Dai ‘60s ai ‘60s. Un secolo dopo l’Unità d’Italia, la Pop Art

Dal 21 Aprile 2017 al 17 Settembre 2017
Torino
Luogo: Museo Nazionale del Risorgimento Italiano
Indirizzo: via Accademia delle Scienze 5
Orari: 10.00 - 18.00 da martedì a domenica (ultimo ingresso ore 17.00)
Curatori: Luca Beatrice, Ferruccio Martinotti
Enti promotori:
- Con il patrocino della Città di Torino e della Regione Piemonte
Costo del biglietto: biglietto unico mostra + museo 10 euro (gratuito per i possessori di "Abbonamento Musei Torino Piemonte", "Torino+Piemonte Card" e "Royal Card")
Telefono per informazioni: +39 011 5621147
E-Mail info: info@museorisorgimentotorino.it
Sito ufficiale: http://www.museorisorgimentotorino.it
Gli anni Sessanta dell’Ottocento e gli anni Sessanta del Novecento: un cortocircuito di immagini e suggestioni tra l’Italia dell’unificazione e quella del boom economico. Nasce da qui Dai ’60s ai ’60s. Un secolo dopo l’Unità d’Italia, la Pop Art, la nuova mostra curata dal critico d’arte Luca Beatrice e dal direttore del Museo Nazionale del Risorgimento di Torino Ferruccio Martinotti.
Un percorso che si propone di mettere a confronto due momenti cruciali della storia del nostro paese, attraverso le rispettive testimonianze artistiche, per tracciarne confini e coordinate.
La mostra sarà aperta al pubblico da venerdì 21 aprile a domenica 17 settembre 2017.
Il 1860 si caratterizza per l’eccezionalità dell’impresa dei Mille, Garibaldi è l’eroe per antonomasia. Poco meno di un anno dopo, nel 1861, viene sancita l’Unità d’Italia: nell’arco di appena ventitré mesi nasce, in modo imprevisto, rapido e contraddittorio, un Regno non ancora del tutto completato. È uno Stato nuovo, perché mai esistito prima nella geografia politica europea e uno Stato vecchio, innestato sulla solidità del Regno di Sardegna, che riunisce squilibri territoriali, economici, sociali e culturali.
Cento anni dopo, nel 1961, l’Italia entra a pieno titolo nella contemporaneità. Boom economico, aumento significativo del PIL, esplosione demografica, definitivo inurbamento e spostamento migratorio interno verso le metropoli mutano rapidamente il volto dell’Italia, anche se sono passati appena quindici anni dalla devastazione bellica.
La Pop Art, espressione dell’arte dei paesi più evoluti, Inghilterra e Stati Uniti in particolare, esplode anche in Italia diventando almeno fino al 1967, quando con la nascita dell’Arte Povera si registrerà un ulteriore importante cambiamento di rotta addirittura a livello internazionale, il genere pittorico più interessante proprio perché intrinsecamente collegato ai fenomeni sociali del tempo. E, forse per la prima volta, allarga i suoi orizzonti per affermarsi a livello nazionale: da Roma - con gli artisti di piazza del Popolo - a Milano; da Firenze a Torino, che proprio nel 1961 ridisegna l’intero quartiere di Italia ’61. La Pop Art italiana stabilisce un ponte soprattutto con New York, in particolare per la leggendaria mostra The New Realist alla Sidney Janis Gallery che vede la partecipazione, tra gli altri, di Mimmo Rotella e Mario Schifano.
Il Risorgimento e i fatti straordinari che lo animano irrompono nel mondo delle arti. Si tratta di un’invasione a livello tematico, ma non solo: gli artisti del Risorgimento vi partecipano. L’impeto che li anima come protagonisti della lotta sui campi di battaglia è lo stesso che li porta a dipingere quelle scene, a volte a caldo, appena terminati gli eventi, a volte anni dopo, filtrate da nuovi fatti e nuovi sentimenti. Ognuno lo fa a suo modo e, all’interno di tale grande asserto, le differenze sono molte ed è questo il criterio con cui sono state selezionate le opere in esposizione. La grande pittura italiana di storia dal carattere celebrativo e, allo stesso tempo, espressione dei pittori-soldati, che partecipano alle guerre per l’indipendenza ritraendole poi nei propri quadri - Felice Cerruti Bauduc, Massimo d’Azeglio, Angelo Trezzini, Michele Cammarano - per citarne alcuni, si confronta con gli artisti della Pop Art.
Si succedono così le opere polimateriche di Mimmo Rotella, Giosetta Fioroni, Piero Gilardi, Enrico Baj e dei pittori maledetti della Scuola di piazza del Popolo, Mario Schifano, Tano Festa e Franco Angeli che, in un’Italia in piena evoluzione, guardano al mondo del cinema e della pubblicità, alla politica e alla società, dando luogo a forme espressive e linguaggi del tutto nuovi. Un cortocircuito visivo che permette di individuare tra le opere esposte connessioni per antitesi o analogie, attraverso un allestimento inconsueto ed emozionale.
Le opere in esposizione provengono, per la parte ottocentesca, dalle collezioni del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano e dalla Città di Torino-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, mentre quelle del Novecento sono state generosamente concesse in prestito da collezioni private e da due importanti fondazioni, Intesa San Paolo Gallerie d’Italia e Fondazione Marconi.
La mostra ha il patrocino della Città di Torino e della Regione Piemonte. È realizzata in collaborazione con Intesa San Paolo, con il contributo della Fondazione CRT e con il sostegno di Aminta Insurance Broker e Axa Art.
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