Elena Monaco. Il silenzio dei corpi
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Elena Monaco. Il silenzio dei corpi
Dal 07 Marzo 2015 al 29 Marzo 2015
Avigliana | Torino
Luogo: Galleria Arte per Voi
Indirizzo: piazza Conte Rosso 3
Orari: sabato e domenica 15-19
Curatori: Luigi Castagna, Paolo Nesta
Telefono per informazioni: +39 339 2523791
E-Mail info: lcastagna@artepervoi.it
Sito ufficiale: http://artepervoi.it/
Il percorso su cui da tempo la ricerca artistica di Elena Monaco si viene articolando sembra svilupparsi lungo un tragitto figurativo particolarmente impegnativo e di fatto sostanzialmente autonomo e, verrebbe da aggiungere, anche piuttosto solitario.
Esso, infatti, non è facilmente incasellabile tra le correnti e i movimenti artistici recenti e contemporanei: non rientra tal quale, ad esempio, nell’astrattismo, né nell’informale e nei successivi esiti concettuali, non è post-concettuale, né, che so, optical, né, diciamo, genericamente “ecologico”, non è nemmeno pienamente figurativo, perché lo è solo apparentemente.
Ciò non significa, però, che esso avanzi come una avventura senza metri di orientamento nella complessità del panorama artistico, che anzi, essi sono presenti, ma rielaborati con la dovuta discrezione e, soprattutto, sottoposti preliminarmente ad un processo di interiorizzazione e di reinterpretazione, fino a celarne l’eventuale sostanza di modelli, che, a ben vedere, è culturalmente, sovente alta e molto ben radicata.
Poiché non c’è qui spazio per una analisi particolareggiata, mi limito ad un duplice livello di suggerimenti: nelle sue opere si alternano e si integrano suggestioni provenienti da alcuni maestri piemontesi della seconda metà del secolo scorso, accanto a riferimenti – che, sia chiaro, non sono da intendersi come citazioni esteriori – anche più lontani nel tempo, fino a quelli pertinenti con la tradizione “classica”.
Nel processo di composizione dell’immagine, o di “costituzione dell’immagine”, secondo la storica definizione di Cesare Brandi, essi operano a distanza, appunto con “discrezione”, come un tenue sostrato entro cui si viene costruendo l’immagine vera e propria, quella che prende forma a conclusione di ogni suo lavoro di ricerca, nella cui densa e paziente elaborazione vengono prendendo corpo, accanto a valori volutamente e consapevolmente espressi, istanze emotive e pulsioni, che paiono sfuggire ad ogni controllo.
In quella fitta congerie e convivenza di immagine e di segni, di figurazione, da una parte, affidata alla pura e semplice “costituzione d’immagine” e, dall’altra, di affioramenti di segni, che per loro intrinseca natura alludono a paradigmi e codici non visivi, in quel conflitto di opposti, si deve rintracciare la condizione inesorabilmente contraddittoria in cui versa e si fonda l’arte contemporanea.
E da cui, ovviamente, nemmeno Elena Monaco può rifuggire, ma che ci sa mostrare con altrettanta severa padronanza.
Paolo Nesta
Esso, infatti, non è facilmente incasellabile tra le correnti e i movimenti artistici recenti e contemporanei: non rientra tal quale, ad esempio, nell’astrattismo, né nell’informale e nei successivi esiti concettuali, non è post-concettuale, né, che so, optical, né, diciamo, genericamente “ecologico”, non è nemmeno pienamente figurativo, perché lo è solo apparentemente.
Ciò non significa, però, che esso avanzi come una avventura senza metri di orientamento nella complessità del panorama artistico, che anzi, essi sono presenti, ma rielaborati con la dovuta discrezione e, soprattutto, sottoposti preliminarmente ad un processo di interiorizzazione e di reinterpretazione, fino a celarne l’eventuale sostanza di modelli, che, a ben vedere, è culturalmente, sovente alta e molto ben radicata.
Poiché non c’è qui spazio per una analisi particolareggiata, mi limito ad un duplice livello di suggerimenti: nelle sue opere si alternano e si integrano suggestioni provenienti da alcuni maestri piemontesi della seconda metà del secolo scorso, accanto a riferimenti – che, sia chiaro, non sono da intendersi come citazioni esteriori – anche più lontani nel tempo, fino a quelli pertinenti con la tradizione “classica”.
Nel processo di composizione dell’immagine, o di “costituzione dell’immagine”, secondo la storica definizione di Cesare Brandi, essi operano a distanza, appunto con “discrezione”, come un tenue sostrato entro cui si viene costruendo l’immagine vera e propria, quella che prende forma a conclusione di ogni suo lavoro di ricerca, nella cui densa e paziente elaborazione vengono prendendo corpo, accanto a valori volutamente e consapevolmente espressi, istanze emotive e pulsioni, che paiono sfuggire ad ogni controllo.
In quella fitta congerie e convivenza di immagine e di segni, di figurazione, da una parte, affidata alla pura e semplice “costituzione d’immagine” e, dall’altra, di affioramenti di segni, che per loro intrinseca natura alludono a paradigmi e codici non visivi, in quel conflitto di opposti, si deve rintracciare la condizione inesorabilmente contraddittoria in cui versa e si fonda l’arte contemporanea.
E da cui, ovviamente, nemmeno Elena Monaco può rifuggire, ma che ci sa mostrare con altrettanta severa padronanza.
Paolo Nesta
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