Gianni Emilio Simonetti. Othermaps, othernearby
Dal 21 Marzo 2015 al 26 Aprile 2015
Ivrea | Torino
Luogo: Museo della Carale Accattino
Indirizzo: via Miniere 34
Orari: sabato e domenica 15-19
Curatori: Lorena Giuranna, Adriano Accattino
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0125 612658
E-Mail info: adrianoaccattino@libero.it
Sito ufficiale: http://www.accattino.it
“A way a lone a last a loved a long the... / ...riverrun, past Eve and Adam's, from swerve of shore to bend of bay, brings us by a commodius vicus of recirculation back to Howth Castle and Environs."
James Joyce, Finnegans Wake
Un evento multitasking con la partecipazione di: Luigi Bonotto, Giulia Tacchini, Giulia Maffei, Stefano Montani, Nicolò Parini, Pip, Poldino, Cina.
L'espressione mappa mundi, erroneamente riferita al planisfero, ma in realtà indicativa della mappatura bidimensionale, richiama il fatto che qualche centinaio di anni fa le carte geografiche venivano realizzate anche su stoffa (= "mappa"). Mi piace pensare a questo legame con un tempo relativo guardando le mappe di Simonetti esposte per questo progetto al Museo della Carale di Ivrea. Perché al loro interno abitano percorsi surrealisti, reperti Fluxus, resti di un pasto (o citazioni letterarie?), oggetti d’uso comune. Simonetti propone tre mappe o tre isole, che saranno collegate tra loro da piccoli binari del treno. Osservando le mappe si percepisce però che esse non vanno interpretate per compiere uno spostamento, al contrario, sono le vestigia di azioni già avvenute, alcune durante precedenti mostre, altre invece portano i segni di una recentissima azione. In sostanza ci aiutano a disorientarci nel paesaggio anticonvenzionale dell’esperienza “Fluxus”.
Comunicazione, passaggio, confine abbattuto, violazione delle regole, contagio sociale, idealismo, politica, gioco, azione, moto inarrestabile, sono termini ed espressioni che ruotano attorno all’idea di Fluxus, movimento (artistico) nel senso etimologico del termine, più che in quello storico critico. Fluxus impedisce una reale appropriazione delle cose, dunque gli oggetti non hanno valore di per sé, ma in quanto traccia del flusso spazio-temporale nel quale sono stati totalmente immersi.
Gianni Emilio Simonetti è stato tra i protagonisti italiani del movimento, con Giuseppe Chiari. I due artisti hanno realizzato nel 1964 la mostra Gesto e Segno alla Galleria Blu di Milano, inoltre Simonetti (insieme a Daniela Palazzoli e Gianni Sassi) è stato promotore di Fluxus a Milano anche attraverso il centro ED.912, la pubblicazione delle rivista “B°t” e il costante contatto con Maciunas (tra i più politici del gruppo), che ha portato all’organizzazione di numerosi concerti ed eventi Fluxus in Italia.
Di Simonetti in mostra esponiamo le mappe e un corpus di opere inedite, tra cui alcuni dei suoi spartiti. Dal 1964 l’artista, colpito dalle ricerche di Cage, inizia a comporre “Mutica”, diciassette partiture di musica muta in cui l’aspetto visivo del segno e del colore ha un ruolo di primo piano. Spesso i suoi lavori sono intrecci di immagini, parole e piccoli oggetti connessi da frammenti di annotazioni. Nell’opera di Simonetti il costante oscillare dal frammento alla totalità permette di incontrare due infiniti: infinitamente grande e infinitamente piccolo. Anche questa modalità conduce a quel senso di fermento, possibilità, e attese che porta a Fluxus.
Il viaggio prosegue guardando verso il basso dove si possono osservare diverse tele pittoriche risultato di un progetto di Simonetti legato alla terapia dell’arte. Con i pazienti di psichiatria che segue da anni, l’artista ha cominciato un percorso di realizzazione di opere che si servono, per nascere, anche dell’utilizzo di cibo e musica. Attraverso questi elementi i “collaboratori” di Simonetti sono guidati alla realizzazione di tele collettive. E’ possibile approfondire il progetto anche attraverso i video realizzati durante i laboratori.
Infine, parte del progetto espositivo sarà l’inaugurazione della mostra, momento in cui avverranno alcune azioni “live” per la costruzione delle mappe e ci sarà un evento culinario inedito, in cui due cuoche-biologhe cucineranno e proporranno biscotti proteici preparati con la farina di insetti. Un modo per riflettere sui temi della sostenibilità alimentare alle porte di Expo 2015, oppure per scoprirli apertamente, in modo scomodo, senza doverci necessariamente preparare e organizzare per anni, come, nella realtà, molti fatti accadono.
Detto questo, non ci si illuda che la mostra sia conclusa, perché mentre vedremo il filmato di precedenti inaugurazioni, saremo a nostra volta ripresi nelle nostre azioni, per essere una nuova parte di quello stesso video che sarà proiettato alla prossima occasione. Qui il tempo è un flusso continuo di azioni, qui la storia dell’arte non esiste.
