La Quercia di Dante

Gustave Doré, Divina Commedia, Inferno, Canto I, Dante si smarrisce nella selva

 

Dal 30 Maggio 2020 al 19 Luglio 2020

Rovigo

Luogo: Palazzo Roncale

Indirizzo: piazza Vittorio Emanuele 25

Orari: da lunedì a venerdì 9-19

Sito ufficiale: http://www.palazzoroverella.com



Nel 1321, per la seconda volta nella sua vita, Dante Alighieri si smarrì in una selva oscura. Questa volta, però, non si trattava di un’allegoria del peccato, come scrisse nel primo Canto della Divina Commedia, ma di un vero bosco, fitto di rovi, rami intricati e acquitrini. Era così, infatti, che si presentava il Delta del Po a quei tempi. E narra la tradizione popolare, che a salvarlo, in quel frangente, non fu Virgilio bensì un albero, un’enorme quercia sulla quale il Sommo Poeta si arrampicò per potersi orientare e ritrovare la diritta via.

Che sia andata realmente così non ci è dato sapere: di certo la tradizione ha ormai identificato l’albero provvidenziale con il secolare esemplare di Quercus Robus che dominava l’argine del Po di Goro nei pressi di San Basilio, chiamato in dialetto locale “la Gran Rovra di San Basilio”.

Se il suo primo perdersi in una selva oscura è stato per Dante lo spunto per scrivere l’incipit di uno dei capolavori assoluti della letteratura mondiale, lo smarrimento della retta via nel Delta del Po è stato l’ispirazione, a quasi 700 anni dalla sua morte, per un articolato progetto culturale, intitolato appunto La Quercia di Dante.

Il fulcro del progetto è una mostra dal titolo Visioni dell’Inferno, dove protagonista assoluta sarà la prima delle tre Cantiche della Divina Commedia.

Tre artisti, alle cui opere è stato affidato il compito di evocare i trentatré Canti (più il Prologo) in cui è narrata l’avventurosa discesa nelle viscere della Terra che porterà il poeta toscano e la sua guida al cospetto di Lucifero. Ma anche tre nazionalità e tre epoche diverse: le visioni degli inferi danteschi, infatti, sono quelle del francese Gustave Doré (Strasburgo, 6 gennaio 1832 – Parigi, 23 gennaio 1883), dello statunitense Robert Rauschenberg (Port Arthur, 22 ottobre 1925 – Captiva Island, 12 maggio 2008) e della tedesca, a noi contemporanea, Brigitte Brand.

Un artista per ognuno degli ultimi tre secoli: diversissime le sensibilità, diversissime le interpretazioni, diversissime le tecniche utilizzate.

Il viaggio negli Inferni inizia in quello immaginato, nel 1861, da Gustave Doré nella più famosa delle rappresentazioni per immagini della Commedia. Ancora oggi, quando pensiamo al Paradiso, al Purgatorio e all'Inferno, li visualizziamo nello stesso modo in cui li ha immaginati il grande artista francese.

La grandezza, o meglio la grandiosità delle sue illustrazioni sta nel fatto che, per crearle, l’artista non attinge tanto alla memoria o al suo bagaglio culturale quanto alla sua inventiva sfrenata e al suo genio immaginifico. L’inferno di Doré è un luogo oscuro, magico e maestoso, immerso in un’atmosfera soprannaturale, dove, tra le ombre, si muovono uomini, bestie e creature mostruose che solo un artista capace di “vedere le cose dalla loro angolatura bizzarra, fantasiosa, misteriosa”, come scrisse il critico Théophile Gaultier, poteva creare.

In mostra saranno presenti tutte le settantacinque tavole che illustrano la prima Cantica e che, all'interno del corpus di incisioni realizzate per la Divina Commedia, sono unanimemente considerate dalla critica come il suo vero capolavoro.

Radicalmente diverso è invece l’occhio di Robert Rauschenberg, che ci regala un Inferno volutamente novecentesco, a lui contemporaneo, pieno di riferimenti a personaggi politici del suo tempo e di rimandi alla società americana del secondo dopoguerra

Artista eclettico, considerato tra i precursori della Pop Art, Rauschenberg si concentra sulla prima Cantica della Divina Commedia, cogliendo l’occasione per muovere una dura critica all'umanità del suo tempo. L’artista, infatti, riversa nell'opera le posizioni e le idee in cui credeva nel periodo, tra il 1958 e il 1960, in cui realizzò le trentaquattro tavole (una per ogni Canto) poi raccolte e presentate con il titolo di Dante’s Inferno.

Rauschenberg sceglie quindi di utilizzare le immagini del suo presente, mettendo in relazione la vita politica e l’anima sociale americana del dopoguerra con la narrazione epica di Dante. Il risultato è un’opera densa, complessa eppure accessibile a tutti, che rappresenta una pietra miliare tra le trasposizioni visive del poema dantesco, e consacra definitivamente Rauschenberg agli occhi della critica mondiale.  
Se è vero che Dante è “il poeta dell’oggi”, a raccontare il nostro “oggi” è stata chiamata Brigitte Brand, artista tedesca che, dopo aver studiato all’Akademie di Stoccarda e all’Accademia di Venezia, da tempo ha scelto il Parco del Sile come buen retiro. La sua visione degli inferi danteschi è stata realizzata appositamente per questa mostra, dove verrà presentata in prima assoluta.

Un’opera monumentale, nella quale l'artista incrocia i ricordi dei suoi lunghi viaggi e gli appunti visivi sulla Commedia umana osservata alle diverse latitudini del pianeta, con i luoghi e le figure della prima Cantica del poema dantesco.

Piccoli segni vaganti in spazi sulfurei e vorticosi sembrano narrare le vicende e i protagonisti dell’Inferno, ora sollevati da onde di colore, ora affiancati da citazioni iconiche legate alla vita quotidiana.
Per chi non potrà ammirarla che da remoto, nel sito di Palazzo Roverella è a disposizione il virtual tour della doppia rassegna.
Quattro le sezioni, una per ciascuna area di mostra, che si possono aprire visualizzando la panoramica delle sale e nel dettaglio i singoli gruppi di opere o i reperti in mostra.
Le immagini ravvicinate compaiono affiancate da un testo sintetico e descrittivo del contesto.
In più, il visitatore ha a disposizione brevi video nei quali Alessia Vedova, co-curatrice della mostra, illustra i tre artisti coinvolti (Gustave Dorè, Robert Rauschenberg e Brigitte Brand) o altri aspetti peculiari dell’esposizione.
Il virtual tour è una iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, istituzione che ha promosso la mostra allestita al Roverella.
“La Quercia di Dante” ha sollevato un interesse molto ampio, persino inatteso. Interesse tuttavia “frustrato” dalla quasi immediata chiusura dell’esposizione a causa del Coronavirus.
Tra pochi giorni le sale di Palazzo Roncale potranno tornare ad accogliere i visitatori e già è stato deciso che la mostra sarà prorogata sino a metà luglio. Non solo: sarà nuovamente visitabile a partire dal 19 settembre, in concomitanza con l’apertura nell’attiguo Palazzo Roverella della grande monografica su Chagall, sino al 17 gennaio 2021. Entrando così nell’Anno che l’Italia e il mondo dedicano al ricordo di Dante.

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