Patrizia Deambrogio . Pita
Dal 03 Aprile 2015 al 03 Maggio 2015
Pienza | Siena
Luogo: Ex Conservatorio San Carlo Borromeo
Indirizzo: via San Carlo 3
Orari: sabato e domenica 10 -12 / 15 -19 ; altre visite sono possibili su appuntamento
Curatori: Maria Giulia Alemanno, Francesco Cusanno, Angioletta Deambrogio , Massimo Olivetti
Enti promotori:
- Comune di Pienza
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 347 6413200 / 340 9050571
Sito ufficiale: http://pitadiario.tumblr.com
“La parola che pù sento vicina a definirla è poetessa, una poetessa che cercava di dipanare i fili del proprio essere dentro una trama pluridimensionale. Guardava la Luna dentro il pozzo e si stupiva che pur così vicina fosse irraggiungibile. Così si può capire come non fosse possibile per lei sottostare ad una sola forma espressiva, ad un’unica tecnica, ad un solo linguaggio”.
Massimo Olivetti, critico d’arte.
“Patrizia sviluppò a Pienza una attenzione nuova al paesaggio, che aveva qualche cosa di profondamente religioso nel senso etimologico della parola. Un legame cioè sentito prima di tutto come occasione di incontro poetico prima che di ricerca estetica.
Questa mostra documenta tutto questo prima di ogni altra cosa. Ma la scelta di portare a Pienza e di sviluppare la mostra ‘Pita’, tenutasi a Conzano (AL) l’anno scorso, è nata soprattutto dal fatto e dalla necessità di riproporre oggi a Pienza il lavoro appassionato di questi due cari amici scomparsi prematuramente, lavoro in cui ci siamo riconosciuti tutti noi in quelli che mi piace chiamare ‘i nostri anni’ .
Fabio Pellegrini, professore ed amico.
A Pienza (SI) nell’ex Conservatorio San Carlo Borromeo, grazie alla volontà dell’Associazione Letteraria Stefano Tuscano, si accoglie dal 3 aprile al 3 maggio 2015 una mostra antologica di Patrizia Deambrogio, per tutti Pita. E PITA non poteva che essere il titolo dell’esposizione, la sintesi del percorso, breve ma intenso, di un’artista che ha saputo raccontare con le tecniche più disparate la fragilità dei nostri tempi, filtrandoli attraverso la lettura disincantata delle proprie inquietudini e dei propri sogni.
Torino, Milano, Pienza e la Val d’Orcia, Casale Monferrato sono state per Pita tappe fondamentali, snodi d’esistenza. Ed è seguendo questo percorso che si articola la mostra voluta dall’associazione letteraria Stefano Tuscano di Pienza, dopo averla vista a Conzano Monferrato, dove ha goduto di un grande successo di pubblico e di critica. E’ un viaggio a ritroso compiuto con lei e grazie a lei, tra segni e colori, carte trasparenti e sovrapposte, tele grezze, materiali di recupero utilizzati con estrema levità ed eleganza. Pita riusciva a dare dignità ad una tessera di mosaico, ad uno spartito strappato, ad un chiodo arrugginito. Non collezionava, raccoglieva. E lo faceva in modo sistematico, privilegiando ciò che gli altri avrebbero scartato. Come dal cilindro del prestigiatore estraeva da scatole e cassetti pochi elementi, li assemblava e ne faceva un’opera, spesso accompagnata da brevi pensieri mai descrittivi, sempre integranti. Pienza e la val d’Orcia sono così spesso presenti, sotto forma di frammenti o di disequilibranti ritratti.
I molteplici linguaggi di Pita riproposti nelle stanze del Conservatorio comprendono – e non è che un elenco sommario – i fogli che indagano ora con ironia, ora con amarezza, il rapporto uomo – donna, le tavole della “Settima Luna” ispirate alla canzone di Lucio Dalla, la tenera favola del Porcospino, le scatole che ospitano storie surreali sospese su tele quasi astratte, le sirene dalla coda bifida, ispirate dai bassorilievi della Pieve di Corsignano sotto Pienza, simbolo di un femminile diviso tra istinto e ragione, i quadri dei tavoli e delle teiere volanti, le tele verticali, cosÏ essenziali da escludere persino il telaio.
La mostra pientina viene integrata di una stanza viva, una wunderkammer in cui verrà ricostruito in modo concettuale lo spazio creativo cha ha dato vita a molte opere o parti di esse e che ha un rapporto diretto con Pienza, essendo la bottega della ceramica del marito Dino Cusanno, parte indivisibile della vita e delle opere di Patrizia.
