Serena Fineschi. Noi e loro
Dal 22 Novembre 2024 al 31 Gennaio 2025
Roma
Luogo: z2o Project
Indirizzo: Via Baccio Pontelli 16
Orari: su appuntamento
Curatori: Marina Dacci
Telefono per informazioni: +39 06 80073146
E-Mail info: info@z2ogalleria.it
z2o Project è lieta di presentare, venerdì 22 novembre, alle ore 18:30, all’interno dei suoi spazi in Via Baccio Pontelli 16, Noi e loro, la prima mostra personale di Serena Fineschi (Siena, 1973), curata da Marina Dacci.
Loro e noi in dialogo, messi in scena da Serena Fineschi su ciò che può o non può accadere in una evoluzione consapevole della propria umanità rispetto ad altre umanità.
La narrativa sottesa afferisce a una biografia personale dell’artista che attraversa la sua esperienza dall’infanzia all’età adulta e in cui mette in dialogo corpo e linguaggio che costruiscono le contraddittorie regole del gioco.
Paradossalmente il linguaggio, codice comunicativo e generatore di socialità per eccellenza, viene presentato qui nella sua dicotomia: la dichiarazione diretta sul principio di dualità (Noi e loro) e la riflessione sulle parole non dette che creano ombre e ambiguità relazionali (Le parole che non ti ho detto; Sonata muta; Silenzi; Relazioni) diventando una torre di Babele che allontana invece che unire e in cui talvolta i silenzi sono più significativi delle parole stesse.
Il corpo invece la sa lunga in questo e non mente.
In molte opere di Fineschi il focus è l’approccio prossemico: la distanza interpersonale fra il sé e ciò che sta fuori nel sistema delle relazioni, dall’intimo al sociale, al pubblico. È uno spazio reale e simbolico al contempo, elemento significante nelle transazioni quotidiane da cui non è possibile sottrarsi.
Le opere punteggiano un percorso mnemonico dalle esperienze più distanti a quelle più vicine. Il sentirsi protetti e al sicuro, compresi, amati e accettati e la conseguente intimità fisica che si mostra senza veli e in cui la materia delle opere diventa pelle del corpo (Un giorno all’improvviso; Les Fleurs du Mal) e, inoltre, la possibile riscrittura del rapporto con il paesaggio (Trovarsi al riparo nella convenzione).
I conflitti sociali nell’infanzia vissuti come gioco (La battaglia di San Romano) diventano tensioni, pressione sociale, diffidenza e il giudizio emarginante di carattere anche culturale nell’adolescenza e nell’età adulta (Bagno Eden; Tra l’orizzonte e il mare; Cattive compagnie; Cacciata dal Paradiso. La Resa; Malelingue; L’altro lato della vergogna).
Una ventina di opere, prodotte dal 2020 al 2024, punteggiano lo spazio come tante stazioni offrendo una prospettiva a tutto tondo sui vari media utilizzati dall’artista: dalla fotografia, alla ceramica, da interventi su carta ad oggetti e materiali assemblati e manipolati.
La materia – nel caso specifico la creta – incarna in chiusura la relazione dell’artista con le sue opere, il rapporto generativo con il proprio Sé rafforzandone l’auto-accettazione (Vogliamo parlare d’amore).
Marina Dacci
Serena Fineschi (Siena, 1973) vive e lavora tra Siena e Bruxelles.
Si è formata all’Istituto Statale d’Arte “Duccio di Buoninsegna” di Siena, proseguendo gli studi in progettazione grafica a Siena, Firenze, Milano e in Storia dell’arte contemporanea presso l’Università degli Studi di Siena.
È una delle fondatrici di Grand Hotel, un progetto nomade in collaborazione con artisti italiani e internazionali. Ha inoltre costituito l’associazione culturale Fondaco, volta alla diffusione dell’arte e degli artisti italiani contemporanei nella scena internazionale.
Nel 2016 ha creato Caveau, una cassaforte costruita all’interno delle mura di Siena per servire da contenitore di idee. È tra i fondatori di MODO asbl, associazione culturale di arte contemporanea nata nel 2018, con sede a Bruxelles.
Le sue opere sono state esposte in varie istituzioni pubbliche e private, come, CENTRALE for Contemporary Art, Bruxelles; Fondation Thaile, Bruxelles; Cloud Seven, Bruxelles; Museo Reale delle Belle Arti del Belgio, Bruxelles; MANA Contemporary, Jersey City (NJ, USA); Ambasciata Italiana a Bruxelles, Bruxelles; Fondazione Santa Maria della Scala, Siena; Palazzo delle Papesse Centro di Arte Contemporanea, Siena; Corderie dell’Arsenale, Venezia (per la XV Biennale di Architettura di Venezia); Assab One, Milano; Villa Pacchiani, Santa Croce sull’Arno; Fondazione Palazzo Magnani, Reggio Emilia; “Border Crossing”, Manifesta 12, Palermo; La Triennale di Milano, Milano; Museo Civico Luigi Varoli, Ravenna; Baert Gallery, Los Angeles (CA, USA); Gallerie degli Uffizi, Firenze; Fondazione Pino Pascali, Polignano a Mare.
