Antologia, o della pittura
Dal 23 Febbraio 2013 al 23 Marzo 2013
Torino
Luogo: Galleria Allegretti Contemporanea
Indirizzo: via San Francesco d’Assisi 14
Orari: da martedì a sabato 15-19
Telefono per informazioni: +39 011 5069646
E-Mail info: info@allegretticontemporanea.it
Sito ufficiale: http://www.allegretticontemporanea.it
NMM si batte da sempre contro l'anonimato del senza titolo
Ogni suo dipinto evoca una poesia, una situazione emotiva, uno stato d'animo
Tra frammenti di un viaggio poetico attraversato con leggerezza
NMM si muove con l'eleganza del pittore vestito a festa
Il suo mondo e' il colore, la sua sfida riuscire a scriverne con quelle forme a noi familiari e amiche
Ogni tela ci illumina, maestro di luce
E così ogni storia appare davvero come se l'avessimo vissuta noi
Luca Beatrice
In una sorta di singolarissima e sintetica antologica, la Galleria Allegretti ripercorre 66 anni di vita e quarant’anni di fervida, vulcanica, appassionata attività “poetica” di Nicola Maria Martino. Già, proprio così, poetica, perché nonostante Nicola Maria Martino sia rinomato come artista, a ben vedere il suo lavoro è più quello di un poeta che usa l’Arte visiva e la Pittura per manifestare un’urgenza espressiva che spazia dalla linea performativa e concettuale degli anni giovanili, quando si forma all’Accademia di Roma come allievo prediletto (e poi assistente) del pittore neofuturista Sante Monachesi, per arrivare fino alle belle tele dipinte adottando uno stile coloratissimo e gioioso, figurato in chiave ermeticamente neo-metafisica, con rimandi ed echi di Matisse.
Il percorso espositivo prende, infatti, il via da una serie di foto che documenta passo passo una azione performativa del 1967, quando Nicola Maria Martino si aggira per le vie di Roma tenendo tra le mani un cartello con sopra scritto Artista italiano in vendita, riproposto nel 1972 a Zurigo. Provocazione più situazionista che cripticamente concettuale, sardonicamente irriverente verso quel nascente Sistema dell’arte, soggiogato dal mercato, che prende il via proprio in quegli anni. Nicola Maria Martino però è un ribelle che non si allinea mai agli schemi ideologici dominanti e appena s’accorge che l’arte concettuale sta diventando O’ Sistema a sua volta, coraggiosamente (in quegli anni!) ritorna alla pittura, senza scadere in un banale e greve ritorno all’ordine, bensì riequilibrando colori e forme in dipinti che paiono rebus lirici e nel contempo coltissimi. Com’è lui d’altronde artista colto che conosce bene e “di persona” tutta la storia dell’arte contemporanea, frequentata a Roma dove da giovane studente pugliese, figlio di un alto Prefetto, contrariando lo stimato padre, invece di far giurisprudenza, sceglie d’iscriversi all’Accademia di Roma, in quegli anni la migliore d’Italia, con docenti come l’amatissimo suo Maestro Sante Monachesi, nemico acerrimo dell’illustre collega Renato Guttuso; ma c’erano anche tra i docenti artisti del calibro di Pericle Fazzini, Emilio Greco, Franco Gentilini. In questo clima dialettico, costellato anche di scontri fisici e aspre contestazioni sessantottine, si forma e tempra il carattere e il pennello di Nicola Maria Martino. Un artista libero che poi dona e convoglia tutte le sue energie intellettuali nel fondare dal nulla l’Accademia di Belle Arti di Sassari, l’unica accademia presente a tutt’oggi nella misconosciuta e splendida Sardegna. Dimostrando doti di funzionario dello Stato, degno figlio dell’illustre padre, con polso e passione fa di questa Istituzione periferica il fulcro, anzi il motore, dell’alta formazione artistica di tutta l’Isola. Dopo essere andato in pensione per raggiunti limiti d’età due anni or sono, Nicola Maria Martino è stato “richiamato in servizio” in qualità di Direttore-Commissario dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, per nomina del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Francesco Profumo, e manterrà tale incarico fino al 31 ottobre 2013. Torino è una città per lui non nuova, perché qui aveva insegnato alla metà degli anni ’80, come titolare della cattedra di Decorazione, e qui ha esposto più volte grazie all’impegno del suo gallerista torinese storico, Paolo Tonin. Quasi a voler suggellare e chiudere emblematicamente il cerchio di quel lontano periodo torinese che si è da un anno riaperto, Nicola Maria Martino decora i muri neri della galleria Allegretti con un disegno a gessetto bianco che, come un graffito (alla Keith Haring, anche se, sia ben chiaro, Martino non è un artista che ami