TerraeMota. Sculture in ceramica di Riccardo Monachesi
Dal 05 Aprile 2014 al 25 Maggio 2014
Roma
Luogo: Museo delle Mura
Indirizzo: via di San Sebastiano 18
Orari: da martedì a domenica 9-14
Curatori: Francesco Paolo Del Re
Enti promotori:
- Roma capitale
- Musei in Comune
- Sinopia Galleria
Costo del biglietto: intero € 5, ridotto € 4; residenti € 4 / € 3
Telefono per informazioni: +39 060608
E-Mail info: museomura@zetema.it
Sito ufficiale: http://www.museodellemura.it
A Roma, dal 5 aprile al 25 maggio, la scultura è protagonista di “Terraemota”, mostra personale di
Riccardo Monachesi allestita e ospitata nei suggestivi spazi del Museo delle Mura di Porta San
Sebastiano, in collaborazione con Sinopia Galleria, interamente sostenuta dai proponenti.
L’esposizione, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione
Artistica – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con i Servizi Museali di Zètema Progetto
Cultura e curata da Francesco Paolo Del Re, raccoglie un’antologia delle sculture in ceramica
realizzate dall’artista, con particolare attenzione alla produzione degli ultimi anni. Il catalogo,
pubblicato da Il Cigno GG Edizioni, si arricchisce di una presentazione di Maurizio Calvesi.
UNA MOSTRA TELLURICA - Come la Terra è sconvolta da continui terremoti, così anche la
materia scultorea, per Riccardo Monachesi, è attraversata da forze telluriche, che il lavoro
dell’artista si impegna a portare alla luce. “Terraemota” mette dunque in mostra la catastrofe della
scultura nel suo divenire, il movimento interno della creta, la sua ancestrale vocazione al racconto
dell’umano. E l’allestimento della mostra dialoga con lo spazio, in un complesso gioco di accordi e
contrasti tra contenitore e contenuto.
SCULTURA E CERAMICA - Il lavoro di Riccardo Monachesi si incardina su due principi
fondamentali: da una parte il primato della scultura, cioè l’affermazione di un modus operandi che
precede la scelta del medium ceramico, dall’altra il rispetto assoluto della ceramica, che deriva da
una vera e propria passione per la materia.
Monachesi scolpisce la ceramica da ben 37 anni. La manipola. La osserva con le mani prima che
con lo sguardo. Ne coltiva l’autenticità espressiva. Tenta di imbrigliarla con il giogo dei calchi
lavorando sulla serialità e sulla modularità. La impreziosisce, liberandola dal manierismo attraverso
l’esaltazione dell’incidente, dell’imprevisto, dell’indeterminato. Ma allo stesso tempo, in altri tipi di
lavori, ne educa le potenzialità emotive ed espressive in virtù della sapiente duttilità nell’uso della
tecnica del colombino, che asseconda plasticità sentimentali e traccia, come un vecchio giradischi, il
solco di una melodia senza suoni.
LE OPERE IN MOSTRA - In occasione di “Terraemota”, vengono presentati per la prima volta al
pubblico in modo completo e in forma installativa i due corpus di opere intitolate “Cubi” e
“Pneuma”, che abitano i due spazi espositivi principali, cioè le due torri a pianta circolare che
sorgono ai due lati della Porta. La ricerca sul tema del cubo viene portata avanti da un decennio da
Riccardo Monachesi: costruzioni di lastre di creta, dall’aspetto insieme fragile e potente, sondano le
mille possibili variazioni sulla struttura modulare per eccellenza. Di contro, ecco “Pneuma”, un
progetto inedito nella sua completezza. Le opere di questa serie affastellano evoluzioni leggere,
quasi organiche, che sembrano respirare o cantare dietro l’impulso di un turgore interiore.
Viene inoltre presentata in mostra una selezione di moduli della serie “Titoli”: si tratta di un lavoro
sul segno, di grande sintesi emozionale, che si esercita all’interno della superficie minima di una
formella, ripetuta con la ritmica di una tavola alfabetica o di una composizione tipografica. Come i
“Cubi” e gli “Pneuma”, anche i “Titoli” sono tasselli di un’opera corale e appartengono a una vera e
propria famiglia di sculture. Ma Riccardo Monchesi è autore anche di opere singole, monumentali
nella loro assolutezza. Addentrandosi lungo il camminamento delle mura che da Porta di San
Sebastiano arriva fino a Porta Ardeatina, il pubblico incontra tre opere di questo tipo, che eleggono
temporaneamente domicilio in seno alle pietre antiche della fortificazione, rappresentando tappe
ideali di un cammino di iniziazione, sospeso tra luce e ombra, svelamento e introspezione. Il primo
incontro è con “Omenone”, una scultura di grandi dimensioni di ispirazione archeologica. Poi si
profila la sagoma evanescente di “Dona”, ensamble di grandi vasi di gusto morandiano. E il punto
di arrivo simbolico del percorso espositivo è la grande scultura “Martirio” realizzata da Riccardo
Monachesi echeggiando l’iconografia rinascimentale di San Sebastiano. Anche in quest’opera non
c’è nessuna indulgenza verso la figurazione, secondo quanto è proprio del linguaggio dell’artista,
ma la scelta di questo lavoro rappresenta un omaggio prezioso al luogo che ospita la mostra, ovvero
la Porta di San Sebastiano attraverso la quale le Mura Aureliane si schiudevano per affacciarsi
sull’antica via Appia e sulla docile campagna romana.
