Willi Baumeister (1889-1955). Dipinti e disegni
Willi Baumeister (1889-1955). Dipinti e disegni, Mart, Rovereto
Dal 24 Luglio 2012 al 23 Settembre 2012
Rovereto | Trento
Luogo: - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
Indirizzo: corso Bettini 3
Orari: da martedì a domenica 10-18; venerdì 10-21
Costo del biglietto: intero € 11, ridotto € 7, famiglie € 22
Telefono per informazioni: +39 0464 438887/ 800397760
E-Mail info: info@mart.trento.it
Sito ufficiale: http://www.mart.trento.it
Dal 24 luglio al 23 settembre 2012 il Mart, in collaborazione con la Fundación Juan March di
Barcellona, con l’Archivio Baumeister del Kunstmuseum Stuttgart, con il Kunstmuseum
Winterthur e con il sostegno della Willi Baumeister Stiftung GmbH, presenta “Willi
Baumeister (1889-1955). Dipinti e disegni”. Al Mart la prima mostra monografica in
Italia dedicata a un grande maestro dell’arte astratta degli anni Trenta del novecento.
La mostra raccoglie circa ottanta opere tra dipinti e disegni, provenienti dal
Kunstmuseum Stuttgart e dalla collezione della figlia dell’artista, Felicita Baumeister.
Sono datate dal 1913 al 1955, anno della morte dell’artista, e offrono quindi una panoramica
completa della produzione artistica di Baumeister. I disegni – tanto numerosi quanto i dipinti
nonostante molti siano stati distrutti dall’artista stesso – vanno considerati come opere a se
stanti, e solo in rari casi come strumenti preparatori.
Il percorso artistico di Willi Baumeister verso un totale abbandono della figurazione è in
gran parte rappresentativo dell’evoluzione della pittura astratta in Germania e nel
resto dell’Europa.
Fin dalle prime opere, principalmente quadri-parete e collages non figurativi sul tema
dell’uomo e della macchina, traspare un desiderio di astrazione e di ricerca dell’autonomia di
forma e colore che accompagnerà tutta la sua attività artistica.
Baumeister porta avanti un’indagine del tutto personale tra forma, colore e superficie a
discapito del Naturalismo e dell’Espressionismo in voga in Germania nei primi decenni del
novecento. Si nota in questa tendenza l’influenza esercitata da Oskar Schlemmer, Oskar
Kokoscka e Alfred Loos, il primo conosciuto alle lezioni di Adolf Hölzel, gli altri durante un
viaggio a Vienna.
La sua ricerca è rivolta alle forme geometriche fondamentali – rettangoli, triangoli e cerchi –
combinate in strutture a rilievo che rinforza con contrasti di colore e con l’impiego di
materiali quali cartone, compensato e lamiere di metallo che ne rendono evidente l’affinità al
cubismo e al purismo di Le Corbusier, conosciuto a Parigi nel 1924 assieme a Fernard Léger.
Questa fase creativa è perfettamente rappresentata in mostra da opere come “Figura
inclinata” e “Testa”, entrambe del 1920, nelle quali elementi orizzontali, verticali e diagonali,
rotondi e spigolosi, si combinano per creare forme umane ideali.
Attorno al 1930 inizia una fase per l’artista tedesco nella quale si dedica con sempre
maggiore frequenza a sperimentare la pittura ad olio su sabbia, dove il tratto si fa più
morbido e le composizioni più ritmiche e dinamiche.
La relazione tra uomo e macchina e le scene sportive diventano le tematiche centrali della
sua attività artistica. In “Calciatore”, “Corridore Valltorta” e “Ginnasta alle parallele”,
realizzati nel 1934, sagome umane fortemente semplificate si stagliano su sfondi marroni
dall’aspetto granulare.
Sono pochi i pittori tedeschi che, nonostante le persecuzioni naziste, tra il 1933 e il 1945,
riescono a sperimentare. Baumeister continua a lavorare, esplorando nuove forme
espressive, anche dopo la presa del potere da parte dei nazisti, dedicandosi sempre più al
disegno.
Da un lato si tratta di una strada obbligata: il regime nazista lo classifica come “artista
degenerato”, mettendolo così in una condizione di isolamento in cui, anche procurarsi gli
strumenti per dipingere risultava difficile. Dall’altra Baumeister trova nel disegno il mezzo
per concretizzare la propria idea di “arte primigenia”, dove è evidente l’influenza delle
pitture rupestri preistoriche.
Una concezione, questa, che l’artista teorizza nel saggio “L’ignoto nell’arte” pubblicato a
Stoccarda nel 1947 e che la mostra documenta con disegni come “Racconto africano”, del
1942 e “Figure arcaiche” del 1943.
Il percorso espositivo si conclude con una selezione di opere dell’ultimo periodo: una sorta
di testamento in cui Baumeister reinterpreta aspetti della produzione precedente per crearne
nuovi percorsi di astrazione. Grazie alla litografia, e a partire dal 1950 alla serigrafia, traspone
su carta stampata numerosi motivi della sua precedente produzione di pittura e disegno in
modo da poterli rendere più popolari e accessibili.
