Philippe Daverio narratore d'arte
Dal 13 Settembre 2021 al 29 Ottobre 2021
Angera | Varese
Luogo: Kapannone dei Libri
Indirizzo: Via G. Verdi 35
Orari: lunedì-venerdì 15-19
Curatori: Andrea Kerbaker
Costo del biglietto: Ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02.66989018
E-Mail info: mostre@lakasadeilibri.it
Philippe Daverio, una voce e uno stile inconfondibili, ma soprattutto un’innata capacità di raccontare: che fosse attraverso le pagine di un libro o lo schermo di una televisione, ha saputo intrattenere il pubblico intorno all’arte e i suoi protagonisti, in modo sempre diretto e coinvolgente. Proprio a questa sua dote di narratore è dedicata la mostra che, a un anno dalla sua scomparsa, vuole ricordarne con un sorriso la vita e il percorso. Storico dell’arte, gallerista, direttore della rivista Art e Dossier, Assessore alla cultura del Comune di Milano, conduttore della celebre trasmissione Passe-partout su Rai 3; una vita dedicata alla divulgazione della cultura che ha lasciato il segno. Prima di tutto nella grande varietà di libri, cataloghi e saggi da lui scritti e a lui dedicati: proprio da questi si sviluppa la nostra mostra, insieme ad una variopinta moltitudine di memorabilia e oggetti curiosi provenienti dalla sua biblioteca-studio di Milano, una vera e propria Wunderkammer dell’arte.
Con la fondamentale collaborazione della moglie Elena e del figlio Sebastiano, portiamo un po’ della magia di questo luogo al Kapannone dei Libri, per restituire al pubblico alcune delle storie che Daverio sapeva raccontare magistralmente, e senza dimenticare un pizzico di ironia. Forse proprio il suo modo leggero di fare cultura lo ha avvicinato al nostro padrone di Kasa, con il quale Daverio ha collaborato a più riprese: “Non so bene quando Philippe è comparso nella mia vita. Il giorno prima non c’era, il giorno dopo sì; ma era come se ci fosse sempre stato, con la sua cultura cosmopolita, capace di abbracciare tutto, ma mai ostentata”, dice Kerbaker. “Dedicargli una mostra, la prima da quando ci ha lasciati (troppo presto, accidenti) significa certamente organizzare un tributo all’amicizia, ma soprattutto restituire al pubblico il suo sguardo sempre appassionato”.
La passione per l’arte e la cultura di Daverio prescinde dal suo percorso accademico - iniziato a Economia e Commercio in Bocconi e mai terminato – ma trova sbocco fin dalla giovane età. Daverio esordisce infatti nel mondo dell’arte come gallerista all’età di 26 anni; tre gli spazi da lui inaugurati: la Galleria Philippe Daverio, aperta nel 1975 a Milano, a cui segue quella di New York nel 1986, e di nuovo a Milano nel 1989. In mostra testimoniamo questa attività grazie ai cataloghi – ormai introvabili – delle prime esposizioni in galleria e ad alcune fotografie del periodo newyorkese. Questo amore, questa vocazione, è senza dubbio la ragione dell’instancabile attività di divulgazione da cui scaturiscono indimenticabili collane come quelle per Rizzoli (tra cui Il museo immaginato) e Il Corriere della Sera (La storia dell'arte raccontata da Philippe Daverio). In mostra tanti di questi volumi, con le loro traduzioni che toccano ogni lingua del globo, dall’inglese allo spagnolo fino al coreano e al giapponese. Non solo libri: innumerevoli gli appuntamenti culturali di cui si fa promotore, che passiamo in rassegna grazie a locandine e manifesti, oltre alle trasmissioni televisive che lo hanno coinvolto sia in veste di conduttore che di ospite. Momenti cult per la cultura sul piccolo schermo che ci divertiremo a ripercorrere in mostra grazie a spezzoni e video-interviste. Un mezzo, quello televisivo, al quale Daverio non si è certo sottratto, nella convinzione che l’arte è per tutti e a tutti va raccontata; basterà ricordare un episodio: la passeggiata insieme al Gabibbo per le sale di Palazzo Reale a Milano, dove nel 2001 era in corso una mostra dedicata a Picasso. Queste occasioni decisamente pop e le tante affermazioni in controtendenza lo hanno reso un intellettuale sui generis, molto amato dal pubblico: “Il prezzo non equivale mai al valore nell’opera d’arte, il prezzo equivale solo alla capacità di spesa dell’acquirente […]il mercato dell’arte è bello perché è il luogo ideale per perdere soldi”, ha detto ai microfoni di Report. Un personaggio fuori dal coro anche per l’abbigliamento eccentrico e l’eleganza d’altri tempi, cifra distintiva che lo rende tra i testimoni della cultura dandy nel mondo scelti nel curioso libro We Are Dandy: The Elegant Gentleman Around the World. Non potevamo perdere l’occasione di esporlo nella nostra mostra: anche in questo frangente Daverio non si esime da qualche riflessione sullo stato dell’arte e le connessioni col mondo della moda, affermando che “The great crisis of art today is that there is more creativity in fashion than in art”.
