Vincenzo Balsamo o il vento Zen che muove il cuore della creazione
Dal 30 Maggio 2015 al 05 Luglio 2015
Genzano di Roma | Roma
Luogo: Palazzo Ducale Sforza Cesarini
Indirizzo: via Italo Belardi 81
Enti promotori:
- con l'Alto patronato del Presidente della Repubblica
- Ministero dei Beni e delle Attività Culturali
- Comune di Genzano
- Regione Lazio
- AnciXExpo2015
Costo del biglietto: Palazzo Sforza Cesarini € 3; Parco Sforza Cesarini € 3; Biglietto integrato € 5
Telefono per informazioni: +39 06.93711358-359-387 / 0761 573246
E-Mail info: mostra.genzanodiroma@vincenzobalsamo.com
L’Infiorata 2015 (13,14,15 giugno), di Genzano di Roma, la tradizionale manifestazione che da oltre due secoli, nel mese di giugno, vede i maestri infioratori ricoprire il centro della città laziale con un immenso tappeto floreale di circa 2000 mq, sarà nel segno dell’arte di Vincenzo Balsamo con una Mostra Antologica a Palazzo Sforza Cesarini (30 maggio - 5 luglio 2015) e con una sua opera come manifesto/simbolo di questa edizione.
Con l'Alto patronato del Presidente della Repubblica, fra gli altri, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, del Comune di Genzano, della Regione Lazio e AnciXExpo2015, sarà inaugurata il 30 maggio 2015, nei prestigiosi spazi del Palazzo Ducale Sforza Cesarini di Genzano (una suggestiva architettura del XVIII secolo la cui facciata principale ricorda Palazzo Farnese di Roma), la mostra antologica Vincenzo Balsamo o il vento Zen che muove il cuore della creazione. Ordinata da Floriano De Santi, un critico e storico dell'arte che già in passato ha curato con la consueta perizia estetico-filologica importanti retrospettive del Maestro dell'astrazione lirica, la singolare iniziativa espositiva raccoglie oltre centocinquanta tra dipinti su tela e su carta che coprono un arco di tempo che va dal Monumento al marinaio del 1957 a Rosso e splendente del 2015.
A partire dalla stagione giovanile Balsamo dipinge tra il 1955 e il 1973 una serie di opere, alcune delle quali presenti in questa mostra ‒ Ponte della Magliana, Autoritratto, Natura morta con uova, Neve all'alba e Tetti rossi ‒ in cui l'inedito figurare, e il felice colorismo, di matrice espressionistica mafaiana, pervengono ad un massimo d'intensità emozionale, come uno scarico di energia psichica che colga nella deflagrazione dei rossi, dei verdi, dei bruni e degli azzurri, un punto di sintonia tra i sommovimenti interiori e l'eterna vicenda di rigenerazione della forma della physis, della natura. Senonché, quando dipingere vuol dire scavare nell'anima, l'artista afferma anche la necessità d'un ineludibile, suo stretto legame con il reale.
Con l'"Astrattismo geometrico" del 1974-76 la tavolozza di Balsamo inclina verso una più silente disamina delle qualità struttive del colore, del suo disporsi in icone, sempre sull'onda di quel sentimento del mondo che il lungo lavoro ha affinato, secondo una logica propria, interna all'idea, ai moventi culturali da cui nasce. In tal senso il riferimento dall'ultimo Cézanne si sposta a Soldati e a Magnelli. Mentre nelle "Decomposizioni" del 1976-77 la materia e nelle "Nebulose" del 1977 il segno tracciati dal gesto della mano cancellano ogni precedente nozione della realtà fenomenica, è come un ricominciare la vita, nelle "Evocazioni" del 1978-79, il suo informale sui generis, scaricando una tensione che si è accumulata in quegli anni di forti spinte sperimentali, è una reazione dell'artista-intellettuale contro l'artista-tecnico, il quale ultimo si è integrato nel sistema e si dedica a progettare una società dove tutto è progettato.
Nel periodo dell"Astrazione lirica", che ha inizio di fatto con Rosso carminio del 1982 e che prosegue con Architetture misteriose del 1986, L'ombra di Klimt del 1990-96, Arabesco del 2002, Qui il tempo non sembra fermarsi del 2008 e Sconfinate memorie passate del 2014, la precedente, acquisita, libertà del segno-colore non viene meno, ma un'ulteriore, più approfondita attenzione Balsamo pone alla qualità costruttiva della texture policroma, al suo farsi forma modulandosi secondo accordi tonali il cui registro non è commisurato sulla luce naturale, ma sull'intensità della visione, sui suoi movimenti psicologici, spirituali, dal 30 Maggio al 5 Luglio L’Infiorata 2015 (13,14,15 giugno), di Genzano di Roma, la tradizionale manifestazione che da oltre due secoli, nel mese di giugno, vede i maestri infioratori ricoprire il centro della città laziale con un immenso tappeto floreale di circa 2000 mq, sarà nel segno dell’arte di Vincenzo Balsamo con una Mostra Antologica a Palazzo Sforza Cesarini (30 maggio - 5 luglio 2015) e con una sua opera come manifesto/simbolo di questa edizione. morali: ricchezza di colore e pienezza della forma, come diceva Kandinskij, sono "una cosa sola". Da una parte sta la natura cosmica, continua fonte di emozione per l'artista, dall'altra l'invenzione che, fatta di disciplina, di controllo, di magistero pittorico, dà origine alla creazione.
