Il velo del simbolo e del canto visivo. Lara Martinato e Alfredo Rapetti Mogol
Dal 26 Maggio 2022 al 26 Giugno 2022
Busto Arsizio | Varese
Luogo: Palazzo Cicogna
Indirizzo: Piazza Vittorio Emanuele II
Orari: martedì - giovedì: 14.30–18.00 / venerdì: 9.30–13.00 e 14.30–18.00 / sabato: 14.30–18.30 / domenica: 15.00–18.30 lunedì: chiuso
Curatori: Duccio Trombadori
Enti promotori:
- Comune di Busto Arsizio
E-Mail info: museibusto@comune.bustoarsizio.va.it
Lara Martinato è partecipe – nell’essenza, nella sua poiesis – del sublime. Ogni suo segno è un tassello del perfetto mosaico dell’Eterno.
Pietrangelo Buttafuoco
Questa forma aperta e pulsante dell’opera, che strappa dall’immobilità e dall’indifferenza per favorire l’attraversamento e la contemplazione, realizza il dialogo tra finito e infinito aprendo sul mare magno delle profondità della coscienza umana. Nelle opere di Alfredo Rapetti Mogol convivono quindi odine e caos, senso del limite e voglia d’infinito, equilibrio e precarietà, momento ed eternità.
Gianluca Ranzi
Dal 26 maggio al 26 giugno le sale espositive delle Civiche Raccolte d’Arte di Palazzo Marliani Cicogna ospitano Lara Martinato e Alfredo Rapetti Mogol. Il velo del simbolo e del canto visivo, a cura di Duccio Trombadori. La mostra, promossa dall’Amministrazione comunale nell’ambito della rassegna “Uno Spazio per l’arte”, è un dialogo intenso e poetico tra le opere dei due artisti, in cui parole e immagini si fondono e comunicano con silenziosa profondità.
Ieri l’inaugurazione, a cui hanno partecipato i due artisti.
“E’ gioia pura poter inaugurare questa mostra tanto attesa con questi artisti speciali – ha detto la vicesindaco e assessore alla Cultura Manuela Maffioli -. Prima della pandemia la Consulta di uno Spazio per l’arte, presieduta da Serena Colombo, è stata rivista dal punto di vista statutario e strutturale e inseme abbiamo creduto che la cultura potesse ritornare in maniera magnificamente prepotente a Busto. Lo abbiamo dimostrato anche con i festival e le mostre di quest’anno e con questo appuntamento segniamo un’ulteriore tappa nel cammino verso la bellezza, la liberazione, la redenzione: la cultura ha questa forza di elevazione in cui non abbiamo mai smesso di credere a beneficio di tutto il territorio, non solo della nostra comunità.
Le nostre iniziative hanno infatti visitatori che arrivano anche da lontano, grazie alla formula della qualità, e anche questa mostra è un investimento in qualità che prende forma nelle nostre sale. Sono grata a tutti coloro che rendono possibile non solo questa mostra ma tutti gli eventi, in sinergia tra pubblico e privato, a vantaggio della comunità, ma anche della nostra salute perché la cultura è anche benessere e salute.”
Così Duccio Trombadori introduce il progetto espositivo:
«L’effetto di armonia non prestabilita se non per leggerissimo accidente è il risultato dell’incontro estetico di due distinte ed appaiate linee di “canto visivo” come quelle di Lara Martinato e Alfredo Rapetti che, dal diverso incedere del ritmo compositivo, ricavano lo smalto persuasivo di una consonante espressività.
La poesia non nasce dalle regole, ma le regole derivano dalla poesia: il rovello creativo si rispecchia nell’alfabeto dipinto di Alfredo Rapetti, con la sua indecifrabile lingua che tenta di rifare il verso al caso, o con una versione parodistica delle parole che rinvia all’impredicabile nesso di segno e significato in una sottile quanto ironica versione minimalista.
Per analoga virtù di vocazione espressiva che si offre al sacro fuoco dell’esperienza estetica, Lara Martinato distilla invece le sue “regolate visioni” dal mondo incontrollabile dei sogni e lo sottopone ad una rigorosa sintesi grafica e cromatica: qui la regola si fa intarsio e vocazione lineare, stratificazione materica ed evocazione simbolica.
