In deep – la profondità dello sguardo
Dal 31 Luglio 2021 al 12 Settembre 2021
Trieste
Luogo: Magazzino 26
Indirizzo: Porto Vecchio
Curatori: Valerio Dehò
Telefono per informazioni: +393 421638473
E-Mail info: info@zerialartproject.com
La mostra “In deep - la profondità dello sguardo” realizzata dall'Associazione Alabarè APS in coorganizzazione con l'Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste nel Magazzino 26, dal 1° agosto al 12 settembre, a cura di Valerio Dehò, presenta una selezione di opere di Manuela Sedmach dal 2005 ad oggi, opere di Paolo Cervi Kervischer esposte negli anni Ottanta in Austria tra Graz e Klagenfurt, e light box multimediali di Luigi Tolotti, secondo un progetto di Zerial Art Project.
L’idea che unisce i tre artisti è la ricerca di una profondità nel proprio lavoro che agisce da motore di ricerca e da linguaggio tecnico. Andare a fondo alle cose e agli sguardi, è capire che ogni superficie nasconde un universo. Che vi è sempre qualcosa dietro lo specchio. Gli artisti triestini, tutti di esperienza e di provata professionalità, pur adoperando linguaggi differenti e originali, sono spinti sempre dal desiderio di andare oltre la soglia, di attribuire alle immagini che creano o compongono un valore di punto di arrivo provvisorio. Cercano sempre qualcosa che ancora non si vede, ma si riesce a intuire. Due pittori e un artista multimediale si trovano così riuniti in una mostra estremamente interessante perché contrappone punti di vista, stimola il dialogo, preserva le individualità senza compromettere lo scambio simbolico tra le opere esposte. Una mostra in cui il gioco tra vedere e pensare resta in sospeso, cattura il visitatore che è invitato in un viaggio iniziatico dentro l’arte, le sue immagini, i suoi eterni rimandi a quello che non si vede ma che c’è attraverso gli artisti e i loro lavori.
Paolo Cervi Kervischer negli anni Ottanta realizza una serie di opere in cui si avverte un’atmosfera d’attesa di un evento che potrebbe accadere da un momento all’altro. Qualcosa di esplosivo e clamoroso. Il suo ecclettismo pittorico non lo ha mai posto dentro un filone figurativo o informale in modo definitivo. Lavora misurando gli archetipi come l’acqua e il fuoco con la propria storia personale, in uno scambio continuo di ricerca espressiva inesausta. La sua scelta è piuttosto quella di oscillare in una libertà espressiva senza margini o recinti. La sua pittura gestuale riscopre miti e memorie senza affondare nella citazione, ma dando un impulso vitale ad una pittura che si fa Universo.
Il lavoro di Luigi Tolotti vede la confluenze di tecniche differenti di immagini prese dal mondo mediale o anche dalla propria storia personale familiare. Le sue opere diventano quindi delle sovrapposizioni di immagini in cui si nascondono associazioni inusuali e sorprendenti, un lupo può celare Joyce, un Cristo di Giotto invece una cantante pop, come in “Cantica XXI” dedicata a Dante. Tolotti mette in scena un eterno presente in cui le immagini-icone sono segni che si sviluppano in modo vertiginoso, conservando però ognuno sempre la propria identità. Ogni immagine ne contiene altre, l’effetto dei led colorati fa apparire o scomparire i singoli frame, in una combinatoria immersiva a cui contribuisce anche un sound dedicato.
Manuela Sedmach va alla ricerca della profondità dentro la superficie pittorica lavorando su decine di strati di pittura e prendendo le distanze dal colore. Lei stessa ha affermato : “Negli anni Ottanta la pittura si realizzava dalla tela in qua, ora parte dalla tela e va in profondità”. In mostra sono esposti lavori degli ultimi 15 anni in una selezione particolarmente attenta a suscitare confronti e spostamenti nella sua poetica. I bianchi e i grigi scandiscono la ricerca di una luce che copre e rivela il mondo attorno a noi nello stesso tempo. Una poesia dello sguardo che non rifiuta la figurazione, ma la esalta alzando la soglia di percezione. Ogni quadro è una lenta costruzione dentro cui lo sguardo deve penetrare per dialogare con la pittura.
Inaugurazione 31 luglio 2021 ore 18
L’idea che unisce i tre artisti è la ricerca di una profondità nel proprio lavoro che agisce da motore di ricerca e da linguaggio tecnico. Andare a fondo alle cose e agli sguardi, è capire che ogni superficie nasconde un universo. Che vi è sempre qualcosa dietro lo specchio. Gli artisti triestini, tutti di esperienza e di provata professionalità, pur adoperando linguaggi differenti e originali, sono spinti sempre dal desiderio di andare oltre la soglia, di attribuire alle immagini che creano o compongono un valore di punto di arrivo provvisorio. Cercano sempre qualcosa che ancora non si vede, ma si riesce a intuire. Due pittori e un artista multimediale si trovano così riuniti in una mostra estremamente interessante perché contrappone punti di vista, stimola il dialogo, preserva le individualità senza compromettere lo scambio simbolico tra le opere esposte. Una mostra in cui il gioco tra vedere e pensare resta in sospeso, cattura il visitatore che è invitato in un viaggio iniziatico dentro l’arte, le sue immagini, i suoi eterni rimandi a quello che non si vede ma che c’è attraverso gli artisti e i loro lavori.
Paolo Cervi Kervischer negli anni Ottanta realizza una serie di opere in cui si avverte un’atmosfera d’attesa di un evento che potrebbe accadere da un momento all’altro. Qualcosa di esplosivo e clamoroso. Il suo ecclettismo pittorico non lo ha mai posto dentro un filone figurativo o informale in modo definitivo. Lavora misurando gli archetipi come l’acqua e il fuoco con la propria storia personale, in uno scambio continuo di ricerca espressiva inesausta. La sua scelta è piuttosto quella di oscillare in una libertà espressiva senza margini o recinti. La sua pittura gestuale riscopre miti e memorie senza affondare nella citazione, ma dando un impulso vitale ad una pittura che si fa Universo.
Il lavoro di Luigi Tolotti vede la confluenze di tecniche differenti di immagini prese dal mondo mediale o anche dalla propria storia personale familiare. Le sue opere diventano quindi delle sovrapposizioni di immagini in cui si nascondono associazioni inusuali e sorprendenti, un lupo può celare Joyce, un Cristo di Giotto invece una cantante pop, come in “Cantica XXI” dedicata a Dante. Tolotti mette in scena un eterno presente in cui le immagini-icone sono segni che si sviluppano in modo vertiginoso, conservando però ognuno sempre la propria identità. Ogni immagine ne contiene altre, l’effetto dei led colorati fa apparire o scomparire i singoli frame, in una combinatoria immersiva a cui contribuisce anche un sound dedicato.
Manuela Sedmach va alla ricerca della profondità dentro la superficie pittorica lavorando su decine di strati di pittura e prendendo le distanze dal colore. Lei stessa ha affermato : “Negli anni Ottanta la pittura si realizzava dalla tela in qua, ora parte dalla tela e va in profondità”. In mostra sono esposti lavori degli ultimi 15 anni in una selezione particolarmente attenta a suscitare confronti e spostamenti nella sua poetica. I bianchi e i grigi scandiscono la ricerca di una luce che copre e rivela il mondo attorno a noi nello stesso tempo. Una poesia dello sguardo che non rifiuta la figurazione, ma la esalta alzando la soglia di percezione. Ogni quadro è una lenta costruzione dentro cui lo sguardo deve penetrare per dialogare con la pittura.
Inaugurazione 31 luglio 2021 ore 18
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