La mostra ha inoltre una sezione multimediale, in cui verranno proiettati il primo lavoro video di ricerca di Patrizia sui muri a secco di Pienza e due libri illustrati sfogliati virtualmente, altrimenti di difficile consultazione per il pubblico, oltre ad un documentario sugli anni pientini della coppia.
Per meglio conoscere Pita si consiglia di entrare nel blog, ideato da Francesco Cusanno, autore del testo “Mia mamma era un’artista".
Si tratta non solo di un viaggio attraverso la mostra ma di un’avventura destinata a continuare.
Massimo Olivetti, critico d’arte.
“Patrizia sviluppò a Pienza una attenzione nuova al paesaggio, che aveva qualche cosa di profondamente religioso nel senso etimologico della parola. Un legame cioè sentito prima di tutto come occasione di incontro poetico prima che di ricerca estetica.
Questa mostra documenta tutto questo prima di ogni altra cosa. Ma la scelta di portare a Pienza e di sviluppare la mostra ‘Pita’, tenutasi a Conzano (AL) l’anno scorso, è nata soprattutto dal fatto e dalla necessità di riproporre oggi a Pienza il lavoro appassionato di questi due cari amici scomparsi prematuramente, lavoro in cui ci siamo riconosciuti tutti noi in quelli che mi piace chiamare ‘i nostri anni’ .
Fabio Pellegrini, professore ed amico.
A Pienza (SI) nell’ex Conservatorio San Carlo Borromeo, grazie alla volontà dell’Associazione Letteraria Stefano Tuscano, si accoglie dal 3 aprile al 3 maggio 2015 una mostra antologica di Patrizia Deambrogio, per tutti Pita. E PITA non poteva che essere il titolo dell’esposizione, la sintesi del percorso, breve ma intenso, di un’artista che ha saputo raccontare con le tecniche più disparate la fragilità dei nostri tempi, filtrandoli attraverso la lettura disincantata delle proprie inquietudini e dei propri sogni.
Torino, Milano, Pienza e la Val d’Orcia, Casale Monferrato sono state per Pita tappe fondamentali, snodi d’esistenza. Ed è seguendo questo percorso che si articola la mostra voluta dall’associazione letteraria Stefano Tuscano di Pienza, dopo averla vista a Conzano Monferrato, dove ha goduto di un grande successo di pubblico e di critica. E’ un viaggio a ritroso compiuto con lei e grazie a lei, tra segni e colori, carte trasparenti e sovrapposte, tele grezze, materiali di recupero utilizzati con estrema levità ed eleganza. Pita riusciva a dare dignità ad una tessera di mosaico, ad uno spartito strappato, ad un chiodo arrugginito. Non collezionava, raccoglieva. E lo faceva in modo sistematico, privilegiando ciò che gli altri avrebbero scartato. Come dal cilindro del prestigiatore estraeva da scatole e cassetti pochi elementi, li assemblava e ne faceva un’opera, spesso accompagnata da brevi pensieri mai descrittivi, sempre integranti. Pienza e la val d’Orcia sono così spesso presenti, sotto forma di frammenti o di disequilibranti ritratti.
I molteplici linguaggi di Pita riproposti nelle stanze del Conservatorio comprendono – e non è che un elenco sommario – i fogli che indagano ora con ironia, ora con amarezza, il rapporto uomo – donna, le tavole della “Settima Luna” ispirate alla canzone di Lucio Dalla, la tenera favola del Porcospino, le scatole che ospitano storie surreali sospese su tele quasi astratte, le sirene dalla coda bifida, ispirate dai bassorilievi della Pieve di Corsignano sotto Pienza, simbolo di un femminile diviso tra istinto e ragione, i quadri dei tavoli e delle teiere volanti, le tele verticali, cosÏ essenziali da escludere persino il telaio.
La mostra pientina viene integrata di una stanza viva, una wunderkammer in cui verrà ricostruito in modo concettuale lo spazio creativo cha ha dato vita a molte opere o parti di esse e che ha un rapporto diretto con Pienza, essendo la bottega della ceramica del marito Dino Cusanno, parte indivisibile della vita e delle opere di Patrizia.
La mostra ha inoltre una sezione multimediale, in cui verranno proiettati il primo lavoro video di ricerca di Patrizia sui muri a secco di Pienza e due libri illustrati sfogliati virtualmente, altrimenti di difficile consultazione per il pubblico, oltre ad un documentario sugli anni pientini della coppia.
Per meglio conoscere Pita si consiglia di entrare nel blog, ideato da Francesco Cusanno, autore del testo “Mia mamma era un’artista".
Si tratta non solo di un viaggio attraverso la mostra ma di un’avventura destinata a continuare.
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