Anche nel suo caso la regola dell’arte deriva dall’ impulso poetico e ad esso si conforma: le superfici piane, tutte dorate e denotanti lo “spazio vuoto”, le proiezioni cosmiche su riflessi siderali con i colori del rosso, del nero ed oro, la traccia indefinita del volto e del corpo femminile costellato di riferimenti alla storia della pittura in una simultanea “superluminale” di comunione sensibile, sono tutti capitoli di una figuratività analogica ed evocativa.
Così Martinato produce la versione di uno spazio dilatato e sognante, senza peso atmosferico, come l’apparizione viandante di soggetti formati d’aria, scaturiti dalla immaginazione preziosa e tornita di una esoterica suggestione visiva. Pure tanto legata alle corrispondenze simboliche la pittura di Martinato si impone come risultato a sé stante, titolare di una smagliante eloquenza di riflessi e preziosismi cromatici. […]
Accanto all’atmosfera di velata simbologia cui dà vita Lara Martinato, si dispone in misura isometrica il “canto visivo” di Alfredo Rapetti che isola la sua espressività riducendo all’essenziale il segno e la materia cromatica, ed immerge lo sguardo in un linguaggio indecifrabile quanto altamente evocativo. Ballano, le parole, sulla pagina della superficie materica; scorrono lettere ordinate nello spazio e l’impressione visiva ne riceve ambigue informazioni, tanto quanto flebile si rivela la certezza del senso e del significato (“a mare- amare”, “Lo stat-ode-ll-arte”, “ios-on-oio”, “ioc-reo”, ecc.). Rapetti si muove da tempo con la freschezza e l’eleganza di chi voglia distillare in pittura il valore poetico di una ricercata calligrafia. Egli stenografa sensazioni e le dispone in figura come annotando un diario esistenziale parodistico e paradigmatico.
Ecco allora emergere la parodia della lingua, la traduzione visiva dell’archetipo vocale, primaria impressione del sentimento originario dell’essere. In questa equazione estetica del segno, che allude all’identità di parola e immagine, c’è tutta la vocazione espressiva dell’artista che punta diritto a cogliere il ritmo segreto della vita, sottraendo al silenzio il suo impulso musicale».
Tra le opere in mostra, l’installazione 21 guerrieri di Lara Martinato, composta da 21 tavole preparate con gesso e argilla per ottenere una superficie irregolare sulla quale l’olio e la foglia d’oro creano cangianti effetti di luce, mentre fantasmi umani – evocazioni di guerrieri – emergono dal fondo, come se l’occhio riuscisse a coglierle solo per un istante prima che scompaiano. Dell’artista anche alcune opere della serie dedicata ai Samurai (2016), nata dalla ricerca di Martinato sui temi dell’alchimia, delle filosofie antiche e della tradizione giapponese. L’oro è un richiamo alla spiritualità delle icone e delle pale d’altare medievali, ma l’uso scabro e grumoso della materia riprende suggestioni delle avanguardie del Novecento.
Di Alfredo Rapetti Mogol, accanto a un’installazione luminosa e alla recente opera In segno di pace (2022), altri lavori realizzati con la tecnica dalla “parola scomposta”, declinata su carta, piombo e marmo. “L’anima resta” è una delle frasi più usate, per creare segmenti e isole letterarie alfabetiche nuove, che portano in un altro luogo e in un altro tempo.
In mostra sono esposti anche due libri dell’editore di Busto Arsizio De Piante Editore (www.depiante.it), ciascuno con sovraccoperta realizzata dai due artisti. Diario (2019) di Alfredo Rapetti Mogol è l’opera dedicata al libro di Mario Soldati, Le regole della scrittura sono le stesse della vita scritto nel 1959 per Olivetti, a sigillo del 33 giri Musica per parole. Lezioni e ritmi della dattilografia. Il disco veniva regalato a chi acquistasse una Lettera 22, e insegnava l’arte della dattilografia.