La visione completa dell’opera di Willi Baumeister, per la prima volta in una mostra in Italia,
ci permette di scoprire un artista che – in circostanze anche drammatiche – è rimasto fedele
a una folgorante intuizione: usare l’astrattismo per raccontare la tensione tra realtà esterna e
mondo interiore.
Barcellona, con l’Archivio Baumeister del Kunstmuseum Stuttgart, con il Kunstmuseum
Winterthur e con il sostegno della Willi Baumeister Stiftung GmbH, presenta “Willi
Baumeister (1889-1955). Dipinti e disegni”. Al Mart la prima mostra monografica in
Italia dedicata a un grande maestro dell’arte astratta degli anni Trenta del novecento.
La mostra raccoglie circa ottanta opere tra dipinti e disegni, provenienti dal
Kunstmuseum Stuttgart e dalla collezione della figlia dell’artista, Felicita Baumeister.
Sono datate dal 1913 al 1955, anno della morte dell’artista, e offrono quindi una panoramica
completa della produzione artistica di Baumeister. I disegni – tanto numerosi quanto i dipinti
nonostante molti siano stati distrutti dall’artista stesso – vanno considerati come opere a se
stanti, e solo in rari casi come strumenti preparatori.
Il percorso artistico di Willi Baumeister verso un totale abbandono della figurazione è in
gran parte rappresentativo dell’evoluzione della pittura astratta in Germania e nel
resto dell’Europa.
Fin dalle prime opere, principalmente quadri-parete e collages non figurativi sul tema
dell’uomo e della macchina, traspare un desiderio di astrazione e di ricerca dell’autonomia di
forma e colore che accompagnerà tutta la sua attività artistica.
Baumeister porta avanti un’indagine del tutto personale tra forma, colore e superficie a
discapito del Naturalismo e dell’Espressionismo in voga in Germania nei primi decenni del
novecento. Si nota in questa tendenza l’influenza esercitata da Oskar Schlemmer, Oskar
Kokoscka e Alfred Loos, il primo conosciuto alle lezioni di Adolf Hölzel, gli altri durante un
viaggio a Vienna.
La sua ricerca è rivolta alle forme geometriche fondamentali – rettangoli, triangoli e cerchi –
combinate in strutture a rilievo che rinforza con contrasti di colore e con l’impiego di
materiali quali cartone, compensato e lamiere di metallo che ne rendono evidente l’affinità al
cubismo e al purismo di Le Corbusier, conosciuto a Parigi nel 1924 assieme a Fernard Léger.
Questa fase creativa è perfettamente rappresentata in mostra da opere come “Figura
inclinata” e “Testa”, entrambe del 1920, nelle quali elementi orizzontali, verticali e diagonali,
rotondi e spigolosi, si combinano per creare forme umane ideali.
Attorno al 1930 inizia una fase per l’artista tedesco nella quale si dedica con sempre
maggiore frequenza a sperimentare la pittura ad olio su sabbia, dove il tratto si fa più
morbido e le composizioni più ritmiche e dinamiche.
La relazione tra uomo e macchina e le scene sportive diventano le tematiche centrali della
sua attività artistica. In “Calciatore”, “Corridore Valltorta” e “Ginnasta alle parallele”,
realizzati nel 1934, sagome umane fortemente semplificate si stagliano su sfondi marroni
dall’aspetto granulare.
Sono pochi i pittori tedeschi che, nonostante le persecuzioni naziste, tra il 1933 e il 1945,
riescono a sperimentare. Baumeister continua a lavorare, esplorando nuove forme
espressive, anche dopo la presa del potere da parte dei nazisti, dedicandosi sempre più al
disegno.
Da un lato si tratta di una strada obbligata: il regime nazista lo classifica come “artista
degenerato”, mettendolo così in una condizione di isolamento in cui, anche procurarsi gli
strumenti per dipingere risultava difficile. Dall’altra Baumeister trova nel disegno il mezzo
per concretizzare la propria idea di “arte primigenia”, dove è evidente l’influenza delle
pitture rupestri preistoriche.
Una concezione, questa, che l’artista teorizza nel saggio “L’ignoto nell’arte” pubblicato a
Stoccarda nel 1947 e che la mostra documenta con disegni come “Racconto africano”, del
1942 e “Figure arcaiche” del 1943.
Il percorso espositivo si conclude con una selezione di opere dell’ultimo periodo: una sorta
di testamento in cui Baumeister reinterpreta aspetti della produzione precedente per crearne
nuovi percorsi di astrazione. Grazie alla litografia, e a partire dal 1950 alla serigrafia, traspone
su carta stampata numerosi motivi della sua precedente produzione di pittura e disegno in
modo da poterli rendere più popolari e accessibili.
La visione completa dell’opera di Willi Baumeister, per la prima volta in una mostra in Italia,
ci permette di scoprire un artista che – in circostanze anche drammatiche – è rimasto fedele
a una folgorante intuizione: usare l’astrattismo per raccontare la tensione tra realtà esterna e
mondo interiore.
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