Ilio Burruni. Da spazi metafisici
Dal 21 Settembre 2012 al 28 Ottobre 2012
Torino
Luogo: Museo Regionale di Scienze Naturali - MRSN
Indirizzo: via Giolitti 36
Orari: 10-19; chiuso martedì
Curatori: Angelo Mistrangelo
Costo del biglietto: intero euro 5, ridotto euro 2.50
Telefono per informazioni: +39 011 4326354
E-Mail info: didattica.mrsn@regione.piemonte.it
Sito ufficiale: http://www.regione.piemonte.it/museoscienzenaturali/
Il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino inaugura, Giovedì 20 Settembre, ore 18,00, la mostra “DA SPAZI METAFISICI” di Ilio Burruni curata dal critico Angelo Mistrangelo .
“Nelle opere di Ilio Burruni, scrive nella presentazione della mostra Angelo Mistrangelo” i metafisici spazi si tingono d’azzurro, raccontano di viaggi e di incontri, rinnovano il fascino delle stagioni che appartengono indissolubilmente al sogno di una ricerca mai sconfitta dal trascorrere del tempo. Il suo discorso appartiene alla cultura visiva del Novecento e del nuovo Millennio, a una visione che tende a una fusione tra segno e colore, tra incontri e le cadenze di una lirica raffigurazione, tra l’articolarsi dei rami di una pianta e la sottesa spiritualità di una chiesetta nel silenzio dell’alba”.
Ilio Burruni ricompone sulle superfici il percorso di un’intera vita, il fascino dei suoi simbolici alberi, l’incanto di una pittura che si fa messaggio e storia.
E’ la storia di un artista che, di volta in volta, scopre sempre insospettate energie, idee, colori per tessere una rappresentazione essenziale nelle linee compositive, nella definizione di una Via Crucis o di un bosco o, ancora, di limpide strutture architettoniche permeate dalla luce mediterranea o del Sud America, dove ha lungamente vissuto.
Per l’antologica al Museo Regionale di Scienze Naturali, Ilio Burruni ha realizzato anche una serie di opere d’Arte Sacra, che si ricollegano alle Chiese e Crocifissioni del passato con la misurata, nitida, sensibile interpretazione del volto di Cristo. Inoltre dieci fra le opere esposte sono rese tattilmente recepibili dai non vedenti attraverso una miniaturizzazione in rilievo e una descrizione sia in braille sia tramite ascolto di registrazioni su cassette. Per realizzare questo adattamento l’artista si è avvalso della consulenza e collaborazione dell’UIC di Biella.
«E’ la natura che mi porta alla spiritualità, ho qualcosa di Gauguin nella mente, la sua ricerca, il suo uso simbolico del colore mi fanno pensare . Interni, immanenti silenzi, bianchi abbacinati dalla luce, diventano elementi di un racconto in cui - scrive Adele Sogno - il mistero della Resurrezione ci viene riproposto, proprio in questo 2012, ma senza pregiudizio...».
Vi è nell’esperienza di Ilio Burruni il fascino indiscusso del colore polverizzato nell’atmosfera, la suggestione dell’immagine che si fa memoria del tempo, la meditata resa del soggetto, in una sorta di cammino all’interno dell’arte del Novecento, con particolare riferimento alla formazione avvenuta a contatto con Luigi Roccati e padre Pistarino, sino all’aura espressiva di Felice Casorati.
E dalla natia Ghilarza, in Sardegna, a Chieri, Francia e Brasile, si delinea il viaggio artistico di Burruni, che non ha mai perso di vista il senso profondo della pittura, dello studio con pennelli e tavolozze, di una coerente visione dell’ambiente, senza perdersi in sperimentazioni, ma cercando e ripercorrendo una interiore purezza: «In lui l’adesione al reale - ha suggerito Walmir Ayala per la mostra al Palazzo Imperiale di Rio de Janeiro - ha sempre un lato di sogno».
“Nelle opere di Ilio Burruni, scrive nella presentazione della mostra Angelo Mistrangelo” i metafisici spazi si tingono d’azzurro, raccontano di viaggi e di incontri, rinnovano il fascino delle stagioni che appartengono indissolubilmente al sogno di una ricerca mai sconfitta dal trascorrere del tempo. Il suo discorso appartiene alla cultura visiva del Novecento e del nuovo Millennio, a una visione che tende a una fusione tra segno e colore, tra incontri e le cadenze di una lirica raffigurazione, tra l’articolarsi dei rami di una pianta e la sottesa spiritualità di una chiesetta nel silenzio dell’alba”.
Ilio Burruni ricompone sulle superfici il percorso di un’intera vita, il fascino dei suoi simbolici alberi, l’incanto di una pittura che si fa messaggio e storia.
E’ la storia di un artista che, di volta in volta, scopre sempre insospettate energie, idee, colori per tessere una rappresentazione essenziale nelle linee compositive, nella definizione di una Via Crucis o di un bosco o, ancora, di limpide strutture architettoniche permeate dalla luce mediterranea o del Sud America, dove ha lungamente vissuto.
Per l’antologica al Museo Regionale di Scienze Naturali, Ilio Burruni ha realizzato anche una serie di opere d’Arte Sacra, che si ricollegano alle Chiese e Crocifissioni del passato con la misurata, nitida, sensibile interpretazione del volto di Cristo. Inoltre dieci fra le opere esposte sono rese tattilmente recepibili dai non vedenti attraverso una miniaturizzazione in rilievo e una descrizione sia in braille sia tramite ascolto di registrazioni su cassette. Per realizzare questo adattamento l’artista si è avvalso della consulenza e collaborazione dell’UIC di Biella.
«E’ la natura che mi porta alla spiritualità, ho qualcosa di Gauguin nella mente, la sua ricerca, il suo uso simbolico del colore mi fanno pensare . Interni, immanenti silenzi, bianchi abbacinati dalla luce, diventano elementi di un racconto in cui - scrive Adele Sogno - il mistero della Resurrezione ci viene riproposto, proprio in questo 2012, ma senza pregiudizio...».
Vi è nell’esperienza di Ilio Burruni il fascino indiscusso del colore polverizzato nell’atmosfera, la suggestione dell’immagine che si fa memoria del tempo, la meditata resa del soggetto, in una sorta di cammino all’interno dell’arte del Novecento, con particolare riferimento alla formazione avvenuta a contatto con Luigi Roccati e padre Pistarino, sino all’aura espressiva di Felice Casorati.
E dalla natia Ghilarza, in Sardegna, a Chieri, Francia e Brasile, si delinea il viaggio artistico di Burruni, che non ha mai perso di vista il senso profondo della pittura, dello studio con pennelli e tavolozze, di una coerente visione dell’ambiente, senza perdersi in sperimentazioni, ma cercando e ripercorrendo una interiore purezza: «In lui l’adesione al reale - ha suggerito Walmir Ayala per la mostra al Palazzo Imperiale di Rio de Janeiro - ha sempre un lato di sogno».
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