Studio per quinta combinazione (2020) è la sovraccoperta ideata da Lara Martinato per Aut libri aut liberi. Otto racconti al tempo della peste, scritto a più mani da Davide Brullo, Clery Celeste, Michele Ciacciofera, Giuseppe Conte, Angelo Crespi, Gabriele Lavia, Nicolò Locatelli, Linda Terziroli. Lara Martinato (Busto Arsizio 1967). Dopo aver frequentato il liceo artistico studia le tecniche del restauro antico presso l’Istituto per l’Arte e il Restauro Palazzo Spinelli di Firenze. Nel 1991 è a Parigi dove si diploma all'Università Cattolica e frequenta assiduamente i più importanti musei della città, rimanendo attratta dalle tecniche esecutive dei grandi maestri. Nel 1995 si trasferisce a Roma e inizia la sua carriera professionale come pittrice di scenografie teatrali e cinematografiche (Cinecittà, Rai, Mediaset, MTV). Parallelamente è restauratrice per la Sovrintendenza per i Beni Culturali e decoratrice d’interni per importanti sedi pubbliche e private come Palazzo Chigi e la Cappella Berniniana nella chiesa di Sant’Agnese a Roma. Dopo un lungo soggiorno londinese, rientra in Italia continuando la sua ricerca artistico-concettuale operando sulle realtà della società contemporanea e sui misteri esoterici. Dal 2003 partecipa a numerose esposizioni tra le quali la mostra itinerante 13x17 Padiglione Italia presentata da Philippe Daverio. Nel 2006 è invitata a esporre a Villa Ponti di Arona nell’ambito della rassegna Amore e Psiche, Made in Warhol e Picasso’900. Nel 2008 la personale Contemporary Faces è organizzata alla National Gallery di Cape Town.
Le sue opere si collocano in collezioni pubbliche e private tra San Pietroburgo, Cape Town, Miami, Roma e Milano.
Alfredo Rapetti Mogol (Milano, 1961). La formazione artistica di Alfredo Rapetti Mogol risente del clima famigliare, dove da generazioni si respirano musica, letteratura, poesia. Dal 1996 condivide la ricerca pittorica con Alessandro Algardi e Mario Arlati, arrivando a maturare l’esigenza di coniugare le sue due più grandi passioni: la scrittura e la pittura, intendendole quali visualizzazioni del processo mentale e psicologico. Grazie ad una tecnica particolare, detta impuntura, l’azione del dipingere si fonde così con l’atto dello scrivere, e le parole iniziano ad essere segnate non solamente su fogli ma anche nelle tele.
Segni, tracce, graffiti di un’umanità creativa e consapevole, le opere di Rapetti proseguono quell’ideale tragitto di una scrittura pittorica che tanto più è universale, quanto più sa frantumarsi e confrontarsi con i secoli della storia dell’arte, dalle avanguardie storiche al concettuale, passando per le esperienze spazialiste di Lucio Fontana e le grafie astratte degli anni Cinquanta.
Docente presso il Centro Europeo di Toscolano e nelle Università dell’immagine di Milano e New York, Rapetti ha all’attivo una notevole attività espositiva, nazionale e internazionale, personale oltre che collettiva.
Dal 2004 entra a far parte del gruppo internazionale “Signes et Traces”, fondato da Riccardo Licata; fra i premi, si ricorda l’“Etoile” per la pittura della Provincia di Roma.
Duccio Trombadori
Giornalista, pittore, saggista e critico d’arte. Autore del libro Colloqui con Foucault (ed. Castelvecchi, 1999), del canzoniere in versi Illustre Amore (ed. Maretti, 2007) nella rosa dei finalisti al Premio Viareggio 2007, e del libro-saggio critico De Dominicis amico pittore. Storia e cronistoria di un sodalizio (ed. Maretti, 2012). Collaboratore de “Il Foglio”, è stato professore di estetica presso la facoltà di Architettura Valle Giulia in Roma (dal 1999 al 2011). Ha lavorato ai servizi politici e culturali de “l’Unità” e di “Rinascita” fino al 1991, ha tenuto una rubrica di critica d’arte (“Colpo d’occhio”) sul settimanale “Panorama”, ha collaborato ai servizi culturali del TG 3.
Ha fatto parte del consiglio di amministrazione della Biennale di Venezia (1996-1997) e della Quadriennale di Roma negli anni 1995-2000 e dal 2007 al 2011.
