Paloma Varga Weisz. Root of a Dream
Dal 26 Ottobre 2015 al 10 Gennaio 2016
Rivoli | Torino
Luogo: Castello di Rivoli - Museo d’Arte Contemporanea
Indirizzo: piazza Mafalda di Savoia
Orari: da martedì a venerdì 10-17; sabato e domenica 10-19
Curatori: Marianna Vecellio
Costo del biglietto: intero € 6,50, ridotto € 4,50, gratuito per i minori di 11 anni, per i disabili e accompagnatori
Telefono per informazioni: +39 011 9565222
E-Mail info: info@castellodirivoli.org
Sito ufficiale: http://www.castellodirivoli.org
Il Castello di Rivoli propone al suo pubblico la prima mostra personale in un museo italiano dell’artista tedesca Paloma Varga Weisz.
Nata a Neustadt an der Weinstrasse nel 1966, Varga Weisz vive e lavora a Düsseldorf.
Proprio il vecchio continente sembra essere al centro delle fascinazioni visive postmoderne proposte dall’artista che – attraverso un’iconografia densa di rimandi alla pittura e scultura rinascimentale o alla cultura simbolista – crea complesse installazioni di grande intensità poetica, a volte inquietante, spesso contemplativa e generalmente sospesa tra universo onirico e reale. I molti riferimenti psicanalitici e una forte attenzione prestata al corpo, soprattutto femminile, da parte dell’artista hanno guidato il progetto curatoriale di Marianna Vecellio nella realizzazione di una rassegna costruita a stretto contatto con l’artista, come è del resto la migliore tradizione del museo rivolese. La mostra di Paloma Varga Weisz si compone di un’ampia selezione di lavori, da quelli giovanili sino alle opere più recenti, capace di restituire l’articolata e complessa ricerca formale dell’artista tedesca.
Tratto da una poesia di Paul Celan, Root of a Dream (Radice di un sogno) è il titolo che Paloma Varga Weisz ha scelto per la sua mostra al Castello di Rivoli. Esso allude alla costante attenzione che l’artista assegna al rapporto tra memoria, rimosso e ritorno; combinazione che diventa nelle sue opere espressione di una dimensione dell’essere dolorosa e colma di lacune, in cui il corpo diventa porzione, l’identità travestimento e la memoria intermittenza.
Tra i principali poeti del dopoguerra, rumeno di lingua e cultura tedesche, ebreo vissuto in fuga in Europa tra la Francia e la Germania, Celan rappresenta l’intellettuale migrante, alla ricerca di una patria e di una quiete in grado di riconciliare i dolori e gli orrori della guerra.
Stesso destino cui era stata condannata la famiglia dell’artista e tema ricorrente nelle sue opere.
Nata a Neustadt an der Weinstrasse nel 1966, Varga Weisz vive e lavora a Düsseldorf.
Proprio il vecchio continente sembra essere al centro delle fascinazioni visive postmoderne proposte dall’artista che – attraverso un’iconografia densa di rimandi alla pittura e scultura rinascimentale o alla cultura simbolista – crea complesse installazioni di grande intensità poetica, a volte inquietante, spesso contemplativa e generalmente sospesa tra universo onirico e reale. I molti riferimenti psicanalitici e una forte attenzione prestata al corpo, soprattutto femminile, da parte dell’artista hanno guidato il progetto curatoriale di Marianna Vecellio nella realizzazione di una rassegna costruita a stretto contatto con l’artista, come è del resto la migliore tradizione del museo rivolese. La mostra di Paloma Varga Weisz si compone di un’ampia selezione di lavori, da quelli giovanili sino alle opere più recenti, capace di restituire l’articolata e complessa ricerca formale dell’artista tedesca.
Tratto da una poesia di Paul Celan, Root of a Dream (Radice di un sogno) è il titolo che Paloma Varga Weisz ha scelto per la sua mostra al Castello di Rivoli. Esso allude alla costante attenzione che l’artista assegna al rapporto tra memoria, rimosso e ritorno; combinazione che diventa nelle sue opere espressione di una dimensione dell’essere dolorosa e colma di lacune, in cui il corpo diventa porzione, l’identità travestimento e la memoria intermittenza.
Tra i principali poeti del dopoguerra, rumeno di lingua e cultura tedesche, ebreo vissuto in fuga in Europa tra la Francia e la Germania, Celan rappresenta l’intellettuale migrante, alla ricerca di una patria e di una quiete in grado di riconciliare i dolori e gli orrori della guerra.
Stesso destino cui era stata condannata la famiglia dell’artista e tema ricorrente nelle sue opere.
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