Riccardo Monachesi allestita e ospitata nei suggestivi spazi del Museo delle Mura di Porta San
Sebastiano, in collaborazione con Sinopia Galleria, interamente sostenuta dai proponenti.
L’esposizione, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione
Artistica – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con i Servizi Museali di Zètema Progetto
Cultura e curata da Francesco Paolo Del Re, raccoglie un’antologia delle sculture in ceramica
realizzate dall’artista, con particolare attenzione alla produzione degli ultimi anni. Il catalogo,
pubblicato da Il Cigno GG Edizioni, si arricchisce di una presentazione di Maurizio Calvesi.
UNA MOSTRA TELLURICA - Come la Terra è sconvolta da continui terremoti, così anche la
materia scultorea, per Riccardo Monachesi, è attraversata da forze telluriche, che il lavoro
dell’artista si impegna a portare alla luce. “Terraemota” mette dunque in mostra la catastrofe della
scultura nel suo divenire, il movimento interno della creta, la sua ancestrale vocazione al racconto
dell’umano. E l’allestimento della mostra dialoga con lo spazio, in un complesso gioco di accordi e
contrasti tra contenitore e contenuto.
SCULTURA E CERAMICA - Il lavoro di Riccardo Monachesi si incardina su due principi
fondamentali: da una parte il primato della scultura, cioè l’affermazione di un modus operandi che
precede la scelta del medium ceramico, dall’altra il rispetto assoluto della ceramica, che deriva da
una vera e propria passione per la materia.
Monachesi scolpisce la ceramica da ben 37 anni. La manipola. La osserva con le mani prima che
con lo sguardo. Ne coltiva l’autenticità espressiva. Tenta di imbrigliarla con il giogo dei calchi
lavorando sulla serialità e sulla modularità. La impreziosisce, liberandola dal manierismo attraverso
l’esaltazione dell’incidente, dell’imprevisto, dell’indeterminato. Ma allo stesso tempo, in altri tipi di
lavori, ne educa le potenzialità emotive ed espressive in virtù della sapiente duttilità nell’uso della
tecnica del colombino, che asseconda plasticità sentimentali e traccia, come un vecchio giradischi, il
solco di una melodia senza suoni.
LE OPERE IN MOSTRA - In occasione di “Terraemota”, vengono presentati per la prima volta al
pubblico in modo completo e in forma installativa i due corpus di opere intitolate “Cubi” e
“Pneuma”, che abitano i due spazi espositivi principali, cioè le due torri a pianta circolare che
sorgono ai due lati della Porta. La ricerca sul tema del cubo viene portata avanti da un decennio da
Riccardo Monachesi: costruzioni di lastre di creta, dall’aspetto insieme fragile e potente, sondano le
mille possibili variazioni sulla struttura modulare per eccellenza. Di contro, ecco “Pneuma”, un
progetto inedito nella sua completezza. Le opere di questa serie affastellano evoluzioni leggere,
quasi organiche, che sembrano respirare o cantare dietro l’impulso di un turgore interiore.
Viene inoltre presentata in mostra una selezione di moduli della serie “Titoli”: si tratta di un lavoro
sul segno, di grande sintesi emozionale, che si esercita all’interno della superficie minima di una
formella, ripetuta con la ritmica di una tavola alfabetica o di una composizione tipografica. Come i
“Cubi” e gli “Pneuma”, anche i “Titoli” sono tasselli di un’opera corale e appartengono a una vera e
propria famiglia di sculture. Ma Riccardo Monchesi è autore anche di opere singole, monumentali
nella loro assolutezza. Addentrandosi lungo il camminamento delle mura che da Porta di San
Sebastiano arriva fino a Porta Ardeatina, il pubblico incontra tre opere di questo tipo, che eleggono
temporaneamente domicilio in seno alle pietre antiche della fortificazione, rappresentando tappe
ideali di un cammino di iniziazione, sospeso tra luce e ombra, svelamento e introspezione. Il primo
incontro è con “Omenone”, una scultura di grandi dimensioni di ispirazione archeologica. Poi si
profila la sagoma evanescente di “Dona”, ensamble di grandi vasi di gusto morandiano. E il punto
di arrivo simbolico del percorso espositivo è la grande scultura “Martirio” realizzata da Riccardo
Monachesi echeggiando l’iconografia rinascimentale di San Sebastiano. Anche in quest’opera non
c’è nessuna indulgenza verso la figurazione, secondo quanto è proprio del linguaggio dell’artista,
ma la scelta di questo lavoro rappresenta un omaggio prezioso al luogo che ospita la mostra, ovvero
la Porta di San Sebastiano attraverso la quale le Mura Aureliane si schiudevano per affacciarsi
sull’antica via Appia e sulla docile campagna romana.
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