Loro e noi in dialogo, messi in scena da Serena Fineschi su ciò che può o non può accadere in una evoluzione consapevole della propria umanità rispetto ad altre umanità.
La narrativa sottesa afferisce a una biografia personale dell’artista che attraversa la sua esperienza dall’infanzia all’età adulta e in cui mette in dialogo corpo e linguaggio che costruiscono le contraddittorie regole del gioco.
Paradossalmente il linguaggio, codice comunicativo e generatore di socialità per eccellenza, viene presentato qui nella sua dicotomia: la dichiarazione diretta sul principio di dualità (Noi e loro) e la riflessione sulle parole non dette che creano ombre e ambiguità relazionali (Le parole che non ti ho detto; Sonata muta; Silenzi; Relazioni) diventando una torre di Babele che allontana invece che unire e in cui talvolta i silenzi sono più significativi delle parole stesse.
Il corpo invece la sa lunga in questo e non mente.
In molte opere di Fineschi il focus è l’approccio prossemico: la distanza interpersonale fra il sé e ciò che sta fuori nel sistema delle relazioni, dall’intimo al sociale, al pubblico. È uno spazio reale e simbolico al contempo, elemento significante nelle transazioni quotidiane da cui non è possibile sottrarsi.
Le opere punteggiano un percorso mnemonico dalle esperienze più distanti a quelle più vicine. Il sentirsi protetti e al sicuro, compresi, amati e accettati e la conseguente intimità fisica che si mostra senza veli e in cui la materia delle opere diventa pelle del corpo (Un giorno all’improvviso; Les Fleurs du Mal) e, inoltre, la possibile riscrittura del rapporto con il paesaggio (Trovarsi al riparo nella convenzione).
I conflitti sociali nell’infanzia vissuti come gioco (La battaglia di San Romano) diventano tensioni, pressione sociale, diffidenza e il giudizio emarginante di carattere anche culturale nell’adolescenza e nell’età adulta (Bagno Eden; Tra l’orizzonte e il mare; Cattive compagnie; Cacciata dal Paradiso. La Resa; Malelingue; L’altro lato della vergogna).
Una ventina di opere, prodotte dal 2020 al 2024, punteggiano lo spazio come tante stazioni offrendo una prospettiva a tutto tondo sui vari media utilizzati dall’artista: dalla fotografia, alla ceramica, da interventi su carta ad oggetti e materiali assemblati e manipolati.
La materia – nel caso specifico la creta – incarna in chiusura la relazione dell’artista con le sue opere, il rapporto generativo con il proprio Sé rafforzandone l’auto-accettazione (Vogliamo parlare d’amore).
Marina Dacci
Serena Fineschi (Siena, 1973) vive e lavora tra Siena e Bruxelles.
Si è formata all’Istituto Statale d’Arte “Duccio di Buoninsegna” di Siena, proseguendo gli studi in progettazione grafica a Siena, Firenze, Milano e in Storia dell’arte contemporanea presso l’Università degli Studi di Siena.
È una delle fondatrici di Grand Hotel, un progetto nomade in collaborazione con artisti italiani e internazionali. Ha inoltre costituito l’associazione culturale Fondaco, volta alla diffusione dell’arte e degli artisti italiani contemporanei nella scena internazionale.
Nel 2016 ha creato Caveau, una cassaforte costruita all’interno delle mura di Siena per servire da contenitore di idee. È tra i fondatori di MODO asbl, associazione culturale di arte contemporanea nata nel 2018, con sede a Bruxelles.
Le sue opere sono state esposte in varie istituzioni pubbliche e private, come, CENTRALE for Contemporary Art, Bruxelles; Fondation Thaile, Bruxelles; Cloud Seven, Bruxelles; Museo Reale delle Belle Arti del Belgio, Bruxelles; MANA Contemporary, Jersey City (NJ, USA); Ambasciata Italiana a Bruxelles, Bruxelles; Fondazione Santa Maria della Scala, Siena; Palazzo delle Papesse Centro di Arte Contemporanea, Siena; Corderie dell’Arsenale, Venezia (per la XV Biennale di Architettura di Venezia); Assab One, Milano; Villa Pacchiani, Santa Croce sull’Arno; Fondazione Palazzo Magnani, Reggio Emilia; “Border Crossing”, Manifesta 12, Palermo; La Triennale di Milano, Milano; Museo Civico Luigi Varoli, Ravenna; Baert Gallery, Los Angeles (CA, USA); Gallerie degli Uffizi, Firenze; Fondazione Pino Pascali, Polignano a Mare.
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