L'invenzione del colpevole. Il 'caso' di Simonino da Trento, dalla propaganda alla storia
Dal 13 Dicembre 2019 al 13 Aprile 2020
Trento
Luogo: Museo Diocesano Tridentino
Indirizzo: piazza Duomo 18
Orari: 10.00-13.00 / 14.00-18.00; giorni di chiusura ogni martedì, 25 dicembre 2019, 1 e 6 gennaio 2020, Pasqua
Curatori: Domenica Primerano
Enti promotori:
- Arcidiocesi di Trento
- Provincia Autonoma di Trento
- Assessorato alla Cultura Turismo e Giovani del Comune di Trento
- Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto
Costo del biglietto: 7 € intero, 5 € ridotto; ingresso gratuito ogni prima domenica del mese, Trentino Guest Card, Museum Pass, abbonamento annuale Museo Diocesano Tridentino
Telefono per informazioni: +39 0461 234419
E-Mail info: info@museodiocesanotridentino.it
Sito ufficiale: http://www.museodiocesanotridentino.it
Il Museo Diocesano Tridentino propone una mostra dedicata a quella che si potrebbe oggi definire una clamorosa fake news del passato: il 'caso' di Simonino da Trento, un bambino presunta vittima di omicidio rituale ebraico, venerato per secoli come 'martire' innocente. L'esposizione intende richiamare l'attenzione del pubblico su una delle pagine più oscure dell'antisemitismo, per stimolare la riflessione sui meccanismi di ‘costruzione del nemico' e sul potere della propaganda.
La mostra prende in esame il 'caso' di Simone da Trento (detto il 'Simonino'), un bambino di circa due anni scomparso misteriosamente la sera del 23 marzo 1475 e ritrovato cadavere la mattina di tre giorni dopo nei pressi dell'abitazione di una famiglia ebrea. In base a radicati pregiudizi, la responsabilità del rapimento e del delitto fu subito attribuita ai membri della locale comunità ebraica.
L’accusa si fondava sulla convinzione che gli ebrei compissero sacrifici rituali di fanciulli cristiani con lo scopo di reiterare la crocifissione di Gesù, servendosi del sangue della vittima per scopi magici e religiosi. Incarcerati per ordine del principe vescovo di Trento Johannes Hinderbach, gli ebrei vennero processati, costretti a confessare sotto tortura e infine giustiziati.
Proprio in virtù del presunto martirio, Simone divenne presto oggetto di un intenso culto locale, che papa Sisto IV vietò sotto pena di scomunica. La prudenza e i dubbi della Chiesa non riuscirono ad opporsi ad una venerazione tributata per via di fatto e costruita utilizzando due potenti mezzi di comunicazione: le immagini e il nuovissimo strumento della stampa tipografica. Grazie alla macchina della propaganda, abilmente orchestrata dal vescovo Hinderbach, il culto di Simonino si estese presto ad altre zone dell’Italia centrosettentrionale e della Germania, riuscendo a imporsi come prototipo di tutti i presunti omicidi rituali dei secoli a seguire.
Solo nel Novecento, negli anni del Concilio Vaticano II, la rilettura critica delle fonti ha ristabilito la verità storica: il 28 ottobre 1965, lo stesso giorno in cui venne pubblicato il documento conciliare Nostra Aetate, la Chiesa abolì il culto del falso 'beato'.
L'esposizione è stata ideata in omaggio a mons. Iginio Rogger (1919-2014), già direttore del Museo Diocesano Tridentino e coraggioso protagonista della storica revisione del culto di Simonino, di cui nel 2019 ricorre il centenario dalla nascita. A distanza di più di mezzo secolo dalla sua abolizione, la mostra intende fare il punto sul 'caso' di Simone da Trento e diffondere una più ampia conoscenza di questa delicata e attualissima vicenda tardomedievale.
Nel 1965, infatti, il dibattito attorno al 'caso' Simonino coinvolse una ristretta cerchia di specialisti, sfiorando i più. Di qui la necessità di riprendere il filo della storia per riannodarlo al presente. Un presente, per altro, segnato dal preoccupante riemergere di pulsioni antisemite e razziste, alimentate da una crescente intolleranza nei confronti dell’altro da sé, comunque inteso.