Esperto d’arte moderna, ha curato cataloghi e mostre monografiche dei principali esponenti della “Scuola Romana” (Donghi, Trombadori, Mafai, Valori Plastici) e del secondo dopoguerra italiano (Guttuso, Turcato, Ceroli, Schifano, Mambor). Ha collaborato alla realizzazione di esposizioni internazionali alla Biennale di Venezia del 1993 e del 1995. Ha curato la mostra Sulle vie di Damasco presso il padiglione della Repubblica Siriana alla Biennale di Venezia del 2007.
Pietrangelo Buttafuoco
Questa forma aperta e pulsante dell’opera, che strappa dall’immobilità e dall’indifferenza per favorire l’attraversamento e la contemplazione, realizza il dialogo tra finito e infinito aprendo sul mare magno delle profondità della coscienza umana. Nelle opere di Alfredo Rapetti Mogol convivono quindi odine e caos, senso del limite e voglia d’infinito, equilibrio e precarietà, momento ed eternità.
Gianluca Ranzi
Dal 26 maggio al 26 giugno le sale espositive delle Civiche Raccolte d’Arte di Palazzo Marliani Cicogna ospitano Lara Martinato e Alfredo Rapetti Mogol. Il velo del simbolo e del canto visivo, a cura di Duccio Trombadori. La mostra, promossa dall’Amministrazione comunale nell’ambito della rassegna “Uno Spazio per l’arte”, è un dialogo intenso e poetico tra le opere dei due artisti, in cui parole e immagini si fondono e comunicano con silenziosa profondità.
Ieri l’inaugurazione, a cui hanno partecipato i due artisti.
“E’ gioia pura poter inaugurare questa mostra tanto attesa con questi artisti speciali – ha detto la vicesindaco e assessore alla Cultura Manuela Maffioli -. Prima della pandemia la Consulta di uno Spazio per l’arte, presieduta da Serena Colombo, è stata rivista dal punto di vista statutario e strutturale e inseme abbiamo creduto che la cultura potesse ritornare in maniera magnificamente prepotente a Busto. Lo abbiamo dimostrato anche con i festival e le mostre di quest’anno e con questo appuntamento segniamo un’ulteriore tappa nel cammino verso la bellezza, la liberazione, la redenzione: la cultura ha questa forza di elevazione in cui non abbiamo mai smesso di credere a beneficio di tutto il territorio, non solo della nostra comunità.
Le nostre iniziative hanno infatti visitatori che arrivano anche da lontano, grazie alla formula della qualità, e anche questa mostra è un investimento in qualità che prende forma nelle nostre sale. Sono grata a tutti coloro che rendono possibile non solo questa mostra ma tutti gli eventi, in sinergia tra pubblico e privato, a vantaggio della comunità, ma anche della nostra salute perché la cultura è anche benessere e salute.”
Così Duccio Trombadori introduce il progetto espositivo:
«L’effetto di armonia non prestabilita se non per leggerissimo accidente è il risultato dell’incontro estetico di due distinte ed appaiate linee di “canto visivo” come quelle di Lara Martinato e Alfredo Rapetti che, dal diverso incedere del ritmo compositivo, ricavano lo smalto persuasivo di una consonante espressività.
La poesia non nasce dalle regole, ma le regole derivano dalla poesia: il rovello creativo si rispecchia nell’alfabeto dipinto di Alfredo Rapetti, con la sua indecifrabile lingua che tenta di rifare il verso al caso, o con una versione parodistica delle parole che rinvia all’impredicabile nesso di segno e significato in una sottile quanto ironica versione minimalista.
Per analoga virtù di vocazione espressiva che si offre al sacro fuoco dell’esperienza estetica, Lara Martinato distilla invece le sue “regolate visioni” dal mondo incontrollabile dei sogni e lo sottopone ad una rigorosa sintesi grafica e cromatica: qui la regola si fa intarsio e vocazione lineare, stratificazione materica ed evocazione simbolica.
Anche nel suo caso la regola dell’arte deriva dall’ impulso poetico e ad esso si conforma: le superfici piane, tutte dorate e denotanti lo “spazio vuoto”, le proiezioni cosmiche su riflessi siderali con i colori del rosso, del nero ed oro, la traccia indefinita del volto e del corpo femminile costellato di riferimenti alla storia della pittura in una simultanea “superluminale” di comunione sensibile, sono tutti capitoli di una figuratività analogica ed evocativa.