Un sapere trasversale il suo, che lo ha sempre messo in contatto con professionisti di tutti gli ambiti culturali, dei quali possiamo piacevolmente recuperare le tracce in mostra, grazie ai tanti libri che gli hanno dedicato i personaggi più diversi, da Amanda Lear e Tullio Pericoli a Giorgio Forattini e Giorgio Bocca.
Insieme a questi anche tanti oggetti curiosi dalla sua biblioteca-studio milanese, come ritratti a lui dedicati (uno di Ruggero Savinio), lampade liberty, suppellettili stravaganti, e molte riviste, italiane e straniere, che ne testimoniano la partecipazione a numerose occasioni di dibattito culturale. Come un’intervista del 2010 sul Giornale dell’Arte, in cui si ricorda – con tanto di fotografia – l’omaggio di Daverio e della moglie Elena ad Alberto Sordi che, in occasione della 53° Biennale di Venezia vestono i panni della coppia di improbabili visitatori dell’Esposizione, tratta dal film Le vacanze intelligenti.
“La gente di solito va nei musei, guarda 400 quadri in un’ora e mezza. I luoghi nei quali ci sono i quadri si chiamano pinacoteche, così come esistono i luoghi nei quali ci sono i libri che si chiamano biblioteche. Nessuno va in biblioteca e legge tutti i libri, piuttosto ne prende uno o due, di libri. Uno che va in una pinacoteca dovrebbe andare a vedere uno, due quadri al giorno. Avrebbe così il tempo di capire” (Philippe Daverio alla trasmissione Che Tempo che fa). Con queste sue parole ci auguriamo che anche la nostra mostra – per quanto non esaustiva – possa comunque dare un assaggio sufficientemente saporito dell’attività di un grande divulgatore dell’arte e della cultura, di cui non smetteremo mai di sentire la mancanza.
Inaugurazione 10 settembre 2021, ore 18
In occasione dell’apertura della mostra, partecipano insieme al curatore, alla moglie e al figlio di Daverio, due suoi grandi amici: l’editore di Skira, Massimo Vitta Zelman, e l’antiquario Carlo Orsi.
Con la fondamentale collaborazione della moglie Elena e del figlio Sebastiano, portiamo un po’ della magia di questo luogo al Kapannone dei Libri, per restituire al pubblico alcune delle storie che Daverio sapeva raccontare magistralmente, e senza dimenticare un pizzico di ironia. Forse proprio il suo modo leggero di fare cultura lo ha avvicinato al nostro padrone di Kasa, con il quale Daverio ha collaborato a più riprese: “Non so bene quando Philippe è comparso nella mia vita. Il giorno prima non c’era, il giorno dopo sì; ma era come se ci fosse sempre stato, con la sua cultura cosmopolita, capace di abbracciare tutto, ma mai ostentata”, dice Kerbaker. “Dedicargli una mostra, la prima da quando ci ha lasciati (troppo presto, accidenti) significa certamente organizzare un tributo all’amicizia, ma soprattutto restituire al pubblico il suo sguardo sempre appassionato”.
