Ettore Fico. Paesaggi, nature morte e astrazioni degli anni sessanta

Ettore Fico, Granoturco, 1961 olio su tela, cm 80 x 105

 

Dal 31 Ottobre 2015 al 28 Febbraio 2016

Torino

Luogo: MEF – Museo Ettore Fico

Indirizzo: via Francesco Cigna 114

Orari: da mercoledì a venerdì 14-19; sabato e domenica 11-19

Curatori: Andrea Busto

Costo del biglietto: intero € 10, ridotto € 8 over 65, insegnanti, enti convenzionati, ridotto € 5 dai 13 ai 26 anni e gruppi (minimo 6 persone), gratuito fino ai 12 anni, MEF Friends, giornalisti accreditati, persone con disabilità ed eventuale accompagnatore, possessori di Torino+Piemonte Card

Telefono per informazioni: +39 011 852510

E-Mail info: info@museofico.it

Sito ufficiale: http://www.museofico.it


La poetica di Ettore Fico si è espressa attraverso un vasto corpus di dipinti, tempere, acquerelli, pastelli, incisioni e disegni di un mondo intimo e privato, pochissimo popolato, abitato, più che da persone, dagli oggetti dello studio, dai fiori del suo giardino, dagli animali e da impressioni coloristiche in bilico tra realtà e irrealtà.
Per questa nuova mostra al museo a lui dedicato, abbiamo voluto porre l’attenzione su un periodo particolarmente fortunato della sua produzione, quello degli anni Sessanta, in cui le spesse superfici pastose della materia pittorica si aggrappano al supporto della tavola e della tela frammiste a sabbia, terra ed elementi vetrosi che aumentano il volume della massa colorata in bassorilievi coloristici e fisicamente presenti come elementi principali delle composizioni. 
I soggetti dei cardi e degli arbusti disseccati sono dolcemente adagiati su ripiani che si fanno volumi tondi e che ridisegnano più dolcemente lo spazio in cui abitano.
Le lampade, le tazze, le ciotole, le brocche e i frutti come le case di periferia, le barche adagiate sull’arenile o le baracche della gente del circo, diventano macchie di colore che definiscono, con il loro contorni, le forme delle cose e animano i paesaggi con colori purissimi dalle tonalità digradanti.
I primi anni Sessanta sono densi di opere nuove, anche di grande formato, come se l’intimità delle piccole tavolette utilizzate prima non fosse più sufficiente a contenere le problematiche del momento. Nelle opere di quel periodo l’artista elude spesso ogni riferimento illustrativo lasciandosi trasportare da una forza compositiva al limite dell’arte gestuale.
In quegli anni, come non mai, Ettore Fico ricerca per la sua opera una collocazione stilistica decidendosi a restare in bilico, o meglio ancora sul crinale, tra astrazione e figurazione: appare chiaro in Natura morta con limone, del 1962, in cui introduce un evidente omaggio a Braque, citando in parte le poetiche del maestro del Cubismo.
Per lui a poco a poco il dualismo espressivo diventa un gioco, soprattutto con se stesso e il suo accanirsi quotidiano nel produrre diverse opere, non si riassume in una nevrosi di accumulo ma in un bisogno vero di cercare e ricercarsi, combattendo una durissima e intima battaglia con se stesso per dimostrare che la libertà creativa sta anche nel “non” operare talvolta scelte “banalmente” radicali e definitive.   
Ettore Fico nasce a Piatto Biellese il 21 settembre 1917.
Dopo i primi studi di pittura con il maestro Luigi Serralunga, parte per la Seconda Guerra Mondiale e dal 1943 al 1946 è prigioniero in Algeria.
Al ritorno dalla guerra e nel corso della sua lunga carriera artistica partecipa a numerose esposizioni collettive nazionali e internazionali tra cui la Quadriennale d’arte di Roma (edizioni VII, VIII e IX), la Biennale Internazionale di Cracovia nel 1966, la Mostra di Artisti Italiani a Praga nel 1968 e la XXXIX Biennale Nazionale d’Arte Città di Milano.
Muore a Torino il 28 dicembre 2004.   

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