Valadier. Splendore nella Roma del Settecento

Luigi Valadier, Erma di Bacco, 1773, bronzo e alabastro a rosa, altezza 175 cm. Galleria Borghese, Roma

 

Dal 30 Ottobre 2019 al 02 Febbraio 2020

Roma

Luogo: Galleria Borghese

Indirizzo: piazzale Scipione Borghese 5

Orari: Dal martedì alla domenica dalle 9.00 alle 19.00. Ultimo ingresso alle ore 17.00

Curatori: Anna Coliva

Costo del biglietto: intero € 20, ridotto € 9 (+€ 2 di prenotazione obbligatoria). Gratuito Minori di 18 anni; studenti e docenti di architettura, conservazione dei beni culturali, scienze della formazione, corsi di laurea in lettere o materie letterarie con indirizzo archeologico o storico-artistico delle facoltà di lettere e di filosofia, o di facoltà e corsi corrispondenti istituiti negli Stati membri dell’Unione Europea; studenti e docenti delle Accademie di belle arti o di corrispondenti istituti dell’UE

Telefono per informazioni: +39 068413979

E-Mail info: ga-bor@beniculturali.it

Sito ufficiale: http://www.galleriaborghese.beniculturali.it



La grande mostra monografica dell’autunno sarà dedicata a Luigi Valadier, il più celebrato ebanista, fonditore e orafo italiano della sua epoca e uno dei protagonisti del clima culturale sviluppatosi a Roma alla metà del Settecento.

La straordinaria sintesi di versatile creatività e insuperata perizia tecnica, unitamente alla capacità di Valadier di interpretare il nuovo sentimento dell’antico, diedero vita a un rinnovamento del gusto che si affermò a Roma come modello internazionale, facendo della sua celebre bottega di via del Babuino uno dei luoghi più visitati da reali, diplomatici, collezionisti, antiquari e grand tourists.

Nel 1759 Luigi Valadier rilevò la bottega del padre Andrea, argentiere francese stabilitosi a Roma nel secondo decennio del secolo. Risalgono a quell’anno i primi lavori eseguiti per i Borghese: il rifacimento della cappella di famiglia di Santa Maria Maggiore e di quella del SS. Sacramento in Laterano. Fu questo l’avvio di una intensa collaborazione che accompagnò l’artista per oltre un venticinquennio, fino alla sua morte, avvenuta nel 1785.

Ma ciò che la mostra vuole esaltare è la possibilità davvero unica di ammirare le opere del grande artefice all’interno di un contesto decorativo, quale quello della Villa Borghese, capace di restituire, di per sé, quella particolare compresenza di pittori, scultori e artigiani che l’architetto Antonio Asprucci aveva diretto nel rinnovamento del Palazzo di città e della Villa voluto dal principe Marc’Antonio IV Borghese; artisti che, nei medesimi anni, non solo avevano condiviso molte delle principali imprese artistiche romane ma i cui rapporti diretti con Luigi Valadier sono ampiamente documentati: è il caso, solo per fare un esempio, dell’intagliatore di marmi Lorenzo Cardelli, già nella bottega di Piranesi, che con il grande orafo collaborerà tanto nell’esecuzione del camino della Sala XVI, decorato con applicazioni in bronzo di Valadier, quanto nella realizzazione di manufatti destinati alla committenza anglosassone. 

La Villa, che custodisce alcuni dei capolavori, come l’Erma di Bacco e la coppia di Tavoli dodecagonali, sintetizza così il gusto dominante a Roma intorno alla metà del secolo, dove i raffinati apparati decorativi risplendono di un declinante rococò che coesiste con le nuove tendenze stilistiche ispirate all’antico. Di questo particolare contesto culturale, nel senso più ampio, Valadier è protagonista assoluto.

Se la committenza Borghese costituì il filo conduttore dell’attività di Valadier, il rango e il numero dei committenti rivelano lo straordinario successo della sua carriera di orafo e argentiere, esaltando la vastità di campo, l’originalità e l’impronta internazionale della sua produzione, che la mostra intende rappresentare con importanti testimonianze. I prestiti spaziano dalle grandi lampade d’argento per il santuario di Santiago di Compostela, al San Giovanni Battista del Battistero Lateranense, per la prima volta visibili fuori della loro collocazione originale; dal servizio per pontificale della cattedrale di Muro Lucano alle sculture della cattedrale di Monreale; e, ancora, saranno esposte le riproduzioni in bronzo di celebri statue antiche per re Gustavo III di Svezia, Madame du Barry e il conte d’Orsay; il mirabile sostegno del cammeo di Augusto, realizzato su commissione di Pio VI per il Museo Sacro e Profano in Vaticano, oltre alle straordinarie invenzioni dei superbi desert, come quello commissionato dal Balì di Breteuil e poi venduto a Caterina II di Russia, oggi a San Pietroburgo, e la ricostruzione del tempio di Iside a Pompei per Maria Carolina d’Austria.

Una importante sezione sarà dedicata ai disegni, strumento fondamentale per comprendere l’evolversi del procedimento creativo di Valadier e la sua traduzione attraverso l’attività della grande e articolata bottega. Il prezioso volume della Pinacoteca Comunale di Faenza, per la prima volta interamente catalogato in occasione della mostra, ne offre una rassegna variegata, che sarà apprezzabile anche attraverso riproduzioni digitali. I disegni offrono inoltre la testimonianza di opere oggi disperse, come il sontuoso servizio in argento dorato realizzato per i Borghese, i cui pochi oggetti giunti fino a noi saranno riuniti in questa occasione.

In mostra saranno presenti alcuni totem multimediali dedicati ai Luoghi di Luigi Valadier a Roma: siti, chiese, palazzi e ambienti che conservano le sue opere o comunque significativi, come la casa-studio in via del Babuino. Un invito a trasferire questo percorso virtuale nella realtà, per comprendere meglio quel Valadier “romano”, decoratore nella più splendida e “moderna” Villa di delizie della città eterna, ma espressione di quel gusto internazionale che da Roma partiva per diffondere un gusto ricercato e imitato in tutta Europa.

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