La passione per l’arte e la cultura di Daverio prescinde dal suo percorso accademico - iniziato a Economia e Commercio in Bocconi e mai terminato – ma trova sbocco fin dalla giovane età. Daverio esordisce infatti nel mondo dell’arte come gallerista all’età di 26 anni; tre gli spazi da lui inaugurati: la Galleria Philippe Daverio, aperta nel 1975 a Milano, a cui segue quella di New York nel 1986, e di nuovo a Milano nel 1989. In mostra testimoniamo questa attività grazie ai cataloghi – ormai introvabili – delle prime esposizioni in galleria e ad alcune fotografie del periodo newyorkese. Questo amore, questa vocazione, è senza dubbio la ragione dell’instancabile attività di divulgazione da cui scaturiscono indimenticabili collane come quelle per Rizzoli (tra cui Il museo immaginato) e Il Corriere della Sera (La storia dell'arte raccontata da Philippe Daverio). In mostra tanti di questi volumi, con le loro traduzioni che toccano ogni lingua del globo, dall’inglese allo spagnolo fino al coreano e al giapponese. Non solo libri: innumerevoli gli appuntamenti culturali di cui si fa promotore, che passiamo in rassegna grazie a locandine e manifesti, oltre alle trasmissioni televisive che lo hanno coinvolto sia in veste di conduttore che di ospite. Momenti cult per la cultura sul piccolo schermo che ci divertiremo a ripercorrere in mostra grazie a spezzoni e video-interviste. Un mezzo, quello televisivo, al quale Daverio non si è certo sottratto, nella convinzione che l’arte è per tutti e a tutti va raccontata; basterà ricordare un episodio: la passeggiata insieme al Gabibbo per le sale di Palazzo Reale a Milano, dove nel 2001 era in corso una mostra dedicata a Picasso. Queste occasioni decisamente pop e le tante affermazioni in controtendenza lo hanno reso un intellettuale sui generis, molto amato dal pubblico: “Il prezzo non equivale mai al valore nell’opera d’arte, il prezzo equivale solo alla capacità di spesa dell’acquirente […]il mercato dell’arte è bello perché è il luogo ideale per perdere soldi”, ha detto ai microfoni di Report. Un personaggio fuori dal coro anche per l’abbigliamento eccentrico e l’eleganza d’altri tempi, cifra distintiva che lo rende tra i testimoni della cultura dandy nel mondo scelti nel curioso libro We Are Dandy: The Elegant Gentleman Around the World. Non potevamo perdere l’occasione di esporlo nella nostra mostra: anche in questo frangente Daverio non si esime da qualche riflessione sullo stato dell’arte e le connessioni col mondo della moda, affermando che “The great crisis of art today is that there is more creativity in fashion than in art”.
Un sapere trasversale il suo, che lo ha sempre messo in contatto con professionisti di tutti gli ambiti culturali, dei quali possiamo piacevolmente recuperare le tracce in mostra, grazie ai tanti libri che gli hanno dedicato i personaggi più diversi, da Amanda Lear e Tullio Pericoli a Giorgio Forattini e Giorgio Bocca.
Insieme a questi anche tanti oggetti curiosi dalla sua biblioteca-studio milanese, come ritratti a lui dedicati (uno di Ruggero Savinio), lampade liberty, suppellettili stravaganti, e molte riviste, italiane e straniere, che ne testimoniano la partecipazione a numerose occasioni di dibattito culturale. Come un’intervista del 2010 sul Giornale dell’Arte, in cui si ricorda – con tanto di fotografia – l’omaggio di Daverio e della moglie Elena ad Alberto Sordi che, in occasione della 53° Biennale di Venezia vestono i panni della coppia di improbabili visitatori dell’Esposizione, tratta dal film Le vacanze intelligenti.
“La gente di solito va nei musei, guarda 400 quadri in un’ora e mezza. I luoghi nei quali ci sono i quadri si chiamano pinacoteche, così come esistono i luoghi nei quali ci sono i libri che si chiamano biblioteche. Nessuno va in biblioteca e legge tutti i libri, piuttosto ne prende uno o due, di libri. Uno che va in una pinacoteca dovrebbe andare a vedere uno, due quadri al giorno. Avrebbe così il tempo di capire” (Philippe Daverio alla trasmissione Che Tempo che fa). Con queste sue parole ci auguriamo che anche la nostra mostra – per quanto non esaustiva – possa comunque dare un assaggio sufficientemente saporito dell’attività di un grande divulgatore dell’arte e della cultura, di cui non smetteremo mai di sentire la mancanza.
Inaugurazione 10 settembre 2021, ore 18
In occasione dell’apertura della mostra, partecipano insieme al curatore, alla moglie e al figlio di Daverio, due suoi grandi amici: l’editore di Skira, Massimo Vitta Zelman, e l’antiquario Carlo Orsi.
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