Claudio Di Carlo. Blow-Up

Claudia Venuto, Il filo d'oro
Dal 06 Settembre 2014 al 27 Settembre 2014
Taranto
Luogo: Studio Dermatologico Dr. Andrea Pastore
Indirizzo: corso Italia 259
Orari: lunedì e venerdì 16-20; martedì 18.30-19; giovedì 10.30-19.30
Curatori: ROSSOCONTEMPORANEO
Sito ufficiale: http://studiopastore.wordpress.com/
Ritorna la programmazione artistica di Art Medica presso lo Studio Dermatologico del Dottor Andrea Pastore, a cura di ROSSOCONTEMPORANEO e con i testi critici di Amelì Liana Lasaponara, nel suo quarto appuntamento.
Con BLOW-UP, sabato 6 settembre p.v., il noto Studio Dermatologico tarantino, sito in Corso Italia 259, torna ad aprire le porte alla contaminazione della Bellezza dell’arte contemporanea italiana, continuando a proporre un viaggio trasversale nel mondo variegato della nuova figurazione. Questa volta il mezzo d’indagine ad ampio spettro è la macchina fotografica.
Lo scatto come comune denominatore delle ricerche formali di Francesca Randi, fotografa cagliaritana, Claudio Di Carlo, pittore pescarese, e Claudia Venuto, pittrice tarantina.
BLOW-UP è un doveroso omaggio all’opera omonima di un capolavoro della cinematografia italiana di Michelangelo Antonioni, datata 1966. Ma non solo.
BLOW-UP è valenza espressiva, è sostanza per questa collettiva.
Il regista, nella sua opera, ha voluto “ricreare" la realtà in una forma astratta, “[…] volevo mettere in discussione il reale presente attraverso il visto non visto. Il dubbio di ciò che è e che potrebbe non essere […]”. La realtà, secondo il Maestro, ha numerosi volti, e il dubbio, il distacco, dona giusto valore alle cose.
BLOW-UP è una “recita senza epilogo […]”.
Antonioni è il primo regista che si serve di una cultura grafica, pittorica. I suoi personaggi hanno un tipo di coscienza proiettata fuori da se stessa.
Art Medica, in BLOW-UP, parte da questa relazione con il mondo che diventa misteriosa, estranea, enigmatica. Scompare la familiarità tra l’uomo e le cose. Il mondo appare forte e presente.
E’ un appuntamento con la visione, il silenzio, la sintesi emozionale. Nelle opere degli artisti ritroviamo enfatizzati e descritti, l’assenza, l’attesa, il desiderio dell’altro, una comunicazione solitaria ma a maggior ragione una comunicazione affettiva e viva, appassionata, passionale, fatta appunto di dialoghi scarni. Analisti sottili di sentimenti, cacciatori di immagini straordinarie, ricercatori del necessario. Un modo peculiare di volgere gli sguardi sul mondo.
Francesca Randi utilizza la fotocamera quale medium d'eccellenza realistica ed al contempo fantastica, dove la realtà si ammanta di immagini oniriche, traslate verso l'immaginario sensibile dell'artista. Gli elementi d’uso comune, familiare, nella propria decontestualizzazione, sono branditi come accenti fonetici sulle parole àtone del quotidiano. A dar forza alla sottile ed elegante contestazione delle stanche certezze della realtà, contribuiscono i soggetti viventi e silenti e gli oggetti concreti e solitari, incastonati in scene spaziali di vetusta memoria. Sono le campagne a ridosso delle grigie periferie cittadine, sono i muri diroccati di case di fantasmi infantili. La Randi, come pochi artisti dell'obiettivo, cerca di fermare i frame della memoria, quasi appunti, in singoli scatti che diventano culla del nostro vissuto. E lo fa, sussurrando.
Claudio Di Carlo è artista cosmopolita, lavora tra Roma, Pescara ed Amburgo. È uomo poliedrico, contemporaneo, curioso intellettualmente e sempre all'avanguardia nell'ambito della propria ricerca formale. Le sue opere sono il risultato di un'indagine in corso. È come se ciascuna fosse "il" corpo del reato,poiché le immagini sono ingrandimenti, veri e propri blow-up, accostati e suscettibili di riposizionamenti mentali. L'osservatore non osserva, indaga. Ogni porzione visiva ci offre una serie di dettagli cumulabili a formare la nostra identità di lettura. Ci si ritrova, stupendosi, sensualmente voyeur poiché il taglio di Di Carlo incide nell'istinto animale, nella parte più oscura di ciascuno di noi.
Claudia Venuto chiude egregiamente l'analisi di blow-up, nella sua poetica formale, che si fa trascrizione di una realtà psicologica. Le sue opere sono la codifica visiva della psiche umana,carica di contraddizioni emozionali che vivono tra i propri desideri profondi ed intimi e le aspettative che gravano dai condizionamenti sociali. Il suo è un impulso elettrico emozionale trasmutato sulla tela. È come se i soggetti delle sue opere si identificassero visivamente con le alchimie mentali approfondite dall'artista. Claudia dà un volto alle inquietudini interiori e riesce a farlo attraverso volti noti, familiari, amicali. Il tranello dell'inquietudine è qui, tra di noi. Indossa volti come maschere rassicuranti a sopire l'ansia della coesistenza tra dubbi e certezza, tra verità e menzogna. La battaglia interiore che la società ci insegna a combattere inducendoci a scelte radicali, nella realtà,trova epilogo, come nelle opere di Claudia, nella compenetrazione tra limiti ed orizzonti di noi stessi.