Anche nella sua fase matura ed estrema, quella dei monocromi degli ultimi due anni, l'artista mantiene questo sovrano controllo dello stilema espressivo, tanto da far scrivere a Floriano De Santi nel catalogo edito per i tipi dell'Archivio Generale Vincenzo Balsamo che, a differenza del Post painterly abstraction dell'artista statunitense Robert Ryman, "per Balsamo la ricerca pittorica è l'auscultazione intenta, la notazione sensibile della vita segreta, sub-liminare dell'immagine: è l'essentia tutt'occhi, autonoma e compiuta più del razionale, che Arnheim, in linea con la filosofia fenomenologica-esistenziale di Husserl, di Sartre, di Ricoeur e del nostro Banfi, chiamerà pensiero visivo e Benjamin Angelus Novus".
Nato a Brindisi nel 1935, Vincenzo Balsamo è andato a Roma da ragazzo e lì, già agli inizi degli anni Cinquanta, ha trovato la propria cittadinanza, non soltanto artistica. La sua formazione, lunga e ricca, ha preso le mosse dal post-impressionismo e dal divisionismo di Segantini raggiungendo, via via, l'affinamento di un linguaggio pittorico inconfondibile in cui si avverte, come in sottofondo, il dialogo con Mirò e Arshile Gorky ma anche un'appartenenza "di concetto" al Futurismo .
Dopo le prime mostre italiane, comincia a viaggiare in Europa e conosce Andrè Verdet, Picasso, Cèsar, Arman e Hartung. Tutti incontri che lo avvicinano alla condizione della grande arte europea di quegli anni. Nella sua inesauribile produzione sono da ricordare, tra gli altri, il ciclo delle "Decomposizioni" (1975-76), "Nebulose" (1976-78) e quello delle "Evocazioni" (1978-79) mentre, a partire dal decennio successivo, l'artista ha modo di perfezionare al massimo il proprio personalissimo linguaggio aggiungendovi una inedita qualità lirica.
Agli inizi degli anni '90 si stabilisce a Parigi dove soggiornerà diversi anni per poi trasferirsi a Verona, e successivamente a Corchiano (VT), aprendo un nuovo studio.
Orari di apertura
Sabato: 10-13 / 16-20 - Domenica e festivi: 10-13 / 15-20
Aperture speciali durante i giorni dell’Infiorata
Venerdì 12 giugno 2015, 16-20 - Sabato 13 giugno 2015, 10-22 - Domenica 14 giugno 2015, 10-22 - lunedì 15 giugno 2015, 10-13; 16-20
Con l'Alto patronato del Presidente della Repubblica, fra gli altri, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, del Comune di Genzano, della Regione Lazio e AnciXExpo2015, sarà inaugurata il 30 maggio 2015, nei prestigiosi spazi del Palazzo Ducale Sforza Cesarini di Genzano (una suggestiva architettura del XVIII secolo la cui facciata principale ricorda Palazzo Farnese di Roma), la mostra antologica Vincenzo Balsamo o il vento Zen che muove il cuore della creazione. Ordinata da Floriano De Santi, un critico e storico dell'arte che già in passato ha curato con la consueta perizia estetico-filologica importanti retrospettive del Maestro dell'astrazione lirica, la singolare iniziativa espositiva raccoglie oltre centocinquanta tra dipinti su tela e su carta che coprono un arco di tempo che va dal Monumento al marinaio del 1957 a Rosso e splendente del 2015.
A partire dalla stagione giovanile Balsamo dipinge tra il 1955 e il 1973 una serie di opere, alcune delle quali presenti in questa mostra ‒ Ponte della Magliana, Autoritratto, Natura morta con uova, Neve all'alba e Tetti rossi ‒ in cui l'inedito figurare, e il felice colorismo, di matrice espressionistica mafaiana, pervengono ad un massimo d'intensità emozionale, come uno scarico di energia psichica che colga nella deflagrazione dei rossi, dei verdi, dei bruni e degli azzurri, un punto di sintonia tra i sommovimenti interiori e l'eterna vicenda di rigenerazione della forma della physis, della natura. Senonché, quando dipingere vuol dire scavare nell'anima, l'artista afferma anche la necessità d'un ineludibile, suo stretto legame con il reale.