i graffitari) o quindi, meglio, come un sottile filo d’Arianna, corre lungo le pareti della galleria guidandoci da un’opera all’altra, dagli esordi negli anni ’60 fino all’oggi, ripercorrendo così sessantasei anni di vita portanti sempre con stile ed eleganza. Già perché in chiusura vale aneddoticamente chiosare che Nicola Maria Martino è sempre molto elegante, non soltanto nel dipingere, ma anche nel vestire; lui predilige l’alta sartoria napoletana, indossa cravatte di Marinella, ma qui a Torino si fornisce di abiti e scarpe inglesi, andando nel negozio dall’amico Cesare Barbero, in arte Jack Emerson, che ora sta per chiudere, purtroppo. Martino invece, e per fortuna, non smette mai di fare arte, restando sempre, elegantemente, fuori le righe. Guido Curto
Il percorso espositivo prende, infatti, il via da una serie di foto che documenta passo passo una azione performativa del 1967, quando Nicola Maria Martino si aggira per le vie di Roma tenendo tra le mani un cartello con sopra scritto Artista italiano in vendita, riproposto nel 1972 a Zurigo. Provocazione più situazionista che cripticamente concettuale, sardonicamente irriverente verso quel nascente Sistema dell’arte, soggiogato dal mercato, che prende il via proprio in quegli anni. Nicola Maria Martino però è un ribelle che non si allinea mai agli schemi ideologici dominanti e appena s’accorge che l’arte concettuale sta diventando O’ Sistema a sua volta, coraggiosamente (in quegli anni!) ritorna alla pittura, senza scadere in un banale e greve ritorno all’ordine, bensì riequilibrando colori e forme in dipinti che paiono rebus lirici e nel contempo coltissimi. Com’è lui d’altronde artista colto che conosce bene e “di persona” tutta la storia dell’arte contemporanea, frequentata a Roma dove da giovane studente pugliese, figlio di un alto Prefetto, contrariando lo stimato padre, invece di far giurisprudenza, sceglie d’iscriversi all’Accademia di Roma, in quegli anni la migliore d’Italia, con docenti come l’amatissimo suo Maestro Sante Monachesi, nemico acerrimo dell’illustre collega Renato Guttuso; ma c’erano anche tra i docenti artisti del calibro di Pericle Fazzini, Emilio Greco, Franco Gentilini. In questo clima dialettico, costellato anche di scontri fisici e aspre contestazioni sessantottine, si forma e tempra il carattere e il pennello di Nicola Maria Martino. Un artista libero che poi dona e convoglia tutte le sue energie intellettuali nel fondare dal nulla l’Accademia di Belle Arti di Sassari, l’unica accademia presente a tutt’oggi nella misconosciuta e splendida Sardegna. Dimostrando doti di funzionario dello Stato, degno figlio dell’illustre padre, con polso e passione fa di questa Istituzione periferica il fulcro, anzi il motore, dell’alta formazione artistica di tutta l’Isola. Dopo essere andato in pensione per raggiunti limiti d’età due anni or sono, Nicola Maria Martino è stato “richiamato in servizio” in qualità di Direttore-Commissario dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, per nomina del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Francesco Profumo, e manterrà tale incarico fino al 31 ottobre 2013. Torino è una città per lui non nuova, perché qui aveva insegnato alla metà degli anni ’80, come titolare della cattedra di Decorazione, e qui ha esposto più volte grazie all’impegno del suo gallerista torinese storico, Paolo Tonin. Quasi a voler suggellare e chiudere emblematicamente il cerchio di quel lontano periodo torinese che si è da un anno riaperto, Nicola Maria Martino decora i muri neri della galleria Allegretti con un disegno a gessetto bianco che, come un graffito (alla Keith Haring, anche se, sia ben chiaro, Martino non è un artista che ami i graffitari) o quindi, meglio, come un sottile filo d’Arianna, corre lungo le pareti della galleria guidandoci da un’opera all’altra, dagli esordi negli anni ’60 fino all’oggi, ripercorrendo così sessantasei anni di vita portanti sempre con stile ed eleganza. Già perché in chiusura vale aneddoticamente chiosare che Nicola Maria Martino è sempre molto elegante, non soltanto nel dipingere, ma anche nel vestire; lui predilige l’alta sartoria napoletana, indossa cravatte di Marinella, ma qui a Torino si fornisce di abiti e scarpe inglesi, andando nel negozio dall’amico Cesare Barbero, in arte Jack Emerson, che ora sta per chiudere, purtroppo. Martino invece, e per fortuna, non smette mai di fare arte, restando sempre, elegantemente, fuori le righe. Guido Curto
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