(Amelì Liana Lasaponara)
Con BLOW-UP, sabato 6 settembre p.v., il noto Studio Dermatologico tarantino, sito in Corso Italia 259, torna ad aprire le porte alla contaminazione della Bellezza dell’arte contemporanea italiana, continuando a proporre un viaggio trasversale nel mondo variegato della nuova figurazione. Questa volta il mezzo d’indagine ad ampio spettro è la macchina fotografica.
Lo scatto come comune denominatore delle ricerche formali di Francesca Randi, fotografa cagliaritana, Claudio Di Carlo, pittore pescarese, e Claudia Venuto, pittrice tarantina.
BLOW-UP è un doveroso omaggio all’opera omonima di un capolavoro della cinematografia italiana di Michelangelo Antonioni, datata 1966. Ma non solo.
BLOW-UP è valenza espressiva, è sostanza per questa collettiva.
Il regista, nella sua opera, ha voluto “ricreare" la realtà in una forma astratta, “[…] volevo mettere in discussione il reale presente attraverso il visto non visto. Il dubbio di ciò che è e che potrebbe non essere […]”. La realtà, secondo il Maestro, ha numerosi volti, e il dubbio, il distacco, dona giusto valore alle cose.
BLOW-UP è una “recita senza epilogo […]”.
Antonioni è il primo regista che si serve di una cultura grafica, pittorica. I suoi personaggi hanno un tipo di coscienza proiettata fuori da se stessa.
Art Medica, in BLOW-UP, parte da questa relazione con il mondo che diventa misteriosa, estranea, enigmatica. Scompare la familiarità tra l’uomo e le cose. Il mondo appare forte e presente.
E’ un appuntamento con la visione, il silenzio, la sintesi emozionale. Nelle opere degli artisti ritroviamo enfatizzati e descritti, l’assenza, l’attesa, il desiderio dell’altro, una comunicazione solitaria ma a maggior ragione una comunicazione affettiva e viva, appassionata, passionale, fatta appunto di dialoghi scarni. Analisti sottili di sentimenti, cacciatori di immagini straordinarie, ricercatori del necessario. Un modo peculiare di volgere gli sguardi sul mondo.
Francesca Randi utilizza la fotocamera quale medium d'eccellenza realistica ed al contempo fantastica, dove la realtà si ammanta di immagini oniriche, traslate verso l'immaginario sensibile dell'artista. Gli elementi d’uso comune, familiare, nella propria decontestualizzazione, sono branditi come accenti fonetici sulle parole àtone del quotidiano. A dar forza alla sottile ed elegante contestazione delle stanche certezze della realtà, contribuiscono i soggetti viventi e silenti e gli oggetti concreti e solitari, incastonati in scene spaziali di vetusta memoria. Sono le campagne a ridosso delle grigie periferie cittadine, sono i muri diroccati di case di fantasmi infantili. La Randi, come pochi artisti dell'obiettivo, cerca di fermare i frame della memoria, quasi appunti, in singoli scatti che diventano culla del nostro vissuto. E lo fa, sussurrando.
Claudio Di Carlo è artista cosmopolita, lavora tra Roma, Pescara ed Amburgo. È uomo poliedrico, contemporaneo, curioso intellettualmente e sempre all'avanguardia nell'ambito della propria ricerca formale. Le sue opere sono il risultato di un'indagine in corso. È come se ciascuna fosse "il" corpo del reato,poiché le immagini sono ingrandimenti, veri e propri blow-up, accostati e suscettibili di riposizionamenti mentali. L'osservatore non osserva, indaga. Ogni porzione visiva ci offre una serie di dettagli cumulabili a formare la nostra identità di lettura. Ci si ritrova, stupendosi, sensualmente voyeur poiché il taglio di Di Carlo incide nell'istinto animale, nella parte più oscura di ciascuno di noi.
Claudia Venuto chiude egregiamente l'analisi di blow-up, nella sua poetica formale, che si fa trascrizione di una realtà psicologica. Le sue opere sono la codifica visiva della psiche umana,carica di contraddizioni emozionali che vivono tra i propri desideri profondi ed intimi e le aspettative che gravano dai condizionamenti sociali. Il suo è un impulso elettrico emozionale trasmutato sulla tela. È come se i soggetti delle sue opere si identificassero visivamente con le alchimie mentali approfondite dall'artista. Claudia dà un volto alle inquietudini interiori e riesce a farlo attraverso volti noti, familiari, amicali. Il tranello dell'inquietudine è qui, tra di noi. Indossa volti come maschere rassicuranti a sopire l'ansia della coesistenza tra dubbi e certezza, tra verità e menzogna. La battaglia interiore che la società ci insegna a combattere inducendoci a scelte radicali, nella realtà,trova epilogo, come nelle opere di Claudia, nella compenetrazione tra limiti ed orizzonti di noi stessi.
(Amelì Liana Lasaponara)
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