La mostra presenta inoltre un importante recupero: il rilievo con il Compianto sul corpo morto di Simone da Trento attribuito alla bottega dello scultore svevo Daniel Mauch. Databile al principio del XVI secolo, l'opera era parte del monumentale polittico ad ante mobili situato sull’altare maggiore della chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Trento, edificio che per secoli custodì il corpo del presunto martire. Il rilievo uscì dalla chiesa in circostanze misteriose prima del 1882, anno in cui fu acquistato a Merano, si presume sul mercato antiquario.
Oggi il museo è in grado di presentare nuovamente questa importante opera al proprio pubblico, con la segreta speranza che essa possa restare nella città per la quale fu realizzata. Per questo motivo il rilievo è stato scelto come immagine guida dell'esposizione.
Il percorso espositivo
La mostra, che si estende su due diversi piani di Palazzo Pretorio, prestigiosa sede del Museo Diocesano Tridentino, presenta al pubblico più di settanta opere, alcune delle quali concesse in prestito da importanti musei e istituti culturali nazionali e stranieri: le Gallerie degli Uffizi, la Pinacoteca Nazionale di Ferrara, la Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli di Milano, la Biblioteca Classense di Ravenna, il Castello del Buonconsiglio di Trento, l'Abbazia di Wilten ad Innsbruck, solo per citarne alcune.
Con un linguaggio accessibile a tutti - ma senza abbandonare il rigore storico e scientifico, garantito dal contributo di illustri studiosi e da prestigiose collaborazioni istituzionali - la mostra ricostruisce il contesto culturale della Trento del XV secolo e le circostanze che condussero all'accusa di omicidio rituale.
Ampio spazio è dedicato alla vasta e multiforme produzione artistica generata nel corso dei secoli dal culto del 'beato' Simonino: dipinti, sculture, bassorilievi, ex voto, reliquiari, disegni, incunaboli istoriati, xilografie, incisioni e fotografie testimoniano la fortuna e la vitalità di una devozione durata quasi cinquecento anni. Particolare attenzione è infine riservata all'illustrazione dei protagonisti della revisione del 'caso' di Simonino e alle motivazioni che condussero all'abrogazione del culto nel 1965. Le sezioni allestite al piano terra intendono introdurre il visitatore alle tematiche trattate dalla mostra: il contesto nel quale maturò l'accusa di 'omicidio rituale' rivolta agli ebrei, i meccanismi attraverso i quali si arrivò all'invenzione del colpevole, il Novecento e le circostanze che portarono alla revisione storica della vicenda del Simonino e alla decisione di abrogarne il culto.
- Il percorso espositivo si apre con una sezione dedicata ai pregiudizi e agli stereotipi visivi che l’Occidente cristiano utilizzò per raffigurare gli ebrei. Il tema della rappresentazione dell'alterità religiosa nella produzione artistica è un presupposto fondamentale per la comprensione del contesto storico-culturale in cui maturò quel forte sentimento antigiudaico che percorse il Medioevo europeo. La più violenta e infamante calunnia nei confronti degli ebrei fu la cosiddetta 'accusa del sangue', diffusasi nell’Occidente medievale a metà del XII secolo. La mostra darà conto di questo stereotipo accusatorio attraverso l'illustrazione di altri celebri casi di fanciulli presunte vittime di omicidio rituale: Andreas Oxner da Rinn (1462) e Lorenzino da Marostica (1485). Dopo questa parte introduttiva, una 'linea del tempo' accompagnerà il visitatore alla scoperta della vicenda di Simone da Trento da quel tragico 23 marzo 1475 al 1478, anno in cui si chiuse la vicenda giudiziaria.
- La successiva sala multimediale, curata da Aurora Meccanica, cercherà di evidenziare i meccanismi che portarono all''invenzione' del colpevole: immagini, suoni, testi desunti da documenti storici accompagneranno il visitatore in un percorso emotivo e coinvolgente, pensato per stimolare la riflessione sui tragici fatti di quel lontano 1475.
