanismo, non spedendo le opere in maniera tipica, imbucandole e affidandosi all’ufficio postale, ma mandandole per email: a questo punto, la comune, classica modalità della prima Mail Art si rinnova, accetta di aprirsi alla tecnologia e si modernizza. L’invio, da tangibile si fa immateriale ma non per questo meno presente e reale. Le sue cartoline, o le sue buste, si possono godere sui computer, le si possono stampare, volendo, a proprio uso e consumo; il piéce unique accetta, così, la sfida della sua possibile proliferazione…
In altre occasioni, Rinaldi spedisce a se stesso, inceppando l’automatismo non per dar corpo al soliloquio lirico-creativo, né per mancanza di generosità artistica, bensì per usare quelle missive come matrice su cui intervenire nuovamente e rispedire per posta o via Rete, magari usando l’Agorà dei Social-Network, Fb in testa. Più condivisione di così...: multipla, liquida, inarrestabile…
Le opere di Rinaldi in mostra sono una minima parte delle sue molteplici esecuzioni e sono tutte originali, dato che sono le matrici da cui è stata determinata la loro replica online; oppure sono prestiti dei mittenti postali, che hanno accettato di restituire per l’occasione questi gioiosi memorabilia. Possiamo quindi ammirare buste-fiocco, buste-paesaggio, buste illustrate con ghirigori immaginifici, accenni di panorami, lacerti di griglie cromatiche, immersioni nelle nuance più vivaci, buste polimateriche, con calligrafismi o strutturate in forma geometrica: opere preziose nella loro semplicità, belle e fortemente comunicative ad ogni livello e per tutti come nel più puro spirito della Mail Art.

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