Così Martinato produce la versione di uno spazio dilatato e sognante, senza peso atmosferico, come l’apparizione viandante di soggetti formati d’aria, scaturiti dalla immaginazione preziosa e tornita di una esoterica suggestione visiva. Pure tanto legata alle corrispondenze simboliche la pittura di Martinato si impone come risultato a sé stante, titolare di una smagliante eloquenza di riflessi e preziosismi cromatici. […]
Accanto all’atmosfera di velata simbologia cui dà vita Lara Martinato, si dispone in misura isometrica il “canto visivo” di Alfredo Rapetti che isola la sua espressività riducendo all’essenziale il segno e la materia cromatica, ed immerge lo sguardo in un linguaggio indecifrabile quanto altamente evocativo. Ballano, le parole, sulla pagina della superficie materica; scorrono lettere ordinate nello spazio e l’impressione visiva ne riceve ambigue informazioni, tanto quanto flebile si rivela la certezza del senso e del significato (“a mare- amare”, “Lo stat-ode-ll-arte”, “ios-on-oio”, “ioc-reo”, ecc.). Rapetti si muove da tempo con la freschezza e l’eleganza di chi voglia distillare in pittura il valore poetico di una ricercata calligrafia. Egli stenografa sensazioni e le dispone in figura come annotando un diario esistenziale parodistico e paradigmatico.
Ecco allora emergere la parodia della lingua, la traduzione visiva dell’archetipo vocale, primaria impressione del sentimento originario dell’essere. In questa equazione estetica del segno, che allude all’identità di parola e immagine, c’è tutta la vocazione espressiva dell’artista che punta diritto a cogliere il ritmo segreto della vita, sottraendo al silenzio il suo impulso musicale».
Tra le opere in mostra, l’installazione 21 guerrieri di Lara Martinato, composta da 21 tavole preparate con gesso e argilla per ottenere una superficie irregolare sulla quale l’olio e la foglia d’oro creano cangianti effetti di luce, mentre fantasmi umani – evocazioni di guerrieri – emergono dal fondo, come se l’occhio riuscisse a coglierle solo per un istante prima che scompaiano. Dell’artista anche alcune opere della serie dedicata ai Samurai (2016), nata dalla ricerca di Martinato sui temi dell’alchimia, delle filosofie antiche e della tradizione giapponese. L’oro è un richiamo alla spiritualità delle icone e delle pale d’altare medievali, ma l’uso scabro e grumoso della materia riprende suggestioni delle avanguardie del Novecento.
Di Alfredo Rapetti Mogol, accanto a un’installazione luminosa e alla recente opera In segno di pace (2022), altri lavori realizzati con la tecnica dalla “parola scomposta”, declinata su carta, piombo e marmo. “L’anima resta” è una delle frasi più usate, per creare segmenti e isole letterarie alfabetiche nuove, che portano in un altro luogo e in un altro tempo.
In mostra sono esposti anche due libri dell’editore di Busto Arsizio De Piante Editore (www.depiante.it), ciascuno con sovraccoperta realizzata dai due artisti. Diario (2019) di Alfredo Rapetti Mogol è l’opera dedicata al libro di Mario Soldati, Le regole della scrittura sono le stesse della vita scritto nel 1959 per Olivetti, a sigillo del 33 giri Musica per parole. Lezioni e ritmi della dattilografia. Il disco veniva regalato a chi acquistasse una Lettera 22, e insegnava l’arte della dattilografia.