- Nell'ultima sala, attraverso fotografie d'epoca, testi a stampa e curiosi oggetti di culto, il visitatore potrà comprendere in che forme la devozione popolare per il Simonino si è manifestata fin dentro il secolo scorso. Conclude il percorso una specifica ed inedita sezione dedicata all'abolizione del culto e alle sue motivazioni. L'avvincente narrazione dei fatti è affidata ad un video, con interviste a Diego Quaglioni ed Emanuele Curzel, realizzato dalla Fondazione Museo Storico del Trentino.
La mostra prosegue al secondo piano, dove il focus passa alle modalità di divulgazione del culto attraverso la produzione artistica: un affascinante viaggio tra devozione, arte, letteratura e propaganda. Dipinti, incisioni e testi a stampa evidenzieranno la vasta copertura mediatica che Johannes Hinderbach, regista occulto dell'intera operazione e della potente macchina comunicativa, assicurò al 'caso' di Simonino, garantendo lunga durata ad un culto 'abusivo' che sopravvisse per secoli nella memoria collettiva e nella pratica devota.
- L'itinerario del secondo piano prende avvio dalle varianti iconografiche utilizzate per diffondere l'immagine del Simonino: la scena dell'omicidio rituale e il trionfo del 'martire'.
- Prosegue presentando i luoghi di culto di Trento, il sacello barocco di Palazzo Salvadori e la cappella della chiesa dei Santi Pietro e Paolo, meta di un incessante pellegrinaggio da parte di un turismo religioso ante litteram. Le pratiche devote verranno esplicitate con l'esposizione dei reliquiari che contengono gli strumenti di tortura del presunto martirio di Simonino e di un ciclo di dodici tele risalenti al XVIII secolo, corredo scenografico delle solenni processioni organizzate in onore del 'beato'. Con un linguaggio vivace e narrativo, queste opere raccontano la vicenda del Simonino e dei presunti miracoli attestati dalle fonti, a partire dal famoso manoscritto - il Liber miracolorum, esposto in mostra - che ha contribuito alla fama di un Simonino 'martire' e taumaturgo.
- Una fama che è ben testimoniata dall'ampia diffusione dell'immagine del falso 'beato' nelle chiese del Trentino, delle regioni circonvicine e di quelle dell'Italia centrale. Queste testimonianze artistiche - per la maggior parte affreschi e quindi inamovibili - sono state raccolte in un video che permetterà di apprezzare con un colpo d'occhio la vasta 'geografia del culto' del Simonino. Conclude il percorso espositivo un'area tematica dedicata al rapporto del piccolo 'martire' con la città di Trento, della quale è stato considerato per secoli co-patrono insieme a San Vigilio.
Curata da Domenica Primerano con Domizio Cattoi, Lorenza Liandru e Valentina Perini e la collaborazione di Emanuele Curzel e Aldo Galli, la mostra si avvale della preziosa collaborazione dell'Università degli Studi di Trento (Facoltà di Giurisprudenza e Dipartimento di Lettere e Filosofia), dell'Archivio Diocesano Tridentino e della Fondazione Museo Storico del Trentino. L’esposizione è sostenuta dall'Arcidiocesi di Trento, dalla Provincia Autonoma di Trento e dal Comune di Trento e realizzata con il contributo della Fondazione Caritro. Si segnala infine il concorso del Castello del Buonconsiglio. Monumenti e collezioni provinciali e del FAI - Fondo Ambiente Italiano.
L’esposizione è corredata da un ricco catalogo edito dal Museo Diocesano Tridentino al quale hanno contribuito riconosciuti studiosi di diverse discipline storiche e storicoartistiche. La mostra e il catalogo non si soffermano volutamente sulle polemiche che hanno seguito l'abolizione del culto, né sulla assai discussa interpretazione degli atti processuali. I saggi in catalogo offrono infatti una esauriente e serena risposta a quanti hanno espresso dubbi o perplessità sulla rilettura critica della vicenda operata a partire dal Novecento e sulle decisioni che ne scaturirono.
INAUGURAZIONE AL PUBBLICO VENERDÌ 13 DICEMBRE 2019 ORE 18
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