Con l'"Astrattismo geometrico" del 1974-76 la tavolozza di Balsamo inclina verso una più silente disamina delle qualità struttive del colore, del suo disporsi in icone, sempre sull'onda di quel sentimento del mondo che il lungo lavoro ha affinato, secondo una logica propria, interna all'idea, ai moventi culturali da cui nasce. In tal senso il riferimento dall'ultimo Cézanne si sposta a Soldati e a Magnelli. Mentre nelle "Decomposizioni" del 1976-77 la materia e nelle "Nebulose" del 1977 il segno tracciati dal gesto della mano cancellano ogni precedente nozione della realtà fenomenica, è come un ricominciare la vita, nelle "Evocazioni" del 1978-79, il suo informale sui generis, scaricando una tensione che si è accumulata in quegli anni di forti spinte sperimentali, è una reazione dell'artista-intellettuale contro l'artista-tecnico, il quale ultimo si è integrato nel sistema e si dedica a progettare una società dove tutto è progettato.
Nel periodo dell"Astrazione lirica", che ha inizio di fatto con Rosso carminio del 1982 e che prosegue con Architetture misteriose del 1986, L'ombra di Klimt del 1990-96, Arabesco del 2002, Qui il tempo non sembra fermarsi del 2008 e Sconfinate memorie passate del 2014, la precedente, acquisita, libertà del segno-colore non viene meno, ma un'ulteriore, più approfondita attenzione Balsamo pone alla qualità costruttiva della texture policroma, al suo farsi forma modulandosi secondo accordi tonali il cui registro non è commisurato sulla luce naturale, ma sull'intensità della visione, sui suoi movimenti psicologici, spirituali, dal 30 Maggio al 5 Luglio L’Infiorata 2015 (13,14,15 giugno), di Genzano di Roma, la tradizionale manifestazione che da oltre due secoli, nel mese di giugno, vede i maestri infioratori ricoprire il centro della città laziale con un immenso tappeto floreale di circa 2000 mq, sarà nel segno dell’arte di Vincenzo Balsamo con una Mostra Antologica a Palazzo Sforza Cesarini (30 maggio - 5 luglio 2015) e con una sua opera come manifesto/simbolo di questa edizione. morali: ricchezza di colore e pienezza della forma, come diceva Kandinskij, sono "una cosa sola". Da una parte sta la natura cosmica, continua fonte di emozione per l'artista, dall'altra l'invenzione che, fatta di disciplina, di controllo, di magistero pittorico, dà origine alla creazione.
Anche nella sua fase matura ed estrema, quella dei monocromi degli ultimi due anni, l'artista mantiene questo sovrano controllo dello stilema espressivo, tanto da far scrivere a Floriano De Santi nel catalogo edito per i tipi dell'Archivio Generale Vincenzo Balsamo che, a differenza del Post painterly abstraction dell'artista statunitense Robert Ryman, "per Balsamo la ricerca pittorica è l'auscultazione intenta, la notazione sensibile della vita segreta, sub-liminare dell'immagine: è l'essentia tutt'occhi, autonoma e compiuta più del razionale, che Arnheim, in linea con la filosofia fenomenologica-esistenziale di Husserl, di Sartre, di Ricoeur e del nostro Banfi, chiamerà pensiero visivo e Benjamin Angelus Novus".
Nato a Brindisi nel 1935, Vincenzo Balsamo è andato a Roma da ragazzo e lì, già agli inizi degli anni Cinquanta, ha trovato la propria cittadinanza, non soltanto artistica. La sua formazione, lunga e ricca, ha preso le mosse dal post-impressionismo e dal divisionismo di Segantini raggiungendo, via via, l'affinamento di un linguaggio pittorico inconfondibile in cui si avverte, come in sottofondo, il dialogo con Mirò e Arshile Gorky ma anche un'appartenenza "di concetto" al Futurismo .
Dopo le prime mostre italiane, comincia a viaggiare in Europa e conosce Andrè Verdet, Picasso, Cèsar, Arman e Hartung. Tutti incontri che lo avvicinano alla condizione della grande arte europea di quegli anni. Nella sua inesauribile produzione sono da ricordare, tra gli altri, il ciclo delle "Decomposizioni" (1975-76), "Nebulose" (1976-78) e quello delle "Evocazioni" (1978-79) mentre, a partire dal decennio successivo, l'artista ha modo di perfezionare al massimo il proprio personalissimo linguaggio aggiungendovi una inedita qualità lirica.
Agli inizi degli anni '90 si stabilisce a Parigi dove soggiornerà diversi anni per poi trasferirsi a Verona, e successivamente a Corchiano (VT), aprendo un nuovo studio.
Orari di apertura
Sabato: 10-13 / 16-20 - Domenica e festivi: 10-13 / 15-20
Aperture speciali durante i giorni dell’Infiorata
Venerdì 12 giugno 2015, 16-20 - Sabato 13 giugno 2015, 10-22 - Domenica 14 giugno 2015, 10-22 - lunedì 15 giugno 2015, 10-13; 16-20
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