Un particolare ringraziamento all’atelier di “arteterapia”dell’ospedale di Luino e al dott. Isidoro Cioffi
e ai prestatori:
Fondazione Bonotto, Molvena (VI)
Elena Scandroglio, Gallarate (VA)
James Joyce, Finnegans Wake
Un evento multitasking con la partecipazione di: Luigi Bonotto, Giulia Tacchini, Giulia Maffei, Stefano Montani, Nicolò Parini, Pip, Poldino, Cina.
L'espressione mappa mundi, erroneamente riferita al planisfero, ma in realtà indicativa della mappatura bidimensionale, richiama il fatto che qualche centinaio di anni fa le carte geografiche venivano realizzate anche su stoffa (= "mappa"). Mi piace pensare a questo legame con un tempo relativo guardando le mappe di Simonetti esposte per questo progetto al Museo della Carale di Ivrea. Perché al loro interno abitano percorsi surrealisti, reperti Fluxus, resti di un pasto (o citazioni letterarie?), oggetti d’uso comune. Simonetti propone tre mappe o tre isole, che saranno collegate tra loro da piccoli binari del treno. Osservando le mappe si percepisce però che esse non vanno interpretate per compiere uno spostamento, al contrario, sono le vestigia di azioni già avvenute, alcune durante precedenti mostre, altre invece portano i segni di una recentissima azione. In sostanza ci aiutano a disorientarci nel paesaggio anticonvenzionale dell’esperienza “Fluxus”.
Comunicazione, passaggio, confine abbattuto, violazione delle regole, contagio sociale, idealismo, politica, gioco, azione, moto inarrestabile, sono termini ed espressioni che ruotano attorno all’idea di Fluxus, movimento (artistico) nel senso etimologico del termine, più che in quello storico critico. Fluxus impedisce una reale appropriazione delle cose, dunque gli oggetti non hanno valore di per sé, ma in quanto traccia del flusso spazio-temporale nel quale sono stati totalmente immersi.
Gianni Emilio Simonetti è stato tra i protagonisti italiani del movimento, con Giuseppe Chiari. I due artisti hanno realizzato nel 1964 la mostra Gesto e Segno alla Galleria Blu di Milano, inoltre Simonetti (insieme a Daniela Palazzoli e Gianni Sassi) è stato promotore di Fluxus a Milano anche attraverso il centro ED.912, la pubblicazione delle rivista “B°t” e il costante contatto con Maciunas (tra i più politici del gruppo), che ha portato all’organizzazione di numerosi concerti ed eventi Fluxus in Italia.
Di Simonetti in mostra esponiamo le mappe e un corpus di opere inedite, tra cui alcuni dei suoi spartiti. Dal 1964 l’artista, colpito dalle ricerche di Cage, inizia a comporre “Mutica”, diciassette partiture di musica muta in cui l’aspetto visivo del segno e del colore ha un ruolo di primo piano. Spesso i suoi lavori sono intrecci di immagini, parole e piccoli oggetti connessi da frammenti di annotazioni. Nell’opera di Simonetti il costante oscillare dal frammento alla totalità permette di incontrare due infiniti: infinitamente grande e infinitamente piccolo. Anche questa modalità conduce a quel senso di fermento, possibilità, e attese che porta a Fluxus.
Il viaggio prosegue guardando verso il basso dove si possono osservare diverse tele pittoriche risultato di un progetto di Simonetti legato alla terapia dell’arte. Con i pazienti di psichiatria che segue da anni, l’artista ha cominciato un percorso di realizzazione di opere che si servono, per nascere, anche dell’utilizzo di cibo e musica. Attraverso questi elementi i “collaboratori” di Simonetti sono guidati alla realizzazione di tele collettive. E’ possibile approfondire il progetto anche attraverso i video realizzati durante i laboratori.
Infine, parte del progetto espositivo sarà l’inaugurazione della mostra, momento in cui avverranno alcune azioni “live” per la costruzione delle mappe e ci sarà un evento culinario inedito, in cui due cuoche-biologhe cucineranno e proporranno biscotti proteici preparati con la farina di insetti. Un modo per riflettere sui temi della sostenibilità alimentare alle porte di Expo 2015, oppure per scoprirli apertamente, in modo scomodo, senza doverci necessariamente preparare e organizzare per anni, come, nella realtà, molti fatti accadono.
Detto questo, non ci si illuda che la mostra sia conclusa, perché mentre vedremo il filmato di precedenti inaugurazioni, saremo a nostra volta ripresi nelle nostre azioni, per essere una nuova parte di quello stesso video che sarà proiettato alla prossima occasione. Qui il tempo è un flusso continuo di azioni, qui la storia dell’arte non esiste.
Un particolare ringraziamento all’atelier di “arteterapia”dell’ospedale di Luino e al dott. Isidoro Cioffi
e ai prestatori:
Fondazione Bonotto, Molvena (VI)
Elena Scandroglio, Gallarate (VA)
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