Studio per quinta combinazione (2020) è la sovraccoperta ideata da Lara Martinato per Aut libri aut liberi. Otto racconti al tempo della peste, scritto a più mani da Davide Brullo, Clery Celeste, Michele Ciacciofera, Giuseppe Conte, Angelo Crespi, Gabriele Lavia, Nicolò Locatelli, Linda Terziroli. Lara Martinato (Busto Arsizio 1967). Dopo aver frequentato il liceo artistico studia le tecniche del restauro antico presso l’Istituto per l’Arte e il Restauro Palazzo Spinelli di Firenze. Nel 1991 è a Parigi dove si diploma all'Università Cattolica e frequenta assiduamente i più importanti musei della città, rimanendo attratta dalle tecniche esecutive dei grandi maestri. Nel 1995 si trasferisce a Roma e inizia la sua carriera professionale come pittrice di scenografie teatrali e cinematografiche (Cinecittà, Rai, Mediaset, MTV). Parallelamente è restauratrice per la Sovrintendenza per i Beni Culturali e decoratrice d’interni per importanti sedi pubbliche e private come Palazzo Chigi e la Cappella Berniniana nella chiesa di Sant’Agnese a Roma. Dopo un lungo soggiorno londinese, rientra in Italia continuando la sua ricerca artistico-concettuale operando sulle realtà della società contemporanea e sui misteri esoterici. Dal 2003 partecipa a numerose esposizioni tra le quali la mostra itinerante 13x17 Padiglione Italia presentata da Philippe Daverio. Nel 2006 è invitata a esporre a Villa Ponti di Arona nell’ambito della rassegna Amore e Psiche, Made in Warhol e Picasso’900. Nel 2008 la personale Contemporary Faces è organizzata alla National Gallery di Cape Town.
Le sue opere si collocano in collezioni pubbliche e private tra San Pietroburgo, Cape Town, Miami, Roma e Milano.
Alfredo Rapetti Mogol (Milano, 1961). La formazione artistica di Alfredo Rapetti Mogol risente del clima famigliare, dove da generazioni si respirano musica, letteratura, poesia. Dal 1996 condivide la ricerca pittorica con Alessandro Algardi e Mario Arlati, arrivando a maturare l’esigenza di coniugare le sue due più grandi passioni: la scrittura e la pittura, intendendole quali visualizzazioni del processo mentale e psicologico. Grazie ad una tecnica particolare, detta impuntura, l’azione del dipingere si fonde così con l’atto dello scrivere, e le parole iniziano ad essere segnate non solamente su fogli ma anche nelle tele.
Segni, tracce, graffiti di un’umanità creativa e consapevole, le opere di Rapetti proseguono quell’ideale tragitto di una scrittura pittorica che tanto più è universale, quanto più sa frantumarsi e confrontarsi con i secoli della storia dell’arte, dalle avanguardie storiche al concettuale, passando per le esperienze spazialiste di Lucio Fontana e le grafie astratte degli anni Cinquanta.
Docente presso il Centro Europeo di Toscolano e nelle Università dell’immagine di Milano e New York, Rapetti ha all’attivo una notevole attività espositiva, nazionale e internazionale, personale oltre che collettiva.
Dal 2004 entra a far parte del gruppo internazionale “Signes et Traces”, fondato da Riccardo Licata; fra i premi, si ricorda l’“Etoile” per la pittura della Provincia di Roma.
Duccio Trombadori
Giornalista, pittore, saggista e critico d’arte. Autore del libro Colloqui con Foucault (ed. Castelvecchi, 1999), del canzoniere in versi Illustre Amore (ed. Maretti, 2007) nella rosa dei finalisti al Premio Viareggio 2007, e del libro-saggio critico De Dominicis amico pittore. Storia e cronistoria di un sodalizio (ed. Maretti, 2012). Collaboratore de “Il Foglio”, è stato professore di estetica presso la facoltà di Architettura Valle Giulia in Roma (dal 1999 al 2011). Ha lavorato ai servizi politici e culturali de “l’Unità” e di “Rinascita” fino al 1991, ha tenuto una rubrica di critica d’arte (“Colpo d’occhio”) sul settimanale “Panorama”, ha collaborato ai servizi culturali del TG 3.
Ha fatto parte del consiglio di amministrazione della Biennale di Venezia (1996-1997) e della Quadriennale di Roma negli anni 1995-2000 e dal 2007 al 2011.
Esperto d’arte moderna, ha curato cataloghi e mostre monografiche dei principali esponenti della “Scuola Romana” (Donghi, Trombadori, Mafai, Valori Plastici) e del secondo dopoguerra italiano (Guttuso, Turcato, Ceroli, Schifano, Mambor). Ha collaborato alla realizzazione di esposizioni internazionali alla Biennale di Venezia del 1993 e del 1995. Ha curato la mostra Sulle vie di Damasco presso il padiglione della Repubblica Siriana alla Biennale di Venezia del 2007.
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